Un blog creato da zeubunga il 30/03/2006

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dall'operina "I fiori della piccola Ida":
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LA MUSICA è UNA!!!!

Post n°784 pubblicato il 14 Marzo 2009 da zeubunga
 

 

 

Mi fa ridere chi è ancora legato a un gusto e un ragionamento accademico che sa tanto di casta e vecchiume. Leggevo tempo fa la polemica tra Ughi e Allevi, entrambi meritevoli di applausi, ma che a mio dire hanno fatto una pessima figura (soprattutto Ughi che ha acceso la miccia) dimostrando di essere tanto talentuosi quanto poco umili e profondi.

Di profondità d'animo sto parlando e non di regole musicali, di mode, querelle o quant'altro, perchè la Musica è una sola e se si disconosce la sua più alta funzione, che è quella portatrice di un messaggio che va fin dentro il cuore dell'uomo e lo fa innalzare ad altri cieli, non si può davvero essere Musicisti o artisti, nè tantomeno persone eccellenti.

Come si può criticare questa performance di Mina che sa di meraviglioso, solo perchè non rispetta l'originale scrittura di Puccini e la sua interpretazione? E stiamo parlando di Mina che è una grande, non di una cantante qualsiasi, figuriamoci....

Ecco come si smascherano le ridicolaggini di tutti coloro che di musica non hanno capito niente e che credono che questa sia tesoro per pochi eletti. E' si tesoro per pochi eletti, ma non per gli eletti che credete voi!

La musica è nel cuore e dal cuore viene, essa è unica come unico è il messaggio che deve trasportare, un messaggio spirituale che parla dell'Amore in tutte le sue manifestazioni. Ecco perchè la musica è una.

Come al solito l'ignoranza sta proprio dove ragionano le menti più colte.

 
 
 

la vacuità insegna

Post n°783 pubblicato il 13 Marzo 2009 da zeubunga
 

Ebbene si, non riesco a vincere il risentimento e mi devo sfogare qui per dimenticare anni passati con persone vuote dentro e talmente prese da se stesse da non riconoscere nè sapere apprezzare l'amicizia di chi è accanto a loro.

Anni di sofferenza e di frustrazioni nell'essere trattati con sufficienza dai quelli che credevi i tuoi più intimi amici, a causa di una diversità di pensiero e di sensibilità, e per un atteggiamento di umiltà che veniva interpretato come un invito alla mancanza di rispetto e all'opportunismo. Anni in cui la mancanza di stima verso la mia persona era velata dal giusto savoir affair e giustificata dalla massima: gli amici sono tutti uguali e tu sei come tutti gli altri. La più piccola dimostrazione di affetto o di stima veniva elargita (il più sotto mia richiesta) come se fosse una grande concessione nei miei confronti. Ed io mi sentivo anche fortunata ad avere ciò che mi veniva dato!!!

I miei regali, le mie effusioni, ricevevano puntualmente una critica o un rifiuto. Mai niente andava bene di quello che facevo o potevo dare. I miei discorsi, le mie parole provenienti dal profondo del cuore, tacciate come deliri di una personalità che vuole trovare il suo equilibrio e la sua soddisfazione indossando una maschera di saggezza.

Questa mi facevano sentire e questa ero io per loro: una povera ragazza sofferente da compatire ed aiutare, che nulla poteva dare di utile agli altri ma che certamente poteva prendere. E così sono stata trattata per anni da chi non sa riconoscere un diamante da un fondo di bicchiere.

Tanto tempo perso, tanta energia persa... Mi son fatta ancora del male da sola credendo di essere veramente come mi vedevano, credendo che i valori che porto dentro di me, che urlano per farsi ascoltare e perchè siano realizzati nel concreto, non erano altro che sogni di adolescente.

Cari, vecchi amici: la colpa di avervi dato troppo ascolto è solo mia. Ma state attenti a voi, perchè ho capito come siete fatti. Che il vuoto che possedete in uno schifoso orgasmo non sia di contagio per le anime innocenti che vi stanno vicino. Ne va anche della loro libertà. Non trafiggete anche i loro cuori con l'infelicità che vi portate appresso.

Vorrei giustizia ma mi rendo conto che è il mio risentimento a chiederla. Questo passerà e con lui la mia richiesta personale. Ma la giustizia, quella vera, non passerà, perchè sta in questa eterna legge: chi semina raccoglie.

 
 
 

La cultura non è Conoscenza

Post n°782 pubblicato il 10 Marzo 2009 da zeubunga
 

Ho sognato di stare in un salotto, forse ero nell'800, con gente di grande cultura. Ero un uomo, forse una mia vita precedente.

Qualcuno fumava il sigaro e mi dava fastidio perchè mi affumicava e non rispettava l'ambiente e gli altri che respiravano vicino a lui. Tutti erano intenti a sfoggiare le loro conoscenze, in ambito artistico e musicale, parlando del più e del meno, delle loro recenti letture o studi e delle loro critiche su opere d'arte.

Mi sentivo un pò a disagio perchè contrariamente a quella gente, pur avendo più o meno la loro preparazione e pur essendo come loro un intellettuale e un artista, non ritenevo la cultura una qualità importante dell'essere umano, più importante di altre qualità che consideravo basilari. Queste erano per me quelle che venivano dallo spirito dell'uomo, come la saggezza, la bontà, la bellezza, la purezza, la carità, l'amore ecc.

Pur potendo chiacchierare con loro e far passare il tempo parlando di futilità dicevo ciò che avevo nel cuore:

- Le vostre parole sono vuote, non è di questo che dovremmo parlare. A che serve conoscere a memoria il nome di quell'artista o quell'altro e tutte le sue opere se poi ignoriamo quella che è la vera Conoscenza che viene dallo Spirito?

Parlavo loro di altri e alti concetti ma non li ricordo ora.

La gente non mi capiva e mi ignorava o mi derideva. Mi trattavano male, non mi comprendevano ed io mi sentivo messo in disparte. Non volevano ascoltarmi, forse ero strano per loro, un artista pazzo o un intellettuale mistico...

Dentro di me dicevo: posso cambiare le cose se non vanno bene, perchè tutto è possibile...

E qui il sogno diventa simbolico:

levitavo e tutti potevano vedermi a bocca aperta. Poi riprendevo a parlare a mezzo metro sollevato da terra, spiegando tutti i concetti che avevo già prima espresso, ma con maggior chiarezza.

- Voi lo sapete fare questo? (volare) E' da qui che si vede la vera Conoscenza, non dai vostri discorsi vuoti e inutili. Essi non servono a nulla se non contengono i messaggi e i concetti che vengono dallo Spirito. Ecco perchè vi dicevo che le vostre sono parole vuote. La Conoscenza si riconosce dall'essere di una persona, da come questa si comporta, attraverso le sue opere. La cultura non è Conoscenza.

Ma non tutti mi credevano e mi stavano ad ascoltare, qualcuno restava fermo sulle sue posizioni, con durezza, pressato dalle esigenze del proprio grande ego, qualcun'altro diventava a me ostile e cercava di ostacolare il proseguimento del mio discorso. Questa volta però avevo le armi necessarie per farmi rispettare.

 

All'uomo non serve un eccellente artista che fa parlare e riempire le sale, non serve una magnifica opera d'arte oggetto di invidie e di desideri, non servono pagine e pagine di ragionamenti sui massimi sistemi, non serve nulla di tutto ciò se non è impregnato di quella benefica energia d'amore che viene da ogni spirito vicino a Dio e che è fonte di Conoscenza. E' questo che serve davvero all'uomo, non altro.

E' lo spirito che deve essere prima di tutto nutrito, non l'ego che vuole essere considerato il migliore, non l'intelletto che vuole sempre nuovi stimoli, non il corpo fisico che cerca il piacere.

Ebbene questo lo penso anche ora: la cultura non è Conoscenza. Chi la ostenta (la cultura) come fine a se stessa non ha nulla di buono e utile da comunicare agli altri. E' solo una persona triste che cerca la sua felicità lì dove non la potrà mai trovare.

 
 
 

A ciascuno il suo

Post n°781 pubblicato il 26 Febbraio 2009 da zeubunga

I gatti si intendono tra gatti, i serpenti si intendono tra serpenti, le anatre si intendono tra anatre, gli uomini si intendono tra uomini.

Ma gli uomini sono tutti solo uomini?

C'è l'uomo colto, l'uomo ignorante, l'uomo buono, l'uomo avaro, l'uomo assassino, l'uomo spirituale, l'uomo angelo, l'uomo bestia. Esistono tante categorie di uomini. Tante categorie, tanti gruppi, tante diversità, tante incomprensioni, tante divisioni.

E' inevitabile che prima o poi si senta di appartenere all'uno o all'altro gruppo, che in qualche modo ci si allontani dai vecchi amici, o da familiari, conoscenti, colleghi di lavoro, o che siano loro ad allontanarsi. E' anche inevitabile subire maltrattamenti da parte di chi non apprezza o non comprende la natura dell'altro, o da chi addirittura la odia. E' inevitabile, anche se ingiusto, a volte.

Ma proprio in questi fatti sta la verità, la scoperta di sè, il discernimento. Quando una unione, una vicinanza o un rapporto con una o più persone non è equilibrata oppure è forzata da noi stessi o dagli altri a causa dell'amor proprio, della paura di restare soli, di non essere compresi, dell'orgoglio, dell'attaccamento, del desiderio materiale, della violenza perpetuata a danno degli altri o di noi stessi, della mancanza di discernimento, allora è il destino ad intervenire e a separare il grano dalla gramigna, il bianco dal nero, il buono dal cattivo.

Anche se può essere molto doloroso per la psiche subire un distacco voluto dal destino, per lo spirito è una ventata di aria fresca e la fine di una prigionia opprimente.

Infatti come nessun uomo potrebbe vivere al meglio delle sue possibilità in mezzo ad una colonia di scimmie, così anche uno spirito più puro mai potrebbe essere felice tra uomini di bassa levatura.

Ecco quindi quello che accade così spesso e che non viene sempre compreso: il migliore tra gli uomini è attaccato dalla moltitudine, isolato, umiliato, deriso. E' riconosciuto dai pochi che sono simili a lui. E saranno proprio quei pochi che riceveranno le gioie che egli potrà elargire.

Così a ciascuno il suo: ai mediocri la mediocrità, ai grandi un bene maggiore.

Non c'è alcuna ingiustizia nell'attribuzione del merito, in quanto dipende dalla natura e dalla volontà di ciascuno. Nessuno sarà mai scontento della sua scelta.

Infatti come un topolino andrà dritto verso la crosta del formaggio pur avendo davanti a sè una tavola ricca di ogni pietanza prelibata, così l'uomo mediocre saprà apprezzare un suo simile senza riconoscere la grandezza di altri che sono vicini a lui.

 
 
 

LA COMUNIONE DELLE ANIME

Post n°780 pubblicato il 20 Febbraio 2009 da zeubunga
 

Nessuno è solo nè deve considerarsi tale perchè per natura lo spirito che lo permea fa parte del tutto. Come una piccola goccia dell'oceano non può dire di essere sola nè può dire di non essere l'oceano, così ogni spirito del creato è una piccola scintilla vivente proveniente dall'immensa fiamma vivificante dello Spirito Santo.

La comunione è quindi già uno stato di grazia di ogni spirito.

Il filo d'erba che spunta dal terreno è già in comunione con il pianeta Terra che gli passa le sostanze minerali per crescere, col Sole che gli permette di attuare la fotosintesi, con la Luna che regola la sua crescita, con il sistema solare che determina il moto dei suoi pianeti, con la galassia e con l'intero universo.

Il filo d'erba sa di essere in comunione col creato, perchè la sua vita dipende da esso e perchè lui, pur essendo così piccolo, è quell'importante tassello senza il quale non si può completare il variegato mosaico dell'esistenza.
Se la Terra fosse malata il filo d'erba non potrebbe crescere bene, lo stesso se l'attività solare non lavorasse a suo favore, se il moto lunare fosse irregolare, se il sistema solare avesse delle disarmonie al suo interno, se tutto l'universo fosse nel caos. Il piccolo filo d'erba lo sa che lui e la supernova appena esplosa a milioni di anni luce di distanza sono la stessa cosa. E (perchè no?) il piccolo filo d'erba non potrebbe, ad un occhio attento, rivelare nella sua struttura un nesso con ciò che accade o è accaduto dall'altra parte dell'universo?

Anche l'uomo fa parte di questo ordine naturale delle cose. Ordine che si manifesta sia esteriormente (la natura) che interiormente (lo spirito).

Come sopra così sotto.

La differenza tra l'uomo e il filo d'erba sta in questo: il filo d'erba deve per forza di cose obbedire alle sue leggi interne e in armonia col creato, l'uomo invece è dotato della facoltà di scegliere il bene o il male (il libero arbitrio).

E' necessario che sia così e che l'uomo scelga, perchè non c'è nessun merito nell'aver perpetuato il bene senza la coscienza di questo o senza aver compiuto un lavoro interno che richiede fatica e sacrificio.
E' questa la strada dell'evoluzione. Un angelo non sarà mai diventato tale senza aver prima conosciuto l'inferno.

Pur essendo lo spirito dell'uomo in naturale comunione col Tutto non è facile trovare qualcuno che abbia realizzato in sè questa verità. E' l'illusione, o l'ignoranza, rafforzata dalle scelte sbagliate, dalle azioni sbagliate, dai cicli del karma a cui ciascuno dà impronta, che impedisce all'uomo di VEDERE e di SENTIRE la verità.

Senza la verità che tutti siamo uno nascono le divisioni, l'odio, le guerre, il razzismo, l'invidia, la violenza, e tutto ciò che di negativo continua a ripetersi nella storia dell'umanità.

Tutti siamo uno, lo sconosciuto che incrociamo per strada è un altro noi ma con un volto diverso; il musulmano, l'ebreo, il cattolico, il buddhista, l'ateo, fanno parte dello stesso essere; l'africano, l'asiatico, l'europeo, l'americano, l'australiano, sono diverse sfaccettature della stessa vita.

Quando ci innamoriamo di qualcuno il nostro cuore si apre a questa verità ed è allora più sensibile e più ricettivo a quelle che sono le conseguenze della verità. L'amato o l'amata diventa la nostra metà, una parte di noi. L'amiamo quanto noi stessi, soffriamo se lui o lei soffre, siamo felici come lui o lei è felice. E a volte, quando abbiamo raggiunto uno stato di maggiore consapevolezza e sensibilità, e l'altro o l'altra con noi, riusciamo a sentire dentro di noi i suoi sentimenti, le sue sensazioni, i pensieri, i desideri. Sappiamo quindi che egli o ella vive in noi e noi viviamo nel suo profondo. Sappiamo che non c'è alcuna differenza tra noi e l'amato o l'amata, che l'unica differenza o l'unica distanza è corporea. Allora davvero sappiamo di amare e ci sentiamo amati, perchè mai nulla può riempire il vuoto del cuore se non il cuore stesso.

Questa è la comunione tra le anime.

E' sentire e vivere profondamente in noi l'essenza dell'altro. E' sapere con certezza che l'altro è me e che io sono l'altro. Vuol dire provare una costante spinta d'amore per l'altro, avendone il cuore pieno illimitatamente. Vuol dire sentire una gioia infinita dentro di sè e una reale pienezza d'amore.

Se il nostro amato è uno con noi perchè non dovrebbero esserlo tutti? Non solo i componenti della nostra famiglia o i nostri amici, ma anche tutta l'umanità e poi tutto il creato.

Come il filo d'erba risente di tutti i cambiamenti dell'universo, anche ogni singolo uomo è legato al destino e alle azioni dell'altro. Ci sono tanti bambini che muoiono di fame e di sete in altri luoghi, lontano da noi: siamo sicuri che la sofferenza si limiterà alla loro persona? In vari paesi si uccidono a causa dell'odio e della religione male interpretata: sarà solo la gente di lì che pagherà le conseguenze della guerra o gli effetti si ripercuoteranno in tutto il mondo? Così siamo tutti legati, sia sul piano fisico che sul piano spirituale, tutti siamo uno.

Ora devo chiarire una cosa con i miei amici: l'amicizia è una forma d'amore, da Yogananda è detta la più pura forma d'amore, quella che non muore quando muore il corpo fisico, quella che non si spegne con le distanze, quella che non è limitata dalle diversità.
Ma è anche quella che ti fa riconoscere un amico di tante vite quando lo ritrovi, quella che ti fa sentire l'altro dentro di te, così nel profondo come se fosse il tuo amato o uno dei tuoi infiniti amati.

L'amicizia deve arrivare ad essere comunione, si deve perfezionare, deve crescere, deve crescere tanto fino a quando tu dici: io e loro siamo la stessa cosa. E lo dici non perchè lo intuisci un pò o perchè è giusto così, ma perchè lo senti davvero dentro di te, perchè senti davvero il calore e il palpito di un cuore diverso dal tuo scandire i suoi moti nel tuo, in sincronia. Non è solo poesia che scrivo ma realtà, sono stati che si devono concretizzare.
E non basta, non basta per me, non ancora, sentire che c'è armonia con i miei amici, che ci rispettiamo, che ci vogliamo bene, che ci aiutiamo, ci parliamo, ci comprendiamo, litighiamo e ci perdoniamo a vicenda, condividiamo le cose belle e le cose brutte, che stiamo insieme e lavoriamo insieme per la stessa causa, non mi basta. E' bello tutto questo ed è già un bel traguardo ma per me c'è di più, c'è quella comunione più profonda che è portatrice di maggiore felicità e pienezza d'essere.

Questa è l'amicizia più pura, quella idilliaca di cui parlo, difficilissima da attuare, ma non impossibile.
Ed è anche un'amicizia che si crea e si costruisce da secoli, da millenni, e chissà forse anche da ancor più tempo. Come si può pretendere di raggiungere un tale stato in una vita sola? chi siamo noi per ritenerci preparati per sostenere un tale gioioso peso?
Ecco perchè sostengo che questo tipo di amicizia è davvero rara da concretizzare, perchè bisogna essere compagni del passato, anime legate da un cammino comune molto lungo e intenso, anime che si conoscono dall'eternità, ma anche anime risvegliate alla loro divina essenza.
Dormendo nessun fratello riconoscerebbe un altro fratello, questo è certo.

Che i miei amici non si offendano leggendo queste parole nè restino delusi, perchè intravedere un orizzonte più lontano deve essere cagion di miglioramento e di riflessione, non di abbattimento.

Ecco, ho scritto della verità che è dentro di me. Non posso dire che è giusta o sbagliata, mi basta sapere che è dentro di me. Non posso negarla nè tradirla, esiste in me e devo farla valere.

Chi, pur essendo felice, non desiderebbe una maggiore felicità se un giorno dovesse scoprire che sarebbe possibile realizzarla?

La vita è in continuo cambiamento ed evoluzione, nessuno deve restare fermo.

E' questo che desidero ed è per questo che lavoro su me stessa. Per essere degna e pronta a manifestare un stato d'essere più grande e più consono a quello che è il destino inevitabile di ogni spirito: realizzare Dio in sè.

Si, realizzare Dio in sè, perchè siamo tutti Uno e quest'Uno chi altri può essere se non Dio?

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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