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Il Cugino  di terzo   grado       2°  parte

Post n°3 pubblicato il 14 Maggio 2008 da barbara.682008

matrimonio,  Marco  si ammala, dopo varie visite e ricoveri, purtroppo  non  ce  la  fa,  lo  perdo.  Ci vogliono cinque per alleviare il mio dolore,  mio  figlio ha quasi venti anni, mi incoraggia ad andare avanti, tanto non  lo  riavremo più, non voleva vedermi depressa, rivoleva la sua mamma  allegra come prima. Mi do coraggio, cerco nel mio passato e decido  di  far  rivivere  Barbara.  Oggi la mia vita è un po’ come allora  con  la  differenza  che  vado  a  lavorare. Alla ricerca di un lavoro, mi vesto come ai  vecchi  tempi,  in mini,  bella  e  sexy, entro in un ristorante, e mi accorgo che gli occhi del proprietario brillano alla mia  vista.  Chiedo  il  lavoro,  lui  non  esitò ad accettare, mi disse subito: ti voglio  così,  ti  pagherò  bene,  devi  servire nei tavoli così come adesso. Ne rimasi un po’ perplessa, non sapevo cosa dire, risposi: voglio pensarci, è una cosa un po’ pazzerella, ti faccio sapere domani o dopodomani, ci  salutammo e andai via. Ero felice di aver trovato un lavoro, ma allo stesso tempo ero tra mille  pensieri;  accettare o no!.   La  notte  dormo poco, rifletto,  al  mattino mentre facevo colazione ne parlo con mio figlio, non si pronunciò,  forse  era imbarazzato da come avrei dovuta lavorare. Poco dopo con calore  mi  disse: Mamma, ti voglio felice, quello che decidi, per me va benissimo, e la tua vita non voglio che la butti via,  ti  voglio  bene.   Lo  abbracciai  stretto a me con amore,  commossa  per  la  sua  comprensione.  In  casa durante la giornata sembravo  una  pazza  che  parlava  sola.  Fu sera, cenavo con mio figlio, mi domandò se avevo presa una decisione, le risposi: si, ho deciso di accettare, ma se per qualche motivo non sei d’accordo non vado. Si congratula con me, e dice:  vai  e  divertiti,  non  prenderla  solo  come  un  lavoro,  altrimenti ti diventa  pesante,  sii  te  stessa.  Il  giorno  seguente  ritornai  al  ristorante, ovviamente vestita come mi voleva, ma soprattutto come Barbara  e  le  sue fantasie. Il proprietario non c’era,  mi  dicono  che  tornerà  quasi  subito, mi siedo in un tavolo in un anglo  con  le  gambe accavallate, intanto leggo una rivista che portavo in borsetta. Già  facevo  le  prime vittime,il futuro collega maschio nel dare un  sguardo  a  quella bella gnocca inciampò e barcollò, per fortuna  senza  cadere.  Dopo   una   mezz’oretta   torna   il   proprietario,  ci salutiamo  con  una  stretta di mano, parliamo un po’ del lavoro da svolgere, noto che si era eccitato, i suoi  pantaloni si erano rigonfi. Allora dico Ernesto: non credi che sia un po’ esagerata  la  cosa,  e  inevitabile  che voi maschi vi eccitate, poi cosa combineranno! Mi dice: se te  la  senti   proviamo, vediamo come  va,  se  ci  sfugge  di  mano  si  cambia,  aggiorniamo i  modi  di  fare. Incomincio a lavorare il sabato sera, vestita sexy e provocante, mi aggiro nei tavoli per le prenotazioni, sentivo i commenti; e bravo Ernesto. La domenica fu tutto esaurito, la voce già si era sparsa e  tutti  venivano  a  mangiare per vedere la  bella  Barbara  che  ancheggiava  tra  i tavoli. Passarono parecchi giorni,  le  amicizie  e  confidenze  aumentavano giorno per giorno, parole di ogni   genere   uscivano   dalla   bocca dei clienti, la frase più frequente  era, bellissima  ci  voglio provare,  avrebbero  voluto  tutti  fare  sesso  con   me, incredibile l’uomo, la prima cosa che pensa, fare sesso, poi  magari sono  dei veri romantici, ma tutto  in  secondo  piano.  Le  cose  andarono  abbastanza bene,  senza  perdere  il  controllo  della  situazione, quindi si continuò con il programma deciso  dall’inizio. Cinque  mesi dopo.  Un  giorno  tranquillo  nel mezzo   della    settimana,   un   uomo,   cui   c’era  nata  un’amicizia  molto famigliare, dopo aver finito di  mangiare,  mi  chiamò per ordinare il cafè e il dolce.  Mentre  mi  avvicinavo  si  scostò  leggermente  dal  tavolo, mi prede dolcemente con le mani sui  fianchi  e  mi  siede  sulla  sua  gamba,  mentre scrivimi appoggia la mano  sulla mia gamba, io giro il viso e lo guardo un po’ indispettita,  lui  immediatamente  toglie  la  mano, con l’altra abbracciata al mio fianco, mi chiede scusa e continua con  voce  dolcissima; Barbara, forse avrai capito, “ pensai:  questo  vuole  fare  sesso,  ma  non fu così ”  mi piaci tantissimo, sono pazzo  di  te,  come  vedi  vengo  spesso  a  trovarti,  vorrei uscire con te ed approfondire la nostra amicizia. Nel  frattempo  avevo  finito di scrivere, mi alzo, ero agitata, non  mi  aspettavo  certo  una  dichiarazione seria, gli rispondo: ci penso, e  mi  allontano  per consegnare l’ordine. Aveva  veramente presa una cotta per me,  infatti  quando  torno  con  il  cafè  ed  il dolce, la prima cosa che fece, mi chiese se poteva venire a prendermi

 
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