Zia Mariù racconta

La volpe e il fenicottero rosa


  
 Alla Diaccia Botrona era arrivata la bella stagione e migliaia di uccelli avevano cominciato a depositare le uova in quel posto bellissimo pieno di stagni ricchi di pesci e insetti. Erano finalmente felici di riposarsi dopo i lunghi viaggi dai paesi lontani . In mezzo ai rami di un grande pino, che il vento si divertiva a far ballare, anche una passerottina col suo compagno ogni giorno raccoglievano e intrecciavano piccoli rametti e morbide pagliuzze per costruire il loro nido. Una domenica mattina essa depose quattro uova e da quel momento in poi dall’alba al tramonto cantava felice ,sognando di vedere i suoi uccellini volare coraggiosi e liberi nel cielo azzurro. Dopo alcuni giorni le uova cominciarono a scricchiolare ,gentilmente ,proprio come fa una patatina sotto i denti : cric croc ... e ne uscirono dei pulcini tutti bagnati. La mamma, leggera, vi si adagiò sopra e col suo calore li asciugò.Erano sempre affamati .a becco aperto e per questo crescevano belli e grassottelli e gli erano cresciute le soffici piume che li faceva sembrare dei batuffoli di lana. Essi erano quasi pronti per le prime lezioni di volo quando un brutto giorno, ai piedi dell’albero, arrivò una volpe affamata che si mise a guaire minacciosa: - Dammi i tuoi piccoli, altrimenti salgo sull’albero e mangio te e loro in un boccone!Impaurito, l’uccellino non sapeva che fare per difendere il nido e così cominciò a saltellare sopra i suoi piccoli ad ali aperte. Ma con una zampata la volpe affamata ribaltò il fragile nido gettandolo a terra e poi si pappò il prezioso contenuto lasciando la mamma in lacrime. Passò un anno e ritornò la bella stagione. La passerottina depose ancora le uova, ma era davvero terrorizzata dall’idea che la volpe potesse ritornare. Non cantava più ed era sempre triste. Un giorno capitò lì vicino un fenicottero rosa,bello ed elegante,con lunghe e magre zampe e due ali rosa e nere e gli chiese il perché di tanta tristezza e l’uccellina gli raccontò la sua storia e la fine terribile dei suoi piccolini. Allora il fenicottero si mise a pensare su di una zampa sola. Sì perché tutti sanno che quando i fenicotteri si mettono in quella posizione è non solo,per dormire e riposare ,ma anche per pensare e dopo aver pensato bene gli disse: - Non devi temere: la volpe non è capace di salire sull’albero e anche se cercasse di farlo tu potrai volare via portando con te gli uccellini. Dopo un po’ di tempo le uova nuove si aprirono .Passarono i giorni e gli uccellini cresciuti e canterini cominciarono a sistemarsi bellini impettiti sull'orlo del nido per spiccare il volo . Ma purtroppo arrivò la volpe e guaì di nuovo le sue minacce terribili credendo di impressionare l'uccellina. Ma essa,coraggiosa, rispose come il fenicottero le aveva insegnato e salvò così i suoi pulcini. La volpe capì subito chi aveva suggerito all’uccellina il modo per difendersi e andò a cercare il fenicottero rosa per vendicarsi. - Ah,ora te lo faccio vedere io,- pensò- grande becco ricurvo che non sei altro! E lo trovò intento a pulire le sue belle piume bianche rosa e nere, sulla riva del fiume e, furba com’era, decise di tendergli un trabocchetto e cominciò a fargli domande . - Come fai a proteggerti se soffia il vento da destra? - chiese la volpe. - Mi giro dalla parte opposta! - rispose il grande uccello, ruotando il colo lungo con eleganza. - E se invece il vento soffia da sinistra? Insistette la volpe. - Ah ,lo vuoi proprio sapere...anche in questo caso seguo la direzione del vento, rispose il fenicottero rosa. - E se il vento ti assale da tutte le parti? Gli disse prontamente la volpe- Io metto la testa sotto l’ala e aspetto che il vento passi!Ma... così dicendo, e insospettito del ghigno della volpe ,il fenicottero non nascose la testa sotto l’ala, anzi rimase vigile e attento perché temeva l’astuzia e la cattiveria dell'animale dalla coda rossa . E così la volpe non riuscì a ferirlo. Da quel giorno però i due animali non si rivolgono più la parola e quando si incontrano ognuno prende per la sua strada facendo finta nemmeno di vedersi. Fiaba tradizionale del Marocco rielaborata da Zia Mariù 2014  per il progetto: gli animali della Diaccia Botrona