Creato da: cocchina10 il 03/01/2007
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« Origini 365 pensieri di ...Dietro la parola Africa!!! »

FAVOLE AFRICANE =)

Post n°7 pubblicato il 07 Gennaio 2007 da cocchina10

..molte volte mi sono chiesta cosa noi abbiamo in comune con le persone ke vivono in Africa…. Cosa hanno in comune i bambini…… e l’ unica risposta ke sn riuscita a darmi, oltre all’ amore ke i nostri genitori ci danno, sn le favole…..

Infatti oggi mi sn scaricata da internet alcune favole africane…..

Leggetele……….

 

L'amicizia tra la Tartaruga e l'Aquila

 

La tartaruga e l'aquila non si possono incontrare spesso: la prima trascorre il suo tempo tra le nuvole e mentre l'altra si muove sulla terra… ma quando l'aquila comprese quanto la tartaruga fosse gentile, andò a cercarla nella sua tana.

 

La famiglia della tartaruga fu contenta dell'arrivo dell'ospite e l'aquila mangiò così bene che decise di tornare altre volte, ma ogni volta che andava via, di nascosto, scherniva la tartaruga: "Ah, Ah! Posso godermi la tua ospitalità sulla terra, ma tu non potrai mai raggiungere il mio nido in cima agli alberi".

Ben presto tutti gli animali iniziarono a parlare delle visite che l'aquila faceva alla tartaruga e della sua ingratitudine.

 

L'aquila e il rospo non andavano d'accordo, perché spesso l'aquila mangiava rospi.

Il rospo decise di parlare alla tartaruga: "Amica mia, invitami a casa tua io ti dirò una cosa che nemmeno sospetti." Dopo aver mangiato, il rospo disse: "L'aquila, che tu credevi tua amica, sta approfittando della tua gentilezza, in realtà si prende gioco di te e dopo ogni visita vola via dicendo che può godere della tua ospitalità sulla terra ma tu non potrai mai godere della sua, perché il suo nido è in cima agli alberi. La prossima volta che l'aquila verrà a trovarti, chiedile una zucca, e dille che serve per inviare cibo anche a sua moglie e ai suoi piccoli."

 

La tartaruga seguì il consiglio del rospo e l'aquila, senza sospettare nulla, le consegnò una zucca. Mentre volava via era divertita e disse: "Tornerò dopo per il regalo che vuoi fare a mia moglie." Come al solito, l'aquila scherniva la tartaruga: "Ah, ah! Ho gustato il tuo cibo, ma tu non gusterai mai il mio."

 

Il rospo arrivò e disse: "Ora, tartaruga, nasconditi nella zucca, tua moglie ti coprirà con del cibo e l'aquila ti porterà a casa sua sopra gli alberi."

Al ritorno dell'aquila, la moglie della tartaruga disse: "Mio marito è uscito ma ha lasciato questa zucca piena di cibo per la tua famiglia."

 

L'aquila volò via con la zucca, contenta di sé e della sua furbizia.

La tartaruga sentiva le sue parole di scherno: "Ah, ah, ho gustato il tuo cibo ma tu non potrai mai gustare il mio."

 

La moglie dell'aquila svuotò la zucca e la tartaruga uscì dicendo: "Amica aquila, hai visitato la mia casa così tante volte che ho pensato sarebbe stato giusto ricambiare la tua visita".

L'aquila era furiosa: "Ti mangerò! Ma riuscì solo a sbattere il becco contro il guscio della tartaruga."

 

Ho visto il tipo di ospitalità che mi offri, disse la tartaruga, ti prego di portarmi a casa, perché la nostra amicizia è finita. "Tornatene a casa da sola" gridò l'aquila "Io ti butterò a terra!".

La tartaruga morse una delle zampe dell'aquila. "Lascia la mia zampa", urlò l'aquila.

"Volentieri, quando sarò a casa mia" rispose la tartaruga, e strinse ancora più forte.

 

L'aquila volava alta tra le nuvole con la velocità di una freccia. Piegò la zampa, la girò.. cercò in tutti i modi di liberarsi dalla tartaruga, ma non ci riuscì: fu costretta a portare la tartaruga a casa. Mentre volava via la tartaruga le disse: "L'amicizia richiede parità. Io ti accolgo e tu mi accogli. Dato che hai deciso di non fare così, schernendomi per la mia ospitalità, non sarò più tua amica."

 

Fiaba Senegalese
Fiabe e favole africane per bambini.

La favola del Senegal, Perchè ci sono tanti idioti

Tanto tempo fa c'erano pochissimi idioti nel mondo rispetto a oggi. Quando se ne trovava uno da qualche parte, subito era cacciato via dal villaggio. Oggi, invece, bisognerebbe cacciare via la metà del villaggio e ancora ciò non basterebbe. Ma come si spiega che ci sono in giro tanti idioti? Ecco come sono andate le cose... Un giorno tre idioti che erano stati cacciati via da un villaggio per colpa dei loro pettegolezzi, si ritrovarono ad un crocevia e dissero:
«Forse arriveremo a qualche cosa di utile se riuniremo l'intelligenza di tre teste stupide».

E proseguirono il loro cammino insieme: dopo un certo tempo, arrivarono davanti a una capanna dalla quale uscì un vecchio uomo che disse loro:
«Dove andate?».
Gli idioti alzarono le spalle e risposero:
«Dove ci porteranno le nostre gambe. Ci hanno cacciato via dal nostro villaggio per le nostre imbecillità».
Il vecchio rispose: «Allora entrate. Vi metterò alla prova».
Questo vecchio aveva tre figlie anche loro imbecilli e si dimostrò comprensivo.
L'indomani, chiese al primo idiota: «Tu, vai alla pesca!» E al secondo:
«Vai nel bosco e porta un masso legato con treccine di corde!»
Poi al terzo:
«E tu portami delle noci di cocco!»
Gli idioti presero un recipiente ciascuno, un'ascia e un bastone e si misero in strada. Il primo si fermò vicino al mare e si mise a pescare. Quando il suo recipiente fu pieno, ebbe di colpo sete; ributtò tutto il pesce in acqua e tornò a casa a bere.
Il vecchio gli domandò: «Dove sono i pesci?».
Egli rispose: «Li ho rimessi nell'acqua. Mi ha preso la sete e sono ritornato veloce a casa per bere.
Il vecchio si arrabbiò: «E non potevi bere al mare?» gli chiese.
L'idiota rispose: «Non ci ho pensato&...»
Durante questo tempo, il secondo idiota che era stato nel bosco, ma si preparava a ritornare a casa; si era reso conto che non aveva corda per legare i massi. Correva a casa appunto per cercarne una.

Il vecchio si arrabbiò di nuovo: «Perché non hai legato il tuo masso con una delle corde?». Egli rispose: «Non ci ho pensato...». Il terzo idiota montò sulla palma da cocco, mostrò alle noci di cocco il suo bastone e disse: «Tu devi buttare a terra queste noci di cocco, hai capito?»
Scese e cominciò a lanciare il bastone sul cocco. Ma non fece cadere nessuna noce. Anche lui ritornò a casa a mani vuote.
E una volta ancora il vecchio si arrabbiò: «Poiché tu eri sul cocco, perché non hai colto il frutto con le mani?».
Egli rispose: «Non ci ho pensato...».

Il vecchio seppe che non avrebbe combinato niente di buono con quei tre scemi.
Gli diede in moglie le sue tre figlie e li cacciò via tutti quanti.
Gli idioti e le loro mogli costruirono una capanna e vi vissero bene e male.
Ebbero figli tanto stupidi quanto erano loro, le capanne si moltiplicarono e gli idioti si disseminarono in tutto il mondo.

 

Il grande elefante
Fiabe africane per bambini.

La fiaba africana sul perché l'elefante è così grande

Narra una leggenda africana che, all'origine del mondo, l'elefante aveva la statura degli altri animali, nonostante ciò era il più prepotente, voleva comandare su tutti ed essere servito e riverito come un re.
Gli abitanti della savana, stanchi delle sue prepotenze, si riunirono di nascosto in assemblea e dissero:
- Non vogliamo più sopportare le angherie dell'elefante, tutti noi viviamo nel terrore, ogni protesta e ogni ragionamento non sono serviti a niente. E' ora che facciamo qualcosa per fargli capire le nostre ragioni.
Discussero a lungo fino a che, di comune accordo, decisero di dargli una sonora lezione.
Invitarono il prepotente in un'ampia radura dove gli avevano apprestato un ricco banchetto per abbonirlo e per tenerlo occupato.

L'elefante aveva accettato ben volentieri, tutto contento di essere così ossequiato; mentre era assorto a gustare il pranzo, gli animali lo circondarono e cominciarono a dargli tante botte con le zampe e con le corna sino a gonfiarlo tutto, da capo a piedi!
Il malcapitato, alquanto malconcio, andò a tuffarsi nel vicino fiume per dare refrigerio alle tante ferite che aveva sul corpo.
Gli ci vollero parecchi giorni per guarire e, quando i dolori furono passati e le piaghe rimarginate, l'elefante, specchiandosi nell'acqua del fiume, vide che il suo corpo era rimasto tutto gonfio, enorme, pesante! Soltanto le orecchie erano rimaste come prima e certamente non facevano bella figura in quel suo grande testone!
Era diventato il più grande animale della savana, ma il suo potere era finito!

Ora non avrebbe più potuto comandare nemmeno sugli animali più piccoli perché la sua grande mole avrebbe ricordato a tutti la lezione avuta nella radura.
E fu così che l'elefante, da quel giorno, prese a camminare con le orecchie abbassate… per la vergogna.

Fiaba africana.

FAVOLA SUDAFRICANA

Tanto tempo fa, la Luna, che muore e rinasce ogni quattro settimane, disse un giorno alla lepre:
- Va' e annuncia agli uomini che come io muoio e nasco di nuovo, anch'essi moriranno e rinasceranno. Purtroppo la lepre, nel riferire alla gente il messaggio della luna, fece una gran confusione. E infatti disse: - Come io muoio e non torno un'altra volta in vita, anche voi morirete e non rinascerete più. Quando la lepre fu di ritorno, la Luna le chiese che cosa avesse detto alla gente.
- Ho detto così: come io muoio e non torno un'altra volta in vita, anche voi morirete e non rinascerete più.
- Ma perché hai detto una cosa simile? - gridò la Luna infuriata. Le tirò addosso un bastone, la colpì sul muso e le spaccò il labbro.

La lepre fuggì via e da allora ha sempre avuto il labbro spaccato.
E gli uomini, da quel tempo, muoiono e non rinascono.

(Sud Africa)

Fiaba africana, Sud Africa.

La Giraffa vanitosa
Fiabe africane per bambini.

La giraffa vanitosa
(una favola etnica proveniente dall'Africa)

Ai limiti di una grande foresta, in Africa, viveva tra gli altri animali una giraffa bellissima, agile e snella, più alta di qualunque altra. Sapendo di essere ammirata non solo dalle sue compagne ma da tutti gli animali era diventata superba e non aveva più rispetto per nessuno, né dava aiuto a chi glielo chiedeva. Anzi se ne andava in giro tutto il santo giorno per mostrare la sua bellezza agli uni e agli altri dicendo: - Guardatemi, io sono la più bella. -

Gli altri animali, stufi di udire le sue vanterie, la prendevano in giro, ma la giraffa vanitosa era troppo occupata a rimirarsi per dar loro retta. Un giorno la scimmia decise di darle una lezione. Si mise a blandirla con parole che accarezzavano le orecchie della giraffa: - Ma come sei bella! Ma come sei alta! La tua testa arriva dove nessuno altro animale può giungere... - E così dicendo, la condusse verso la palma della foresta.

Quando furono giunti là, la scimmia chiese alla giraffa di prendere i datteri che stavano in alto e che erano i più dolci. lì suo collo era lunghissimo, ma per quanto si sforzasse di allungarlo ancor di più, non riusciva a raggiungere il frutto. Allora la scimmia, con un balzo, saltò sul dorso della giraffa, poi sul collo e finalmente si issò sulla sua testa riuscendo ad afferrare il frutto desiderato. Una volta tornata a terra, la scimmia disse alla giraffa: - Vedi, cara mia, sei la più alta, la più bella, però non puoi vivere senza gli altri, non puoi fare a meno degli altri animali.

La giraffa imparò la lezione e da quel giorno cominciò a collaborare con gli altri animali e a rispettarli.

 
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