estar vivo exige un esfuerzo mucho mayor que el simple hecho de respirar
« Studente-stagggggista | Messaggio #228 » |
Odio i giri di parole, in certe situazioni. Ok, riconosco che in ambito lavorativo sia quasi d'obbligo essere dotati del talento di mediare. Anzi, oserei dire che è in primo luogo sulla negoziazione che si costruiscono i migliori rapporti, lavorativamente parlando.
In realtà potremmo aprire qui un capitolo a parte per discutere se negoziare equivalga effettivamente all'essere muniti della capacità di dire tutto con giri di parole. In molti casi non è così. Però va beh. Uffa.
Odio i giri di parole, per esempio, quando qualcuno, pur di non dirti in faccia, che ne so, "sei una stronza", ti dice: "Ma sai che mi ricordi tanto Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada?". O qualcosa del genere.
Siccome solitamente mi ci vuole un po' per metabolizzare quello che mi succede (parlo di mesi interi), beh, ultimamente vado ripensando un po' alla vacanzina a Roma che ho fatto tra il 27 dicembre e il 2 gennaio scorsi. Non entriamo nel merito del tempismo perfetto. Dicevo, sto metabolizzando 'sta vacanzina. Vacanzina partita con le migliori intenzioni: sarebbe dovuta essere la rimpatriata perfetta, non so, uno dei più grandi eventi dell'anno, il primo meeting plenario post-Erasmus. Forse è stato proprio questo carico di aspettative esagerate a deludermi così tanto.
Ma va beh, non volevo entrare nemmeno in questo merito. Durante la vacanzina, dicevo, ho incontrato un tale (un amico, per vie traverse, dell'amico che ci faceva da base d'appoggio a Roma, lasciandoci dormire nel suo appartamento, eccetera eccetera). Un amico di amici di amici, quindi, per il mio amico. Per me, un perfetto sconosciuto.
31 dicembre 2007, Piazza di Spagna, ore 21:00. Tra impazienti e premature bombe molotov augurali e lanci di bottiglie prematuramente svuotate, io e il gruppone-rimembranze (gruppo ex-Erasmus). Si avvicina il tizio di cui sopra, tutti ci prensentiamo, lui si presenta, tutti si presentano a tutti (io, già frastornata dagli scoppi delle molotov, che dall'alto della mia bassezza non capivo già un cazzo a ben tre ore dalla fatidica spasmodicamente orgasmicamente e stupidamente attesissima mezzanotte). Due secondi dopo mi fa: "Ah, ma sai chi mi ricordi? La Littizzetto!" Io: ... (faccia perplessa nello sforzo estremo di capire dove volessero andare a parare lui e il suo neurone superstite). Lui: "Beh, dai, almeno puoi consolarti: è simpatica!".
Morale: odio i giri di parole. Non li posso sopportare. E non ho ancora capito se mi feriscano di più quando vengono adottati da perfetti sconosciuti, o da amici di una vita.
Odio i giri di parole perché, cazzo, perché dire ad una che ti ricorda Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada, quando puoi riempirti gioiosamente la bocca con una parola, un'unica, economica, rapida, veloce, incisiva, precisa, toccante, tagliente, perfetta unione significato-significante, inteso-modo d'intendere? Perché non darle direttamente della stronza?
Odio i giri di parole perché, cazzo, quel fantomatico Tizio non poteva semplicemente dirmi: "Ma sai che sei proprio un cesso?"?.
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