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Dixie

Post n°55 pubblicato il 13 Gennaio 2016 da azzurraio26

I fari delle macchine illuminavano i suoi occhi ma, quello che era impressionante era la sua espressione: del nulla. Aveva due occhi grandi, forse anche per via del dimagrimento di quei giorni, forse erano un paio di settimane che non mangiava, chi puo' dirlo con certezza, fatto sta che al bordo della strada una macchina si fermò..Stavano parlando fra di loro, tre uomini, uno dei quali rideva e un altro parlava al terzo occupante dell'auto.Non ne fu molto contento, conosceva il mondo degli umani, non tutti erano buoni, creature molto strane pensò..Come non ricordare quella che credeva essere la sua famiglia, con loro aveva fatto anche vari viaggi, i primi tempi erano stati i bambini a prendersi cura di lui, piccino e poi cerano state le vacanze al mare, la signora anziana, così dolce che lo prendeva sempre in braccio e con lei andava dentro l'acqua, nel mare. La spiaggia era piccola ma, si poteva correre e saltare, la signora rideva e lo incoraggiava. Che giorni. Poi lei non la vide più..Il suo odore era inconfondibile, sapeva di buono, come di pane; qualche giorno prima che lei sparisse, il papà dei bimbi chiaccherava più spesso del solito con la donna, dove tutti insieme si sedevano, intorno alla tavola, li sentiva parlare più animosamente quando i bambini non erano in casa, quando la luce entrava dalle finestre ed era forte e bianca per gli occhi.Sentì alla fine una sola parola, che a lui sembrò che avesse un bel suono, credeva, ma col tempo si convinse che era una parola malvagia. Ospizio..., dopo qualche giorno la vecchia signora non si fece più vedere e finirono i giochi sulla sabbia e nell'acqua.I ricordi si fanno sempre più sbiaditi, vede uno degli uomini, quello accanto al guidatore che apre la portiera della macchina e china la testa quasi per terra e dalla bocca ne fuoriesce del liquido e pezzi di un qualcosa, sente che quelli che stanno con lui sono allegri, ridono e con la musica che rimbomba nel buio della notte gli dicono che non è il caso di prendersi un altro problema, che a casa di sicuro i suoi non gli fanno tenere nemmeno un criceto, tantomeno un cane, pure di taglia media.Lo scuotono, gli chiedono sempre ridendo come sta, se la sbornia le sia passata, lui non risponde. Mi accorgo che cerca di chiamarmi, strano, molto strano, con molta dolcezza, le ritorna in mente lei, quella che sapeva di pane, di carezze, di passeggiate in campagna o dietro il campetto sportivo. L'uomo si avvicina e accarezzandolo dice: se mi mordi, ti uccido.Io non ho mai morso nessuno anzi, ricordo che una volta, la figlia, si.. la femmina dei bambini mi morse a un orecchio e poi con il fratello risero tantissimo e così ogni volta che mi vedevano...non ci facevo caso anzi, pensavo fosse normale, non avevo sentito nemmeno tanto male, avevo creduto che era un modo affettuoso, un modo per comunicarmi che ero uno di loro.Però capì che era qualcosa che non si faceva. Quando la bimba prese le sculacciate, lui penso che, doveva stare molto attento e usare i denti, e solo quando gli davano la ciotola col cibo.L'uomo che lo prese in macchina, gli altri lo chiamavano Fabrizio, si chinò su di lui, mentre sentiva che singhiozzava e piangeva, una cosa che gli uomini aveva imparato, fanno quando soffrono e hanno tanto dolore...dopo un bel pò di curve, semafori e salite, la macchina si fermò davanti a uno squallido palazzo a quattro piani si girò e poco più in là vide che come quella, di abitazioni ve ne erano tante; era un quartiere periferico e le case venivano chiamate dagli umani, case popolari.Fabrizio barcollando prese in braccio il cane e senza salutare gli altri due, che stavano sempre a ridere e adesso si erano messi pure a cantare a squarciagola arrivò al pianerottolo. Era un ragazzo di 22 anni ma, anche se magro era muscoloso e forte. Cercava qualcosa nella tasca del pantalone e mentre metteva la chiave nella serratura la porta si aprì: comparve una donna, non giovane e nemmeno bella, chiamò il ragazzo per nome, come fosse suo..come se le appartenesse e lui capì che il ragazzo era nato da lei, e lei era la sua mamma. Vide gli occhi della donna guardarlo dentro ai suoi occhi e vide due occhi stanchi, assonnati ma, privi di cattiveria. Fabrizio disse alla donna che si sarebbe occupato lui del cane,e lei, la mamma sorrise senza credergli troppo e disse qualcosa che aveva un suono di buono, di grande e capì che aveva trovato un amico buono e una casa meno bella ma più accogliente e ospitale.Benvenuto Dixie, compagno fedele che ci hai onorato con la tua presenza e col tuo affetto.

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