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Un blog creato da zag.reus il 26/10/2008

zagreus_va

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Non sono più voce

Post n°120 pubblicato il 10 Settembre 2015 da zag.reus
 
Tag: versi

 photo Binario morto _zps3sqx3ogq.jpgNON SONO PIÙ VOCE

Binario morto, oltre
I palazzi marci il mare,
Eterna traccia dell'andata
E ritorno della mia passione
Dalla stazione demolita al porto

Lasciami qui con pane
Calcinato, non più strati
Sento nell'aria sotto i piedi,
Non più sogni allo scambio dei baci,
Una strada dimenticata fuori la discarica

Non sono più voce, ma respiro,
Sussurro di una stella troppo flebile
al precipizio improvviso della notte.
Non udirmi, qualcosa come questo sogno


Mi riporta alla vertigine vera dell'aurora.

(Zagreus_va)

ag 2015

 
 
 

Medusa d'aria

Post n°119 pubblicato il 31 Agosto 2015 da zag.reus
 

Promontorio del Circeo photo Promontorio Circeo_zpsnxsh9i1r.jpg

Medusa d'acqua e d'aria

mi porta l'onda

la brezza mi trascina

ti cerco nell'affanno

nella respirazione corta

in ogni stoltezza

ma tu mi risucchi a te

come il respiro

il cantro dentro

di una Musa

(Circumnavigando il Promontorio del Circeo)

Agosto 2015

Zagreus_va

Agosto 2015

 
 
 

SENZA SPARTITO

Post n°118 pubblicato il 15 Luglio 2015 da zag.reus
 

 photo senza spartito_zpshncdzqpr.jpg

SENZA SPARTITO

Nel regno del sogno
- perché voi ora qui navigate
e io m'affondo - una malia
mi tende la pelle tra le ossa come quella d'un tamburo
sotto la luna ancora bassa

Poi la sfrega però con le dita
in vertigini d'archetto per violino,
straziato di piacere all'acme

Sei ancora tu, Malù,
che suoni senza spartito,
alla nuda memoria di ataviche foglie
e frutti selvaggi, là sul confine
baluginante e le radici
biforcate tra la palude e il mare.

Zagreus_va

 
 
 

Notti dimenticate

Post n°117 pubblicato il 08 Luglio 2015 da zag.reus
 



Ho dimenticato la notte,

Ciclo Luna photo ciclo lunare_zps35ckux8w.jpg

qualsiasi notte, quella notte

lunga di luglio e la sua luna prigioniera

e carceriera di ogni nostro ticchettio

e d’ogni bacio. Cosa resta

nel sacco della memoria da bambino…

 

Gioia di scarpe nuove al mattino,

pianto del padre sotto l’ulivo. 


(Zagreus_va)

 
 
 

Il tumulto di Dalhia Chan, versi

Post n°116 pubblicato il 26 Maggio 2015 da zag.reus

Mano Falena photo Mano farfalla_zpsidjtdgme.jpg
Il tumulto di Dalhia Chan

Una scia, un colore
mimetico d’anaconda:
alle otto di mattina il treno
piscia la sua frenata sui binari

Il telefono vibra, lei risponde,
sente una voce da lucertola umana
che pronuncia il suo nome:

“Dahlia, quanto bagaglio?”
“Solo una lama e un ventaglio”

La città le appare di sale e ruggine,
un disco incandescente, abbagli,
fracassi, crepitio d’armi in lontananza

Dai televisori filamenti di vomito catodico,
acido, frammisto a fasci d’altoparlanti rauchi,
sparpagliati da pale d’elicottero al vento

Scende in un albergo d’ombre
dal passato armato. Le domanda
una voce da tappetino d’auto
folto di capelli bianchi sotto i piedi:

“Il suo bagaglio, Lady Chan?”

“Questo albergo fa sempre più schifo:
solo disinfettanti, niente polvere e sangue”

“Poche illusioni, nessuna camera a ore,
solo sesso calibro 7,65 senza preservativo”

Il cielo già sciupato trasuda lardo,
l’aria si fa densa, nauseabonda,
non piange nel suo tumulto Dahlia,

non ha bisogno d’un fucile a fianco

Un’abatjour fioca come una stella sepolta
riverbera sul comodino, sulla coscienza
il raggio di lama nuda; lei oscilla il ventaglio:
all’orizzonte, nel gas, una falce
precoce di luna scannata

Spietate le erinni cablate
tessono nei sotterranei elettrici
la superficie di tracotanza acustica
e vindici ingoiano così il domani
nel frastuono di oggi,
nell'eco in croce risorta di ieri

Motori, frenate, sirene
clangore di lamiere,
urla stritolate nell’assordante
tosse dei compressori, improvvise
esplosioni di marmitte…

Ma lui sboccia tra le sue braccia;
tra le labbra di Dahlia Chan fiorisce,
come il silenzio da un sottosuolo astrale
o dall’abisso d’un calcinato deserto d’ossa

Scioglie la sua treccia, le sue forme,
la riporta al magma, a un tumulto
lavico senza più tempo né orme

Dahlia s’avvinghia, lo morde, lui l’azzanna
la ferisce, lei lo scuoia – s’addormenta…

La piastra d’asfalto sanguina ancora
fiotti d’acufeni, evaporano gli estremi
stridori dai solchi raschiati della città

Al treno torna: sorda ormai, a tutto cieca,
di tramonto ubriaca, muta, avvelenata.

“Quanto bagaglio, Dahlia Chan?”
“Solo un ventaglio e una gola tagliata”

Zagreus_va

 
 
 
 

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