La sei corde

After the gold rush


Mentre ascolto i potenti fraseggi della stratocaster di Stevie Ray Vaughan penso a "After the gold rush" il capolavoro di Neil Young che sintetizza perfettamente gli umori di una domenica mattina cominciata troppo presto. La title track è spiazzante per la sensazione di delicatezza e disperazione data dalla voce di Young sopra un soffice piano. Disagio, rimpianto e consapevolezza dell'inevitabilità delle cose, sconfitte, prospettive perdute, fughe immaginifiche verso illusioni antiche... a volte ho voglia di fuggire in un posto solo mio, dove non devo rendere conto a nessuno di quello che faccio.. mi sento in mezzo ad un fuoco incorociato che non capisco (B. Springsteen, Badlands) al lavoro, a casa, con gli amici.. sembra che tutti abbiano il diritto di mettere bocca sul tuo operato, le tue azioni, le tue scelte e i tuoi sbagli...