Racconti Erotici
BARBARAQuesti racconti sono opera di Barbara. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti
sono frutto della immaginazione dell'autore e sono stati usati in chiave fittizia.
Ogni somiglianza con persone esistenti o esistite, fatti o luoghi, è puramente casuale.
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LA MIA VICINA
Era un giorno d’estate, faceva molto caldo, Sotto una bellissima quercia davanti la casa, c’era un tavolo e delle sedie dove con la mia famiglia stavamo seduti a chiacchierare all’ombra. Arrivata l’ora di pranzo ci siamo apparecchiati li sotto quella gradevole ombra. Dopo pranzo, mia moglie Laura, dopo aver finito di lavare i piatti, mi disse che usciva e sarebbe andata da una sua amica, poco distante. I miei figli uscirono con i loro amici ed io rimasto solo entrai in casa per un riposino. Mi ero sdraiato sul letto con indosso dei pantaloncini cortissimi e una canottiera. Mi ero appena appisolato, quando una dolce voce chiamava, io risposi, era la mia vicina Angela, si avvicina alla camera, una bella fica con un vestito cortissimo, alla vista di quel ben di dio, il cuore iniziò a battere forte, stupenda, in un secondo mi balenarono mille pensieri. Mi chiese di Laura, io risposi, è andata da una sua amica, in ogni modo dovrebbe tornare subito, (sapevo che non era vero che prima di due ore non sarebbe tornata) se vuoi aspettare ci beviamo qualcosa. Non mi rispose subito, notai che stava guardando il fagotto nei miei pantaloncini, la vidi come se stesse resistendo a non saltarmi a dosso. Poi disse: un po’ aspettato, ma stai comodo non ho sete. Ancora sdraiato, le dissi: allora siediti qui, lei si avvicinò un po’ agitata, si sedette sul letto ai miei piedi, mentre parlavamo, la vidi che era ancora più agitata, si stringeva le mani, si mordeva il labbro inferiore, si stava trattenendo non ce la faceva più. Intanto l’arnese continuava ad indurirsi, era evidente che mi voleva, ma la paura che tornasse Laura non la faceva muovere. Le dissi: stai tranquilla tanto Laura non torna prima di un paio d’ore. Le confessai che mi piaceva tantissimo, e che non le serei salto a dosso se non voleva. Angela non mi rispose subito, iniziò a scivolare con la mano lungo la gamba, dicendo che era in fiamme, se non gli avessi confessato il mio debole, lo avrebbe fatto lei con il rischio di fare brutta figura, Detto così arrivò con la mano sopra il mio coso, l’afferrò, ormai così duro che sollevava i pantaloncini, lo prese tra le sue mani, iniziò a scivolare la pelle, su e giù, poi lo prese in bocca e cominciò a leccare e succhiare. Non c’è voluto molto per riempire la sua dolcissima bocca con il mio nettare. Mentre continuava a leccare e succhiare, con la mia mano accarezzandola l’avvicinai verso di me, alzaio quel poco di vestito che rimane nel piegarsi, sfilo le sue mutandine fradice, continuo a carezzarle la passera, le infilo due dita, inizio ad andare avanti e indietro lei si muoveva e ansimava dal piacere. Nel frattempo lei leccando e succhiando aveva ripulito, le sfilo piano le dita, continuo a carezzare le cosce e la passera, lei si tira su ,si mette a cavallo su di me, si abbassa e fa scivolare il mio membro dentro il suo vulcano bollente. Inizia ad andare su e giù, sentivo che si avvolgeva attorno alla mia testolina, lei gemeva, ansimava dal piacere. Scivolando con la mani lungo i fianchi le tolsi il vestitino, nel attraversare sotto le ascelle le sbottonai il reggiseno, e tirai tutto via. Mentre continuava nel su e giù, io le carezzavo i seni, strizzando dolcemente i capezzoli, poi li presi in bocca e mentre li succhiavo e leccavo, lei alzò un gemito mentre veniva, ma non si fermò. Dopo qualche minuto rallentò e si fermò, scese dal mio palo, lo prese in bocca, lo succhiò per un po’, poi si sdraiò sul letto allargò le gambe e mi disse: tocca a te fammelo sentire dentro che mi sfonda. Io mi sdraio su di lei nel frattempo la bacio, mentre
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continuo a baciarla infilo il mio palo nella buca ancora non sazzia, la scopo per un po’, poi mi disse: fammi godere anche l’altro buco. Con il palo strofino dalla passera all’altro buco per inumidirlo, inizio a spingere piano fino ad infilarlo tutto dentro.
Poi lentamente faccio avanti e indietro fino a che non scivola morbido. Oramai allargato, inizio a pomparla più forte, godeva da impazzire si era trasformata in una vera troia. La pompavo a colpi le piaceva moltissimo, gemeva da paura stava per venire, il suo buco si stringeva attorno al mio membro fino al suo culmine. Quel buco ormai era appagato, quindi sfilo il pene durissimo come il marmo, restando nella stessa posizione,lei lo prende in mano e continua a pompare fino a quando venni su di lei schizzando, pancia e seni. Oramai eravamo sfiniti, rimanemmo nudi sdraiati sul letto. Riprese le forze, ci rivestivamo, sentii dei passi lungo la strada, sbirciai tra le toghe della persiana, ed esclamai: cavolo! sta tornando Laura. Dissi: dai Angela andiamo in cucina, presi da bere e ci sedemmo nel tavolo uno di fronte all’alta, iniziammo a chiacchierare mentre sorseggiavano un succo di arancia. Arriva Laura, saluta dicendo:ciao Angela, e molto che aspetti? no, e poco, ci siamo appena seduti. Mentre si chiacchierava, Laura notò i nostri volti, forse ancora stressati dal piacere da quando avevamo combinato a sua insaputa.
Sorridendo ci domando: Ma! che cavolo avete combinato, sembra che vi siete appena fermati da una corsa a piedi? Con voce poco credibile risposi: maa!! Niente, bee!! Ci siamo fatti il piedino, sai! il momento e nel modo cui stiamo vestiti non si e resistiti. Sempre sorridente come se non fosse sorpresa più di tanto, disse: non raccontatemi stronzate, non sono mica stupida, o una fessa. Allora fummo costretti a confessare l’accaduto, volle sapere come si erano svolti i fatti e come ci eravamo sbattuti. Finito tutto il racconto dell’accaduto, ci aspettavamo un atteggiamento molto dispiaciuto nei nostri confronti, ma non fu così. La vidi sorridente e molto eccitata, domandò ad Angela se Sergio stava riposando, e con ironia ci disse: bene, restate qui, tanto ormai i porci comodi li avete fatti, vado a trovare Sergio, anch’io ho voglia di appagare la passera, ciao belli! E si avviò. Dopo pochi minuti mi rivolsi ad Angela dicendo: che si fa nel frattempo che Laura porti a termine la sua vendetta. Angela mi rispose che qualcosa si potava fare, visto eravamo sazzi, disse: andiamo a casa mia e ci gustiamo la scena, vediamo se Laura riesce a coinvolgere Sergio e cosa combinano. Le chiedo come potevamo guardarli senza farci vedere, mi ripose che nel garage c’è una porta che da nel rustico dove Sergio stava riposando. Ci avviammo senza far rumore, entrammo nel garage, di lato c’era la pota che dava nel rustico, Angela si avvicinò alla porta e guardò tra fessure che si erano formate tra le toghe invecchiate. Con la mano mi fece cenno di avvicinarmi, lei piegata in avanti per guardare, mentre mi avvicino ho davanti quel bel culetto eccitante, prima l’abbraccio da dietro appoggiandomi col mio membro nel suo culetto, poi mi abbasso e guardo anch’io. Vedo la scena quasi dall’inizio, Laura stava provocando Sergio per eccitarlo ed indurlo a farsi sbattere. Sergio capì che era eccitatissima, disse: Laura, non posso potrebbe tornare Angela, lei disse: Angela non torna, l’ho parcheggiata da me insieme a quel porco di mio marito, in mia assenza la tua Angela si e prosciugato mio marito e io sono rimasta a secco. Non è una vendetta, ma voglio approfittare del momento visto che da sempre che ti desidero dentro di me. Sergio sorpreso disse: Stronza di una vacca, era una scusa che veniva da te. Rispose: no, e vero, solo che io non c’ero e vestita com’era, mio marito si e eccitato, la tua Angela e andata in fiamme e mi ha svuotato l’estintore.
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Il Cugino di terzo grado
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matrimonio, Marco si ammala, dopo varie visite e ricoveri, purtroppo non ce la fa, lo perdo. Ci vogliono cinque per alleviare il mio dolore, mio figlio ha quasi venti anni, mi incoraggia ad andare avanti, tanto non lo riavremo più, non voleva vedermi depressa, rivoleva la sua mamma allegra come prima. Mi do coraggio, cerco nel mio passato e decido di far rivivere Barbara. Oggi la mia vita è un po’ come allora con la differenza che vado a lavorare. Alla ricerca di un lavoro, mi vesto come ai vecchi tempi, in mini, bella e sexy, entro in un ristorante, e mi accorgo che gli occhi del proprietario brillano alla mia vista. Chiedo il lavoro, lui non esitò ad accettare, mi disse subito: ti voglio così, ti pagherò bene, devi servire nei tavoli così come adesso. Ne rimasi un po’ perplessa, non sapevo cosa dire, risposi: voglio pensarci, è una cosa un po’ pazzerella, ti faccio sapere domani o dopodomani, ci salutammo e andai via. Ero felice di aver trovato un lavoro, ma allo stesso tempo ero tra mille pensieri; accettare o no!. La notte dormo poco, rifletto, al mattino mentre facevo colazione ne parlo con mio figlio, non si pronunciò, forse era imbarazzato da come avrei dovuta lavorare. Poco dopo con calore mi disse: Mamma, ti voglio felice, quello che decidi, per me va benissimo, e la tua vita non voglio che la butti via, ti voglio bene. Lo abbracciai stretto a me con amore, commossa per la sua comprensione. In casa durante la giornata sembravo una pazza che parlava sola. Fu sera, cenavo con mio figlio, mi domandò se avevo presa una decisione, le risposi: si, ho deciso di accettare, ma se per qualche motivo non sei d’accordo non vado. Si congratula con me, e dice: vai e divertiti, non prenderla solo come un lavoro, altrimenti ti diventa pesante, sii te stessa. Il giorno seguente ritornai al ristorante, ovviamente vestita come mi voleva, ma soprattutto come Barbara e le sue fantasie. Il proprietario non c’era, mi dicono che tornerà quasi subito, mi siedo in un tavolo in un anglo con le gambe accavallate, intanto leggo una rivista che portavo in borsetta. Già facevo le prime vittime,il futuro collega maschio nel dare un sguardo a quella bella gnocca inciampò e barcollò, per fortuna senza cadere. Dopo una mezz’oretta torna il proprietario, ci salutiamo con una stretta di mano, parliamo un po’ del lavoro da svolgere, noto che si era eccitato, i suoi pantaloni si erano rigonfi. Allora dico Ernesto: non credi che sia un po’ esagerata la cosa, e inevitabile che voi maschi vi eccitate, poi cosa combineranno! Mi dice: se te la senti proviamo, vediamo come va, se ci sfugge di mano si cambia, aggiorniamo i modi di fare. Incomincio a lavorare il sabato sera, vestita sexy e provocante, mi aggiro nei tavoli per le prenotazioni, sentivo i commenti; e bravo Ernesto. La domenica fu tutto esaurito, la voce già si era sparsa e tutti venivano a mangiare per vedere la bella Barbara che ancheggiava tra i tavoli. Passarono parecchi giorni, le amicizie e confidenze aumentavano giorno per giorno, parole di ogni genere uscivano dalla bocca dei clienti, la frase più frequente era, bellissima ci voglio provare, avrebbero voluto tutti fare sesso con me, incredibile l’uomo, la prima cosa che pensa, fare sesso, poi magari sono dei veri romantici, ma tutto in secondo piano. Le cose andarono abbastanza bene, senza perdere il controllo della situazione, quindi si continuò con il programma deciso dall’inizio. Cinque mesi dopo. Un giorno tranquillo nel mezzo della settimana, un uomo, cui c’era nata un’amicizia molto famigliare, dopo aver finito di mangiare, mi chiamò per ordinare il cafè e il dolce. Mentre mi avvicinavo si scostò leggermente dal tavolo, mi prede dolcemente con le mani sui fianchi e mi siede sulla sua gamba, mentre scrivimi appoggia la mano sulla mia gamba, io giro il viso e lo guardo un po’ indispettita, lui immediatamente toglie la mano, con l’altra abbracciata al mio fianco, mi chiede scusa e continua con voce dolcissima; Barbara, forse avrai capito, “ pensai: questo vuole fare sesso, ma non fu così ” mi piaci tantissimo, sono pazzo di te, come vedi vengo spesso a trovarti, vorrei uscire con te ed approfondire la nostra amicizia. Nel frattempo avevo finito di scrivere, mi alzo, ero agitata, non mi aspettavo certo una dichiarazione seria, gli rispondo: ci penso, e mi allontano per consegnare l’ordine. Aveva veramente presa una cotta per me, infatti quando torno con il cafè ed il dolce, la prima cosa che fece, mi chiese se poteva venire a prendermi
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Inviato da: barbara.682008
il 16/06/2008 alle 23:29
Inviato da: fabio_vecchio
il 16/05/2008 alle 10:24