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Liguria choc: 19 morti sul lavoro

Post n°100 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da ilpoliedrosicurezza

Si muore cadendo da un ponteggio, si muore alla guida di un camion, si muore all’improvviso o si muore dopo mesi in un letto. Così in tutta Italia: tre morti, 27 invalidi permanenti e 2.500 incidenti al giorno (1.200 vittime in totale nel 2007, 800 mila gli invalidi).

Così in Liguria, dove il bilancio dei morti e degli infortuni sul lavoro ha registrato un netto aumento, rispetto all’anno scorso. Eclatante quello dei deceduti: da gennaio ad agosto quest’anno sono morti 19 lavoratori, in tutto l’anno scorso sono stati 15 e 14 nei primi otto mesi. Intorno agli 11 mila, quest’anno, gli infortuni, nel 2007 in tutto l’anno si era arrivati a 15 mila. Molti, inoltre, continuano ad ammalarsi. L’ultimo caso è quello di una bidella di una scuola genovese, che dopo una vita passata nelle cucine si è vista diagnosticare, la settimana scorsa, una forma di mesotelioma con probabile origine da amianto. A snocciolare le cifre del dramma è stata ieri l’Associazione nazionale mutilati e invalidi (Anmil), nel giorno in cui viene celebrata in tutta Italia la giornata nazionale delle vittime degli incidenti sul lavoro. Con un messaggio scritto, alla presentazione a Roma dei dati è intervenuto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Quotidianamente ci vengono proposti casi drammatici, persino ripetitivi nella loro dinamica, storie personali e familiari di dolore e sofferenze - ha scritto Napolitano - verso questi casi si è levato un condivisibile “basta”. Migliorare le norme legislative è un obiettivo di civiltà che dobbiamo al sacrificio dei tanti caduti, mutilati ed invalidi sul lavoro».

Oltre al convegno nazionale sono stati organizzati, in tutto il Paese, convegni e conferenze per illustrare le realtà locali del fenomeno. «Genova e la Liguria forniscono dati in pesante controtendenza - denuncia Marco Prevignano, presidente provinciale dell’Anmil - Significa, sostanzialmente, che qualcosa da noi non funziona, perché un motivo ci dovrà pur essere se in Liguria i morti aumentano nel momento in cui altrove diminuiscono: l’anno scorso, fino ad agosto, erano 14, quest’anno nello stesso periodo ne sono stati contati ben 19». «Le spiegazioni possono essere solo due - continua Prevignano - Da noi mancano i controlli di Asl e Ispettorato del lavoro, oppure abbiamo un sistema imprenditoriale delinquenziale. Crediamo più alla prima ipotesi, dal momento che i controlli sembrano essere stati affidati a fantasmi. È inammissibile che questa situazione possa ancora essere tollerata».

Nel capoluogo ligure, in particolare, quest’anno le morti bianche sono state 9 (contro le 5 del 2007). Dati da aggiornare visto il ripetersi di morti bianche, ultima solo in ordine di tempo quella dell’operaio di 33 anni a Scarpino. Il numero delle vittime liguri sarebbe in realtà di 20 unità, per il 2008. Anzi di 21, perché ieri nel primo pomeriggio è morto anche Alfredo Bellani, l’edile spezzino caduto da un’impalcatura venerdì e da allora ricoverato in disperate condizioni all’ospedale San Martino di Genova. Significativi anche i dati dei decessi provocati dalle malattie professionali, la cui prima causa a Genova e in Liguria resta il mesotelioma provocato dall’esposizione all’amianto, «il cui picco si stima possa essere raggiunto nel 2014: quasi cento ogni anno, con inquietanti risvolti anche per quanto riguarda le scuole genovesi con la malattia che nell’ultimo anno ha colpito due bidelle in servizio negli edifici del Comune di Genova». L’ultima donna, secondo quanto riportato al convegno genovese, si è vista diagnosticare il mesotelioma la settimana scorsa. Si tratta di una cinquantenne che ha lavorato per una vita nelle cucine delle scuole. L’associazione sottolinea che i morti sul lavoro sono più del doppio di quelli provocati dagli omicidi. In Italia ci sono 800 mila invalidi del lavoro e quasi 130mila superstiti di caduti sul lavoro, tra vedove ed orfani. Per questi, secondo l’Anmil, è necessario «arrestare il progressivo deterioramento dei livelli di tutela indennitaria, interrompendo la deriva assistenzialistica verso cui il sistema si sta spingendo negli ultimi anni». Il presidente nazionale dell’Anmil Pietro Mercandelli sostiene che il bilancio dei tre-quattro deceduti al giorno non può far restare indifferenti. «I dati sugli infortuni sul lavoro sembrano segnalare, a livello nazionale, un leggero andamento positivo, ma ciò non toglie che il numero delle morti bianche sia comunque impressionante - sostiene Mercandelli - come impressionanti sono gli altri numeri del fenomeno: sempre ogni giorno 2500 incidenti e 27 invalidi. Naturalmente ci auguriamo che i segnali positivi si consolidino ulteriormente, ma la cautela resta ancora d’obbligo. Non vorremmo, infatti, che questa tendenza al ribasso si traducesse in minore attenzione, perché è proprio quando l’attenzione si allenta che esplode la tragedia». L’Anmil chiede anche al Ministero dell’Economia «di sbloccare i fondi a disposizione dell’Inail che pure è in attivo e sono ormai più di 14 i miliardi di euro incamerati dallo stesso Ministero». Secondo il presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini «Il fenomeno delle morti bianche costituisce un’emergenza sociale assoluta, che offende la coscienza di ognuno di noi e impone a tutte le istituzioni un deciso impegno volto a porvi urgentemente fine». «La sicurezza dei lavoratori rappresenta una priorità assoluta per il nostro Paese», sottolinea invece il presidente del Senato Renato Schifani. «Questa consapevolezza - aggiunge Schifani - deve spingerci ad un costante impegno per valorizzare e diffondere tra i cittadini una cultura di maggiore attenzione e precauzione negli ambienti lavorativi, dove l’attuazione delle norme a tutela della salute e della vita dei lavoratori deve essere piena ed efficace».

MAURIZIO

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