La via del ritorno

Forza di gravità, ti odio

Questo non è un post scontato e immagino che sarà comprensibile solo a pochi. Ma ci sono cose che per me sono importanti, di cui però si parla poco. E quando se ne parla, si tendono a ripetere a pappagallo le stesse risposte.

Tanto per cominciare, nessuno di voi si trova a litigare con la forza di gravità? Siete tutti a vostro agio nello stare attaccati giorno e notte a una palla che gira? A dover controllare in ogni istante che le cose non vi cadano dalle mani e si rompano, a non versare nulla e macchiarvi la camicia o il pavimento, a non cadere voi stessi? A non poter spiccare un balzo e volare? Eh, già, me l'immagino, risponderete che questa è la normalità, che siamo cresciuti così e ormai non ci facciamo più caso, è scontato che dobbiamo stare attenti, ci viene naturale. E bisogna rassegnarsi a non poter volare, non siamo uccelli. Se proprio proprio possiamo fare parapendio, bungee jumping, prendere un aereo o buttarci giù con un paradute.

E se non fosse così scontato? Ma davvero questo è l'unico modo di vivere?

Ed ecco che arriva la successiva risposta scontata: ma se non ci fosse la forza di gravità ci troveremmo come nello spazio, a fluttuare nell'aria, e così tutti gli oggetti. E le cellule morte della nostra pelle galleggerebbero come succede nelle stazioni spaziali. Sai che bella cosa.

Sono d'accordissimo. Infatti non è questa l'alternativa a cui pensavo.

L'alternativa va cercata aldilà di questo corpo fisico, quando non vivremo più in un ambiente dominato da palle che girano e che fanno girare le palle. Cioè quando saremo "morti". Che non saremo in realtà morti, ma questo corpo sì.

Che poi, torniamo un attimo indietro al discorso del paracadute e agli altri mezzi per volare: ma mentre cammino (cosa per me molto più frequente che buttarmi giù da un pendio), se voglio passare sopra a tutti quelli che vengono in senso contrario o che mi ritrovo comunque in mezzo ai maroni, come cazzo faccio a farlo? E anche se riuscissi a farlo, mettiamo con un jetpack, come mi guarderebbero? Attirerei ancora più attenzione di quanta ne volessi evitare. Ci vorrebbe anche il dono dell'invisibilità, e qui le cose che non possiamo fare si allargano.

Ok, l'alternativa. È da quando avevo diciott'anni, cioè quasi quarant'anni fa, che l'ho trovata. Per questo, per me, scontato sarà semmai il modo di vivere nell'aldilà, non questa giostra di palle che girano.

E a questo punto mi pare di sentire tante mani grattarsi i capelli. Eh, già, perché, cosa ne sappiamo noi di come sarà la vita quando saremo morti? Non sappiamo nemmeno se ce ne sarà una, figuriamoci sapere nei dettagli come sarà. Ma ve lo siete chiesti, almeno? O vi accontentate di essere fiduciosi che starete bene, in qualunque modo ciò avverrà? Beh, io sono più curiosa. Magari credete che staremo leggeri su delle nuvole, secondo le iconiche immagini di certe religioni. Ah, lì vi ho beccati, allora siete d'accordo che dopo morti non ci sarà la forza di gravità? E allora ci ritroveremo come nello spazio? Fluttueremo nell'aria? E che dire degli oggetti, fluttueranno anch'essi? Ah, ma non ci saranno oggetti, risponderà qualcuno. I più cool, quelli che masticano new age tutto il giorno e sanno come stanno le cose, diranno che saremo immersi nell'amore, saremo amore, saremo il tutto. Beh, magari avete saltato qualche passaggio.

Comunque, sarete d'accordo anche voi che la vita su queste palle che girano è cosa strana. Sì, cari, lo so che è un'esperienza, e proprio perché riesco a guardarla da un'altra prospettiva posso apprezzarne meglio la peculiarità. Non che mi entusiasmi, ma, come tutte le esperienze, potrò dire di averla fatta anch'io: "Io, su quella palla, c'ero!"

La prossima volta, se ne avrò voglia, dopo aver forse stuzzicato la vostra curiosità, parlerò dell'alternativa alla forza di gravità che pare attenderci.