firulì firulà

A ciascuno il suo


I gatti si intendono tra gatti, i serpenti si intendono tra serpenti, le anatre si intendono tra anatre, gli uomini si intendono tra uomini. Ma gli uomini sono tutti solo uomini? C'è l'uomo colto, l'uomo ignorante, l'uomo buono, l'uomo avaro, l'uomo assassino, l'uomo spirituale, l'uomo angelo, l'uomo bestia. Esistono tante categorie di uomini. Tante categorie, tanti gruppi, tante diversità, tante incomprensioni, tante divisioni. E' inevitabile che prima o poi si senta di appartenere all'uno o all'altro gruppo, che in qualche modo ci si allontani dai vecchi amici, o da familiari, conoscenti, colleghi di lavoro, o che siano loro ad allontanarsi. E' anche inevitabile subire maltrattamenti da parte di chi non apprezza o non comprende la natura dell'altro, o da chi addirittura la odia. E' inevitabile, anche se ingiusto, a volte. Ma proprio in questi fatti sta la verità, la scoperta di sè, il discernimento. Quando una unione, una vicinanza o un rapporto con una o più persone non è equilibrata oppure è forzata da noi stessi o dagli altri a causa dell'amor proprio, della paura di restare soli, di non essere compresi, dell'orgoglio, dell'attaccamento, del desiderio materiale, della violenza perpetuata a danno degli altri o di noi stessi, della mancanza di discernimento, allora è il destino ad intervenire e a separare il grano dalla gramigna, il bianco dal nero, il buono dal cattivo. Anche se può essere molto doloroso per la psiche subire un distacco voluto dal destino, per lo spirito è una ventata di aria fresca e la fine di una prigionia opprimente. Infatti come nessun uomo potrebbe vivere al meglio delle sue possibilità in mezzo ad una colonia di scimmie, così anche uno spirito più puro mai potrebbe essere felice tra uomini di bassa levatura. Ecco quindi quello che accade così spesso e che non viene sempre compreso: il migliore tra gli uomini è attaccato dalla moltitudine, isolato, umiliato, deriso. E' riconosciuto dai pochi che sono simili a lui. E saranno proprio quei pochi che riceveranno le gioie che egli potrà elargire. Così a ciascuno il suo: ai mediocri la mediocrità, ai grandi un bene maggiore. Non c'è alcuna ingiustizia nell'attribuzione del merito, in quanto dipende dalla natura e dalla volontà di ciascuno. Nessuno sarà mai scontento della sua scelta. Infatti come un topolino andrà dritto verso la crosta del formaggio pur avendo davanti a sè una tavola ricca di ogni pietanza prelibata, così l'uomo mediocre saprà apprezzare un suo simile senza riconoscere la grandezza di altri che sono vicini a lui.