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IL PAESE DELL'UTOPIA

Post n°18 pubblicato il 04 Febbraio 2009 da Terra_Nostra
 

 (puoi scaricare e leggere il libro cliccando qui)

“Sono un contadino che ha fatto per hobby il professore d’università”.

Giacinto Auriti

Ezra Loomis Pound (Hailey, Idaho, 1885 – Venezia 1972) e Giacinto Auriti (Guardiagrele 1923), il Poeta e il Giurista contadino. L’americano – che sceglie l’Italia come patria di adozione – e l’italiano d’Abruzzo. Personaggi apparentemente diversi, per origine e cultura, ma uniti da un legame indissolubile: la ricerca della verità a tutti i costi.
Ezra Pound, il Poeta americano affascinato dalla cultura europea, dal Medio Evo di “Padre Dante”, in cui scopre una realtà universale da cui trarrà l’ispirazione per i “Canti Pisani” (poema che scrive durante la sua prigionia nel campo di concentramento americano di Coltano, in provincia di Pisa, ove venne rinchiuso in una gabbia).
E’ il prezzo che gli fu imposto di pagare
proprio per aver amato l’Italia e osservato con interesse il risveglio dell’Europa. Il Poeta sentiva l’esigenza di un rinnovamento che non si limitasse ad una sterile esercitazione retorica di gioventù, ma che costituisse le basi di una vita vissuta e non vegetata: quindi pulizia interiore, eliminazione dei falsi miti delle ideologie surrogati degli ideali: «Finché non hai chiarito il tuo pensiero dentro di te stesso, non puoi comunicarlo ad altri. / Finché non hai messo dell’ordine dentro di te stesso, non puoi essere elemento d’ordine nel partito.»

Giacinto Auriti, elabora una nuova teoria filosofica sul giudizio di valore “come rapporto tra fasi di tempo” che lo condurrà alla scoperta del “valore indotto” della moneta. I due personaggi, che non si sono mai incontrati, sono uniti da una profezia contenuta nei versi 101-102 dell’

Inferno, ove il poeta, dopo aver parlato della lupa che gli impediva il cammino, annunciava la venuta di un Veltro “che la farà morir con doglia”. La “lupa” per Pound è l’ usurocrazia, contro la quale lotta per una nuova concezione di vita. Lavoro e usura è il titolo di una raccolta di saggi scritti dopo la seconda guerra mondiale, sul frontespizio si legge “Bellum cano perenne, tra l’usura e l’uomo che vuol fare un buon lavoro”. Pound ha capito che la moneta non è una merce ma l’espressione di un accordo, di una convenzione, per cui il credito deve essere affidato non già alle banche ma allo Stato, che lo garantisce con l’onestà e il lavoro dei suoi cittadini. «Il tesoro di una nazione è la sua onestà.» E nei “Cantos” esprime il pensiero sull’usura: «Con usura nessuno ha una solida casa / di pietra squadrata e liscia / per istoriarne la facciata, /(…) / Carogne crapulano / ospiti d’usura. » (Contro l’usura, Canto XLV)

Ezra Pound pone cinque domande alle quali non aveva mai risposto nessuno: moneta, credito, interesse, usura e circolazione; Giacinto Auriti dà, in questo saggio, risposte precise. Una continuità ideale che li unisce nella scuola degli economisti eretici. “Chi crea il valore della moneta – dice Giacinto Auriti – non è chi la stampa ma il popolo che l’accetta come mezzo di pagamento”, sono però i banchieri, i grandi usurai che si appropriano del valore monetario, usandolo come mezzo di dominazione ed imponendo all’umanità il signoraggio del debito. Ed ecco allora la geniale soluzione del problema:

La proprietà popolare della moneta, che restituisca al popolo il maltolto dei valori monetari che esso crea. L’auspicio è che siano i governi a gestire l’emissione monetaria ed a ripartire gli utili, come diritto di cittadinanza, a tutti i cittadini.

I due studiosi, il Poeta americano, nato da genitori quaccheri e puritani, e il Giurista abruzzese, tradizionalista e cattolico, sono entrambi gratuitamente osteggiati dal culturale di moda, plagiato nell’accezione mistificante dei signori dell’usura. Ezra Pound, a nostro parere, non si distacca mai sentimentalmente dall’America contadina, ma è affascinato dalla forza creativa ed innovatrice della guerra del sangue contro l’oro, che crea nuove fiorenti città ove prima allignava malaria, pestilenza e morte.

Tra i tanti cultori delle teorie di Auriti vi sono anche uomini di sinistra, che in virtù di quelle teorie cominciano a sperare in un avvenire affrancato dal signoraggio della grande usura. Come lo stesso Auriti ricorda, in Lavoro e usura Pound scrive: «il dieci Settembre scorso passai lungo la Via Salaria oltre Fara Sabina e dopo un certo tempo entrai nella repubblica dell’Utopia, un paese placido giacente fuori dalla geografia presente.» In nota Pound soggiunge: «Io avevo scritto: “Utopia, un paese placido giacente ottant’anni a Est di Fara Sabina”.» Poiché in questa frase coincidono una dimensione spaziale ed una temporale, va posto in evidenza che ad Est di Fara Sabina è nato a Guardiagrele il SIMEC, definito dai monetaristi come moneta poundiana,

proprietà del portatore(e non della banca), ottant’anni dopo la nascita delFascismo (1921-22). E Guardiagrele sta ad Est di Fara Sabina. La profezia di Pound si è puntualmente verificata. Potrebbe essere il segnale della rivincita del sangue contro l’oro.

A margine del SIMEC è riportata un’antica frase della saggezza abruzzese: “Non bene pro toto libertas venditur auro” (Non è bene vendersi la libertà per tutto l’oro del mondo) che riecheggia l’insegnamento di Pound: «Il tesoro di una nazione è la sua onestà.» Si comincia a sperare…

 

Marino Solfanelli

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