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Sogno di una notte di inverno inoltrato (1)

Post n°168 pubblicato il 15 Novembre 2009 da And_But_Not_The_End

Quante volte.

Quante volte a sera sei tornato a letto chiedendoti perchè.

Hai amato, tanto.

Sei stato sincero, sempre.

E non hai mai tradito, proprio mai.

Eppure ogni volta sei stato tu a troncare, sempre e solo tu, incapace di accettare che qualcosa non aveva più nulla da offrire, incapace di arrestarti, di fermare le tue mire, le tue pulsanti brame su qualcosa che vedevi ancora più in là di dove sei ora.

Vuoi sempre di più e non sei capace di accontentarti.

E a modo tuo odiavi le Lei di ieri, le Lei di oggi, sicuramente anche le Lei di domani.

Perchè cercavano il compromesso, quel compromesso che tu hai sempre odiato.

La vita è bella, la vita è una sola, la vita va vissuta; questo dicono tutti, ma poi?

Poi rifiuti di gettarti a capofitto in qualcosa che vuoi, scegli una vita normale, quella che tutti si aspettano da te, lavoro, soldi, ventiquattrore, il capo che ci prova con te, il collega timido, appena arrivato, che ti porta il caffè e non riesce a nascondere che ti sta guardando le gambe.

Anche io te le sto guardando, mi piacciono, sono belle, non riuscirei mai a non guardartele, non lo nascondo affatto.

Guardami a tua volta, magari non le gambe, perchè le mie, in fondo, non hanno proprio niente per cui essere viste.

Ogni giorno, oggi come ieri come domani, sempre con la valigietta, sempre con il capo, sempre con il lavoro.

Torni a casa, getti i vestiti sul divano, prendi qualche scatoletta dal frigorifero, perchè non hai voglia di cucinare, ti guardi allo specchio e pensi che sei proprio stanca, sciupata, che non sei più la donna cui tutti correvano dietro al liceo, quella adorata e sognata dai ragazzi in esplosione ormonale, tiri fuori dal cassetto e indossi ancora quella maglietta bianca e verde che ti avevo regalato io - era mia -, quasi per ricordarti chi eri, quando ancora non avevi un futuro da inseguire.

Ora ce l'hai e vivi nell'incubo costante di perdere tutto, di salire in alto e poi accorgerti che dopo quel piccolo tratto in salita, dietro quella piccola cunetta nel percorso, potrebbe nascondersi una discesa inesorabile.

Non sali più sulle montagne russe perchè hai paura, soffri di vertigini e più vai in alto più non vuoi guardare oltre, più vuoi fermarti e accettare quello che hai già.

Proprio come me, anche io soffro di vertigini, ma io no.

Io su quel vagoncino giallo ci sono salito per 9 volte a fila, mi sono sentito male, ma poi ci ho riso per giorni interi.

Perchè nella vita io non voglio compromessi, non voglio rinunciare a niente, perchè avere paura è la normalità, avere paura è vita, nessuno sarà mai certo di cosa gli succederà domani, ma paura o no, la cosa importante è che succeda qualcosa, qualcosa che tu vuoi, qualcosa che tu hai scelto.

Quella sera, tornando a casa, passai ancora una volta per la solita via, il solito parco, il solito pallone abbandonato ai lati del campo, i soliti mendicanti che cercano un posto dove dormire.

Eppure un tempo era diverso.

Ripensai a Lei, perchè Lei sì che era diversa, non avevo mai capito il perchè tra noi fosse finita, sapevo solo che erano anni ormai che non la sentivo più, pur parlandoci costantemente, ogni giorno, nei miei sogni e nei miei desideri rimasti insoddisfatti.

Certe volte, anzi, molto spesso, la vita ti lascia senza un perchè, o forse tu non sei sufficientemente pronto, sveglio, da accorgerti che quel perchè era lì e tu non ti sei voltato in tempo per leggerne il contenuto.

Io non sono mai stato molto sveglio, o meglio, sveglissimo, sempre, ma nel mio mondo fatto di sogni, fatto di un oggi che non vuole mai finire, di un domani che non deve mai cominciare.

Perchè adesso tu sei qui, con me.

Non andartene via.

Aspetta ancora un po', io voglio stare ancora con te.

Appoggiai la testa sul cuscino, girandomi, come sempre, verso il muro.

Ripensai a quella maglietta, bianca e verde, a quanto ti stava bene quando eri con me, quando vicino a quel muro c'eri tu, perchè avevi paura di stare sul bordo.

In quel momento, in quei momenti, in quell'oggi, non c'erano perchè.

Non c'erano ragioni.

Non c'erano pensieri, problemi, tormenti, domande.

Non c'era futuro, non c'era un lavoro da trovare, soldi da portare a casa, cane da portare a spasso, il mangime da dare al pesce rosso, rifare i letti, cavolo il frigorifero è vuoto, le scatolette sono finite, e allora corri a fare la spesa.

Non c'era la crisi, non c'erano morti, non c'erano genitori, parenti che litigano, non c'erano eredità da incassare, processi cui testimoniare, non c'era l'odio di chi non sa più come guardarti, non c'era la pressione di dover essere qualcuno.

Non c'era niente.

Perchè tutto quello che c'era, era una piccola figura rannicchiata alla mia, mmh, destra?

Non sono mai stato capace di distinguerle.

E in quel Tutto che mi sorrideva, si avvicinava  e mi dava un bacio, prima di richiudere gli occhi - e darmene un altro -, c'erano tutti i perchè della mia vita.

Gli unici, cui stasera avrei voluto dare un'esauriente risposta.

[continua...]

 
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