Spesso, per ritornare alla mia casa prendo un'oscura via di città vecchia. Giallo in qualche pozzanghera si specchia qualche fanale, e affollata è la strada. Qui tra la gente che viene e che va dall'osteria alla casa o al lupanare, dove son merci ed uomini il detrito di un gran porto di mare, io ritrovo, passando, l'infinito null'umiltà. Qui prostituta e marinaio, il vecchio che bestemmia, la femmina che bega, il dragone che siede alla bottega del friggitore, la tumultuante giovane impazzita d'amore, sono tutte creature della vita e del dolore; s'agita in esse, come in me, il Signore. Qui degli umili sento in compagnia il mio pensiero farsi più puro dove più turpe è la via.
FURTO di Giorgio Caproni
Hanno rubato Dio.
Il cielo è vuoto.
Il ladro non è ancora stato (non lo sarà mai) arrestato.
NON CHIEDERCI LA PAROLA di Eugenio Montale
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco lo dichiari e risplenda come un croco Perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l'ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
IL PASSATO diEmily Dickinson
E' una curiosa creatura il passato Ed a guardarlo in viso Si può approdare all'estasi O alla disperazione. Se qualcuno l'incontra disarmato, Presto, gli grido, fuggi! Quelle sue munizioni arrugginite Possono ancora uccidere!
LA MOGLIE DI LOT di Wislawa Szymborska
Guardai indietro, dicono, per curiosità, ma, curiosità a parte, potevo avere altri motivi. Guardai indietro rimpiangendo la mia coppa d'argento. Per distrazione - mentre allacciavo il sandalo. Per non dover più guardare la nuca proba di mio marito, Lot. Per l'improvvisa certezza che se fossi morta non si sarebbe neppure fermato. Per la disobbedienza degli umili. Per tendere l'orecchio agli inseguitori. Colpita dal silenzio, sperando che Dio ci avesse ripensato. Le nostre due figlie stavano già sparendo oltre la cima del colle. Sentii in me la vecchiaia. Il distacco. La futilità del vagare. Il torpore. Guardai indietro posando per terra il mio fagotto. Guardai indietro non sapendo dove mettere il piede. Sul mio sentiero erano apparsi serpenti, ragni, topi di campo, piccoli di avvoltoio. Non più buoni né cattivi - ogni cosa vivente strisciava e saltava in un panico collettivo, semplicemente. Guardai indietro per solitudine. Per la vergogna di fuggire di nascosto. Per la voglia di gridare, di tornare. O forse solo quando si alzò il vento che mi sciolse i capelli e sollevò la veste. Mi parve che dalle mura di Sodoma lo vedessero e scoppiassero in risa fragorose più e più volte. Guardai indietro per l'ira. Per saziarmi della loro grande rovina. Guardai indietro per queste ragioni. Guardai indietro non per mia volontà. Fu solo una roccia a girarsi, ringhiando sotto di me. Fu un crepaccio a tagliarmi d'improvviso la strada. Sul bordo trotterellava un criceto ritto su due zampette. E fu allora che entrambi ci voltammo a guardare. No, no. Io continuavo a correre, mi trascinavo e sollevavo, finchè il buio non piombò dal cielo, e con esso ghiaia ardente e uccelli morti. Mancandomi l'aria, mi rigirai più volte. Chi mi avesse visto poteva pensare che danzassi. Non escludo che i miei occhi fossero aperti. E' possibile che sia caduta con il viso rivolto verso la città.
PER LEI di Giorgio Caproni
Per lei voglio rime chiare, usuali: in -are. Rime magari vietate, ma aperte: ventilate. Rime coi suoni fini (di mare) dei suoi orecchini. O che abbiano, coralline, le tinte delle sue collanine. Rime che a distanza (Annina era cosí schietta) conservino l'eleganza povera, ma altrettanto netta. Rime che non siano labili, anche se orecchiabili. Rime non crepuscolari, ma verdi, elementari.
Inviato da: petula
il 26/01/2014 alle 09:22
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il 26/01/2014 alle 09:22
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il 26/01/2014 alle 09:21
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il 26/01/2014 alle 09:21
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il 26/01/2014 alle 09:20