merizeta

quattro giorni a Natale


Dentro di me ci sono un Angelo ed un demone. L'Angelo guarda verso il futuro, e classifica il passato come "ciò che doveva succedere". Il demone non vede il futuro,  è rivolto verso il passato e sforna rimpianti, maledizioni e supposizioni fasulle. E' difficile staccargli la presa, è sempre sveglio, sempre con un occhio ai ricordi, alle risonanze, alle parole non dette, ai silenzi. Non tace mai, lui: un rovello nella testa, un continuo avanti e indietro di pensieri. L'Angelo lo guarda con compatimento, e si allontana. Non combatte. Gli Angeli non sono fatti per la guerra. Il mio cuore è consumato oramai da questa lotta interiore, per cui ad ogni momento sereno ne seguono sempre tanti pieni di seghe mentali, di rimpianti, di rancore. Niente consuma quanto il rancore. Man mano che l'onda dell'amore (quello-che-credevo-fosse-amore) si allontana, resta una spiaggia arida piena di cocci di vetro, vetro tagliente come una lama: il rancore. Si augura il peggio per ognuno di quelli che mi hanno ferito, pur sapendo benissimo che la soddisfazione che ne deriverebbe non cura il cuore, non gli leva la sete di giustizia. Non c'è giustizia nell'amore. Non c'è diritto, non c'è bilancia. Si sceglie, e si spera che vada bene. Si spera che tutto sia come dev'essere. Si spera, a volte ci si illude. Non ci sono certezze. E non c'è perdono.