Illusioni

La verità è come un lago profondo che ti avvolge e ti circonda. E' profonda. Ma le sponde sono lontane. Devi nuotare. E sei solo.

Nessuno ti aiuta quando ti immergi in essa. Ti puntano il dito. Perchè la verità fa male. E fa paura.

Come le profondità del lago.

Ed è lì la sua bellezza.

Illusioni, si. Tutte quelle che ci attraversano passo passo, in questo cammino che spesso non riconosciamo. Illusioni, come quelle che ci colgono nella notte. Tra i rumori ovattati di un sonno che strilla e il respiro affannato di chi non sa più vivere.

Respiro l'aria assonnata di questa giornata. Si invola nel cielo solo la nota distorta di una chitarra lontana. Non ho chiesto io di essere qui. Sono comparso. Semplicemente... Tutt'intorno è un fervore di luci e movimento che non comprendo. E con le mani in tasca osservo. Senza che ragione spinga il mio pensiero.

Vibra. Di pensieri oscuri e assurdi universi. Entrano ed escono senza filtri, come occupanti silenziosi e non invitati. Tento di non guardare, ma non si fugge da loro. Allora mi tappo le orecchie, chiudo gli occhi, per non sentire e non vedere. Ma ne sento l'alito. Che pastoso si insinua...               Entità maligna... E fuggo. Non importa dove. Lontano da qui...

Incauto, muovo passi senza che oscurità mi fermi. Lascio indietro domande che hanno il sapore acido di speranze disattese. Davanti ho il nulla che mi aspetta, fatto di luoghi mai visti, parole mai sentite, evanescenti realtà senza dominio.                            Bivaccherò qua e là, nel mondo etereo delle parole, ascoltando il rumore di un fiume che non si ferma mai.           Incauto, si, e forse più sereno.

Tu. Figlio del vento. Che d'alba ti dipingi. E tramonto t'inebria. Mentre notte ti chiama.

Tu. Tra le stelle t'innalzi. E di sogno t'incanti.

Tu.

Immagine increspata sullo specchio d'acqua.

Il lungo ponte è vuoto. Nessuna anima in cammino. Ho un passo lento, ma non timoroso. Oltre la porta dell'infinito avrò altri pensieri. E ricordi sottili, come ragnatele lontane. C'è luce dolce qui e odore di campi di grano. Il tumulto è ormai lontano. E più non tornerà.

Note di luce diffusa. Il letto è caldo. Il rintocco leggero delle campane mi riporta indietro, ai miei passi lontani. I primi. Gioia e senso del meraviglioso.

Silenzio, ora. Ascolto il mio battito. Tace anche lui. Il ricordo scivola, come un'ombra diafana, tra le pieghe di un vecchio calendario. La brace arde già. Inspiro il fumo e mi quieto. Nel letto la mia notte solitaria si desta. Ed incantata si muove.

Osservo il nulla sulla mia pelle. Ma non è vero. Non è nulla. Ci sono sensazioni lontane e parole e pensieri. Si muovono.

Silenzio. Il debole frusciar degli alberi.