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Beatus Alanus de Rupe, B. Alain de la Roche, il Beato Alano della Rupe

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OMELIA III DOMENICA DI AVVENTO ANNO A, 15-12-2013

Post n°69 pubblicato il 15 Dicembre 2013 da beatoalano
 

La vita di San Giovanni Battista che fin dal grembo della madre ha esultato di gioia per la venuta di Cristo (Lc.1,43), ne annuncia la venuta come uno “di cui non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo” (Gv.1,27). Egli vide lo Spirito Santo scendere su Gesù, e udì la voce del Padre, e chiamò Gesù “l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”. Egli poi dirà: “Chi possiede la Sposa è lo Sposo. Ma l’amico dello Sposo, che è presente e lo ascolta, esulta di gioia alla voce dello Sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere ed io diminuire” (Gv 3,29-30).

L’Avvento ricorda a tutti di fare del tempo un canto di gioia oggi che lo possiamo fare, prima che il carcere della vita serri per sempre il canto del nostro giubilo. Scrive Qoelet: “Ricòrdati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i giorni tristi e giungano gli anni di cui dovrai dire: -Non ci provo alcun gusto-, prima che si oscuri il sole, la luce, la luna e le stelle e ritornino le nubi dopo la pioggia; quando tremeranno i custodi della casa e si curveranno i gagliardi e cesseranno di lavorare le donne che macinano, perché rimaste in poche, e si offuscheranno quelle che guardano dalle finestre e si chiuderanno le porte sulla strada; quando si abbasserà il rumore della mola e si attenuerà il cinguettio degli uccelli e si affievoliranno tutti i toni del canto; quando si avrà paura delle alture e degli spauracchi della strada; quando fiorirà il mandorlo e la locusta si trascinerà a stento e il cappero non avrà più effetto, poiché l'uomo se ne va nella dimora eterna e i piagnoni si aggirano per la strada; prima che si rompa il cordone d'argento e la lucerna d'oro s'infranga e si rompa l'anfora alla fonte e la carrucola cada nel pozzo e ritorni la polvere alla terra, com'era prima, e lo spirito torni a Dio che lo ha dato.

Vanità delle vanità, dice Qoèlet, e tutto è vanità” (Qo. 12,1-8).

San Giovanni Battista, dopo una vita eroica nella penitenza e altissima nella contemplazione vive gli ultimi giorni della sua vita nella dimenticanza totale della sua missione, e saranno i suoi discepoli ad aiutarlo nell’ultima fase della vita raccontandogli le gesta di Gesù (questa condivisione è stata poi presa dalla Madonna quando nel medioevo fondò la Confraternita del Rosario, dove i meriti di ciascuno vanno a tutti, e così anche chi non può più pregare, magari perché anziano o malato viene rivestito di preghiera dagli altri). Eppure, per Gesù, la figura di Giovanni Battista non è cambiata: nonostante avesse dimenticato la sua missione, per Gesù è sempre il più grande tra i figli di donna (questo ci svela il senso del IV Comandamento che non dice: onora il figlio e la figlia, ma: onora il padre e la madre, perché essi invecchiano e diventano più deboli e i giovani entrano nella maturità della vita).

Approfitta anche tu del tempo che ti è stato concesso oggi, costruendo, imparando a pregare, tessendo con coraggio l’arazzo che sarà splendente nel giorno della tua santità in Cielo. Madre Teresa di Calcutta diceva: “E’ Natale ogni volta che permetti al Signore di amare gli altri attraverso di te”. Questo è l’amare per Amor di Dio: fare del tempo della vita una possibilità di cantare a Dio e illuminare il mondo del Suo Amore, proprio come la luna che riflette la luce del sole e rischiara il buio della notte. E’ in questo servizio che si consuma la gioia di appartenere al Signore. Non aver paura a spargere i semini d’Amore di Dio lungo il sentiero del quotidiano, non aver timore a dispensare il tuo sorriso su ogni forma di povertà. Ricordati di dispensare il tuo sguardo sui poveri che sono i privilegiati della luce del Natale, eppure di questa luce oggi sulla terra siamo noi le torce vive che la Grazia di Dio viene ad infiammare. Forse è proprio questo il senso di questo paramento rosa così inusuale: simbolo forse proprio di quella luce che si deve accendere in noi a partire da questa domenica, per accendere le luci del Natale ovunque manca il sorriso, ovunque regna la tristezza; ovunque le droghe di ogni genere rendono cupa la vita, dovunque manca il mordente del domani. Ricordati dei tuoi cari, dei più piccoli e dei più poveri, perché un giorno ci siano altri a irradiare su di te la luce del Natale. E la gioia da trasmettere sia non la gioia mondana che nel Nuovo Testamento è detta “eufraine”, ma la gioia della grazia, che è detta “chaire”, la Gioia di Maria Santissima all’annuncio dell’Angelo, la gioia di Giovanni Battista nel seno di Sant’Elisabetta al sentire la presenza di Gesù nel Seno di Maria, la gioia dei pastori e dei Magi al vedere Cristo Bambino tra le Braccia della Sua Santissima Madre. Il Bambino accende la gioia della grazia col Suo Sorriso, che ci svela il Sorriso di Dio ed il Suo Amore tenerissimo. Aiutiamoci l’un l’altro a vivere la gioia dell’incontro con il Dio Bambino nella Santa Notte del Natale, perdonandoci di cuore, e volendoci sinceramente bene.

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