Creato da Margherita281028 il 29/07/2008

ArteNet bacheca

Mostre, brevi viaggi d'arte, articoli, poesie, racconti, un po' di musica e qualche approfondimento

 

 

« LETTERE A TACITOSAN CASCIANO IN VAL DI PESA »

I RACCONTI DI LUISA

Post n°41 pubblicato il 20 Luglio 2009 da Margherita281028

Grazie a Luisa Lipparini Leonardi per avermi inviato alcuni dei suoi racconti

  

   UNA VACANZA NEL CILENTO

Dopo aver sostato nella costa amalfitana, dove abbiamo ritrovato i luoghi del nostro viaggio di nozze, in un assolato pomeriggio siamo saliti su una classica "barca cilentana" e un loquace nocchiero ci ha condotti alla Grotta Azzurra di Capo Palinuro.
Oggi visitiamo l'antica Paestum e subito ci troviamo al cospetto dei magnifici e grandiosi templi.
Li guardo ammirata e provo una grande emozione mentre la guida ci dice che sono gli unici al mondo ancora così perfettamente conservati.
Mi guardo attorno e noto che il sito è posto in una piana fra il dolcissimo verde degli ulivi, mentre le montagne, che lo circondano a ventaglio, lo proteggono da lontano. Tutto intorno aleggia un piacevolissimo venticello che a sera si sposa con la brezza del mare.
Respiro a pieni polmoni per assorbire dentro di me un po' di questa aria di eterna giovinezza, quando la guida ci mostra una piscina dove nell'antichità, una volta all'anno, veniva celebrata una festa in onore di Venere Afrodite.
Vi partecipavano tutte le donne sposate che desideravano propiziare la maternità e l'amore.
Giungevano reggendo nelle mani ceste di rose e, accompagnandosi con canti, si disponevano in processione. Scendevano nella piscina reggendo la statua della Dea, la coprivano di petali di rose per poi immergerla nell'acqua dove esse stesse si purificavano.
Anch'io mi sento una di loro e partecipo alla cerimonia, anch'io indosso una lunga tunica e ho rose intrecciate nella veste e nei capelli; poi mi purifico alle sacre acque ed esco stringendo tra le dita il capo di un nastro che mi unisce alla compagna che mi precede.
Ora formiamo un grande cerchio e diamo inizio alle danze tenendoci per mano.
La prima è "KOS", danza di saluto e di benvenuto; poi "MIKONOS", che rappresenta la processione con l'uccisione del toro sacrificale (serve ad esorcizzare le paure antiche e presenti).
Intanto la musica si fa sempre più intensa e coinvolgente e risveglia tutta l'energia ancora assopita.
Man mano che la notte avanza, il cerchio si allarga e i passi si fanno più liberi e concitati.
Ora i nostri piedi nudi battono freneticamente la terra, le tuniche -ormai asciutte- volteggiano nell'aria, il fuoco acceso nel centro del cerchio illumina a tratti i nostri visi felici e le nostre braccia, adorne di bracciali, tintinnano mentre i nastri che reggiamo in alto si allargano, si avvicinano, si sfiorano, si intrecciano......
Improvvisamente risuona la voce di mio marito:
- Luisa, vieni, la comitiva si sta allontanando.....
- Scusami, mi ero distratta un attimo......
- Domani ti piacerebbe andare alla Certosa di Padula?

 

VISITA ALLA CERTOSA DI SAN LORENZO A PADULA

E' una bella mattina di giugno quando, insieme ad una allegra comitiva di amici, mi reco alla Certosa di San Lorenzo nel ridente paesino di Padula.
La nostra guida ci spiega che la Certosa fu fondata nell'anno 1306 da Tommaso Sanseverino Conte di Marsico il quale, appena sancito il contratto di fondazione, ne fece dono ai Monaci Certosini.
Pare che tanta generosità fosse dettata da motivi politici, ma anche dalla necessità di bonificare i territori circostanti liberandoli dalle paludi e rendendoli agibili come territorio di collegamento fra il regno di Napoli e le Calabrie.
I Monaci Certosini, che seguivano la regola "ora et labora", avevano la grande capacità di inserirsi nel tessuto sociale della popolazione dei territori da loro amministrati ed erano specializzati nella bonifica dei luoghi paludosi.
La guida continua a fornirci notizie sulla Certosa mentre attendiamo il nostro turno per poter procedere nella visita; ma io sento la necessità di allontanarmi un po' dalla comitiva per seguire i miei pensieri.
Immagino di trovarmi nella Corte Esterna in una mattina di settecento anni fa:
E' l'alba; una torcia è ancora accesa al centro del grande cortile, il monaco portinaio arriva scuotendo una campanella, si avvicina al portone di ingresso e lo apre con una enorme chiave di ferro; saluta i pellegrini che, ritemprati da un buon pasto e da un buon riposo, sono ansiosi di riprendere il loro viaggio approfittando dell'aria fresca del mattino.
Ora cominciano ad arrivare i commercianti accompagnati da servi e muli carichi di enormi sacchi di grano che al mulino verrà macinato e trasformato in farina; portano anche formaggi, erbe, uva e tutti i prodotti dei campi che verranno lavorati nelle botteghe poste ai lati della Casa Bassa.
Arrivano anche le donne, che recano sulla testa ceste di uova o anfore contenenti vino.
Un menestrello suona uno strumento, poi improvvisa uno spettacolo, ma la sua voce si perde nell'aria.
Oggi c'è un grande fervore perché al porto sono giunte dall'Oriente alcune navi cariche di tessuti, tappeti, legni pregiati, specchi, madreperle e spezie. Tutti questi materiali sono stati caricati sui carri trainati da forti muli ed ora entrano nella corte che si trasforma in una grande piazza piena di colori, di suoni, di odori, di commercianti e di curiosi.
Alcuni giovani scelgono un piccolo spazio per sistemare un tappeto su cui dispongono monili e incensi, che faranno la gioia delle dame che li riceveranno in dono.
Il sole illumina questa Babele colorata di uomini e animali, quando nella piazza irrompe un drappello di cavalieri che accompagnano un nobile prelato. E' un personaggio importante ed atteso che viene accolto con grande deferenza e fatto entrare nella Domus Alta, mentre i servi si prendono cura dei cavalli e li conducono nelle stalle dove avranno acqua, fieno e verranno spazzolati e ferrati.
Ora anche noi entriamo, seguiamo il prelato nel Chiostro della Foresteria dove le belle camere hanno i muri dipinti e i soffitti a cassettoni.
Chiostro della ForesteriaLa guida mi richiama alla realtà ricordandomi che un tempo questo luogo era riservato alla clausura e, naturalmente, era interdetto agli estranei e alle donne.
Bene, per fortuna a me oggi è concesso di entrare!
Accediamo alla chiesa attraverso un magnifico portale in cedro del Libano completamente intagliato con rosoni e lettere greche; anche il coro, molto bello, è lavorato ad intarsio, ma io penso ai monaci che -al suono di una campanella- dovevano essere pronti a recarsi in chiesa di giorno e di notte dove restavano inginocchiati per lunghe ore per pregare, ascoltare le letture dei testi sacri e....fare la confessione a voce alta davanti a tutta la Comunità.
Avevano anche la possibilità di passeggiare nel cimitero, senza mai alzare gli occhi al cielo, ma concentrando la loro attenzione su alcuni simboli disegnati sul pavimento che consentivano alla loro
mente di concentrarsi fino a connettersi con l'infinito.
Poveri monaci! Dovevano pregare, lavorare, meditare, digiunare, sempre in silenzio e in solitudine
mentre il Priore esercitava su di loro ogni potere spirituale e temporale.
Proseguiamo la visita: vediamo la Cappella del Fondatore dove è conservata la tomba del Conte di Sanseverino, poi la Sala del Capitolo e la Sala del Refettorio.
La cucina è imponente e dotata di accorgimenti che la rendono ancora oggi funzionale, ma ciò che più colpisce la mia fantasia è l'apprendere che attraverso le tubature, collegate ai rubinetti , i pastori per ben tre volte al giorno mandavano il latte appena munto ai Monaci.
Ora risaliamo e visitiamo lo splendido appartamento del Priore.
La Biblioteca, riccamente dotata, era a disposizione dei Certosini, che erano uomini di cultura e avevano necessità di leggere e studiare, ma molti libri non potevano essere consultati perchè "proibiti".
Il Chiostro GrandeEntriamo nel Chiostro Grande, veramente splendido, pieno di luce e di sole e -ubicate su tre lati- possiamo osservare le porte d'ingresso delle celle dei Monaci di Clausura.
Finalmente ci è concesso di entrare in una di esse!
E' spaziosa e comprende anche un corridoio da cui si accede ad un piccolo orto.....
Io guardo la finestrella che il monaco apriva una volta al giorno per prendere il cibo e forse in quel momento, alzando gli occhi verso il cielo azzurro, sognava di poter volare in alto insieme alle rondini che garrivano libere e felici:
Mi avvicino al tavolo dove il monaco leggeva e studiava, cerco di immaginare il suo viso austero e sereno, i suoi capelli bianchi... ma con mia grande sorpresa si presenta un uomo giovane con lo sguardo inquieto, gli occhi scuri, come i capelli e la barba. Indossa un saio enorme per la sua esile figura.
Esclamo fra me e me : "Ma questo giovane è un figlio cadetto e non aveva la vocazione!. Poverino, come avrà fatto a trascorrere in clausura tanti anni, fino alla vecchiaia? ".
Sto per uscire dalla Certosa, ma il mio cuore è triste, finché noto una piastrella con la scritta:
"LA CERTOSA E' STATA NEL TEMPO LUOGO DI CLAUSURA,
PRIGIONE POLITICA, CAMPO DI CONCENTRAMENTO,
MA QUI DIO C'E'".
Finita la visita io mi siedo su una panchina e comincio a scrivere:

IL LUNGO VIAGGIO

" Chi abitava in questa stanza era un figlio cadetto che, raggiunta la maggiore età....."

 

 

IL PONTELUNGO

  

Il Pontelungo

E' una tiepida giornata di ottobre, sto viaggiando su un autobus che dovrebbe condurmi velocemente fino al centro della città, ma sento l'impulso irresistibile di scendere e proseguire a piedi per godermi gli ultimi raggi di sole che rendono tanto piacevole questa giornata autunnale.
Il Reno tra il Pontelungo e la ferroviaLa mia passeggiata ha inizio proprio davanti al ponte che attraversa il fiume Reno e che noi bolognesi chiamiamo "il Pontelungo".
Cammino lentamente guardando l'acqua che scorre in mezzo al verde degli argini, apparentemente tranquilla ma profonda e infida quando, alzando gli occhi, la mia attenzione viene attratta dai paletti di cemento della balaustra, schierati in fila come soldati e, improvvisamente, mi sento sopraffare da una ridda di sensazioni di angoscia, di paura....
Cerco di capire il motivo di queste sensazioni che mi colpiscono tanto dolorosamente e mi si affollano intorno come fantasmi provenienti dalle antiche pietre.
La foto risale al 1920: mostra l'imboccatura del Pontelungo sempre ad ovest; la balaustra è stata ricostruita in ferro.E' il ricordo dell'ultima guerra che è affiorato alla mia mente quando, dopo l'armistizio firmato nel 1943, gli italiani, senza più direttive, si sono trovati allo sbando in un Paese segnato dai lutti e dalla distruzione, divisi e confusi a tal punto da vedere nemici perfino nei loro stessi fratelli mentre, per le colpe dei loro governanti, venivano considerati vili traditori e circondati da odio e da disprezzo.
All'improvviso mi sembra di sentire una gelida nebbia che avvolge tutte le cose e nasconde le colline circostanti, cancellando anche la visione consolatrice della Basilica di San Luca.
L'angoscia continua ad attanagliarmi il petto mentre i paletti del ponte, legati in ferro fra di loro, rilasciano lacrime di ruggine e somigliano sempre più a soldati in divisa grigioverde; uomini magri, infreddoliti e spaventati, schierati in fila lungo il ponte.
Davanti a loro un carro armato procede lentamente e un ufficiale tedesco con un fucile spianato li incalza impartendo ordini con un tono tanto duro da fare gelare il cuore.
All'improvviso l'ufficiale emette un secco "ALT". La fila si ferma e le sentinelle si voltano verso di lui.
E' un attimo; ma un uomo ha la prontezza di uscire dal gruppo, scivola furtivamente fra i paletti che recingono il ponte e si lascia cadere in basso, verso la vegetazione che costeggia il fiume. Rimane fermo, immobile, col cuore che batte all'impazzata; sa che se venisse scoperto i soldati non esiterebbero a premere il grilletto e porre fine alla sua vita.
Passa il tempo, forse tante ore, non si sa, ma non succede nulla. Allora l'uomo furtivamente esce dal suo nascondiglio, si guarda attorno ...... e se ne torna a casa.
Quell'uomo era mio suocero che, dopo questo episodio, ha avuto la fortuna di vivere in un Paese senza guerre, in salute fisica e mentale fino a 92 anni.
Da molti anni i soldati non passano più sul ponte, ma il mondo è pieno di violenza e di crudeltà tali da superare i periodi più oscuri della storia.
Gli Aztechi e i Galli tagliavano le teste ai nemici, i Romani li crocefiggevano. Dopo tanti secoli il progresso ha fatto sì che non occorresse più fare queste pratiche: basta premere un bottone, sganciare una bomba per distruggere una intera città.
Recentemente i bombardamenti venivano filmati e noi potevamo vedere in televisione la traiettoria delle bombe e lo scoppio come in un videogame di luci colorate, ma sapevamo che non era un gioco!.
Abbiamo ricevuto in dono un mondo tanto bello, ma continuiamo a distruggerlo uccidendoci fra di noi e feriamo la terra col sangue e col fuoco. Mi chiedo se l'umanità saprà mai imparare dagli errori commessi e spero che questo periodo oscuro, come altri nella storia, possa avere un termine.
Ho sentito un poeta affermare che ogni volta che nasce un bambino significa che Dio non si è ancora stancato di noi, della nostra crudeltà.
Ora mi passa nella mente un pensiero di speranza, perché dopo il buio torna sempre la luce e dopo la peggiore delle tempeste torna sempre il sole.

 PASSAMANO PER SAN LUCA

 

Il giorno 31 Maggio 2003 si è svolto il tanto atteso evento del "Passamano per San Luca".
La grande importanza di questa rievocazione storica consiste nel fatto che l'iniziativa è partita dal Laboratorio Multidisciplinare di Ricerca Storica dell'Università di Bologna (nella persona del Professore Rolando Dondarini) e ha coinvolto tutti i livelli di classi scolastiche a partire dalle prime elementari.
Possiamo quindi affermare senza ombra di dubbio: "Bononia Docet".
Dopo ottocento anni la nostra vecchia Università è ancora tanto viva e vitale da far riscoprire a tutti noi Bolognesi le origini di un monumento, unico al mondo, per la cui costruzione i nostri antenati si sono riuniti, una volta tanto in pace, e con grande spirito di abnegazione e collaborazione hanno fatto scorrere di mano in mano pietre e mattoni e tutto il materiale necessario per il completamento del porticato che, dai piedi del monte della Guardia, giunge fino alla Basilica della Madonna di San Luca.
Far rivivere questo evento, di grande impatto mediatico, significa fare sì che tutti i partecipanti, bambini, adulti e anziani possano comprendere appieno il valore civico e culturale di un monumento sorto per volontà, impegno e devozione dell'intera comunità cittadina .
Sono certa che i nostri giovani, aprendo le braccia per formare una lunga catena umana, abbiano potuto sentire tutta l'energia che correva di mano in mano moltiplicandosi, mentre l'emozione di ripetere un gesto tanto importante abbia fatto comprendere loro, in maniera indelebile, l'ascendenza e appartenenza comuni di quel monumento.

Viene spontaneo chiedersi perché i cittadini di quei tempi abbiano sentito la necessità di costruire quel portico al fine di rendere più agevoli processioni e pellegrinaggi durante i quali, solitamente, la popolazione pregava e faceva penitenza, mentre la sacra immagine era trasportata dagli scalchi della Compagnia della Morte con la loro divisa di "battuti".
Forse la risposta sta nel fatto che il rapporto con la Madonna di San Luca,per noi bolognesi di oggi, come per i nostri avi, è speciale e incredibilmente profondo. Non ci limitiamo a considerarla Madre di Gesù, ma la "sentiamo" come nostra Madre Celeste e nostra Protettrice.
Per questo motivo vorremmo averLa sempre in mezzo a noi...
Ogni anno, nel mese di maggio, con una solenne processione, viene portata in città, e gli anziani dicono ai nipoti: "Questa settimana la Madonna viene "Giù" ricordati di farle visita e di trovare il tempo di accompagnare anche me!"
I miei nonni (e genitori) usavano dire: " Se al Sgnàur am fa la grazia, a vagh a San Lòcca a pì" (Se il Signore Iddio mi concede questa grazia vado a San Luca a piedi!).
Si trattava quindi di pellegrinaggi per "Grazia Ricevuta"!
Ancora oggi si usa portare un'offerta alla Sacra Immagine attribuendo alla Sua intercessione guarigioni o pericoli scampati.
I portici, che come un lungo cordone ombelicale "uniscono" la città alla Basilica sono stati costruiti per favorire questo continuo scambio di devozione e di fede.
Si è trattato di un'opera immane che ha impegnato uomini di buona volontà in un lungo e duro lavoro.
Immagino la grande gioia quando finalmente uno di loro ha avuto il privilegio di posare l'ultima pietra e tutti insieme commossi hanno reso grazie a Dio prima di iniziare i festeggiamenti.
Forse in quel momento, mentre contemplavano orgogliosi il frutto di tanta fatica, si saranno accorti che il porticato appariva simile a un enorme serpentone composto di 666 archi (il numero della bestia Apocalittica) che si inerpicava lungo tutta la collina.
Solo allora, inginocchiandosi, avranno potuto notare che La Basilica sovrasta gli ultimi archi del portico, quasi a schiacciarli, mentre l'intera opera si conclude con l'ultimo loggiato che si apre verso Sud simile alla fauce spalancata di un mostro.
Ecco riapparire viva alla memoria l'antica profezia "Una Donna ti schiaccerà il capo".
Restando immobili e finalmente rasserenati, avranno potuto contemplare la Basilica, splendente di luce nel bagliore degli ultimi raggi del sole, rimirando estatici il cielo azzurro che la avvolge trasformarsi pian piano in un manto di stelle.

  

UNA DOMENICA A MONTEVEGLIO

E' domenica mattina. Ci rechiamo al cimitero, all'uscita incontriamo una coppia di amici: sono amici molto speciali, quelli con cui si può parlare di figli, di viaggi, di musica, ma anche di spiritualità. Con loro è bello fermarsi un quarto d'ora, oppure una giornata intera e si torna sempre a casa con la sensazione di essere un po' più ricchi e felici.
E' quasi l'ora di pranzo, ma mio marito ci invita a visitare una lapide e ci legge alcune poesie che il defunto aveva scritto in gioventù. I versi sono particolarmente toccanti, ma io mi chiedo da quanti anni non leggevamo più poesie insieme.
Prima di salutarci prendiamo accordi per una breve gita.
Nel pomeriggio ci rechiamo in un piccolo paese che sorge sulla cima di una collina. La giornata trascorre molto piacevolmente: visitiamo l'antica Abbazia poi, colpo di fortuna, ci viene permesso di entrare nel chiostro dove, sotto il porticato che circonda un giardino interno, si sta concludendo un banchetto di Nozze.
Alcuni parenti degli sposi sono nostri vicini di casa, ci riconoscono e ci invitano a brindare con loro, poi ci offrono una fetta della torta nuziale.
Mentre brindiamo, entra nel chiostro un carrettino di legno trainato da un somarello e con al seguito una schiera di bambini festanti. Dal carretto scendono alcuni giovani con abiti e strumenti medievali che cominciano a strimpellare antiche danze irlandesi e celtiche.
Con nostra grande gioia ci uniamo agli ospiti e balliamo tutti in cerchio tenendoci per mano.
Lo spumante e i balli ci mettono una grande allegria, stiamo per uscire dal paese, ancora canticchiando quando, istintivamente, ci intrufoliamo sulla scalinata che porta alle antiche mura d'ingresso.
E' il tramonto, il paesaggio è bellissimo con gli ultimi raggi di sole che arrossano le colline tutte intorno creando un'infinità di sfumature diverse, mentre un venticello frizzante sembra divertirsi ad arrossare le nostre guance, ma noi indugiamo incantati davanti allo spettacolo che ci offre la natura. Intanto la nostra amica che si era attardata in fondo alla scala, arriva esclamando: "venite, venite, scendiamo fino al cantinone e andiamo ad assaggiare il vino nuovo e le tigelle!"
Ancora una volta la giornata si conclude a tavola!

 

 

 

ECLISSI DI LUNA   

 

Fin dal primo mattino la giornata si prospettava eccezionale, il cielo era limpido e sereno, ma l'aria tiepida sembrava trasportare un'energia magica, incantata, sospesa nell'attesa di un evento che si sarebbe compiuto prima dello scadere di quello stesso giorno.
Quell'atmosfera così insolita si è protratta fino a sera, accompagnando ogni attimo con la sensazione che, qualunque desiderio venisse espresso
si sarebbe realizzato
...Finalmente è calata la notte e una splendida luna piena è apparsa nel cielo.....
Le stelle brillavano nell'oscurità. Ma nessuno si occupava di loro perché tutti gli sguardi erano attratti dalla luna la cui luce diafana, sempre più intensa, si spandeva e si irradiava in un' aurea-argentea che la avvolgeva come un mantello scintillante, quasi a isolarla, vibrante, nell'attesa di.. un convegno d'amore.
Ed ..ecco.. avanzare.. lentamente un cono d'ombra proveniente dalla terra e, simile a un sipario, frapporsi fra la luna ed il sole, nascondendo pian piano tutto lo sfavillio del nostro astro celeste.
Per alcuni lunghi attimi il cielo si è oscurato, anche la terra si è oscurata, e noi ci siamo sentiti orfani di quella luce... sì, quella luce che guida i nostri passi durante la notte e veglia e ci pròtegge mentre ci abbandoniamo, indifesi, nel sonno.
I nostri occhi scrutavano il cielo e ci chiedevamo, curiosi: "Ma cosa starà succedendo lassù in quel buio tanto profondo?"
Poi,... mentre tutti gli elementi del cosmo continuavano il loro ineluttabile percorso nel cielo, la nostra bella luna è riapparsa per donarci nuovamente la sua luce amica.
Finalmente, un sospiro di sollievo è partito dai nostri cuori...
E proprio in quel momento.. qualcuno ..ha esclamato:
" Guardate! La luna...è arrossita!"

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

il SITO di Davide BONAZZI,

un giovane disegnatore

 

TAG

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

CERCA IN QUESTO BLOG...

MOSTRE 

MUSICA 

FILM 

LIBRI

DI TUTTO UN PO' 

POESIE inserite in
AGOSTO 2009
I PARTE II PARTE

ALTRE POESIE
BRANI MUSICALI
inseriti in AGOSTO 2009

 
 

ULTIMI COMMENTI

Grazie!
Inviato da: petula
il 26/01/2014 alle 09:22
 
Grazie!
Inviato da: yves
il 26/01/2014 alle 09:22
 
Grazie!
Inviato da: karine
il 26/01/2014 alle 09:21
 
Grazie!
Inviato da: Tessa
il 26/01/2014 alle 09:21
 
Grazie!
Inviato da: roger
il 26/01/2014 alle 09:20
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963