Creato da zut_alors il 11/02/2006

zut alors!

ristailin'!

 

Direttamente da uno dei cassetti della mia memoria...

Post n°172 pubblicato il 08 Ottobre 2007 da zut_alors

Beccatevi questa youtubata -dedicada aos meus amiguinhos... até breve amigos: Roma fica pertinho!-:

http://it.youtube.com/watch?v=i8gd9cWq-7g

 
 
 

Post N° 170

Post n°170 pubblicato il 04 Ottobre 2007 da zut_alors
Foto di zut_alors

Tanti sono i momenti che si configurano come tappe fondamentali nella vita di una persona: la prima cotta, il primo bacio, la prima sbronza, il primo pelo pubico, la prima volta, il primo punto nero, la prima canna, il primo matrimonio, il primo paio di scarpe leopardate, giù giù fino al baratro del non ritorno...

Beh, oggi, per me, è esattamente uno di quei giorni. Uno di quei giorni -apparentemente qualunque, cominciato come tanti altri- in cui -a qualcuno di voi sarà pur capitato- pur trovandoti ancora in pigiama, l'alitosi notturna ancora incombente e una ballata metallara che risuona in sottofondo (ma sì, dai, ve l'avevo detto che mi sono resa al metal), senti che è appena successo qualcosa di estremo, totale ed incancellabile nella tua piccola, umile, invisibile, microscopica esistenza. Uno di quei giorni in cui i cieli grigi di Brianza si squarciano, risuonano trombe celesti e riecheggia in lontananza il magniloquente gorgo di apocalittici tamburi.

Oh sì.

Beh, forse ho calcato un po' la mano, lo ammetto... IN EFFETTI la prima volta in questione non è per me una prima volta, ma una seconda... eh sì, dai, nessuno è perfetto. Comunque, giusto per fugare i soliti pregiudizi, spesso le seconde volte possono essere infinite volte migliori delle prime...

Eh sì, oggi ho vissuto la seconda immatricolazione della mia vita. Ho smesso di essere la matricola 673081. Ora sono la matricola 733578. Cioè, in realtà sono ANCORA la matricola 673081, almeno fino al giorno della proclamazione. Nel frattempo, però, sono ANCHE la matricola 733578. Molto schizofrenico.

Ehm, voglio dire, in realtà -e correggerò ulteriormente il tiro- sono la matricola 733578 IN RISERVA. Cioè, in pratica, quel numerino è mio e nessuno me lo tocca. E' lì ad aspettarmi, finché non mi sarò liberata del pesante fardello di quella brutta, vecchia matricola 673081, così demodé, così retrò, così imbarazzantemente OUT. 733578. Mio e di nessun altro, mai. 

E' inutile che mi deridete: basta poco per farmi godere. Come se fosse la prima volta. Oh sì.

 
 
 

Turpe dramma in trattoria

Post n°169 pubblicato il 28 Settembre 2007 da zut_alors

Un raccontino nato poco fa dalla mia testa bacata...

«L'orripilante Orciopilaccio ordinò un otre d’orzata colmo fino all'orlo... siccome Orciopilaccio era un orribile orco, rovesciò con originale ardore l'intero otre di orzata, senza nemmeno riuscire a colmarsene l'orifizio…
Orciopilaccio, amareggiato dalla disastrosa impresa, vendicativo com’era, ebbe allora l'ardire di ordire un orrido scherzo ai danni dell'amico Ropiorcolo, ormai ridotto ad un orpello senza arte né parte. Ropiorcolo però era in uno di quei giorni di sorprendente attività cerebrale: non si fece uscir gli occhi dalle orbite, e per quanto il suo orzaiolo di recente acquisto lo avvicinasse a un orbo, cercò e riuscì, orgogliosamente, ma senza veder un’acca, di evitar l’orata in carpione che quell’orso di Orciopilaccio gli aveva lanciato, volendolo colpire in orizzontale sull’orecchia. Tronfio d’orgoglio, Ropiorcolo volle così punir Orcipilaccio, quell’orango, e agguantò un ordinario orcio in coccio a mo’ d’ordigno, urlando "Vedrai or che tuo figlio resta orfano!". Ordinò nel mentre all’oste una minestra d’orzo, di quello buono, dell’orto, gridando "Orsù Oreste, che all’orco faccio la pelle come all’orso!". Organizzò il lancio e poi mollò.
Ormai volava di tutto in trattoria: i vasi con le ortensie, gli orologi a cucù, persino il centrotavola ornato d’alloro e i tovaglioli d’organza. Qualcunò intonò pure qualche nota all’organetto, così forte d’assomigliare ad un’intera orchestra.
Invano il reverendo orafo recitò un’orazione tentando di separare l’accanita orda: di lui non restò che l’orma. Orciopilaccio perse l’orientamento e cadde al suolo. Si risvegliò con dolore, dopo molte ore, e con orrore constatò ch’ormai… era coperto d’orina. Il truce Ropiorcolo s’era preso un’abile rivincita!»

 
 
 

Post N° 168

Post n°168 pubblicato il 24 Settembre 2007 da zut_alors

Riflettevo qualche giorno fa, in coda all'ufficio stage dell'Università degli Studi di Milano: una cosa che mi manderebbe realmente in sollucchero, se fossi un uomo, sarebbero le caviglie delle donne.
Ci morirei, dietro ad una caviglia di donna. Attorno.


Mi piacerebbero le caviglie grosse. Quelle che sanno di stabilità. Pilastriche. Sicure. Lisce. Inaffondabili. Quelle sarebbero le caviglie che mi farebbero impazzire. Le caviglie delle giovani mamme. Delle donne gravide. Le caviglie che calcano i marciapiedi alla conquista del pane dal fornaio e delle cotolette in macelleria e dell'insalata al mercato.

Io ho caviglie modestissime, a confronto.

 
 
 

Post N° 167

Post n°167 pubblicato il 22 Settembre 2007 da zut_alors

OK. Forse ritorno a scrivere.

Quindi che dire?

Il tempo passa ma io non cambio: anche questa mattina risveglio al cardiopalma… tutto naturale! Merito dei miei ventricoli, che hanno deciso di cominciare a contrarsi a ritmi decisamente superiori al consigliabile già dalle 7:30… e stavolta la caffeina non c’entra. A nulla è valso riesumare i vecchi esercizi di respirazione del corso di hatha yoga del 2001.

Ora resto in attesa dell’inizio del corso di nuoto (oh sì, ho iniziato nuoto! C’è da ridere! Presente le balenottere arenate sulla costa? Ecco…).

OK, questo è quanto. Cercherò di stupivi con effetti speciali nei prossimi giorni…

Consiglio un libro: "Olive comprese", Andrea Vitali

 
 
 

Post N° 166

Post n°166 pubblicato il 30 Agosto 2007 da zut_alors

Non c'è nessuno e io ho voglia di parlare. Anzi no, ho voglia di scrivere: non credo più nei blog, non credo più in me che scrivo un blog, non credo più a me che scrivo, che leggo. Non ci sono parole ad aprire e chiudere i miei pensieri, la mattina e la sera. Non c'è più molto fermento da queste mie parti. In sintesi chiudo il blog. Tra l'altro più nessuno se lo caga, quindi perde ulteriormente di senso. E' molto più coerente scrivere privatamente, per i cazzi miei. Se e quando mi va. Come al solito potevo arrivare prima a pensarlo, ma ci ho messo il mio tempo. Non credo di avere molto da dire al mondo, e anche se l'avessi non è poi detto che qualcuno voglia starlo a sentire. Non ho molto da dire neppure a me stessa, ultimamente. Quindi chiudo il blog. nonmenefotteuncazzo

 
 
 

Post N° 164

Post n°164 pubblicato il 25 Luglio 2007 da zut_alors

Un’adolescenza buttata nel cesso dietro al bieco pop targato MTV. E a ventidue dico ventidue anni suonati scoprire che mi piace un sacco il metal. Domandandomi "ma dove cazzo sono stata negli ultimi sette-otto anni?". Non lo so. Io, ai tempi del liceo, studiavo. Non avevo tempo di ascoltare la musica. Io.

Poverina.

Need some metal right now.
& need a job. Oh yeah.

YO!!!

 
 
 

Back to the cruel world

Post n°163 pubblicato il 18 Luglio 2007 da zut_alors

Risveglio col cuore che batte forte e la testa che chiede "che farò?".
Mi hanno detto che sono una cagadubbi.

Sarà.

Il mio ultimo anno è stato così: corri, corri, corri. Corri. E ancora corri. Fretta. Scadenze. Burocrazia.

Stavo per scegliere di correre anche l’anno prossimo, ma mi sono fermata in tempo. Giusto appena in tempo.

C’è chi mi chiama cagadubbi per questo.

Stavo per scegliere di prendere ed andare a Torino, così, impegnandomi (senza troppo capire) a starci per almeno un anno della mia vita. Servizio civile nazionale abbinato a laurea magistrale in traduzione. Decisioni avventate, come mio solito. Picchio giù il crapone, vado via diritta.

Mi sono fermata in tempo. Rinunciato un giorno prima al (bellissimo) lavoro per il quale avevo al certezza che sarei stata scelta. Mi chiamano cagadubbi.
Però.

Però forse non ho voglia di correre ancora, adesso. Tutto qui.
Tutti delusi? Possibilità giocate? D’ora in avanti porte chiuse in faccia?

È difficile scegliere che cosa essere.
E io sono un po’ stanca.

 
 
 

Post N° 161

Post n°161 pubblicato il 18 Aprile 2007 da zut_alors

Poco da dire da molto tempo.

Risuono di nulla come una bottiglia vuota

Non sono entusiasta
Non sono impaziente
Non sono emozionata
Non sono ansiosa
Non sono gioiosa
Non sono creativa
Non sono vitale
Non sono luminosa
Non sono tranquilla
Non sono arrabbiata

Succede anche in primavera.

 
 
 

Post N° 160

Post n°160 pubblicato il 27 Marzo 2007 da zut_alors

Con il suo corpo non funzionale, che esibisce un seno senza capezzoli due volte più grande della circonferenza della sua vita minuta, le gambe due volte più lunghe del tronco e i piedi talmente piccoli che non possono neanche reggerla in piedi, è improbabile che Barbie abbia potuto rivelarsi molto efficiente nella sua carriera di astronauta, veterinaria o hostess […], ma i fan di Barbie preferiscono promuoverla come una ragazza in carriera indipendente, l’effigie dell’emancipazione femminile.

[…]

Nel 1998 è stato annunciato un rinnovamento: la Barbie del nuovo millennio starà in piedi, il seno e i fianchi saranno leggermente ridotti e la vita appena allargata, ma comunque sarà ben diversa da Action Woman. Nonostante ciò un editorialista americano ha obiettato: "Perché allora non fornirla anche di baffi, di cellulite e di vene varicose?". Più si allontana dalla forma naturale di una donna e più risulta attraente. Più si allontana dalla naturale forma femminile, più risulta femminile.

[…] Barbie è stata uno strumento per insegnare a donne dalle spalle larghe, dalle gambe corte e dal corpo massiccio, alle donne reali di tutto il mondo, a disprezzare il loro corpo come noi disprezziamo il nostro, così da indurle a spendere […] denaro […] in prodotti "di bellezza" fabbricati a basso costo e venduti in confezioni costose. Dopo l’implosione dell’URSS, i primi negozi occidentali che aprirono nelle vecchie città sovietiche furono i "franchise" di prodotti cosmetici, così che, prima di poter comprare un’arancia o una banana, una donna russa poteva acquistare un rossetto di marca.


Germaine Greer, La donna intera, Oscar saggi Mondadori, 2001, Milano

 
 
 

Post N° 159

Post n°159 pubblicato il 16 Marzo 2007 da zut_alors

Giorni e giorni di silenzio. Caos in realtà. Anzi, frenesia. A tentare di ricostituire il tessuto delle mie giornate.
E se tutto tornasse uguale a prima che partissi? Dove finirebbe Lisbona?!?

Sta già sfuggendo? Allora nella vita è tutta solo questione di abitudine?!?

Mi ributto a capofitto nel ritmo dello studio, delle lezioni, del pendolarismo. Della metropolitana. Di Milano. Di un esame da dare ad aprile. Delle ripetizioni e del corso di italiano per donne straniere.

C'è qualcosa che rode in fondo.

Ieri sera, seduta a tavola: fitta di nostalgia acuta per il pão com chouriço di Santos.
Oggi, alla stazione: fitta acuta di confusione. Voglia di abbracciare persone in lontananza.

Non può essere come prima, cazzo.

 
 
 

Post N° 158

Post n°158 pubblicato il 09 Marzo 2007 da zut_alors

Mi perdono la valigia. O meglio me la lasciano a Lisbona. Me la riconsegnano due giorni dopo con la cerniera divelta e delle cose mancanti. Ricordi. Valore economico nullo. Ma ricordi, cazzo.

Ho una crisi. Necessaria. Indispensabile per smetterla di fissare dritto un punto nel vuoto e ricominciare a vedere. Le cose. Come se fosse la prima volta. Come se fossero nuove. Come se IO fossi nuova. Appena nata.

Sbattere la testa per rinsavire.
Innamorarsi ancora, di nuovo, più forte.

Sono tornata a Milano, alle lezioni. Ho ricominciato a studiare.

Oggi c'era il sole. Tanto. Il cielo era azzurro.
Promesse che premono da sottoterra per uscire.

La mia casa, la mia terra, la mia gente. La mia terra e i suoi colori. Poco a poco tutto torna e si ricostruisce e lo vivo e me lo gusto. Ed è bello.

 
 
 

Post N° 157

Post n°157 pubblicato il 04 Marzo 2007 da zut_alors

Certi giorni c’è una bella luce anche qui.
Quando venerdì il mio aereo volava basso sulla Lombardia, prossimo all’atterraggio, era il tramonto e la luce era giallo oro.
Il cielo ieri era pulito. Azzurro intenso. Vivo. Positivo, anche. Si avvicina la primavera. Si sente, si vede.
Un vento fresco ma non freddo ieri sera ha spazzato via uno strato dalle cose e le ha rese palpitanti. Le luci all’orizzonte più vibranti. Mi sembrava di vedere tutto per la prima volta.
Ho guardato l’eclissi di luna da un punto speciale. "Noi" riflessi su di "lei". Cioè, no. L’ombra di "noi".
Ho alzato le tapparelle della mia stanza, poco fa. Ho aperto le finestre. Anche oggi c’è un bel sole. Non accecante, ma rincuorante. Fa venire voglia di stare sdraiati su un prato, in silenzio. Ho annusato l’aria. Il raffreddore non mi permette ancora di sentire bene tutti gli odori. Ma i più intensi sì. E poi ad ogni modo mi supportano gli sforzi dell’immaginazione.
L’aria sa di fresco e di terra umida. Mi sembra ce ne sia tanta da respirare.

C’è una bella luce qui, anche se a volte mi viene in mente il cielo a Praça do Comércio.

E il mio letto è scomodo: ci sprofondo dentro e mi sento minuscola, e dal materasso si fanno sentire le molle e mi si conficcano nelle spalle e nelle braccia. E a casa mia fa troppo caldo. E c’è sempre qualcuno a violare il confine tra la mia camera e il resto del mondo. La mia camera è troppo grande, sempre troppo piena di gente che fruga tra le mie cose. E non posso voler dormire fino all’ora che desidero anche se ho ore di sonno arretrate e raffreddamento che imporrebbe solo sonno aggiunto, né decidere se fare o non fare colazione senza che qualcuno non mi abbia già anticipata chiedendomi, in tono tra il seccato e l’apprensivo, se non mi conviene fare colazione ora perché poi diventa troppo tardi e mi tolgo l’appetito e non mangio niente a pranzo e.
La casa è sempre piena. Non sono mai sola.
Ad ogni modo nessuno qui a casa mi ha ancora chiesto un cazzo.
Non sia mai che mi si domandi come sto.
Si sa com’è, in fondo non è stato nulla, no?, perché mai dovrei sentirmi diversa dal solito?

Solito.

Ho poche cose con cui riempirmi le giornate. Mi toccherà inventarmi qualcosa, come per esempio riprendere a frequentare le lezioni del secondo semestre all’università, o cominciare a studiare per un esame che vorrei dare ad aprile. Sempre che mi ricordi ancora come si faccia a fare entrambe le cose.

Mi piacerebbe semplicemente riuscire a dormire a lungo. E avere molta pazienza verso le persone.

 
 
 

Post N° 156

Post n°156 pubblicato il 03 Marzo 2007 da zut_alors

Falta. Substantivo concreto. Tem consistência. Sente-se no fundo do estômago. Poder-se-ia cortar com uma faca.

Saudade. Substantivo concreto. Empurra aqui no fundo do fundo.

Música dos Balcãs. Sons de palavras desconhecidas, mas que sabem a regiões algo familiares, conhecidas se calhar em sonhos, com a força do afecto.
Afecto para uma (fodida!) montenegrina. A única em Lisboa, não é?

Sim, tou a pensar em ti, menina.

Ðurđevdah é maravilhosa. E sabes uma coisa? Ele voltou a fazê-la, com a mesma música, mas com letras diferentes, com o título de Ederlezi!
O cd inteiro é maravilhoso. Bué de intenso. Bué, tás a ver? Tás a perceber? ... quer dizer, isso é tipo uma ganda cena, uma cena bué de fixe, percebes?

Ainda não voltei. Embora já cá esteja.
Perderam a minha mala. Ou melhor, ficou no aeroporto de Lisboa, nunca saiu de aí. Não quis voltar... Será que era um sinal para mim também?!?
Só vai voltar para casa depois de amanhã. Tiro-me então dois dias "extra" para ficar naquela região de sonho em que ainda se está a voltar, ainda não se tem deixado nenhum lugar, ainda não se chegou a lado nenhum. Espero a minha mala, cheia de seis meses da minha vida. Meio ano. Só depois vou voltar a começar.

(Volim te)

 
 
 

Post N° 155

Post n°155 pubblicato il 01 Marzo 2007 da zut_alors

Agora que me vou embora
Agora que me vou embora
Agora que me embora vou

Obrigada Judith

 
 
 

Post N° 154

Post n°154 pubblicato il 28 Febbraio 2007 da zut_alors

Nel fine settimana ricevuto visite dall'Italia (amici). Full immersion.

Lo spaziotempo frana a volte.

Mi scarseggia persino il cibo ora, figuriamoci le energie.
Grandi cene d'addio nelle prossime due sere.
Occhi che diventano lucidi al solo incrociarsi.
E la città.

Lisboa, o que será de nós? Existes só com as pessoas que agora amo.

Lisboa, talvez existas sozinha? Haverás-de acolher-me outra vez?
E como, se não estarão as MINHAS pessoas?

Amo o teu cheiro Lisboa. Cheiras a mulher, cheiras a puta, cheiras a oceano, a roupa estendida, a merda de cão, a pão quente, a braços abertos. Cheiras a solidão, a pobreza, cheiras a saudade de ser o que não és.

És só luz, Lisboa. Por isto é que fiquei cega de ti.

 
 
 

Post N° 153

Post n°153 pubblicato il 28 Febbraio 2007 da zut_alors

1) GLI AMICI

2) Salutare. Lettere d'addio che non riuscirò a scrivere. Grazie da dire. Abbracci da dare.

3) Tornare. Sei mesi in due valigie.

4) Troppe cose troppo dense da dire e poca energia per dirle tutte.

5) Preinfluenza.

6) Freddo nelle ossa.

7) Cuore che si stringe.

8) Lisbona piena di luce.

9) Frenesia.

10) Come sarà?

 
 
 

Post N° 152

Post n°152 pubblicato il 23 Febbraio 2007 da zut_alors

Le giornate si riempiono e dilatano all'inverosimile, tra sfilate di carnevale, gite in cittadine medievali, pomeriggi uggiosi, pranzi in mense scolastiche e attese davanti ad uffici universitari. 

Questo non mi impedisce di essere un po' triste, a volte.

Voglia di tornare sì, voglia di tornare no. Oggi vince il no.

 
 
 

Post N° 151

Post n°151 pubblicato il 19 Febbraio 2007 da zut_alors

Tornata da un'oretta dal cinema. Io, Lela e Ania. Io e Lela abbiamo visto Babel, di Iñárritu. Intensissimo.

Ora sono davanti al computer. Cerco qualcosa tra me e me. Sono ancora un po' insoddisfatta per andare a dormire. Ho appena visto Babel. Voglio scrivere qualcosa.

Approfitto del silenzio che c'è in questi giorni qui a casa. Mi ritaglio un attimo di tregua. Dopo Babel e dopo le giornate appena trascorse. A trottare per Lisbona. Ad aiutare un'amica nuova a trovare casa. Ad arrabbiarmi con quegli stupidi dei miei amichetti Erasmus francesi. A pensare a chi regalo quali dei miei utensili da cucina e stoviglie quando lascerò la residenza.

La residenza in questi giorni è deserta. C'è molto spazio e molto silenzio, forse un po' troppo, ora che c'è. Non è più pace. È già malinconia, forse.

È malinconia quando a volte mi attraversa il pensiero che manca poco. Quando abbraccio Lela e le dico "a domani" (le voglio bene).

È malinconia quando è notte e vorresti semplicemente che la notte non finisse mai per passarla a parlare di cose leggere con la tua gente.

Aqui dentro ou lá fora. Aonde? Nel mondo

 
 
 

Post N° 150

Post n°150 pubblicato il 16 Febbraio 2007 da zut_alors

Prendo fiato.

Ieri giornatona. Che seguiva a sua volta alcune giornatone.

Martedì mattina esame di storia della lingua portoghese. Pomeriggio museo Gulbenkian, la parte di arte moderna che ancora non avevo visto. Sera Bairro Alto. Tosta mista (tost con prosciutto e formaggio trasudante burro, specialità portuguesa) all'Arroz Doce (bar popolare nel Bairro Alto, di quelli con la parete dietro al bancone fatta a specchio, aperto fino a tardi). Poi panetteria notturna, sempre nel Bairro. Dormito da Lela, inaspettatamente. Té notturno alla mela e cannella con chiacchiere (non i dolci).

Mercoledì pranzo pantagruelico in mensa. Tanto sole. Giro a piedi per mezza Lisbona con Lela (biblioteca Municipal, Parque Bela Vista, Alvalade). Scoperto negozio di fichi secchi e legumi. Scoperto Lidl. Aperitivo Erasmus con cibo brasiliano in un locale dal design fighetto. Faccio il pozzo (senza fondo) e mangio come una vacchetta in transumanza.

Giovedì esame di linguistica romanza (l'ultimissimo). Sono in vacanza. Pizza a casa Rato. Festa Erasmus al Mao Lounge Club, locale trendy nel quartiere delle docas, lungo il fiume, tutto in tema Cina di MaoTse. Estrazione di un biglietto per un viaggio in Brasile per una persona. Non lo vinco. Musica trash brasiliana. Sudore. Pão com chouriço (specialità da forno: panino imbottito di salsiccia piccante) con Philippe e Marco. A casa tardissimo.

Ora in università. Riconsegnano i test, attribuiscono le valutazioni finali. Si chuide il semestre. Si tira il fiato.

O no?

(Tra quattordici giorni a casa.)

 
 
 

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