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Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 19 Luglio 2005 da BLOGnews24_plus
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I N C H I E S T A           Calabria                   Mare "monstrum"

La Calabria ha 700 km di costa, di cui ben 415 (cioè il 59%) sono in stato di erosione. Solamente su 156 km di costa, si stanno applicando interventi di difesa o di ripascimento. Il dato è allarmante, visto che le spiagge sono sicuramente una risorsa economica fondamentale per le popolazioni residenti sul litorale calabrese. 

Il turismo sviluppa un grande volume d’affari e alberghi, ristoranti, attività ricreative fanno sì che alle spiagge sia collegata l’economia delle principali località balneari della Calabria. Oggi non parliamo dell’inquinamento marino, ma dell’arretramento del litorale causato dall'erosione. L'erosione delle spiagge rappresenta non solo un processo che causa la perdita di un ecosistema importantissimo per la Calabria, ma una vera e propria minaccia per l’economia.

L'erosione di per se è un fenomeno naturale, dovrebbe avvenire in modo tale da non turbare l’equilibrio tra l’arretramento e l’avanzamento della linea di costa. Tuttavia La natura non ha fatto i conti con l'intervento umano.La forte antropizzazione delle fasce costiere e l’insediarsi di molteplici attività sia turistiche che produttive hanno rotto negli ultimi decenni questo delicato equilibrio. I problemi più gravi sono sorti negli anni 70/80, durante i quali la gestione delle spiagge, dei fiumi e di tutto il territorio, è stato gestito da costruttori e speculatori di ogni risma.

Quando la speculazione è esplosa negli anni 70/80, con l'enorme domanda turistica proveniente dalla Campania, si sviluppò il fenomeno del riciclaggio del danaro mafioso e s’incrementarono gli investimenti di capitali mafiosi. A ciò si aggiunse la richiesta di confino, da parte di magistrati della provincia di Reggio e del napoletano, per noti mafiosi appartenenti a potenti famiglie della ‘ndràngheta e della camorra che arrivarono a Santa Maria del cedro, Scalea, Praia a Mare, Paola. Lungo ogni fiume della costa tirrenica si aprirono impianti per il prelievo della sabbia, così come di notte camion di ditte mafiose facevano da spola dalla spiaggia direttamente ai cantieri senza mai essere visti ne fermati da chicchessia. La speculazione di allora è oggi sotto gli occhi di tutti, così come tutti gli omicidi che avvennero in quegli anni, oltre cinquanta,legati essenzialmente a questo ambiente. 

Dopo la prima fortissima mareggiata dell'85 e la completa devastazione di tutta la costa tirrenica, con miliardi e miliardi di danni , Centinaia di ville, tratti interi di rete ferroviaria, alberghi, campeggi furono distrutti ed invasi dalla furia della mareggiata. Così il potere politico di allora si accorse del fenomeno e corse ai ripari. L'Ente ferrovie dello Stato investì oltre cento miliardi per difendere la propria linea ferroviaria, e incaricò progettisti pagati fior di milioni per difenderla. All’interno del progetto, si fecero avanti tutte le esigenze dei vip cosentini, degli speculatori napoletani, di mafiosi calabresi,di politici, che avevano le loro ville abusive, costruite su aree demaniali, e fecero di tutto perche anche loro fossero difesi dalla furia dei mari. E così fu. Le ditte vincitrici degli appalti cominciarono a buttare massi in cemento, pietre delle montagne provenienti da cave spesso abusive, alla rinfusa, senza studi batimetrici ne sedimentologici, e naturalmente senza capirne le reali entità e forze delle correnti.

 Le spiagge di Cetraro, Belvedere, Campora, Paola, San Lucido furono coperte da tonnellate di massi in cemento e pietre da cava. In parte il fenomeno rallentò in alcuni punti ma aumentò di molto in altri e così via, fino a che tutte le barriere vennero sommerse o neutralizzate, e le spiagge iniziarono a sparire. Il fenomeno delle cave contribuì anche a portare nuovi guadagni a ditte in odore di mafia, che immediatamente si accaparrarono tutti gli appalti. Dopo le spiagge cominciarono a distruggersi decine e decine di montagne, alcune importanti come la Roccia Lapirusa di Grisolia,o i calanchi di Belvedere M.mo e diverse grotte del tirreno abitate mille anni fa dai monaci basiliani.

Fonte: Golettaverde – Legambiente. Roma, 30 giugno 2005

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