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Così è (se vi pare)


Così è (se vi pare)
Come talvolta succede ai grandi registi, anche Massimo Castri ritorna sul "luogo del delitto": in questo caso a Pirandello, autore al quale deve la sua iniziale notorietà e, nella fattispecie, a quel Così è (se vi pare) con cui si è confrontato più volte in epoche diverse.Rispetto alle prove di alcuni decenni di anni fa, segnate dalla necessità di un approfondimento psicologico, esistenziale a Pirandello nel quale il grottesco dell'autore si esaltava in una cruda tensione emotiva, questo Così è (se vi pare) si distingue per molti aspetti, ai quali senza dubbio hanno contribuito la motivazione e la destinazione dello spettacolo. Che nasce da un corso di perfezionamento per attori che vede virtuosamente consociati l'Ente Teatrale dell'Emilia Romagna e l'Arena del Sole.La libertà, la mancanza di condizionamenti per così dire "produttivi" ha permesso a Castri di lavorare con calma, in profondità, tenendo conto della realtà interpretativa ancora in divenire con la quale si è confrontato. Ne è risultato uno spettacolo di grande freschezza, incisivo e divertente, messo consapevolmente in scena con l'idea non tanto di adattare gli attori a una visione predeterminata quanto con la volontà di costruire un meccanismo teatrale in tutto e per tutto costruito sui mezzi e anche sulla giovane età degli interpreti. Così, senza troppo spaccare il cappello in quattro Castri, pur non tralasciando la profondità, mette in scena uno spettacolo che gioca moltissimo sul grottesco e sul ritmo quasi da vaudeville impresso a tutta la storia.A venire in primo piano, dunque, in questa vicenda allucinata per la quale, come spesso gli accadeva, Pirandello si era ispirato a un fatto di cronaca, sono piuttosto la grettezza di una società borghese, dedita al pettegolezzo e all'ipocrisia, una volta posta di fronte agli strani fatti familiari di un segretario comunale che si dice che tenga relegata in casa la moglie e che incrudelisca sulla madre di lei, impedendole di vedere la figlia. Ma anche qui come in tutta la drammaturgia pirandelliana, la verità è impossibile da conoscere e appare assai diversa a seconda del punto di vista. Con il risultato che il mistero da cui la storia ha preso l'avvio - la moglie del signor Ponza è la figlia della signora Frola oppure un'altra? - resta sempre fitto malgrado il tentativo di tutti di dissiparne il mistero e quel gran colpo di teatro che è l'apparizione della giovane donna.Castri costruisce lo spettacolo a tempo di musica, con grande ritmo, fra l'andare e il venire dei personaggi, fra porte che sbattono e intrighi che s'intrecciano. Un ballo stralunato di fantocci in carne ed ossa e in abito da sera, con una maschera sul volto o con un particolare del viso grottescamente esagerati: l'immagine cruda ma anche ironica e quasi comica di una società senza spina dorsale.Nel folto gruppo degli interpreti che hanno seguito il loro regista con uno slancio formidabile sono da ricordare la brava Diana Hobel che trasforma la sua signora Frola in una specie di Biancaneve un po' stralunata, una nata ieri con abissi profondi di dolore, il signor Ponza di Rosario Lisma con la sua quieta follia, Michele Di Giacomo che del "ragionatore" Laudisi, al quale il regista regala anche due baffetti alla Charlot, mette in luce non tanto la capacità di filosofare sul nulla ma l'ironica consapevolezza di chi, in fin dei conti ha capito il gioco di una società stupidamente vuota e gretta dove spiccano Federica Fabiani, Giorgia Coco e Francesca Debri. di maria grazia gregori