Creato da oceano4658 il 12/03/2010
vita vissuta e da vivere.. SONO ROSE-1500 PASSI..

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 4
 

Ultime visite al Blog

acrilsanremeseacronlusdifatto19acrilmilaneseoceano585ketti1dgloceanoriorepoamandaclark82rioerepo4658diletta.castellitobias_shuffleclock1991andreadialbineaesmeralda70.rgesu_risortoannunz1
 

Ultimi commenti

.. riceviamo e pubblichiamo... Il 69° Festiva di...
Inviato da: ketti1dgl
il 16/01/2019 alle 14:09
 
Ciao da...
Inviato da: acronlusdifatto19
il 26/05/2018 alle 18:29
 
Ciao da www.acraccademia.it
Inviato da: acrilmilanese
il 18/01/2018 alle 18:50
 
I N V I T O da CRV-ACR il Milanese-Baggese-Sanremese e...
Inviato da: acronlusdifatto19
il 28/11/2017 alle 09:33
 
ciao da Acr-CRV eccoti l'I N V I T O-Scuola De Marki...
Inviato da: acrilmilanese
il 28/01/2017 alle 20:19
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« Caro Sindaco Pisapia.. g...acr e i genitori.. anti smog! »

19 Marzo San GIUSEPPE! Festa Del Papà .. Auguri a tutti i Papà del mondo... da acr!

Post n°212 pubblicato il 19 Marzo 2014 da oceano4658

San Giuseppe.. Auguri ai papà e ai GIUSEPPE! 

 Il dolce tipico: le sfingi di San Giuseppe..  eccovi  La ricetta.
500 g. di farina 6 uova
200 g. di zucchero 250 g. di latte
25 g. di lievito olio
Procedimento. Impastate la farina,con tre uova intere e tre tuorli, unite il
lievito sciolto nel latte tiepido e lo zucchero. Lavorate fino ad ottenere un
impasto morbido e lasciate lievitare fino a che l’impasto presento bollicine in
superficie. In olio caldo tuffate poi cucchiaiate d’impasto. Appena dorate,
togliete le sfincie, mettetele da parte ad assorbire l’olio in eccesso e
spolverate con zucchero. Per il giorno di San Giuseppe in tutte le case della
Sicilia si mangia la famosa “pasta con le sarde e i finocchietti" accompagnata
da un buon vinello In Sicilia questa festa è molto sentita. D'altronde, come
sottovalutare l’importanza dei nostri papà?  Sono e resteranno sempre la guida
principale di tutti noi figli. Giovani o meno giovani che siate, è fuor di
dubbio che il ruolo della famiglia sia di primaria importanza per tutti. E
magari questa festa può essere l’occasione giusta per ricordarcelo. Spesso ci
dimentichiamo il valore di tante piccole cose che abbiamo nella quotidianità e
che diamo per scontate, ma invece scontate non sono affatto. Questo giorno può
essere magari il pretesto per dimostrare ai papà quanto bene gli vogliamo. e
anche le persone che purtroppo non hanno più accanto a se questa persona così
importante possono portarla nel cuore mantenendola sempre viva nella memoria.
Auguri a tutti i Giuseppe e soprattutto a tutti i papà! 

a cura di KCBM e ACR

 

19 Marzo San GIUSEPPE! Festa Del Papà .. Auguri a tutti i Papà del mondo...  da acr!

Giuseppe Nacque forse a Betlemme, il padre si chiamava Giacobbe e pare che
fosse il terzo di sei fratelli. La tradizione ci tramanda la figura del giovane
Giuseppe come un ragazzo di molto talento e un temperamento umile, mite
Giuseppe era un falegname che abitava a Nazareth. All’età di circa trenta anni
fu convocato dai sacerdoti al tempio, con altri scapoli della tribù di Davide,
per prendere moglie. Giunti al tempio, i sacerdoti porsero a ciascuno dei
pretendenti un ramo e comunicarono che la Vergine Maria di Nazareth avrebbe
sposato colui il cui ramo avrebbe sviluppato un germoglio. Solamente il ramo di
Giuseppe fiorì e in tal modo fu riconosciuto come sposo destinato dal Signore
alla Santa Vergine. Maria, all’età di 14 anni, fu data in sposa a Giuseppe,
tuttavia ella continuò a dimorare nella casa di famiglia a Nazareth di Galilea
per la durata di un anno, che era il tempo richiesto presso gli Ebrei, tra lo
sposalizio e l’entrata nella casa dello sposo. Fu proprio in questo luogo che
ricevette l’annuncio dell’Angelo e accettò: "Eccomi, sono la serva del Signore,
avvenga di me quello che hai detto" Poiché l’Angelo le aveva detto che
Elisabetta era incinta chiese a Giuseppe di accompagnarla dalla cugina che era
nei suoi ultimi tre mesi di gravidanza. Dovettero affrontare un lungo viaggio
di 150 Km poiché Elisabetta risiedeva ad Ain Karim in Giudea. Maria rimane
presso di lei fino alla nascita di Giovanni Battista. Maria, tornata dalla
Giudea, mise il suo sposo di fronte ad una maternità di cui non poteva
conoscerne la causa. Molto inquieto Giuseppe combatté contro l’angoscia del
sospetto e meditò addirittura di lasciarla fuggire segretamente per non
condannarla in pubblico, perché era uno sposo giusto. Infatti, denunciando
Maria come adultera la legge prevedeva che fosse lapidata e il figlio del
peccato perisse con Lei. Giuseppe stava per attuare questa idea quando un
Angelo apparve in sogno per dissipare i suoi timori: "Giuseppe, figlio di
Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è
generato in Lei viene dallo Spirito Santo" Tutti i turbamenti svanirono e non
solo, affrettò la cerimonia della festa di ingresso nella sua casa con la
sposa. Su ordine di un editto di Cesare Augusto che ordinava il censimento di tutta la terra, Giuseppe e Maria partirono per la città di origine della dinastia,
Betlemme. Il viaggio fu molto faticoso, sia per le condizioni disagiate, sia
per lo stato di Maria oramai prossima alla maternità.
Betlemme in quei giorni brulicava di stranieri e Giuseppe cercò in tutte le
locande, un posto per la sua sposa ma le speranze di trovare una buona
accoglienza furono frustrate. Maria diede alla luce suo figlio in una grotta
nella campagna di Betlemme e alcuni pastori accorsero per fargli visita e
aiutarli La legge di Mosè prescriveva che la donna dopo il parto fosse
considerata impura, e rimanesse 40 giorni segregata se aveva partorito un
maschio, e 80 giorni se femmina, dopo di che doveva presentarsi al tempio per
purificarsi legalmente e farvi un’offerta che per i poveri era limitata a due
tortore o due piccioni. Se poi il bambino era primogenito, egli apparteneva per
legge al Dio Jahvè. Venuto il tempo della purificazione, dunque, si recano al
tempio per offrire il loro primogenito al Signore. Nel tempio incontrarono il
profeta Simeone che annunciò a Maria: "e anche a te una spada trafiggerà l’
anima". Giunsero in seguito dei Magi dall’oriente che cercavano il neonato Re
dei Giudei. Venuto a conoscenza di ciò, Erode fu preso da grande spavento e
cercò con ogni mezzo di sapere dove fosse per poterlo annientare. I Magi
intanto trovarono il bambino, stettero in adorazione e offrirono i loro doni
portando un sollievo alla S. Famiglia. Dopo la loro partenza, un Angelo del
Signore, in apparizione a Giuseppe, lo esortò a fuggire: "Alzati, prendi con te
il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e sta la finché non ti avvertirò;
perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo" . Giuseppe si mise subito
in cammino con la famiglia per un viaggio di circa 500 Km. La maggior parte del
cammino si svolse nel deserto, infestato da numerose serpi e molto pericoloso a
causa dei briganti. La S. famiglia dovette così vivere la penosa esperienza di
profughi lontano dalla propria terra. Nel mese di Gennaio del 4 a.C,
immediatamente dopo la morte di Erode, un Angelo del Signore apparve in sogno a
Giuseppe in Egitto e gli disse: «Alzati, prendi il bambino e sua madre e và
nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il
bambino». Giuseppe obbedì subito alle parole dell’Angelo e partirono ma quando
gli giunse la notizia che il successore di Erode era il figlio Archelao ebbe
paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella Galilea e andò ad
abitare in una città chiamata Nazareth, perché si adempisse quanto era stato
detto dai profeti: «Egli sarà chiamato Nazareno». La S. famiglia, come ogni
anno, si recò a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Trascorsi i giorni di
festa, si incamminarono verso la strada del ritorno credendo che il piccolo
Gesù di 12 anni fosse nella comitiva. Ma quando seppero che non era con loro,
iniziarono a cercarlo affannosamente e, dopo tre giorni, lo ritrovarono al
tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava. Al vederlo restarono
stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo
padre e io, angosciati ti cercavamo». Passarono altri venti anni di lavoro e di
sacrificio per Giuseppe sempre accanto alla sua sposa e morì poco prima che suo
figlio iniziasse la predicazione. Non vide quindi la passione di Gesù sul
Golgota probabilmente perché non avrebbe potuto sopportare l’atroce dolore
della crocifissione del Figlio tanto amato. San Giuseppe protettore dei poveri.
Nella tradizione popolare, San Giuseppe, sposo della Vergine Maria, è il santo
protettore dei poveri e dei derelitti, poiché i più indifesi hanno diritto al
più potente dei Santi. In questo giorno, si ricorda la sacra coppia di giovani
sposi, in un paese straniero ed in attesa del loro Bambino, che si videro
rifiutata alla richiesta di un riparo per il parto. Questo atto, che viola due
sacri sentimenti: l'ospitalità e l'amore familiare, viene ricordato in molte
regioni con l'allestimento di un banchetto speciale. Così in alcuni paesi della
Sicilia, il 19 marzo di ogni anno, si usava invitare i poveri al banchetto di
san Giuseppe. In questa occasione, un sacerdote benediva la tavola, ed i poveri
erano serviti dal padrone di casa. Oltre a proteggere i poveri e le ragazze,
San Giuseppe, in virtù della sua professione, è anche il protettore dei
falegnami, che da sempre sono i principali promotori della sua festa. La festa
del 19 marzo è anche associata a due manifestazioni specifiche, che si
ritrovano un po' in tutte le regioni d'Italia: i Falò e le Zeppole. Poiché la
celebrazione di san Giuseppe coincide con la fine dell'inverno, si è
sovrapposta ai riti di purificazione agraria, effettuati nel passato pagano. In
quest'occasione, infatti, si bruciano i residui del raccolto sui campi, ed
enormi cataste di legna vengono accese ai margini delle piazze. Quando il fuoco
sta per spegnersi, alcuni li scavalcano con grandi salti, e le vecchiette,
mentre filano, intonano inni per San Giuseppe. Questi riti sono accompagnati
dalla preparazione delle zeppole, le famose frittelle, che pur variando nella
ricetta da regione a regione, sono il piatto tipico di questa festa. Oggi è la
festa del papà!
L’origine di questa data risale ad un’usanza cattolica di associarla alla
ricorrenza di San Giuseppe, padre putativo di Gesù. Così, paesi di tradizione
cattolica come la Spagna festeggiano questo stesso giorno. Nella maggioranza
dei paesi invece la festa del papà cade la terza domenica di giugno. L’origine
di tale festività si fa infatti ricondurre agli Stati Uniti dove la signora
Smart Dott, agli inizi del novecento, chiese di ufficializzare la festa del
papà e lei stessa organizzò un festeggiamento il 19 giugno del 1910, giorno del
compleanno del padre. Dal 1924 fu dichiarata festa nazionale e durante la
presidenza Johnson si stabilì che fosse la terza domenica di giugno. I paesi
che si rifanno alla tradizione statunitense sono molti, tra i quali Cuba,
Francia, Ungheria e Venezuela. In America del Sud, il giorno del papà è una
ricorrenza molto sentita: si festeggiano i papà ed anche gli zii ed i nonni ed
è tradizione fare un regalo. In Argentina si festeggiò la prima volta il 24
agosto 1958, in corrispondenza dell’anniversario di José di San Martin, il
padre della patria; dall’anno successivo la festa del papà si festeggia come
negli Stati Uniti, in Russia la festa del papà è il 23 febbraio e i padri sono
ricordati come difensori della patria. In Corea del Sud l’8 maggio è il giorno
dei genitori, in Germania si festeggia nel giorno dell’Ascensione, 40 giorni
dopo la Pasqua. Molti paesi festeggiano in estate, ma si arriva fino a
dicembre, il 5, in Thailandia. Quando la Festa del Papà prese piede anche in
Italia si decise di festeggiarla il 19 marzo, per San Giuseppe. Durante il
corso della giornata si festeggia con falò e zeppole che variano da regione a
regione per quanto riguarda la ricetta, ma restano comunque i dolci ufficiali
della Festa del Papà. Per quanto riguarda i falò invece, si bruciano i resti
del raccolto dei campi, essenzialmente per purificare la terra dalla fine
dell'inverno. Di solito, mentre il fuoco brucia si crea grande festa intorno.
In Sicilia e in Salento inoltre secondo le origini, la storia e le tradizioni,
si creano le cosiddette Tavole di San Giuseppe, la sera del 18 marzo le
famiglie imbandiscono tavole con pasta, verdura, dolci, frutta e vino con al
centro l'immagine del Santo. In Sicilia. Il 19 marzo è la festa di S. Giuseppe
ed il Santo trova numerosi devoti nella cittadina barocca ricca di bellezza
mediterranea di Scicli, in provincia di Ragusa. Il Santo è il protettore dei
falegnami, degli orfani e delle giovani in età da marito che lo invocano per
poter contrarre un buon matrimonio. Qui il Santo è festeggiato con la
"cavalcata", che ricorda la fuga della Sacra Famiglia in Egitto. I cavalli ed i
muli impegnati in tale manifestazione folkloristica sono addobbati a festa con
dei fiori stagionali e sono preceduti nel loro corteo da tre figuranti che
rappresentano la Sacra Famiglia; S. Giuseppe è rappresentato con un mantello
celeste. Quando il corteo passa per i cortei della città, i fedeli accendono
dei falò, in ricordo dell'evento biblico della fuga della sacra famiglia da
Erode, quando lungo il loro cammino furono aiutati dai falò e dalle fiaccole
accesi dai pastori che vigilavano le greggi. Il Santo è molto venerato anche a
Santa Croce Camerina (Rg), dove è festeggiato a partire dai primi anni del 1800
quando un nobile del luogo offrì dei campi per onorare le spese della festa e
quando dei sciclitani si trasferirono in questa città e propagarono il culto
del Santo. Qui il Santo è onorato attraverso la preparazione e la vendita di
vari cibi, come dolci, la celebrazione della messa solenne e la costituzione di
varie "Sacre Famiglie" in cui il Patriarca porta un bastone fiorito in cui è
attaccata un'immagine del Santo. Le varie famiglie così costituite procedono
per le vie cittadine fino a raggiungere le case dove sono state preparate delle
abbondanti cene. S. Giuseppe è festeggiato anche a Ribera (Ag), già la domenica
precedente il giorno della festa con l'entrata in città dei cavalieri, i
deputati della festa, che, guidati dal loro capo, accompagnati dalla banda
musicale e da una squadra di tamburini e preceduti nella loro entrata in città
dallo scoppio di mortaretti, portano dei rami d'alloro in onore del Santo.
Questo è solo l'inizio dei festeggiamenti. Una seconda tappa prevede la
preparazione della "stragula", una torre di circa 10 metri che è costruita su
di un carro e rivestita con dei rami d'alloro e varie forme di pane legati tra
loro con delle cordicelle; al suo centro è collocato un quadro di S. Giuseppe,
il padre della provvidenza; il carro è trainato da buoi riccamente addobbati.
La successiva tappa rientrante nei festeggiamenti è il banchetto di S.
Giuseppe. Il giorno della festa i devoti che hanno fatto un voto a San Giuseppe
hanno il compito di preparare un lauto pranzo che poi sarà consumato dai
"Santi", tre figuranti che rappresentano la Sacra Famiglia. Occorre notare la
notevole abbondanza di pane che è presente in questo pasto.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963