Creato da Aspettando_Barack il 02/04/2014

Aspettando Barack.

Il 27 marzo 2014 di Ignazio Marino.

 

 

Agenda di Obama, secondo punto: Giorgio Napolitano.

Arriviamo al dunque. A Giorgio. Perché ormai abbiamo capito che Barack è qui per una missione. E con l’aiuto di Napolitano deve renderla possibile. “Miscion Imbossibol” direbbe lui a Barack. Ma al di là della lingua, G e B si capiscono benissimo lo stesso:

G: “Io ti capisco benissimo guaglio’. Però certe volte tu non capisci a me”.

B: “Senti Giorgi’, se sei ancora arrabbiato per la questione del Datagate...”.

G: “Dataché? Non so di che parli Barack. Se dici quel fatto delle intercettazioni, nun o’ penzà…”

B: “No perché all’epoca tu avevi dichiarato ai giornali che volevi spiegazioni e io prima di tutto oggi ti volevo chiedere scusa di persona. Sto facendo pure una legge apposta per risolvere questa cosa, mo non te la sto a spiegare giusto perché è complicata…”.

G: “Grazie, ma non ti dovevi incomodare, già mi hai portato le pastarelle. Scurdammoce ‘o passato, paisa’!”.

B: “No guarda, ci tengo. In fondo siamo uomini o presidenti? Comunque Giorgì, tu mo mi devi aiutare. Sennò qui smontiamo Barack e burattini! Tu si’ ‘na roccia, un uomo di stato forte, un alleato preziosissimo in Nord Africa e non so come farei senza di te, però…”.

G: “Però che?”.

O: “Però gli Stati Uniti non possono spendere per la difesa il 3% del Pil, mentre i Paesi europei stanno sotto all’1%, ia’!”.

G: “Senti Barack, sappi che pure io volevo prendermi l’Ucraina come a te… Per carità mia moglie è brava, però non c’ha più voglia di zappare l’orto… Ma c'amma a fa’? Le donne sono accussì!”.

O: “Ma io intendo l’Ucraina Paese… Mi devi dire se stai con me o con Putin”.

G: “No eh! Non ricominciare con Putin, che pure quello è nu bravo guaglione comme a te. Mo sta nu poco pazziann’, però quando si calma lo sai pure tu che ci può aiutare con un sacco di cose, pure col Medio Oriente. Mo te lo dico da rappresentante delle istituzioni:

non dobbiamo perdere la prospettiva, che si va coltivando da anni, di coinvolgere e responsabilizzare la Russia, nel confronto con le molteplici sfide globali e le minacce alla sicurezza comune che vengono da più fronti, dal terrorismo internazionale alla non-proliferazione nucleare”.

O: “Giorgi’, ma che dici? La verità è che tu c’hai paura che quello vi lascia alla canna del gas! Però ti devi fidare di me. L’ho detto pure a Bruxelles che aumentiamo le sportazioni di gas dall’America all’Europa!”.

G: “Sì, così io pago le infrastrutture nuove mentre le aziende tue vengono qui a fare il far west!”.

O: “Dai Giorgi’, non fare accussì…”.

G: “Vabbuò Barack, si è fatta ora di pranzo. E lo sai che se non mangio puntuale poi mi vengono i cinque minuti”.

Il cielo di Roma brontola come la pancia di Napolitano. E chissà se anche Marino sta per mettersi a tavola o ha lo stomaco stritolato per l’emozione di incontrare il suo mito d’oltreoceano.

 

Tra due giorni, potremmo scoprirlo. Con il commento sul Punto Tre dell’agenda di Obama.

 
 
 

Agenda di Obama, primo punto: Papa Francesco.

Libero Quotidiano. Ignazio Marino, figuraccia Capitale.


Marino pagliaccio. Marino buffone. Marino ruffiano.

Altro articolo, altra occasione per commentare tutti in coro l'inadeguatezza del sindaco di Roma, l’inadeguatezza dei nostri politici. Ma per lei che è un Politico con la P maiuscola, Mr Obama, chi è Ignazio Marino?

“Ah si chiama Gnazio? Che razza di nome… Comunque, Marino è il sindaco di una città che si è mobilitata per accogliermi con tutti i riguardi che merito”.

Ma allora perché l’ha snobbato così?

“Oh beh, alla fine anche chissenefrega di ‘sto Gnazio! Io sono venuto a Roma per questioni di rilevanza m-o-n-d-i-a-l-e”.

E allora facciamoci noi una domanda: chi è Obama?

Obama è il Presidente di una Nazione che viene in Italia con la sua agenda politica a ricordarci la lista delle cose da fare per difendere la “visione occidentale” minacciata dall’”aggressione russa”, come anticipato il 26 marzo a Bruxelles.

Perché belli miei, “l’Ucraina ci ricorda che LA LIBERTA NON È GRATIS” e “dobbiamo pagare per avere una forza Nato credibile e deterrente”. Prendiamo appunti: “credibile e deterrente”. Poi con calma e se abbiamo tempo faremo una ricerca su Google per capire che significa.

Poi il 27 marzo Obama è a Roma. La sua agenda, stavolta quella sua personale, e i giornali, quelli nostri, riportano in ordine tutti gli impegni: il Papa, Napolitano, Renzi e il Colosseo.

Ma partiamo dal Papa, dal Punto Uno dell’agenda personale di Obama, per capire i punti salienti della sua agenda politica. Prendiamo sempre nota che sennò ci perdiamo. 

Obama è emozionato: “È meraviglioso incontrarti. Grazie tante per avermi ricevuto. È un grande onore, sono un tuo grande ammiratore”. Qualche giornalista ha tradotto “incontrarla” e “suo”, ma in inglese ci si dà del “you”. Poche formalità. E su questo, Obama sfonda subito una finestra aperta. La finestra da cui fratello Francesco si affaccia per dirci tutto ciò che pensa. È il caso di dire, papale papale.

Come gongola il Vaticano in una nota, sono stati “cordiali colloqui”. Ma come sappiamo, esiste un preciso protocollo. È pur sempre il Presidente degli Stati Uniti che incontra il Papa! Non è che questo poteva presentarsi e dire:

“Non sai France’! Guardo l’Angelus tutte le domeniche, non mi perdo una puntata… Mi hai fatto morire quando hai detto Cazzo! Chi è il genio che ti ha scritto ‘sta battuta? Magari dopo mi dai il numero eh! E comunque, onestamente sei più magro che in tv, il bianco non ti ingrassa per niente!”.

“Se è per questo, a te il nero ti sfina!”. Neanche Francesco avrebbe potuto rispondere così.

Quindi avanti con un prevedibile e previsto scambio di smancerie tra due grandi personaggi, per certi versi simili, che per non fare confusione chiameremo O ed F:

O: “Io sono contro la tratta degli esseri umani”.

F: “Che coincidenza, anch’io!”.

O: “E sono anche per la lotta alla povertà”.

F: “Hasta la victoria, siempre!”.

O: “E poi diciamocelo, anche gli omosessuali hanno dei diritti”.

F: “Chi sono io per giudicare un gay?” (questa non è chiara ma fa sempre effetto).

O: “Per non parlare delle donne e del loro diritto all’aborto”.

F: “Eh bravo, non ne parliamo va’!”.

O: “Hai ragione, meglio di no. Parliamo dell’Ucraina?”.

F: “No”.

O: “Come no? Io sono venuto qui apposta! E poi anche tu devi prendere posizione su questa cosa”.

E il povero Francesco che poteva fare? Ah, ecco cosa! Prendere posizione sì, ma attraverso una nota del Vaticano (la stessa di prima) in cui si racconta che tra i due c’è stato “uno scambio di vedute” sull'attualità internazionale, auspicando per le aree di conflitto il rispetto del diritto umanitario e del diritto internazionale e una soluzione negoziale tra le parti coinvolte”. È faticoso, ma segnatevi pure questo.

F: “Che dici Obama, te gusta?”.

O: “Mah insomma”.

F: “Vabbè facciamo così: mo ci scambiamo i doni in segno di pace e prima di andartene fai un salto giù dal segretario di stato vaticano Pietro Parolin per la questione Ucraina. Lo sai che io di ‘ste cose non ci capisco tanto, è lui che se ne occupa. Ti ricordi che a Gennaio c’è andato pure Kerry? So’ stati quasi due ore a parla’ di Siria, Ginevra 2, negoziati tra palestinesi e israeliani, non so bene. Guarda è proprio qua sotto, ci metti un attimo”.

“Vabbè, scambiamoci i doni ma veloci però. Lo sapevi che c’avevo meno di un giro di rolex. Avevamo detto: massimo 50 minuti perché poi devo parlare di cose serie con Napolitano”.

Eccoci ai doni. Partiamo dall’assunto che è sempre difficile fare il regalo giusto. E a maggior ragione, che gli regali a un presidente che ha già tutto e non per modo di dire?

Francesco gli ha regalato due monete di bronzo. Una raffigura la pianta originale di piazza San Pietro disegnata dal Bernini. L’altra mostra un angelo che abbraccia gli emisferi settentrionale e meridionale, mentre sconfigge un drago. L’incisione recita: “Un mondo di solidarietà e pace fondato sulla Giustizia”. Un simbolo di unità.

F: “Obama, prendi queste monete in memoria di me. Tanto qui ne abbiamo un sacco. Ne abbiamo così tante che ci cascano dal…”.

E infatti le monete cadono a terra, un siparietto che diverte e fa ridere anche Francesco, perché in fondo dimostra l’umanità della sua Chiesa. Perché in fondo anche la Chiesa ogni tanto potrà cadere in errore, eccheccazzo!

Comunque, al di là delle facili risate magari Obama avrà pensato: “Ma come? Io vengo qui a parlare di interventismo e questo mi regala una moneta con l’angelo-simbolo-di-unità? Almeno fossero state d’oro ‘ste monete, con tutti i soldi che c’hanno…”.

Poi però deve porgere l’altra guancia. E offre a Francesco alcuni semi. Semi di frutta e verdura che provengono direttamente dall’orto della Casa Bianca. Dissotterrati personalmente dalla buona e bella Michelle, che ora da brava moglie starà a casa con le bambine. A zappare la terra e poi a casa con i figli, altro che diritto all’aborto! Chissà se lo pensa davvero, ma intanto dice testualmente:

Una parte dei semi sono per te. Un'altra sarà donata come opera di carità in onore di Sua Santità”.

Il Papa avrà pensato solo: pezzente. O forse questo pensiero è stato più articolato: “Ma come? Gli regalo due monete che saranno pure di bronzo ma insomma, che ci faccio io co’ ‘sti cosi? E voglio vedere quando vai a fare opera di carità dando in giro i semi se poi non te li sputano in faccia! Che vergogna, pure a nome mio…”.

Non pago, Obama aggiunge: "Se avrai l'opportunità di venire alla Casa Bianca, potrai visitare il giardino".

In spagnolo, Francesco risponde solo: "Come no?" (probabilmente anche in spagnolo “Come no?” ha l’accezione di “Col cazzo”).

Alla fine, una bella stretta di mano e via, verso il secondo impegno in agenda: Napolitano, passando per Parolin. Cosa si siano detti di preciso Obama e Parolin non è chiaro.

L’unica cosa certa è che piove ancora su Papa Francesco e Barack Obama, nel momento in cui si congedano.

Ma cosa c’entra Marino? Obama ancora non lo sa, ma il sindaco vuole sconvolgere la sua agenda. Ci vediamo qui tra due giorni con il commento sul Punto Due.

 
 
 

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