Zampette_blog

Post N° 14


La mia"Principessa di Velluto Nero"Eccomi di ritorno su questo blog che amo molto per raccontarvi un'altra storia vera. Molti mi fanno una certa domanda....eccovi la risposta.OFELIAIn tanti mi chiedono il perchè di questo mio nick. I più "colti" mi chiedono" Shaekspiriana?"Beh in un certo senso si, ma OFELIA ovvero la "mia Principessa di Velluto Nero", è stata la prima gatta che ho avuto.Ecco la sua storia.Mio marito era andato via da qualche tempo e il più piccolo dei miei figli era molto triste. Per distrarlo decisi di regalargli un gattino.Una mia vicina aveva una gatta che aveva da poco avuto i cuccioli, io scelsi quella che non voleva nessuno. Tutta nera, con due incredibili occhi verdi.Da subito Ofelia dimostrò di avere un carattere tutto particolare, era indipendente, libera, non sopportava costrizioni.Usciva e entrava quando voleva, approfittando del ramo di un albero che sporgeva verso il terrazzino della mia cucina. Non ha mai avuto una lettiera, lei i suoi bisognini li andava a fare fuori.Invece di miagolare come tutti i gatti di questo mondo, lei ringhiava. Se sentiva suonare il campanello della porta era la prima a correre per vedere chi fosse l'intruso. Per lei esistevamo solo io e i miei figli. Tutto il resto del mondo era il nemico.Era una gatta guerriera, i suoi occhi verdi sprigionavano lampi minacciosi verso chiunque tentava di avvicinarsi.Ben presto  si scoprì che era anche una gatta libertina. Adorava fare figli. Con loro era una mamma tenera ed amorosa, ma, ligia alla sua indipendenza, si cercava ben presto delle baby sitter per poter continuare nei suoi vagabondaggi nei giardini vicini.La sua baby sitter preferita ero ovviamente io. Prendeva i suoi piccoli per il collo, e me li infilava sotto le lenzuola. Se proprio io protestavo, o non c'ero, allora ripiegava sul cane. Avevamo all'epoca un bellissimo setter femmina. Cane da caccia, se vedeva un gatto fuori di casa li inseguiva per attaccarli, ma con Ofelia era tutta un'altra storia.Sembrava che avessero fatto un patto. Ofelia le metteva i micetti vicino alla pancia, ordinatamente e Briciola, la cagna, si stendeva e rimaneva immobile mentre quelle piccole pesti la mordicchiavano, cercavano le sue mammelle per succhiare, le saltavano addosso per giocare. Ore e ore immobile in attesa del ritorno della gatta libertina.Ma quando tornava, Ofelia si sdebitava. Si poneva dietro la testa di Briciola e le lavava la testa e le orecchie come avrebbe fatto con uno dei suoi cuccioli.Ovviamente, benchè bellissimi, alla fine, tutte le mie conoscenze alla parola "gatti" anzi "ga.." scomparivano d'incanto.Non sapevo più a chi regalarli. Già me n'ero tenuti 6. Il mio figlio più grande mi assicurò che l'arrivo di un altro gatto avrebbe significato la sua partenza immediata per altri lidi.Così, sia pure a malincuore decisi di sterilizzarla.Ma Ofelia ne sapeva una più del diavolo. Non si sa come, era riuscita a fare sbagliare l'operazione e le era rimasto un pezzettino residuo di un ovaio.Dopo circa un anno dall'operazione, io mi accorsi che i suoi bei fianchi snelli cominciavano ad arrotondarsi e lei, tanto amante delle passeggiate, rimaneva pigramente sdraiata sul mio letto, fissandomi con il suo sguardo verde che filtrava dalle palpebre socchiuse, mentre un ron ron soddisfatto riempiva tutta la stanza.Ma purtroppo l'intervento che aveva subito le impediva di partorire. Così una notte, quando capì che era arrivato il momento, andò da mio figlio e lo svegliò.Tanto fece che gli fece capire la situazione e il mio bambino, non poteva avere più di dieci anni, l'aiutò, prima massaggiandole la pancia e poi, facendosi coraggio, mettendole una mano dentro per estrarre il gattino.Quello fu il suo ultimo parto. Mio figlio, orgogliosissimo di averle fatto da ostetrico volle chiamare il micetto "Mio", contravvenendo a tutte le regole che io avevo imposto perchè tutti i figli di Ofelia avessero il nome di un personaggio di Shakspeare. Quando scoprì che si trattava di una femmina le cambiammo il nome in Mia. Mia crebbe come la piccolina di casa e come tutte le mamme, Ofelia la viziò vergognosamente, tanto che a due anni Mia ancora succhiava il latte della mamma.Gli anni passarono, Ofelia era sempre la mia Principessa di Vellluto Nero, ancora correva ad attaccare qualsiasi gatto che non fosse uno dei suoi figli o degli innumerevoli nipoti. Fece del nostro viale il suo regno personale, dove a parte Briciola neanche i cani la facevano franca con lei. E' rimasta celebre una scena in cui Ofelia rincorreva un cane lupo che aveva osato avvicinarsi a uno dei gattini.E' vissuta orgogliosa, fiera e libera fino all'età di diciotto anni quando un brutto giorno non riuscii più a trovarla.Indipendente fino alla fine, si era nascosta in un giardino abbandonato per morire da sola.La trovai raggomitolata su se stessa, gli splendidi occhi appannati dalla sofferenza, ma vedendomi trovò ancora la forza di fare le fusa. La presi in braccio e in quel momento lasciò ricadere la testina sul mio braccio.Ecco amici miei, la storia di Ofelia, gatta dal manto di velluto nero che ha vissuto come una regina ma che ha voluto morire sola, per non disturbare.