Zimo & il Fantabosco

Post N° 204


Quando avevo 20 anni, sotto il periodo natalizio, andai a lavorare, per una settimana di prova, in un negozio di scarpe.La cosa non mi piaceva già da subito, ma vi ero costretta dal fatto che sperare di sfruttare il mio diploma di geometra a Latina era come sperare di sposare Robbie Williams prima della fine del mese. Andai a fare il colloquio con una mezza raccomandazione, la proprietaria mi disse che mi avrebbe tenuto per 7 giorni e che dopo avrebbe messo in prova altre ragazze. Poi, entro un mese, mi avrebbe fatto sapere.Nel momento stesso in cui pronunciò queste parole, sperai che non mi richiamasse. Iniziai solo due giorni dopo, positiva come potete immaginare.Naturalmente al mio primo giorno lì non sapevo nulla nè del lavoro nè della fornitura del negozio, quindi la proprietaria mi disse che per due giorni avrei dovuto solo ed esclusivamente memorizzare le scarpe che venivano proposte alle clienti. Come? Passando la giornata sul retro ad APRIRE LE SCATOLE E A GUARDARCI DENTRO.Si.Ebbene.Ho passato due giorni sul retro di un negozio (dalle 9 alle 13,30 e dalle 16 alle 20,30) ad aprire scatole e guardarci dentro. Scatole di scarpe, poi! Io che uso solo quelle da ginnastica e che appena posso sono scalza! Non capivo un tubo, mi sembravano tutte uguali... me le sognavo di notte che tiravano fuori degli aguzzi dentini e venivano a mangiarmi i piedi dentro il letto. Stavo fondendo.Continuando ad ignorare il contenuto del magazzino, ormai sopraffatta da colori, tacchi, decorazioni, intarsi e tessuti, dal terzo giorno iniziai a servire le clienti. Le mie preferite erano le ragazzine: entravano "voglio le Dr Martens nere" provavano il numero e se ne andavano felici. Le nonnette erano medie: qualcuna rompeva, qualcuna no, ma per la maggior parte non ci vedevano benissimo nemmeno con gli occhiali, quindi si affidavano al giudizio di figlie e nipoti che pur di uscire da quella situazione avrebbero messo ai loro piedi le scatole anzichè le scarpe. Quindi compravano abbastanza in fretta.Le più odiose erano le donne tra i 20 e i 50 anni.Volevano l'impossibile: e questa c'ha la punta, e questa non mi sta, e questa è troppo scura, e quella è troppo chiara, e questa mi fa le caviglie grosse, e questa scarpa sembra uno stivale, e lo stivale sembra una scarpa, e mi fa male ai piedi, e non mi si intona con la borsa...Ormai avevo studiato le mosse delle altre commesse, quelle con più esperienza, e lì ho capito come si fa a vendere. La tattica è questa:1. Avvicinarsi sorridenti alla cliente guardandole i piedi, appoggiarsi al bancone, continuare a guardare con occhio esperto, incrociare braccia e gambe, stringere gli occhi e, al culmine dell'attesa, pronunciare la fatidica frase: "Questa scarpa è molto bella";2. Alle domande "Questo materiale cede?", "Ma resiste alla pioggia?" e "Come mi sta?" rispondere sempre quello che la cliente vuole sentirsi dire. E' ineducato deluderla con una crudele verità;3. Non dire mai che non hai un modello. Chiedi alla gentile signora di tornare il giorno dopo, spiegando che è in magazzino. Poi, attaccati al telefono e procuratelo in un altro negozio. Non avrai guadagnato dei soldi, ma sicuramente una cliente fissa;4. Più una scarpa è orrida e fuori moda, più può essere alzato il suo prezzo. Se la esponi in vetrina, e costa più di 100 euro, sei sicuro di venderne 10 paia entro sera;5. Sorridi sempre e mostrati interessata ai fatti privati che le clienti ti racconteranno: storie di matrimoni, cresime e cene di gala saranno il tuo pane quotidiano;6. (importantissimo) Non mettere mai in regola i tuoi dipendenti e tienili a percentuale. Saranno più motivati.Questo ho imparato in una settimana. Per questo motivo non sono mai più entrata in un negozio di scarpe da 5 anni, fatta eccezione per i centri commerciali dove mi servo da sola.Ho fatto bene a riprendere a studiare? Cià!in foto: Tramonto al Tuscolo,un pezzo d'Irlanda a due passida Roma. Aprile 2005.