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Quanto sono belli i treni danesi

Post n°81 pubblicato il 06 Settembre 2007 da mfelix68
 
Foto di mfelix68

ovvero IC3 carrozza “silentium”

Eravamo partiti da Milano circa 36 ore prima, avevamo viaggiato sul notturno Milano-Dortmund, avevamo passeggiato per Munster, ridente località della Westfalia dove abitava, un nostro vecchio amico ed avevamo preso poi il notturno Amsterdam-Copenhagen. 36 ore, 24 in treno, di notte, 12 a terra.

Alla biglietteria di Fredericia (DK) prenotammo 4 posti sul primo IC in partenza verso nord e l’addetto ce li assegnò, comunicandoci che il treno che sarebbe arrivato 20 minuti dopo aveva parecchia disponibilità. Ci meravigliamo del fatto che in Danimarca fosse possibile prenotare un posto su un treno già in viaggio (in Italia all’epoca –1998- era necessario prenotare con 24 ore di anticipo) e ci rallegrammo di aver trovato una coincidenza solo 20 minuti dopo il nostro arrivo; l’addetto alla biglietteria ci confermò che avremmo trovato nei 30 minuti successivi all’arrivo di qualsiasi treno, una coincidenza per qualsiasi destinazione!

All’annuncio dell’arrivo dell’IC per Frederikhavn, ci meravigliammo degli strani spostamenti della gente in attesa: nessuna calca, nessuna corsa, a gruppetti gli astanti si avvicinarono a strani segni rossi dipinti sul pavimento che riportavano strani numeri, per noi incomprensibili. Il treno arrivò sfilandoci silenzioso davanti, e quando si arrestò del tutto, le porte pneumatiche si spalancarono proprio in corrispondenza dei segni sul pavimento! Noi ovviamente non avevamo letto sulla prenotazione il numero della carrozza assegnataci ne’ il numero di posto, quindi ci guardammo in giro come allocchi avviandoci al piccolo trotto, sotto il carico degli zaini. In direzioni diverse. Notammo allora una bellissima ragazza bionda con binkenstock che ci stava chiamando in inglese dalla terza porta, la raggiungiamo e già sognando avventure da latin lovers in scandinavia scopriamo trattarsi del capotreno, che ci fece salire e ci chiese molto cortesemente il biglietto. Ci guardò stupita senza capire perché aspettavamo il treno nel posto sbagliato, visto che il numero della carrozza era scritto correttamente sia sul biglietto che sul marciapiedi; quindi ci indicò dove avremmo trovato i nostri posti.

Il treno si avviò senza scossoni e quasi senza rumori, pur essendo un complesso automotore mosso da motori diesel; una vocina anticipata da un simpatico campanello diede il benvenuto a bordo ai viaggiatori saliti a Fredericia, annunciò le fermate successive con relativi orari e principali coincidenze, informò della presenza a bordo del servizio trolley-bar.

Mentre il treno aveva preso a correre di buona lena, arrivammo ai desiderati posti, attraversanso porte a vetro scorrevoli e intercomunicanti che non ricordavano neanche vagamente i nostri lugubri passaggi tra una carrozza e l’altra. Alle pareti simpatici disegni frutto di modern design, nello scompartimento un piacevole profumo di caffè misto velluto e cera per arredi in legno; nel vestibolo una serigrafia col ritratto e la breve biografia del personaggio col quale nome è stato battezzato il convoglio su cui viaggiammo, accanto, una brochure con la descrizione del percorso del treno, le fermate le coincidenze e ritratto e biografia del personaggio col quale nome è stato battezzato l’IC su cui viaggiamo (es: complesso automotore ICS “Tycko Brahe”, astronomo, in servizio IC Copenaghen-Frederikshavn “Karen Blixen”, scrittrice).

Issiamo gli zaini sulle capienti bagagliere, fuori piove ma dai luminosissimi finestrini entra una bella luce verde blu dei campi nel pieno dell’estate; dentro una piacevole luce soffusa a soffitto e piccole luci individuali assicurano l’ideale luminosità. I sedili sono ricoperti da morbidi velluti blu che sanno di pulito, poggiatesta in panno bianco, inserti in legno lucido un po’ dovunque; tasto per reclinare e sollevare il sedile, funzionante.

Ci accaloriamo in complimenti alle ferrovie danesi ed ai progettisti di questi IC3, stiamo viaggiando su questi fantastici treni di lusso al solo sovrapprezzo della prenotazione (10 corone); che bello, quanto ci vogliono bene i danesi, fanno tutto questo per noi…

Una vecchina, seduta poco oltre che ci guardava sopra occhialini a mezza luna, si alzò, allontanandosi dal salone (6 moduli da 4 posti); poco dopo tornò a sedersi, ma continuò ad allungare il collo questa volta verso la porta d’intercomunicazione, dove poco istanti dopo apparve la bella bionda che ci accolse sul treno. Con modo quasi supplichevole, ci fece notare che eravamo seduti nello scompartimento “silentium”, dove sceglievano di viaggiare le persone che desideravano tranquillità; si scusò al posto dell’addetto della biglietteria e ci promise di impegnarsi per trovarci un posto negli scompartimenti dove era possibile parlare ad alta voce, cantare, suonare mandolini e cose simili da turisti italiani quali noi eravamo…

Vergognandoci di noi stessi chiedemmo scusa alla vecchina e promettemmo rispetto del “silentium”, che peraltro apprezzammo molto, destinando la restante parte del viaggio ad una sonora, cioè, sommessa ronfata collettiva.

 
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