zut alors!

Post N° 144


Epa... dieci giorni di assenza dal blog. Sto perdendo l'abitudine. E non perché ogni giorno non abbia motivi per scrivere, anzi...Sono stata indaffarata. Ho fatto dei giri. Cristo Re oltre il fiume, una scultura gigantesca in cemento armato uguale al Cristo del Corcovado di Rio de Janeiro, ma più in piccolo, su un basamento alto forse un'ottantina di metri; sovrasta Lisbona, o meglio la guarda dall'altra riva del fiume, oltre il ponte 25 de Abril, su una collina. L'hanno costruito come simbolo di pace durante la seconda guerra mondiale: il Portogallo non partecipò. Ci siamo andati in barca. All'arrivo al molo sembrava di essere in un borgo di pescatori, e non sull'altra riva di Lisbona. Vedevamo la cittá e ci sembrava ancora più bella. E riconoscevamo i luoghi: a sinistra la torre di Belém e il Padrão dos Descobrimentos. Poi il ponte, nel mezzo. Più in là praça do Comércio, la mia preferita. E a destra, in alto, il Castelo de São Jorge, la chiesa di São Vicente de Fora, vicino a dove si tiene la Feira da Ladra...Siamo legati alla città con fili di affetto immaginario e reale. Sintra, cittadina che sembra uscita dalle fiabe. Boschi vaporacquei che esplodono all'improvviso da strade tortuose. Invenzioni architettoniche assurde. Castelli, forse in aria. E poi Cabo da Roca, il punto più occidentale d'Europa. Terra e cielo e mare, anzi, oceano Atlantico. E un autista pazzo che lancia l'autobus a tutta velocitá per stradine di mare tra casine imbiancate a calce. E il venditore di caldarroste. E i giapponesi con le macchine fotografiche. E un'amica che si commuove a vedere l'orizzonte che non si vede perché quel giorno c'era foschia. E il faro bianco in cima alla collina verde.E poi da Xana, nel sud, nell'Algarve, dopo un viaggio di quattro ore su un autobus pieno di alentejani che andavano al paese. E la malinconia del viaggio di sera, nel buio più profondo perché le strade di campagna non sono illuminate. E la promessa che non viaggerò mai più sola, perché alla gioia del giorno subentra sempre la malinconia di quando scende la sera.Xana, un'amica. Che ti abbraccia la risveglio, la mattina, e ti sorride. E cucina torte salate vegetariane piene zeppe di piselli e spezie. E ti porta al mercato, e in un luogo incantato in montagna, oddio, collina, da dove si vede la vallata di pendii dolci fino giù giù, fino al mare. E porta i Pan di Stelle che le hanno regalato degli amici italiani e prepara il tè caldo e mette mandorle salate e uvette nei piattini. Che fa lo yogurt e i forni scaldavivande a energia solare e il pesto con l'aglio e il basilico. Che coglie le arance in giardino. Xana che ti dà la bicicletta e ti dice vai dall'Oceano. E il vento dell'Algarve. Xana che mi regala una capulana mozambicana (stoffa per pareo) e una scatolina di incenso alla menta prima di salutarmi. E il viaggio di ritorno, gustato palmo a palmo e ricco di pensieri su me i luoghi la vita.E di nuovo a Lisbona, n'importe où purché sia Lisbona, con i suoi tassisti nevrotici, gli aerei che mi sfrecciano sulla testa e la cucina della residenza sempre strapiena. A Lisbona immersa tra affari scolastici, lavori da consegnare, fotocopie da fare. Esercizi romanzi appunti bucati pastine polpe di pomodoro dentifrici coperte di lana.