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Hitler ebreo? Forse sì, da parte del "vero" nonno paterno, l'ebreo Frankenberger.

Post n°33 pubblicato il 03 Maggio 2022 da bearandbecky

 

Grande indignazione hanno suscitato le parole del ministro degli esteri russo Labrov sulla discendenza ebrea di Hitler.

Labrov ha detto testualmente “ secondo me anche Hitler aveva origini ebree”.

In effetti, molto prima di Labrov, ad affermarlo fu Hans Frank, secondo il quale era possibile che Alois Hitler, padre di Adolf Hitler, avesse come genitori Maria Anna Schicklgruber ed il giovane figlio di un ebreo di Graz di nome Frankenberger nella cui casa la donna lavorava come domestica e dove sarebbe rimasta incinta.

Ma chi era Hans Frank?

Hans Frank, come riporta lo storico Joachim Fest nella sua corposa opera “Hitler, Una biografia” (che io ho letto e posseggo) fu per alcuni anni l’avvocato di Hitler dal quale, giunto al potere, ricevette la nomina di Governatore Generale della Polonia.

Scrive Fest.

Hans Frank ebbe a testimoniare al Processo di Norimberga che Hitler ricevette nel 1930 dal figlio del suo fratellastro Alois una lettera dal tono ricattatorio nella quale  si faceva riferimento ad “assai precise circostanze riguardanti la storia della nostra famiglia”. Ebbe l’incarico a trattare la faccenda in maniera confidenziale e giunse a questa conclusione: “Il Frankenberger in questione ha versato gli alimenti alla Schicklgruber per conto del proprio figlio che allora (la cosa avveniva tra il 1830 ed il 1840) contava circa diciannove anni e ha continuato a farlo finchè il ragazzo (Alois, padre di Hitler, ndr) non è giunto al quattordicesimo anno di età. C’è stato anche uno scambio di corrispondenza, proseguito per anni, tra il suddetto Frankenberger e la nonna di Hitler, inperniato sul tacito riconoscimento, da parte degli interessati, che il figlio della Schicklgruber era stato generato in condizioni tali da obbligare il Frankenberger al pagamento degli alimenti”.

Frank non ha però potuto fornire documenti attendibili, né circa lo scambio di corrispondenza, né per quanto attiene al pagamento degli alimenti, e tutte le ricerche compiute in base a tali affermazioni non sono approdate a niente, stante senza dubbio il fatto che dall’epoca sono trascorsi oltre cent’anni ( ossia dalla nascita di Alois nel 1837 al Processo di Norimberga ai criminali nazisti a Novembre del 1945, ndr).

Alois, padre di Hitler, nasce il 7 giugno 1837 a casa del piccolo proprietario Johann Trummelschlager al numero 13 della Frazione di Strones (e quindi non a casa dell’ebreo Frankenberger dalla quale la madre, incinta, si presume sia stata allontanata, ndr).

Nel registro anagrafico del Comune di Dollersheim le generalità del padre di Alois non vennero indicate (per cui Alois assunse il cognome della madre Schicklgruber, ndr); e la relativa casella rimase vuota anche quando,cinque anni dopo (1842, ndr), la madre di Alois contrasse matrimonio con il garzone mugnaio Johann Georg Hiedler, disoccupato, “nullatenente”.

Vero è che quello stesso anno la donna affidò il figlio Alois al fratello del marito, il contadino Johann Nepomuk Huttler di Spital (i due fratelli avevano un cognome diverso, ndr), probabilmente anche perché temeva di non poterlo allevare in maniera dignitosa; è certo comunque che gli Hiedler, stando ai si dice, erano talmente poveri che “non possedevano neppure un letto, ma dormivano in una mangiatoia”.

Ventinove anni dopo  la morte di Maria Anna Schicklgruber, avvenuta a Klein-Motten per “tisi derivata da pleurite” e diciannove anni dopo la morte di suo marito Johann Georg Hiedler, il fratello di questi, Johann Nepomuk Huttler, si presentò insieme a tre conoscenti dal parroco di  Dollersheim, tale Zahnschirm, chiedendo la legittimazione del suo “figlio adottivo” che nel frattempo era giunto all’età di quasi quarantanni, l’impiegato doganale Alois Schicklgruber; affermava tuttavia di non esserne lui il padre bensì il defunto fratello Johann Georg Hiedler. Era stato questi a dichiararlo e i suoi accompagnatori erano lì per confermarlo.

In effetti il parroco si lasciò ingannare o persuadere, fatto sta che, sul vecchio registro anagrafico, sostituì la parola “illegittimo” risalente al 7 giugno 1837 con “legittimo” riempiendo la casella relativa alla persona del padre nei termini che gli erano stati richiesti (Johann Georg Hiedler, ndr) e falsificando il documento con l’aggiunta a margine di una postilla che dice “I sottoscritti confermano che Georg Hitler, indicato come padre, e a loro ben noto, si è dichiarato padre di Alois, come indicato dalla madre dello stesso, Anna Schicklgruber, richiedendo l’iscrizione del prorpio nome in questo registro dei battesimi. Firmato: Josef Romeder, testimone; Johann Breiteneder, testimone; Engelbert Paukh.

I testimoni, essendo analfabeti, firmarono con tre croci e i rispettivi nomi furono aggiunti dal parroco. Il quale tuttavia si dimenticò di segnare la data; mancano inoltre sia la sua firma che quella dei genitori (del resto morti da un pezzo). Per quanto irregolare, la legittimazione aveva valore esecutivo e infatti, a partire dal Gennaio 1877 Alois Schicklgruber si chiamò Alois Hitler (e non Alois Hiedler, a mio avviso forse per un errore del prete stesso che trascrisse male, perchè la pronuncia è simile, il cognome Hiedler detto a voce dai testimoni analfabeti, ndr).

Può darsi benissimo che a promuovere questo intrigo paesano sia stato lui stesso (Alois, ndr); uomo energico e scrupoloso, era infatti riuscito a compiere una discreta carriera, e non è escluso quindi che sentisse la necessità di garantirsi il futuro assicurandosi un nome “onesto”.

Alois Hitler contrasse tre diversi matrimoni, ma mentre la sua prima moglie era ancora in vita, già egli attendeva un figlio da quella che sarebbe stata la seconda, e lo stesso accadde per la terza. Mentre la prima era più vecchia di lui di quattrodici anni, la terza, Klara Polzl (madre di Adolf Hitler, ndr), era più giovane di ventitrè. Klara era stata inizialmente domestica in casa sua, anch’essa, come gli Hiedler o Huttler, era originaria di Spital ed era nipote di Alois, il quale pertanto dovette ottenere la dispensa ecclesiastica per poterla sposare.

Adolf Hitler, nato il 20 aprile 1889 a Braunau ann Imm, borgata numero 219, era il quarto figlio di questo matrimonio. I tre precedenti, tutte femmine, venuti al mondo rispettivamente nel 1885,1886,1887, erano morti in tenera età; delle due sorelle che vennero dopo di lui, sopravvisse soltanto Paula. Della famiglia facevano parte anche i figli di secondo letto (e quindi fratellastri di Adolf Hitler, ndr) Angela e Alois (il cui figlio manderà poi ad Adolf Hitler quella lettera ricattatoria di cui parla l'avvocato Hans Frank, ndr)

Concludo.

È più che comprensibile la reazione degli ebrei, che mai potrebbero accettare il fatto che Hitler, che ha sterminato dai 5 ai 6 milioni di ebrei, potesse essere ebreo anch’egli, da parte del nonno paterno, quel diciannovenne Frankenberger.

Di parte e strumentale, se non stupida e da ignoranti, quella dei politici nazionali e non delle ultime ore.

Ma il dubbio che Hitler potesse avere origini ebree, forse, e ribadisco forse,  potrebbe essere legittimo; per chi ricerca la verità, qualunque essa sia, anche se scomoda.

E ciò stando alla testimonianza di Hans Frank a Norimberga e delle ricerche storiografiche e documentali compiute successivamente dagli storici che hanno studiato e scritto su Hitler (vedi Fest, che ho citato, ma anche Bullock per esempio che ha scritto, sembra,  un'altra interessante biografia su Adolf Hitler).

Certo è, scrive Fest, che Hitler gettò sempre un velo profondo sulle sue origini, di cui mai tollerò che si parlasse o scrivesse.

Bear.

 

 
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Immolati sull’altare dell’Ucraìna. Perché?

Post n°32 pubblicato il 08 Aprile 2022 da bearandbecky

 

L’art. 1 comma 6 della legge n. 185 del 9 Luglio 1990 così recita:

“ L'esportazione ed il transito di materiali di armamento sono altresì vietati: a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere;”.

Pertanto, posto che l’Ucraìna è uno stato in conflitto e verso di esso non abbiamo alcun obbligo internazionale di aiuto – in quanto l’Ucraìna non fa parte nè della UE né della NATO - Draghi ed il suo Governo, prima di inviare armi all’Ucraìna, dovevano ottenere il consenso delle Camere. E questo non è stato fatto, violando così una legge dello Stato.

Non solo.

Sento dire a Di Maio che l’Italia si candida a “garante” dell’Ucraina nel caso addivenisse ad un accordo di pace con la Russia.

Penso che il nostro Ministro non abbia ben chiare le implicazioni, presenti e future, di un tale impegno, che comunque dovrebbe sempre avere l’avallo del Parlamento. E se non le ha ben chiare la colpa non è sua, viste le conoscenze e professionalità che non ha mai acquisito e che non  possiede in materia di politica estera, ma di chi l’ha messo a ricoprire un incarico così importante alla Farnesina.

Nel mio post n. 30 ho scritto della Dichiarazione di Garanzia che il primo ministro inglese Chamberlain prestò, senza che l'avesse richiesta, al Ministro degli Esteri polacco Beck. E sappiamo come andò a finire. Hitler invase la Polonia e l'Inghilterra, e con essa la Francia, fu costretta a dichiarare guerra alla Germania per onorare tale impegno.

La storia insegna, è vero. Ma bisogna prima conoscerla, la storia, e Di Maio e tanti come lui la disconoscono o fanno finta di non conoscerla.

Mi vengono in mente le parole del Prof. Maccarone agli inizi degli anni 80, nel corso di una lezione di diritto fallimentare nella  facoltà di Scienze Economiche e Bancarie  all’Università di Siena, quando disse a noi studenti: “ Una delle cose peggiori che vi possono capitare è prestare garanzia a favore di una banca, perché non ve la levate più di dosso”. E questo perché, per i digiuni di diritto e non  solo, se il debitore principale (l’Ucraìna) non assolve i suoi impegni, a pagare è il garante ( cioè noi, l’italia). E qual’è il prezzo che pagheremmo nei confronti della Russia che ha un arsenale nucleare? Certo non sarebbe economico, di natura risarcitoria, ma di bombe e guerra, coinvolgendo pertanto anche gli alleati della NATO….sarebbe la terza guerra mondiale nucleare.

Questa è la realtà dei fatti.

Mi dispiace per l’Ucraina che è stata invasa, per le migliaia di vittime di ambo le parti,  per le donne e bambini ed anziani costretti a lasciare il loro paese, per le città distrutte che pure andranno ricostruite. E chi pagherà per la ricostruzione?  Noi europei, senz’altro, perché la Russia non lo farà mai, a meno di utilizzare le disponibilità finanziarie che le sono state bloccate a seguito delle sanzioni. Cosa questa non so quanto fattibile, perché una cosa è bloccare dei fondi, un’altra è togliertele.

Sto assistendo, quotidianamente, ad una sorta di ubriacatura, una sbornia collettiva, nei confronti di questo conflitto.

Abbiamo elevato gli Ucraini a “nostri fratelli”, da difendere a tutti i costi.

Con tutto il rispetto per questo popolo, gli Ucraini non sono miei fratelli, o almeno lo sono nella stessa misura in cui lo sono tutti i popoli del mondo. I miei “fratelli” sono casomai gli Italiani, questo sì.

Non condivido questa russofobia di matrice Usa. La storia della Russia è la nostra storia, dell’Europa.

Storicamente, siamo più vicini alla Russia, pertanto, che agli USA.

E non temo una invasione da parte della Russia, né dell’Italia né dell’Europa.  

Perché stiamo vedendo che la Russia, in difficoltà con l’Ucraìna, non ha le risorse militari, di uomini e armamenti, per un attacco “tradizionale” all’Europa. L’unico attacco sarebbe atomico, il che porterebbe alla distruzione dell’Europa e della Russia insieme.

E perché, a ben vedere dal dopoguerra in poi, siamo già stati “invasi” dagli USA, che in Italia ed in Europa ha innumerevoli basi militari e decine di migliaia di uomini.

Gli USA si elevano sempre a difensori della libertà, della democrazia e dei diritti umani. Valori, questi, che negli Stati Uniti sono stati e sono puntualmente violati. Sappiamo come vengono trattati i neri e le minoranze etniche, i muri ai confini col Messico, il possesso – e relativo uso – delle armi che la loro Costituzione autorizza, la pena di morte vigente in diversi Stati, anche con la fucilazione, come ha deciso il South Carolina di recente. Come definire un popolo così, che viola il più basilare dei diritti umani, il diritto alla vita? Barbari, solo barbari, non mi viene altro termine.

IL SOLE 24 ORE, in un articolo del 2020, ha stilato la classifica delle 25 maggiori società di armamenti del mondo. Ebbene, 12 su 25, quasi la metà, sono USA e ricoprono le prime 5 posizioni. La Russia ne ha solo solo 2, al 15° ed al 25° posto, e l’Italia né ha una, Leonardo, al 12° posto.

La fabbrica degli armamenti americana è una macchina sempre ben oliata. Più armi si vendono, più conflitti vengono alimentati se non creati, più sono gli utili che questi “oligarchi” della morte conseguono.

Per questo mi fanno più paura gli Americani dei Russi, che dopo la svolta della Perestroika si è sempre più occidentalizzata, stringendo rapporti commerciali incrociati con tutti i paesi europei e non solo.

La seconda guerra mondiale iniziò il 1 settembre del 1939 ma gli USA non vollero prendervi parte, perché non era la loro guerra, nonostante conoscessero di che pasta erano fatti Hitler ed i nazisti.

Non lo fecero, nonostante le sollecitazioni di Churchill a Roosevelt, con Londra giornalmente bombardata dall’aviazione tedesca, se non dopo l’attacco dei giapponesi a Pearl Harbor, a dicembre del 1941.

E questo perché quella guerra non era nei loro “interessi”, per usare un termine che i presidenti americani e non solo usano spesso. O almeno lo era solo dal punto di vista finanziario, perché i Rothschild e le altre istituzioni finanziarie americane prestavano soldi e fornivano armi ai paesi belligeranti, questo sì.

Draghi ha chiesto se vogliamo la pace o l’aria condizionata, in vista dell’embargo anche del gas e del petrolio nei confronti della Russia.

Implicitamente ci ha detto che siamo in guerra a fianco dell’Ucraina e contro la Russia, cosa che il Parlamento non ha mai deliberato.

Ma non tiene conto del fatto che il gas, più del petrolio e carbone, alimenta tutte le nostre aziende, parte delle quali saranno costrette a chiudere oppure a scaricare sui prezzi di vendita – sempre che la concorrenza permetta loro di farlo ed alimentando l’inflazione già alta – i maggiori costi di energia.

Ci hanno immolato sull’altare dell’Ucraina e creato uno sconquasso economico planetario, quando siamo ancora dentro la pandemia del Covid da due anni a questa parte.

Tutti contro il nemico Russo, tanto le conseguenze le paghiamo noi europei, non certo gli USA, come stiamo vedendo, bravi a fare le guerre ma a casa degli altri, come la storia ci insegna.

Questa è la verità. Con tutto il rispetto del popolo Ucraìno che soffre e delle migliaia di morti che, come tali, non hanno bandiera e meritano il nostro rispetto.

Bear.

 

 
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L'Ucraina non potrà essere la Polonia del 1939.... è peggio!!

Post n°31 pubblicato il 01 Marzo 2022 da bearandbecky

Nel post precedente mi chiedevo a chi giovava, “cui prodest”, il conflitto Ucraina-Russia.

Mi ero detto che non giovava né alla Russia né all’Europa, visti i rapporti commerciali ormai datati e consolidati da ambo le parti.

Mi ero detto che “forse” avrebbe giovato all’America.

Direi che questo “forse” potremmo toglierlo, perché in effetti gli USA sono gli unici a trarne vantaggio.

Il diritto dell’Ucraina di autodeterminarsi è sacrosanto e la Russia non avrebbe mai dovuto invaderla.

Ma non si possono ignorare i motivi che, almeno ufficialmente, hanno indotto Putin a scatenare questo conflitto. Ossia venire in soccorso delle popolazioni filorusse del Donbass che, in base agli accordi di Misk1 e poi Misk2, chiedono una loro autonomia che il governo ucraino ha sempre avversato, alimentando un conflitto che, dal 2014 ad oggi ha causato migliaia e migliaia di morti principalmente da parte filorussa.

Un conflitto e morti che l’opinione pubblica europea, me per primo, quasi totalmente disconosce, perché i media “governativi” non ne hanno mai parlato.

L’art. 5 della Costituzione Italiana così recita: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento”.

Perché il governo ucraino sembra negare questo diritto, questa tutela, alle “minoranze” russofane?

Domanda: ma poi, si tratta davvero di “minoranze”? Assolutamente no!!

Leggo su Wikipedia che

- L'Ucraina è un paese in via di sviluppo, che si posiziona 74° nell'indice di sviluppo umano. È uno dei paesi più poveri d'Europa per PIL pro capite, e la corruzione risulta molto diffusa”…..

- al 2018, in Ucraina risiedono circa 42,3 milioni di persone

- I gruppi etnici in Ucraina secondo il censimento del 2001, sono: Ucraini 77,5% - Russi 17,2% - Rumeni e Moldavi 0,8% - Bielorussi 0,6% - Tatari di Crimea 0,5%, ecc.

Ebbene, il 17,2% della popolazione di etnia russa, ubicata principalmente nel sud-sudest del paese (Donbass) con percentuali che arrivano al 97%, non è una vera e propria minoranza, vi pare?

Sto assistendo ad una vera e propria isteria, da parte degli europei ed Italia in testa, per quanto sta accadendo in Ucraina. Sento dire che non solo l’Ucraina ma tutta l’Europa è a rischio di attacco da parte della Russia di Putin.

Beh, io non mi sento sotto attacco e se c’è una presenza “straniera” in Europa ed Italia compresa, non è quella russa ma quella americana. Basta vedere il numero di basi militari che gli USA hanno in Europa con relativi dispiegamenti di uomini e mezzi.

Mi sembra che la priorità, davanti a questa guerra in corso, non sia più il dialogo tra le parti per addivenire quanto prima ad un accordo: No!

La priorità è “punire” Putin per avere osato tanto. E punire con lui altri 144 milioni di russi che, come noi, chiedono concordia e pace, viste le misure che, giorno dopo giorno, vengono poste in essere contro la Russia. Da quelle commerciali, economiche e finanziarie a quelle, assurde, sportive ed a quelle che bloccano il trasporto aereo su vettori nazionali russi e, di ripiego, europei. Le conseguenze cui stiamo assistendo sono disastrose e le Borse, non solo quella di Mosca, stanno bruciando miliardi e miliardi.

Con queste misure non stiamo facendo del male a Putin ma all’intero popolo russo, e Putin ne trarrà un vantaggio da questo perché il suo popolo – al di là delle proteste di piazza di chi giustamente chiede la pace e la fine delle ostilità - si unirà a lui per farla “pagare”, a sua volta, all’Occidente così ostile.

La conseguenza sarà un inasprimento delle ostilità a danno, questa volta davvero, della pace in Europa.

Dalla disgregazione dell’URSS a seguito della caduta del muro di Berlino il 9 novembre 1989, degli 8 Stati che componevano il Patto di Varsavia è rimasta…. solo la Russia. Tutti gli altri paesi , l'Albania, la Bulgaria, la Cecoslovacchia (ora Repubblica Ceca), la Germania dell'Est (unita a quella dell’ovest il 3 ottobre 1990), l'Ungheria, la Polonia e la Romania  sono passati sotto “l’avversaria” NATO ed assieme costituiscono un argine, territoriale, politico e militare, ad eventuali mire espansionistiche della russia putiniana verso i paesi europei in occidente.

Penso che i governanti ucraini stiano “cavalcando” questa lunga onda di isteria collettiva per ottenere quei vantaggi economici e politici che mai si sarebbero sognati. Ultima, la richiesta di far parte dell’Unione Europea che la signora Von der Leyen ha già improvvidamente offerto all’Ucraina su un piatto d’argento, nonostante questo Paese sia lontano dal possedere i requisiti richiesti per l’adesione.

Ossia, leggo sul web,

− istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti dell'uomo, il rispetto delle minoranze e la loro protezione 

un'economia di mercato funzionante e la capacità di far fronte alle forze di mercato ed alla concorrenza dell'Unione

− la capacità di rispettare gli impegni derivanti dall'adesione, contribuendo a perseguire gli obiettivi dell'Unione; i nuovi membri devono inoltre possedere un'amministrazione pubblica in grado di applicare e gestire efficacemente gli strumenti giuridici comunitari.

Leggo proprio ora che “Il presidente americano Biden non invierà truppe a combattere in Ucraina contro i russi e non teme per una guerra nucleare”.

In sintesi: Biden ha tirato il sasso ma con la mano alzata siamo rimasti noi europei. Tanto una eventuale guerra, che non sarà nucleare a sentire lui, non toccherà mai gli americani ed il suolo americano…..come sempre d’altronde.

Staremo a vedere, disse il cieco!!

Bear.

 
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Guerra: L’Ucraina non potrà essere la Polonia del 1939.

Post n°30 pubblicato il 22 Febbraio 2022 da bearandbecky

Nel 2003 per andare in Inghilterra mi ci volle il passaporto. Negli ultimi anni, nei paesi europei in cui ho  viaggiato, mi è bastato esibire la carta di identità ed ho usato la stessa moneta, l’euro, senza procedere ad alcun cambio valuta. È stato così in Germania, Francia, Spagna e Portogallo dove non mi sono mai sentito uno straniero in vacanza ma “come a casa mia” in Italia. E chi mi sta leggendo e viaggia spesso come me, sa di cosa parlo.

Un Italiano, io, cittadino dell’Europa che, come ho scritto nel post precedente, non patteggia né per Putin né per Biden, ma solo per l’Italia e in un contesto europeo, con la speranza di vedere un giorno nascere gli Stati Uniti d’Europa come già Giuseppe Mazzini aveva auspicato.

37 anni fa mi unii ad una squadra di cacciatori per la caccia al cinghiale nella maremma toscana. Mi furono dette tre cose:

la prima, che non ci si muove mai nel bosco col fucile carico (la cartuccia è composta di una sola grossa palla di piombo) e che pertanto il fucile si carica alla “posta” all’inizio della caccia e si scarica  sempre “alla posta” quando la caccia è finita;

la seconda, che si spara solo quando il cinghiale “lo vedi” e lo stesso si trova nella tua linea o raggio di sparo, ricordando sempre che a destra ed a sinistra ci sono altri cacciatori ai quali non devi sparare;

la terza, che non bisogna avere timore dei cinghiali perché non attaccano mai l’uomo e si preoccupano solo di sfuggire ai cani che gli abbaiano dietro, a meno che non si sentano isolati, braccati e senza via di fuga.

Ebbene, Putin mi è sembrato uno di questi cinghiali: è stato isolato dalla comunità internazionale aizzata, come i cani fanno con i cinghiali, da Biden e Zelensky e, senza via di scampo, alla fine ha attaccato in maniera sconsiderata, senza troppo ragionare, proprio come fanno i cinghiali quando si sentono braccati.

Ha riconosciuto l’Indipendenza delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, stracciando il Protocollo di Minsk 2 del 5 settembre 2014 per porre fine alla guerra nella regione ucraina del Donbass.

Cui prodest? Chi ci ha guadagnato o ne trarrà vantaggio?

Le sanzioni economiche contro la Russia che stanno per essere poste in essere in queste ore certamente non vanno a vantaggio, né di Putin (la borsa a Mosca sta perdendo l’8%) nei dei suoi partner commerciali europei, Italia in testa,  tenuto conto degli scambi commerciali, interdipendenti, che in questi ultimi anni si sono sempre più consolidati. E non parlo solo di risorse energetiche, gas e petrolio in primis, che vedono l’Italia, più di altri, fortemente dipendente dalla Russia, tanto che lo stesso Draghi si è già sbilanciato a dire che eventuali sanzioni alla Russia non devono riguardare le fonti energetiche.

Ci guadagnano solo Biden ed il presidente ucraino Zelensky, questo è chiaro.

A mio modesto ma sensato avviso, l’Ucraina non avrebbe mai inserito nella propria Costituzione l’adesione alla NATO se non avesse avuto rassicurazioni in tal senso dagli USA, visto il loro “peso” all’interno della NATO alle cui spese concorrono per ben il 70%. (vedi quì DI0359 (camera.it) i dati al 2020.

Ma Biden ha ottenuto anche un altro risultato, di cui nessuno sta parlando.

Ossia, al di là dei proclami e richiami all’unità, dividere i paesi dell’Unione Europea e stigmatizzare la leadership USA anche in Europa. Paesi UE che, come ho già scritto, non vedono di buon grado, sia pure con gradazioni diverse, l’applicazione di sanzioni pesanti alla Russia .

L’UE ha già deliberato nei giorni scorsi un piano di aiuti all’Ucraina per 1,2 miliardi di euro “per contrastare la minaccia russa”. E francamente non ne capisco, né condivido, il motivo, visto che l’Ucraina non fa parte dell’Unione Europea, Putin non ha mai detto di volerla attaccare e gli unici a dirlo, ed a soffiare sul fuoco, sono stati solo Biden ed il presidente ucraino Zelensky che ha più volte invocato sanzioni alla Russia.

Si parla di rischio di guerra. Ma l’Ucraina non potrà mai essere il pretesto per Putin per scatenare la terza guerra mondiale, come lo fu la Polonia nel 1939, sebbene per alcuni aspetti Hitler allora, e Putin adesso, sembrano muoversi nella stessa direzione, sia pure con obiettivi diversi.

Le mire di Hitler erano offensive ed espansionistiche; quelle di Putin sono difensive e mirano a salvaguardare la sicurezza e gli interessi della Russia.

Hitler, senza sparare un colpo vista la paura di Inghilterra e Francia di scatenare una nuova guerra, si riprese i territori di lingua tedesca dei Sudeti, della Renania e la città di Memel in Lituania che il Trattato di pace di Versailles, che sancì la fine della 1^ guerra mondiale, aveva sottratto alla sconfitta Germania. E senza sparare un colpo il 12 marzo 1938 invase l’Austria passando, simbolicamente, per la sua città natale di Braunau sull’Inn, proclamandone l’annessione il giorno dopo per poi venire accolto a Vienna il 15 marzo da una folla festante di 200.000 persone.

Lo scopo, eccetto per l’Austria, fu soprattutto propagandistico e servì a Hitler per consolidare la sua leadership agli occhi del popolo tedesco così fortemente colpito dalle pesanti sanzioni economiche imposte dal Trattato di Versailles. In primis la pesante richiesta di risarcimento dei danni di guerra nella misura di 132 miliardi di marchi oro, circa 6,6 miliardi di sterline. Un tema, anche questo, che Hitler menzionò e sfruttò quasi sempre nei suoi comizi di propaganda fin dagli inizi della sua lunga e lenta ascesa al potere. 

Cosa ha fatto, o sta facendo Putin, senza per questo difenderlo?

Per mettere in sicurezza i confini della Russia,

-          si è preso la “russofona” Crimea per avere libero accesso alla sua flotta navale del Mar Nero e la città di Sebastopoli, in Crimea appunto, è oggi la principale base navale in questo mare;

-          ha appena forzato la mano (o vi è stato costretto a farlo , perdendo la pazienza)  e riconosciuto l’indipendenza delle “russofone” Donetsk e Lugansk,  preludio di fatto alla loro annessione come è già avvenuto per la Crimea; e ciò per rimarcare in maniera netta e determinata che, per la sicurezza dei suoi confini, non accetterà mai l’adesione dell’Ucraina alla NATO, costi quel che costi.

Già, i confini della Russia.

Putin ha dimostrato di conoscere la storia e non vuole ripetere l’errore che Stalin fece nel 1939 col patto Ribbentrop-Molotov.

Nel 1939, appunto, Ribbentrop, per la Germania nazista, e Molotov, per la Unione Sovietica, siglarono un Patto di non aggressione che fu il preludio per lo scoppio della 2^ guerra mondiale. Hitler, in base al Patto, attaccò la Polonia e se ne spartì il territorio con Stalin, mentre gli inglesi, ai quali, come ai francesi, non importava un fico secco della Polonia, il 3 settembre 1939 si videro “costretti” a dichiarare guerra alla Germania.

Questo è quello che ci tramandano i libri di storia, ed è vero. Ma ci sono altre verità che non vengono rese altrettanto manifeste se non attraverso gli scritti degli storici.

Ossia che il vero scopo di Hitler, il suo cruccio apertamente manifesto già nel Mein Kampf, non era l’invasione della Polonia ma della Unione Sovietica di Stalin, uno “spazio”che  Hitler riteneva “vitale” per le sue mire espansionistiche e date le ingenti risorse minerarie ed energetiche ivi presenti. E per fare questo era necessario avere con l’Unione Sovietica un confine comune, in modo tale che le truppe e mezzi corazzati non  dovessero attraversare prima i territori di altri paesi, dal mar Baltico al Mar Nero, dall’Estonia alla Romania. Il Patto Ribbentrop-Molotov andava in questa direzione, perché sul territorio polacco la Germania aveva l’Unione Sovietica sulla sua linea di confine.

Putin che cosa non vuole? Che il territorio della Russia sia proprio al confine con quello dei paesi NATO e per far ciò è necessario che ci siano degli stati che facciano da “cuscinetto”, come lo era proprio la Polonia nel 1939. Ecco perché si tiene cara la Bielorussia e perché non vuole che l’Ucraina entri nella NATO.

Ma Hitler, a dire il vero, non voleva questo accordo con i bolscevichi ma fu costretto a farlo dall’atteggiamento polacco.

E, paradossalmente, anziché stringere un patto con l’Inghilterra e fare la guerra all’Unione Sovietica, si trovò costretto a fare esattamente l’opposto.

Come ci ricorda lo storico e saggista tedesco Joachim Fest (figlio di un fervente antinazista)  nella sua nota e corposa biografia su Hitler ( 1.107 pagine fitte fitte e caratteri piccoli ed innumerevoli note a piè di pagina) il 21 marzo 1939 von  Ribbentrop propose all’ambasciatore polacco a Berlino  Joseph Lipski, un prolungamento di 25 anni del patto di non aggressione stilato nel 1934 tra Germania e Polonia e il possesso dell’Ucraina. In cambio, si chiedeva alla Polonia la restituzione della città (tedesca) libera di Danzica (assegnata alla Polonia dal Trattato di Versailles alla fine della 1^ guerra mondiale) nonché la costituzione di un’arteria di traffico extraterritoriale attraverso il territorio polacco e, in chiave antisovietica,  l’adesione formale della Polonia al Patto Anticomintern.

Come riporta wikipedia,  Il Patto anticomintern fu un trattato di alleanza politica, diretto contro l'Unione Sovietica, concluso il 25 novembre 1936 a Berlino tra il governo del Terzo Reich tedesco e quello dell'Impero giapponese, cui si aggiunsero, successivamente, l'Italia ed altri Paesi”.

Il ministro degli esteri polacco Josef Beck, non solo rifiutò la proposta di von Ribbentrop ma addirittura mobilitò alcune divisioni polacche al confine con la Germania. Di pari passo, volendo mantenere, stupidamente, una sorta di neutralità ed equidistanza anche dalla vicina ed odiata Unione Sovietica, il 23 marzo 1939 rifiutò la proposta britannica di avviare consultazioni, in chiave antitedesca, tra Inghilterra, Francia, Unione Sovietica e Polonia.  Per la cronaca, lo stesso giorno, Hitler entrava nella città lituana “tedesca” di Memel senza sparare un colpo, allo stesso modo con cui una settimana prima, il 16 marzo, dal Castello di Praga, aveva proclamato il protettorato tedesco dei territori Cecoslovacchi di Boemia e Moravia. Inghilterra e Francia e Unione Sovietica, al di là delle proteste, non mossero un dito.

Il primo ministro inglese Chamberlain - anche in disaccordo con altri nel suo governo che non volevano inimicarsi il forte Hitler per proteggere la debole ed insignificante Polonia - fece chiedere a Varsavia se la Polonia aveva obiezioni contro una dichiarazione di garanzia da parte britannica. Beck, ovviamente, non potè non essere d’accordo, visto che non venivano richieste contropartite. Come conseguenza, il 31 Marzo 1939 Chamberlain dichiarò alla Camera dei Comuni che Inghilterra e Francia, nel caso di qualsivoglia azione che chiaramente minacci l’indipendenza polacca, si sarebbero sentite in dovere di fornire immediatamente aiuto al governo polacco con tutti i mezzi a loro disposizione.

Questa dichiarazione, scrive Fest,  costituì per ciò stesso una svolta anche per Hitler, il quale nella garanzia britannica vide, non soltanto una delega di pieni poteri alla Polonia, autorizzata a coinvolgere a suo piacimento la Germania in iniziative belliche, ma, più ancora, il fatto che l’Inghilterra ormai gli si era rivelata definitivamente nemica: l’Inghilterra non gli dava via libera verso Oriente, ed era evidentemente decisa all’estremo confronto; il grande mandato delle potenze borghesi contro l’Unione Sovietica – questo era ormai evidente – non era possibile ottenerlo e ne conseguiva che l’intera concezione di Hitler (ossia, fronte comune con l’Inghilterra contro l’Unione Sovietica, ndr) veniva esser messa in forse per gli anni a venire. E, se le testimonianze non mentono, quel 31 marzo fornì ad Hitler l’impulso decisivo alla soluzione estrema.

Ossia, accettare suo malgrado una guerra contro Inghilterra e Francia, cercare di vincerla e successivamente invadere l’Unione Sovietica. La stipula del trattato di non aggressione Ribbentrop-Molotov serviva quindi per due motivi: non essere impegnati su due fronti, ad ovest contro gli Alleati e ad est contro l’Unione Sovietica; avere al confine il territorio sovietico in vista di un futuro attacco dai territori polacchi.

Come sappiamo, Hitler perse la guerra soprattutto perché, spazientito, invase l’Unione Sovietica senza aver prima sconfitto l’Inghilterra, contrariamente agli iniziali propositi del patto Ribbentrop-Molotov.

Bear.

 
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Ucraina: né con Putin né con Biden.

Post n°29 pubblicato il 11 Febbraio 2022 da bearandbecky

 

Non mi piace Putin, ma nemmeno Biden che sta estremizzando la crisi Ucraina, mandando truppe nei territori NATO dell’Est europa ed invitando i cittadini americani a lasciare il paese.  Entrambi, ce lo ripetono sempre, non fanno mai nulla se non rientra nei loro “interessi”.

E noi cittadini dell’UE non stiamo avendo una voce ”unica” in capitolo, salvo sterili ed infruttuosi incontri bilaterali con i russi. Ultima, vedo scorrere la notizia in tv, quella odierna di Di Maio (capirai!!) con l’omologo russo Lavrov.

Biden sta usando l’Ucraina e la recente crisi energetica come pretesto. Vuole risalire nei consensi interni e spingere, come già in passato, i partner europei della NATO a spendere di più in armamenti ( in buona parte made in USA, ovviamente); vuole vendere all’Europa - e ci prova da tempo come il suo predecessore Trump - il suo gas “liquido” che, in ogni caso non coprirebbe mai lo stesso fabbisogno che il gas russo assicura, circa il 45% solo per l'Italia. Non solo. Le aziende americane che lo producono sono private e nulla vieterebbe loro di far cambiare rotta alle loro navi cariche di gas liquido per venderlo al migliore offerente non europeo. 

Putin non è da meno. Ha annesso la Crimea e finanzia ed arma i separatisti filorussi a sud dell'Ucraina.

Si rischiò la guerra nucleare nel 1962 quando gli USA si accorsero che a Cuba (uno Sato Sovrano) i russi avevano installato delle basi missilistiche e John Kennedy autorizzò il blocco navale sull’isola impedendo ai russi di installare  nuovi missili nucleari a due passi dalle coste americane della Florida. Tutto si risolse, e la guerra non scoppiò, quando i russi fecero fare dietro front alle loro navi e ritirarono da Cuba anche i missili che vi avevano installato.

Putin, se vogliamo essere obiettivi, sta chiedendo in fondo la stessa cosa che Kennedy chiese nel 1962. Non può permettere che l’Ucraina – con un territorio vastissimo (secondo solo alla Russia), in passato una delle repubbliche sovietiche e Stato indipendente dal 1991 - entri nella NATO ed installi nel suo territorio i missili nucleari puntati su Mosca. 

Putin ripete che non vuole invadere l’Ucraina e ne rispetta la sovranità; chiede solo che l’Ucraina resti “neutrale”. In questo modo il suo territorio, come già la Bielorussia (filosovietica), farebbe da "cuscinetto", una sorta di zona franca, tra i territori NATO e quelli della Federazione Russa. E' vero che l'Ucraina ha tutto il diritto di autodeterminarsi e decidere se entrare o meno nella NATO. Ma la sua neutralità, vigilata dalla NATO, potrebbe essere un buon compromesso per scongiurare una guerra che potrebbe diventare nucleare e dalla quale, alla fine, nessuno uscirebbe “vincitore”, come ha detto lo stesso Putin, a ragione direi.

Una guerra? non conviene a nessuno.

Non a Putin, che vedrebbe definitivamente bloccato il gasdotto Nord Stram 2 che, attraverrso il Baltico, porterebbe il gas in Germania; e sappiamo quanto incide l'esport del gas nel PIL russo. Inoltre Putin sarebbe esposto a sanzioni economiche molto pesanti ed ad un isolamento politico che certamente non vuole. 

Non agli europei, siano essi nella NATO o meno, perchè il gas ed il petrolio russo è più o meno indispensabile.

L'unico, forse, che potrebbe avere interesse è Biden, per i motivi sopra esposti e con ciò si spiegherebbero i toni così sopra le righe che lo Stesso ha tenuto fin dal primo momento.

Bear.

 
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Sarà Casini il nuovo Capo dello Stato?

Post n°28 pubblicato il 27 Gennaio 2022 da bearandbecky

 

Si, potrebbe essere il bolognese Pier Ferdinando Casini il nuovo Presidente della Repubblica, stando al profilo “istituzionale e  Super Partes” che tutti vorrebbero. Mi pare che tutto sia chiaro da quel che non dicono, ma lasciano capire , soprattutto Enrico letta e Matteo Salvini.

Un altro democristiano, quindi, un altro cattolico.

Dalla sua biografia leggo che siede ininterrottamente in Parlamento da 39 anni, dal 1983, ora come deputato ora come senatore.

Doroteo, forlaniano, dopo la dissoluzione della DC per opera di “mani pulite” è tra i fondatori del Centro Cristiano Democratico che appoggia Silvio Berlusconi nella sua ascesa. Durante il mandato di Presidente della Camera dal 2001 al 2006 passa all’UDC.

Alle ultime politiche del 2018 è stato eletto nelle fila del PD, dove non ha avuto difficoltà a sentirsi a casa sua visto che i comunisti, in questo partito erede del PCI, non ci sono più da tempo. Ci sono gli ex amici democristiani a comandare: vedi Prodi, Renzi finchè non è andato  via, Letta, Franceschini, e lo stesso Mattarella.

Che Casini sia oggi un “uomo delle istituzioni “, non ci sono dubbi, visto il suo background politico.

Che sia ”super partes”, anche, avendo occupato in Parlamento le poltrone di “destra e sinistra”. Ci si aspetta, quindi, che non scontenterebbe nessuno. E’ questa la preoccupazione più grande dei nostri politici.

Non uno che sia di “alto profilo”, nei confronti degli omologhi Europei; bensì uno che non penda né da una parte né dall’altra, un arbitro imparziale nella logica delle spartizioni, quando l’imparzialità fa parte proprio del mandato del Presidente della Repubblica, chiunque esso sia, dal momento che è la stessa Costituzione che fissa i limiti e le prerogative che il Capo dello Stato è chiamato a rispettare.

I partiti, i politicanti di mestiere, di destra di centro e di sinistra, riprenderanno in mano le redini del potere, e si libereranno per sempre di Draghi, il loro “mal comune mezzo gaudio”, che tutti detestano al di là delle parole di facciata, il tecnico e non politico che Mattarella si è visto costretto di imporgli data la loro incapacità a mettersi d’accordo per creare un nuovo Governo.

Mi sorprende in queste trattative, ma non più di tanto, l’irrilevanza di Conte e dei 5Stelle, nonostante i “gialli” siano oggi in Parlamento la forza politica più rilevante.  A riprova del fatto che le mie considerazioni espresse su di loro in post precedenti non erano sbagliate.

Fine dei giochi, quindi.

Ci sono tanti miliardi da gestire e i politicanti di mestiere, di ogni schieramento, sapranno fare un ottimo uso di tale “concime” per i loro orticini. Stiamone certi.

E ciò sempre nell’interesse del Popolo Italiano, ovviamente, come non si stancano mai di ripeterci.

Un Popolo beone, me compreso, che continua a votarli illudendosi che le cose possano sempre cambiare.

Fossi al posto di Draghi, qualora non venissi eletto per il Colle, rimetterei il mandato e causerei una crisi di Governo.

In fondo, se i partiti danno prova di maturità e senso istituzionale nel sapere mettersi d’accordo nell’eleggere un Capo dello Stato, per il bene dell’Italia e degli Italiani come dicono, perché non dovrebbero fare altrettanto nel mettere in piedi un altro Governo e finire la legislatura?

Bear.

 

 
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Mattarella, hai già fatto “trenta, puoi fare “trentuno”....continua

Post n°27 pubblicato il 26 Gennaio 2022 da bearandbecky

 

 

La terza votazione appena conclusa ci dà, in primo luogo, Mattarella più votato con 125 preferenze e 412 schede bianche soprattutto da parte del centrosinistra come già preannunciato. Vuol dire che alla 4^ votazione di domani 27 gennaio 2022, se le schede bianche recassero il nome di Mattarella, quet’ultimo raggiungerebbe abbondantemente il quorum di 505 preferenze per confermarsi Presidente della Repubblica. 

Una rielezione alla quale Mattarella non potrebbe sottrarsi per dovere istituzionale qualora, prima della quarta votazione di domani, tutti i leader, del centrodestra e del centrosinistra, gli chiedessero esplicitamente la disponibilità a continuare il mandato. Basterebbe una telefonata, visto che Mattarella è a Palermo. Quanto tempo dovrebbe durare questo reincarico sarebbe una questione da affrontare e risolvere dopo la rielezione.

A mio avviso, visto che le prossime Politiche si svolgeranno nella primavera del 2023 ( le ultime sono state a Marzo 2018) Mattarella potrebbe dimettersi dopo l’elezione del nuovo parlamento, in modo che anche il nuovo Presidente della Repubblica fosse emanazione della maggioranza degli italiani così come rappresentati alla Camera ed al Senato.

Nelle more anche Draghi continuerebbe a fare il proprio lavoro a capo del Governo. Non rileva se con qualche piccolo rimpasto da fare subito o in corso d'opera. E quale migliore garanzia abbiamo per accedere a quei 229  miliardi di euro previsti dal PNNR? Ciò scongiurerebbe anche il ricorso ad elezioni anticipate – almeno non prima di settembre 2022 - che la stragrande maggioranza dei nostri parlamentari non vuole per non perdere la “pensione”.

Chi vedo come nuovo Presidente della Repubblica? Come ho già scritto nel precedente post, direi senz’altro Draghi, per l’autorevolezza di cui gode soprattutto a livello europeo e che tanti paesi ci invidiano. Secondo alcuni ha le carte in regole, come carisma, per prendere il posto della Merkel come figura carismatica nella UE.

L’elezione di Draghi a Capo dello Stato darebbe origine, in maniera ovvia, ad una crisi di Governo che comunque  la nuova maggioranza formatasi in Parlamento avrebbe voluto. L’incarico di formare un nuovo Governo Draghi lo andrebbe quindi ad assegnare ad una figura che fosse espressione dei nuovi pesi politici, in termini di maggioranza ed opposizione, presenti in Parlamento dopo le elezioni politiche appena concluse.

In questo modo, Parlamento, Presidente della Repubblica e Governo, sarebbero espressione della maggioranza degli italiani, alla luce delle recenti elezioni politiche, così come non succede, a mio avviso, dal 1948, quando si insediò il primo parlamento italiano.

Naturalmente, come seconda opzione, non mi dispiacerebbe vedere Draghi eletto al Colle già subito piuttosto che rischiare di non vederlo come Capo dello Stato l'anno prossimo. Bisognerebbe vincere soprattutto le resistenze dei 5Stelle, nel centrosinistra, visto il gran numero di parlamentari che conta in Parlamento. Una resistenza che si verificherebbe anche l'anno prossimo, per coerenza almeno, dopo le elezioni del nuovo parlamento, ma che avrebbe un impatto minore rispetto ad oggi, perchè  ci si aspetta che dalle prossime elezioni politiche i 5Stelle escano fortemente ridimensionati. 

Last but not least: A quanto pare sembra sfumato, per ora ma speriamo per sempre, il rischio di vedere un pregiudicato al Colle.

Bear.

 

 
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Mattarella, hai già fatto “trenta, puoi fare “trentuno”.

Post n°26 pubblicato il 14 Dicembre 2021 da bearandbecky

Sì, caro Presidente. Ripensaci per favore e rimani al Quirinale fino a che non si saranno concluse le elezioni Nazionali del 2023. Altrimenti

-          Non è nemmeno certo che Draghi rimanga ancora un altro anno a Palazzo Chigi per finire il suo lavoro, così importante, soprattutto sulla New Generation EU, del PNNR, ecc. Anzi, a sentire qualche maestro nel “girare la ruota”, è possibile che si vada ad elezioni anticipate già nel corso del 2022 e non a fine legislatura nel 2023. Così ci giochiamo Draghi, sia come Capo del Governo che come Capo dello Stato

-          L’anno prossimo rischiamo di mandare al Quirinale qualche pregiudicato, o almeno di candidarlo come tale nel corso delle votazioni a Camere riunite, come con sempre più insistenza sento dire sui network nazionali, come se ciò bastasse a pulirne la fedina penale sporca. A tal fine, penso andrebbe modificato il 1° comma dell'Articolo 84 della Costituzione nel modo seguente:" Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d'età, goda dei diritti civili e politici e non abbia subito condanne passate in giudicato". Requisiti minimi, questi, a parte quello dell'età, che vorrei venissero richiesti anche a coloro che si candidano per Parlamento, Regioni, Provincie e Comuni, o che sono chiamati a sedere nei Consigli di Amministrazione degli Enti Pubblici oppure di quelle Società nelle quali la partecipazione dello Stato nel capitale è maggioritaria.

Bear.

 
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NO VAX - ORA BASTA !!!

Post n°25 pubblicato il 16 Novembre 2021 da bearandbecky

 

Già, basta con i toni accomodanti e per nulla persuasivi.

La moral suasion non produce alcun effetto sui NO-VAX, è dimostrato.

Sappiamo tutti che il vaccino contro il COVID-19 può non essere sicuro, dato lo scarso tempo per la sperimentazione. E tutti quelli che, come me, si sono vaccinati, lo hanno fatto incrociando le dita e pensando “speriamo che vada tutto bene”.

Ma è purtroppo vero che il vaccino è, ad oggi, l’unico strumento per non contagiarsi oppure, in caso di contagio data la non completa copertura del vaccino, per avere grandi possibilità di non finire in terapia intensiva o, ancor peggio, di morire.

E questo ce lo dicono i numeri ufficiali, forniti da ISS, OMS ed altri Organismi. Ed i numeri non mentono, non sono chiacchiere come quelle dei no-vax, a meno che non si dimostri che chi li diffonde li abbia falsificati.

E quando un medico mi dice in tv che in terapia intensiva, su 30 ricoverati, solo uno era stato vaccinato mentre gli altri 29 no, allora non ci sono chiacchiere che reggono.

Si tratta di calcolo di probabilità, di statistica spiccia e comprensibile a tutti. Non serve una laurea in economia.

Ecco allora che mi rendo conto che il pericolo non mi viene da un vaccino, sia pure poco sperimentato, ma dal virus.

Ed il green-pass va riconosciuto solo ai vaccinati e non anche ai non vaccinati che esibiscono l’esito di un tampone negativo, sia esso di tipo PCR/molecolare o antigienico/rapido. Perché un tampone è un semplice esame e non una medicina come il vaccino. E perché l’attendibilità di un tampone PCR negativo, ci dicono gli specialisti, sembra non vada oltre le 6-8 ore, altro che 3 giorni come oggi avviene, mentre i tamponi rapidi non sarebbero altro che spazzatura, per dirla in parole povere, perchè assolutamente inattendibili.

In democrazia la maggioranza detta le norme che valgono per tutti, minoranza inclusa.

E la stragrande maggioranza degli italiani si è vaccinata, con grande senso di responsabilità.

Il Governo abbia il coraggio di rendere il vaccino obbligatorio o, almeno, di introdurre il lockdown, con regole da zona rossa, esclusivamente per i non vaccinati.

E se un no-vax dovesse violare il lockdown senza quei validi motivi all'uopo indicati e, dagli esami, risultasse positivo al COVID-19, dovrebbe essere processato per direttissima, condannato ai sensi degli artt. 438 e 452 del codice penale e sbattuto in galera.

SENZA SE E SENZA MA!!!!!!

Perché il diritto alla salute, mia, dei miei cari, dei miei amici e di tutta una comunità estesa quanto vi pare, viene prima e vale di più del diritto di “libertà di fare quel che voglio, anche non vaccinarmi” così tanto ostentato dai no-vax.

Tralascio di parlare degli effetti che il virus, i lockdown indiscriminati, hanno poi sull'economia, sull'occupazione, sul lavoro. Li abbiamo già visti e li conosciamo. Non dobbiamo tornare indietro.

Sono parole dure le mie, lo so. Ma solidarietà e tolleranza, valori in cui fermamente credo ed ai quali ho educato le mie figlie, trovano il loro fondamento nel rispetto dei diritti umani, primo fra tutti quello di vedere salvaguardata la salute, la vita.

Bear.

 

 
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“Do ut des”...segue

Post n°24 pubblicato il 16 Marzo 2021 da bearandbecky

Vuoi vedere che a Siena il PD appoggerà la candidatura del neo segretario Enrico Letta? se non altro per dargli uno stipendio, visto che ha lasciato a quanto pare i suoi incarichi in Francia.

Bear

 
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“Do ut des”

Post n°23 pubblicato il 18 Febbraio 2021 da bearandbecky

Per i 5 Stelle, la Raggi si ricandida a sindaco di Roma e chiede il voto su Rousseau per ottenerne l’investitura.

Per il Pd invece, che ha sempre osteggiato tale ipotesi, si parla di Gualtieri, rimasto “disoccupato”, come possibile candidato.

Un compromesso tra 5S e Pd potrebbe essere questo.

I 5S appoggiano la candidatura di Gualtieri a sindaco di Roma.

Il PD appoggia la candidatura del “grillino” Conte nelle elezioni suppletive alla Camera nel collegio di Siena, posto lasciato vuoto da Padoan che si è dimesso dopo la sua nomina a presidente di Unicredit.

Vedremo.

Bear

 
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“Senza lilleri un si lallera”.

Post n°22 pubblicato il 09 Febbraio 2021 da bearandbecky

I “lilleri” sono i soldi, detto in “toscanese”. E quando ci sono di mezzo i soldi, tanti soldi,  tutti gli accordi, e disaccordi, si mescolano e rimescolano. “Piatto ricco mi ci ficco”…..mi ci scappa da ridere.

L’inaffidabilità ed il pressapochismo della nostra classe politica sta emergendo con tutte le sue contraddizioni.

E se la classe politica, ed è così, è l’espressione del popolo che rappresenta, allora vuol dire che il problema è più grave. Non sono i pochi che devono preoccuparci ma i tanti, noi stessi, che li eleggiamo.

L’Italia è questa? Noi, siamo questi? Ci identifichiamo con questi elementi che ci governano?

“Infantili” i 5 Stelle, come un pregiudicato, condannato in via definitiva per frode fiscale (capirai!!!), mi pare li abbia definiti. E sono d’accordo. Infantili, si, perché non hanno capito che i lilleri sono lilleri, giusto? e davanti al Dio denaro non c’è Rousseau che tenga.

Sarcasmo a parte, basta dire che si fa per il bene del Paese, per il futuro dei nostri figli, e che in situazioni di emergenza economica e sanitaria come questa, non conta più quello che si è detto e si è fatto prima.

Già. Emergenza economica. Ma noi ci viviamo da sempre in emergenza economica.

O almeno noi del “sud”, meglio precisare.

La linea ferroviaria Messina-Siracusa-Ragusa…..solo per fare un esempio, è sempre su un binario, come la trovò Garibaldi nel 1860 dopo il suo sbarco a Marsala. E come ci ho viaggiato io alla fine degli anni settanta quando andavo a Siena, all’Università.

Per non parlare delle strade. Altro esempio di quelli che conosco. L’autostrada Catania-Gela, ma è in effetti una “scorrimento veloce” senza caselli e pedaggi e limite di velocità a 90 km/h, dopo decenni di lavori e miliardi spesi, è ancora ferma a Rosolini.

Colpa dei siciliani e della mafia? Si,certo. Ma colpa soprattutto dei governi che dal dopoguerra in poi si sono succeduti negando alla Sicilia, ed al Sud in generale, veri investimenti in infrastrutture, senza i quali nessun progresso economico può essere attuato, e controlli severi e seri sulle assegnazioni degli appalti.

Purtroppo, i miliardi li hanno sempre gestiti i politici,  gli stessi, ma con nomi diversi, che ora vogliono sedersi al tavolo ricco del Recovery Fund.

E se al Sud, più che altrove, la politica viene condizionata e/o indirizzata dalla mafia, o ndrangheta o camorra, gli appalti, per giunta gonfiati, a chi potrebbero andare?

Colpa dei meridionali che votano? No. Colpa dei politici in affari con mafiosi, ndranghetisti e camorristi, che siedono poi in Parlamento e nelle varie amministrazioni Regionali e locali. In poche parole, colpa dello Stato, come sovente si sente dire, come se lo Stato fosse una entità estranea, a rimarcare anche quella “lontananza” dal potere centrale che i meridionali avvertono dall’unità d’Italia ad ora. Una lontananza che ha fin qui costituito l’humus naturale nel quale i poteri mafiosi, tutti, si sono sviluppati e proliferano.

Così è.

E’ il Sistema, quindi, che non funziona, per usare un termine più che abusato che,  da solo, dice tutto e niente.

Eppure qualcosa potrebbe essere fatto.

Come eleminare le liste "bloccate" redatte dalle segreterie dei partiti e lasciare che ogni cittadino esprima la propra preferenza.

Ancora. Pretendere, per qualsiasi tipo di elezione, che i candidati certifichino, e non semplimenete auto-certifichino nei pochi casi in cui è richiesto, di non avere avere mai subito condanne penali passate in giudicato nè di avere in corso carichi pendenti.

Ancora. Pretendere che ciasscun candidato renda pubblico il suo curriclum vitae.

Non sono fascista, e chi ha letto solo qualcuno dei miei post lo avrà già capito.

Ma sappiamo che Mussolini mandò il Prefetto Mori a sconfiggere la mafia in Sicilia. “Il Prefetto di ferro”, come  un film lo ha immortalato. E ci riuscì. Non perché a Mussolini non piacessero i mafiosi, visto che molti di loro indossarono la camicia nera e lui lo sapeva. Ma perché non poteva tollerare che in Sicilia ci fosse un “potere”, nemmeno tanto occulto, che si ponesse in concorrenza, se non in antitesi, con quello fascista.

Il giorno in cui lo Stato deciderà veramente di fare guerra a mafia, camorra e ndrangheta, vincerà sicuramente. Non ci sono dubbi.

Prima di allora, possiamo pure continuare a prenderci in giro ed a riempirci la bocca “del bene dell’Italia e dei nostri figli” che, se così stanno le cose e così continueranno ad andare, non si sa neppure che futuro li aspetta.

Bear.

 

 
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Si a Draghi ma Renzi fuori.

Post n°21 pubblicato il 04 Febbraio 2021 da bearandbecky

Renzi dice che ha “patito l’odio”.

Si sbaglia.

Per odiare qualcuno bisogna prima averlo amato. Ed io non l’ho mai amato, come milioni di Italiani.

Per lui, come politico, provo un profondo disprezzo, questo si.

Del Renzi uomo, ovviamente, non me ne può fregar di meno.

Si è preso gioco, non solo degli alleati di Governo ma degli Italiani tutti, in un momento così grave e difficile.

La sua felicità per l’incarico a Draghi rende evidente, come se non lo avessimo già capito, il suo disegno: far cadere il Governo Conte che pure aveva contribuito a far nascere. E questo per motivi personali, così si legge, prima che per convenienza politica.

Travaglio scrive oggi che i 5 Stelle non devono appoggiare il governo Draghi. Questa volta non sono d’accordo con lui. I 5 Stelle hanno fatto appello al senso di responsabilità dei parlamentari per non far cadere Conte ed evitare le elezioni anticipate in un momento così difficile per il Paese.

Ora non possono sottrarsi, loro per primi, a tale responsabilità, perché serve un Governo stabile ed è secondario in questo momento chi lo guida.

I 5 Stelle devono appoggiare Draghi e per tre motivi:

- per coerenza, che in politica conta ed alla lunga paga

- perché il governo Draghi nascerà lo stesso anche senza i 5 Stelle. Anzi, l’assenza dei 5 Stelle sarebbe un motivo in più per farlo nascere

- last, but not least, perché c’è il rischio che i miliardi del Recovery Fund vadano a beneficio di pregiudicati, fascisti e razzisti se non c’è chi vigila.

Una sola pregiudiziale, però, i 5 Stelle possono e devono porla. E sono certo che gli altri partiti saranno concordi.

Nel governo Draghi non deve entrare Renzi e Italia Viva. Assolutamente. Questa volta non c’è bisogno dei loro numeri, per fortuna.

Concludo.

Fallito il Conte-ter ero certo che Mattarella avrebbe indetto le elezioni. Così non ha fatto e ne sono rimasto stupito.

Ha invece dato l’incarico a Draghi e fatto un appello al senso di responsabilità di tutti i parlamentari perché il nuovo Governo possa nascere, mentre lo stesso, autorevole, richiamo non lo ha fatto perché il governo Conte non cadesse, visto che le priorità e le emergenze erano, e rimangono, le stesse.

Quanto a Draghi. E' un tecnico e non un politico. E questo mi piace. Le sue capacità sono note ed i mercati finanziari, vero termometro, lo attestano.

Bear.

 
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Chiacchiere senza Distintivo.

Post n°20 pubblicato il 30 Gennaio 2021 da bearandbecky

 

Mi riferisco a Renzi, ovviamente.

E non capisco come sia stato possibile che PD e 5 Stelle abbiano potuto cedere ai ricatti di un personaggio tanto spregiudicato quanto inaffidabile.

Come dimenticare quel “Diamo un hastag: Enrico stai sereno” che Renzi rivolse al Presidente del Consiglio Enrico Letta nel corso della trasmissione Invasioni Barbariche,  salvo poi silurarlo e portargli via la poltrona.

Insomma.

Renzi, ha causato una crisi di Governo nel cuore di questa orrenda pandemia e con un Recovery Plan da mettere a punto perché quei 209 miliardi di euro vuol gestirli anche lui. Questa è la verità, al di là di tutte le chiacchiere fin quì dette ed ascoltate.

E lo ha fatto, per giunta, con motivazioni subdole che nessuno, me compreso, riesce a capire, salvo coloro che ne hanno un diretto interesse, Lui primo tra questi.

Non solo. Ha dato i voti all'attività fin quì svolta dal governo giallorosso di cui IV faceva parte ed ha affermato, in poche parole, che quello che c'era da fare, o è stato fatto male oppure non è stato fatto per niente.

Se si rifà un governo di nuovo con IV, PD e 5 Stelle ammetteranno implicitamente che quanto sopra è vero.

Ieri mattina avrei scritto: Se Renzi entra in un Conte-Ter, chi ci assicura che egli lo sosterrà effettivamente fino alla fine della legislatura nel 2023?

Stamane, dopo l’incarico esplorativo affidato a Fico ieri sera, dico: PD e 5 Stelle si sono calate le braghe per paura delle elezioni ed hanno consegnato il paese a Renzi, non solo per il resto di questa legislatura, ma anche per gli anni a venire.

Un errore strategico, dal punto di vista politico, che PD e 5 Stelle pagheranno molto caro in futuro in termini di consenso.

Con tutto il rispetto per Zingaretti, penso poi che il PD, con la sua storia, abbia bisogno di un segretario più determinato e coraggioso, che guardi anche al futuro nel risolvere ed affrontare i problemi del presente.

Rincorrere l’emergenza non risolve e non paga.

Anche nei 5 Stelle l’errore è grande e verrà pagato.

Alle prossime politiche nel 2023, sempre che la presente legislatura giunga a termine senza ulteriori crisi, sarà somma grazia se arriverà al 10 per cento, data anche la spaccatura al suo interno che Di Battista e la Lezzi, da quel che leggo, hanno già avviato.

Cosa avrebbe dovuto fare Conte dopo il ritiro dei ministri da parte di Renzi e la conseguente apertura della crisi?

Ebbene, avrebbe dovuto rimettere il mandato già il 19 Gennaio u.s. al Senato alla fine della seduta dove, con l’astensione di Italia Viva, era emerso che il suo governo al Senato non aveva la maggioranza assoluta.

Non avrebbe ceduto ai ricatti di Renzi, rendendone manifeste – in una sede autorevole quale il Senato - le responsabilità per la crisi che si apriva in un momento così terribile per il Paese, ed avrebbe mostrato al Paese quella stessa risolutezza, carattere e schiena dritta, che mostrò con Salvini nel 2019.

Così facendo avrebbe cavalcato la crisi invece che subirla, senza temere il ricorso ad elezioni anticipate che moltissimi parlamentari, di tutti gli schieramenti, certamente non vogliono e che a mio avviso non ci sarebbero state.

Non sarebbe stato Conte a cercare nuovi senatori disposti ad appoggiarlo in Senato, ma sarebbero stati questi ultimi, all’interno dei diversi schieramenti anche della destra, a preoccuparsi di dargli l’appoggio richiesto, pur di non andare al voto.

Primi fra questi i senatori di Italia Viva fuoriusciti dal PD al seguito di Renzi.

Ciò avrebbe segnato la fine politica di Renzi, una volta per tutte, mentre PD e 5 Stelle avrebbero mostrato di possedere quella credibilità ed autorevolezza necessaria a sostenere un Governo chiamato a far fronte alla crisi economica e sociale che stiamo vivendo. E questo, in prospettiva,  certamente li avrebbe premiati alle prossime elezioni nel 2023.

Bear.

 

 
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Conte e l'Iva....già, l'Iva

Post n°19 pubblicato il 24 Giugno 2020 da bearandbecky

Mi lascia perplesso questo impuntarsi di Conte sulla riduzione “a tempo” dell’Iva così come ha già fatto la Germania.

Se il fine è condivisibile, ossia stimolare i consumi, direi che invece è sbagliato il momento per introdurre una misura del genere.

In piena pandemia, al di là dei numeri almeno per ora confortanti per il nostro Paese, le persone non rischiano di contagiarsi frequentando ristoranti, pizzerie, bar, cinema, discoteche, spiagge e, in genere, tutti i luoghi nei quali ci si assembra.

Al contrario si cerca di stare in casa il più possibile e si spende quanto serve per il necessario (alimenti, spese mediche, per esempio).

Un comportamento responsabile, direi, da “buon padre di famiglia” da parte degli italiani che, almeno in questa fase, si stanno dimostrando, nel complesso, molto più responsabili di tanti cittadini stranieri.

Tagliare adesso l’aliquota Iva, quindi, non produrrebbe alcuno stimolo ai consumi ma produrrebbe solo un mancato introito allo Stato (e non un “costo” per lo Stato, come sento dire, anche se sembra la stessa cosa) per svariati miliardi.

Mi piacerebbe, al contrario, che venissero adottate misure concrete per il contrasto alla evasione e/o elusione fiscale.

A partire proprio dall’Iva.

Ma cos’è l’Iva? Tutti ne conosciamo il nome ma in pochi, ne sono convinto, ne conoscono il meccanismo di applicazione.

L’Iva, Imposta sul Valore Aggiunto, è una delle imposte più vecchie del nostro panorama tributario ed è disciplinata dal DPR n. 633 del 1972.

L’art. 1 “Operazioni imponibili” ne definisce l’ambito di applicazione così recitando:

L'imposta sul valore aggiunto si applica sulle cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate nel territorio dello Stato nell'esercizio di imprese o nell'esercizio di arti e professioni e sulle importazioni da chiunque effettuate”.

Vediamo come funziona il meccanismo dell’iva con un semplice esempio, quello di un panettiere che acquista la farina e da questa il pane che rivende ai clienti.

Il panettiere è un “imprenditore” (vedi art. 2082 Codice Civile) ed effettua “cessioni di beni”, ossia vende pane e simili, e quindi rientra nell’ambito di applicazione di cui all’art. 1 dell’Iva -  al pari del grossista, dal quale compra la farina.

Supponiamo che ne compri 100 kg al prezzo di 1 euro al chilo e che l’aliquota Iva da applicare a questa “cessione di beni”, la farina, sia per semplificare il 10%. (in effetti è il 4%, come da tabella A, parte II allegata al DPR 633/72).

Il grossista, a fronte di questa vendita, è obbligato dal DPR 633/72 sull’Iva – e se non lo fa è un evasore assieme al panettiere – ad emettere una “fattura”  di complessivi € 110, di cui € 100 sono l’imponibile (prezzo di vendita) ed € 10 è l’Iva.

Il panettiere a sua volta, con la farina che ha comprato, produce 100 kg di pane che rivende ai clienti al prezzo di € 2,20 al chilo ed emettendo i relativi scontrini fiscali per complessivi €  220, ossia € 200 per imponibile ed € 20 per l’Iva.

Orbene, il panettiere sarà tenuto a versare allo Stato – alle scadenze (mensili, trimestrali) stabilite in base al suo “volume di affari” -  la differenza tra l’Iva sulle “vendite” (€ 20) fatta pagare ai clienti e l’Iva sugli “acquisti” (€ 10) che a sua volta egli stesso ha pagato al grossista che gli ha venduto la farina. Pertanto

€ 20 (iva su vendite o a debito) - € 10 ( iva su acquisti o a credito)= € 10 Iva da versare allo Stato

Su € 200 di imponibile che rimangono al panettiere dopo il versamento dell’iva - dedotte tutte le spese del panificio (luce, acqua, salari e contributi dei dipendenti, tasse locali,ecc) - egli pagherà le sue tasse personali (IRPEF) e verserà i suoi contributi all’INPS, al pari di tutti i comuni cittadini che percepiscono un reddito.

Si capisce subito, da quanto sopra, che l’iva non è una imposta a carico del panettiere nè, tanto meno, del grossista che, con un procedimento analogo, verserà allo Stato la differenza dell’Iva (€ 10) pagata dal panettiere e l’Iva (ovviamente più bassa in quanto l’imponibile è più basso) a sua volta pagata ad un altro grossista o ad un mugnaio.

Al contrario, l’Iva è una imposta che grava solo sul consumatore finale, ossia il cliente o comune cittadino, che non rientra nei dettami dell’art. 1 della legge Iva e quindi non può a sua volta detrarla.

È falso sentire dire, a commercianti ed imprenditori in genere, che non hanno soldi per versare l’iva e chiedono, come si assiste in questi giorni, delle proroghe per il pagamento di questa imposta come di altre. Ciò in quanto, almeno per l’iva, questi soldi i comuni cittadini, consumatori finali, glieli hanno già dati e loro sono solo tenuti sic et simpliciter a versarli alle casse dello Stato col meccanismo sopra descritto, quasi fossero dei “sostituti di imposta”.

Per questo, a mio avviso, evadere l’Iva non versandola allo Stato è la peggiore delle evasioni fiscali, ed andrebbe sanzionata in misura maggiore rispetto alle altre forme di evasione.

Quando artigiani, commercianti, medici, avvocati, ecc, non rilasciano il dovuto documento fiscale (scontrino/ricevuta o o fattura tra imprenditori), con la scusa di farci “risparmiare l’Iva", essi in effetti ottengono un duplice beneficio economico:

  1. Portano in detrazione, comunque, l’iva sui loro acquisti – qualora non “a nero” – documentati da fatture “.

  2. Non pagano alcuna imposta personale (Irpef) o Contributi previdenziali per la parte “imponibile”, come sopra evidenziato.


Se apriamo questo link sul sito ufficiale del MEF (http://www.mef.gov.it/documenti-allegati/2019/Relazione_evasione_fiscale_e_ contributiva_2019.pdf) dal titolo “RELAZIONE SULL’ECONOMIA NON OSSERVATA E SULL’EVASIONE FISCALE E CONTRIBUTIVA ANNO 2019” la Tabella 1.C.1: GAP DELLE ENTRATE TRIBUTARIE E CONTRIBUTIVE (MILIONI DI EURO) ci mostra come  nel 2017 gli “imprenditori”, ossia commercianti, artigiani, liberi professionisti, società ed imprese in genere, abbiamo evaso almeno 94 miliardi di euro su un totale di 109 miliardi di euro di imposte, tasse e contributi evase in Italia di cui:

  • Iva per circa 37 miliardi di euro

  • Irpef per circa 32 miliardi di euro

  •  Ires+Irap per circa 14 miliardi di euro

  • Contributi previdenziali per  circa 11 miliardi di euro (dati al 2016) di cui 8 miliardi a carico del datore di lavoro e 3 miliardi a carico dei lavoratori dipendenti.

     

Ovviamente, e per fortuna, non tutti gli imprenditori sono evasori. Ma ci sono anche questi ultimi tra quelli che, in questi tempi di crisi economica legata alla pandemia, piangono miseria e sollecitano aiuti economici da parte dello Stato.

La lotta all’evasione? Dipende prima di tutto da noi comuni cittadini, che dobbiamo sempre pretendere il rilascio di scontrini, ricevute e fatture, e si fa

  • inasprendo di molto, seriamente, le sanzioni pecuniarie, arrivando anche alla chiusura delle attività, al ritiro delle licenze e, in caso di recidiva e/o nei casi più gravi, persino all’arresto, anche perché l’imprenditore che evade il fisco si pone in concorrenza sleale nei confronti degli altri imprenditori onesti che le tasse invece le pagano. Insomma, fare in modo che un meccanico, idraulico, dentista, avvocato, commercialista, per citarne alcuni dei più frequenti e come l’esperienza ci insegna, ci pensi più di una volta prima di non emettere uno scontrino, una ricevuta fiscale o una fattura e che valuti se, effettivamente, “il gioco vale la candela”;

  • permettendoci di esigere sempre il rilascio del documento fiscale e portare in detrazione - dal reddito imponibile se non dall’Irpef, a mio avviso, per le mediche - almeno quanto pagato come Iva per diverse tipologie di acquisti e/o prestazioni di servizi. Il beneficio non sarebbe solo per il cittadino ma anche per lo Stato, perché l’imprenditore che emette il documento fiscale, oltre a versare l’Iva pagata dal cliente (che, come detto, per lui non è un costo), è poi costretto a pagare anche tutte le altre imposte personali (Irpef ) e contributi previdenziali (CPA, INPS). Ciò aiuterebbe, e non è poco, a fare emergere anche il “sommerso”, restituendo diritti e dignità a quanti sono costretti a lavorare ”a nero”.


A proposito di evasori, una volta si diceva che i peggiori erano i portoghesi, quelli che sui bus non pagavano mai il biglietto.

Ebbene, provate ora ad andare in Portogallo, come io ho fatto a capodanno del 2018.

A Lisbona, ma anche alla vicina Belem,  a Cascais e Sintra, come ho potuto vedere, per ogni acquisto viene sempre emesso un documento fiscale con tanto di iva sopra evidenziata. Lo rilasciano le biglietterie automatiche per i bus e la metro. Così come nelle pizzerie e ristoranti, dove spendi il giusto mangiando bene e non trovi un gestore che non “pretenda” che tu ritiri la ricevuta o lo scontrino fiscale e magari sbuffi perché ritarda a farlo e ti fa aspettare. Una volta ho inserito 50 centesimi nella macchinetta di un bagno pubblico e pure lì mi ha rilasciato lo scontrino fiscale. Sul tram 28, famosissimo, i pochissimi utenti che mi è capitato di vedere senza biglietto erano turisti e non portoghesi, quasi tutti con la tessera.

Forse che i portoghesi si siano improvvisamente convertiti “all’onestà”?

Certo che no. Hanno certamente inasprito le sanzioni per chi evade e fatto capire ai portoghesi che, se tutti le pagano, le tasse si possono anche ridurre e i benefici sono per tutti, anche per i turisti che vi si recano, come dimostra il boom di presenze in questo paese ormai da diversi anni e dove certamente conto di ritornare.

Bear.

 
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Ma io sono con Conte…

Post n°18 pubblicato il 29 Aprile 2020 da bearandbecky

Sì, sono con Conte e la politica non c’entra.

E questo perché condivido la cautela con la quale sta gestendo questa tremenda emergenza sanitaria, dando ascolto alle raccomandazioni delle autorità sanitarie, ISS e OMS in primis.

Ovviamente, dispiace l’impatto economico provocato dalle norme che limitano la mobilità e l’apertura degli esercizi commerciali.

Ma che “la salute viene prima di tutto” non può essere solo un’affermazione di principio da sacrificare sull’altare delle esigenze, certamente legittime è vero, di chi è costretto a tenere chiuso per il momento il proprio esercizio commerciale.

Questo virus uccide, se ancora qualcuno non lo ha capito.

Questo virus si trasmette molto, molto, facilmente, ancor più da parte di soggetti asintomatici, che non manifestano alcun sintomo e che magari hai accanto quando fai la fila, sia pure a debita distanza, davanti ad un supermercato.

E se ne rimani contagiato e non ti uccide, rischi comunque di vedere danneggiati anche irrimediabilmente i tuoi organi vitali…polmoni, fegato, reni, cuore…

Questa è la verità, la triste realtà.

 E allora? Prudenza, molta prudenza, come Conte e non solo continua ad affermare.

Disponendo aperture “ragionate” e scaglionate degli esercizi commerciali e delle attività industriali, perché con questo virus dovremo imparare a convivere per molto tempo, almeno fino a quando non ci sarà un vaccino che ci protegga e sempre che il virus, nel frattempo, non “muti”, come spesso sentiamo dire.

Con l’incentivare lo smart-working, il lavoro “agile” da casa, come sto facendo io e molti colleghi bancari e non solo, ormai da quasi due mesi. In Germania, più pragmatici di noi italiani, vorrebbero introdurlo per legge ed hanno ragione, perché i benefici sarebbero molteplici:

  • Le aziende ne avrebbero una forte riduzione dei costi. Pensate alle spese generali in ufficio, luce, riscaldamento, pulizie, ecc. Oppure, alla sola mancata corresponsione del buono pasto di 5-6 euro al giorno, per le aziende di grandi dimensioni che lo corrispondono. Se la Banca per cui lavoro tenesse sempre a casa in smart-working almeno 10.000 dipendenti, come sta già facendo in questo momento, risparmierebbe circa 16 milioni di euro all’anno.

  • i lavoratori pure, per le minori spese di trasporto e pendolarismo, baby-sitter, ecc, per non parlare dello stress.

  • Last, but not least, l’ambiente e la qualità dell’aria, e quindi la nostra salute, come meno macchine e mezzi pubblici in giro per le città, meno incidenti stradali, ecc, ecc.

 

Possiamo condividere le preoccupazioni legittime di artigiani, commercianti e aziende costrette a tenere chiuse le loro attività.

Non possiamo condividere e condanniamo, al contrario, la recente richiesta dei vescovi italiani che vorrebbero tenere aperte le chiese e dire messa, in nome di quella “libertà di culto”, che non c'entra nulla, sancita anche dalla nostra Costituzione. Quegli stessi vescovi, e la CEI, alla quale ogni anno viene devoluta la parte più cospicua del nostro 8 per mille, quella alla Chiesa, che io reputo incostituzionale ed un vero e proprio furto ai danni dei contribuenti italiani, se non altro per il meccanismo di attribuzione e distribuzione delle quote che tiene conto anche delle scelte non espresse dai contribuenti in merito al soggetto (Stato, Chiesa, ecc) al quale attribuire la quota dell’8 per mille.

Contro l’8 per mille mi sono già espresso molti anni fa, nel primo post del 2009 e non ci ritorno.

Aggiungo solo che il titolare delle imposte pagate dagli italiani è solo lo Stato Italiano, e pertanto, se voglio destinare la mia quota dell’8 per mille allo Stato non devo essere costretto a farlo esplicitamente, firmando nell’apposito riquadro del mod. 730. Perché se non effettuo nessuna scelta e non firmo niente, il mio 8 per mille sarà distribuito tra Stato, Chiesa ed altre istituzioni religiose. E con quale risultato?

Leggo su un sito internet - uno dei tanti che chiunque può trovare ma che non so se posso citare per il copyright e quindi non cito - i seguenti dati per l’8 per mille relativo all’anno di imposta 2018, come da denunce dei redditi presentate nel 2019:

  • Numero contribuenti: circa 40 milioni

  • Gettito 8 per mille da distribuire: 1 miliardo e 400 milioni

  • Hanno optato per la chiesa: 13,5 milioni di persone, ossia il 33,75% dei contribuenti

  • Alla Chiesa sono stati assegnati: 1 miliardo e 71 milioni di euro, ossia il 76,50% di 1,4 miliardi + altri 59 milioni di conguaglio

 

In sintesi, un solo contribuente su tre ha scelto la Chiesa, ma ad essa sono andati più dei due terzi del gettito.

 

Aggiungo, che il quotidiano dei Vescovi Avvenire, di proprietà della CEI, è quello che in questi ultimi anni si è conteso col quotidiano Libero il primato dei contributi versati dallo Stato all’editoria. Contributi, ho già scritto, che mi trovano fermamente contrario.

 

 

Leggo sempre su internet, ma non ne cito il link per i motivi già esposti, che nel 2017 (non ho trovato dati più recenti) Avvenire ha percepito € 2.519.173,47 euro contro € 2.218.601,31 di Libero Quotidiano e, in terza posizione, Italia Oggi con € 2.037.216,81 euro.

Insomma, non sappiamo dove trovare i soldi da dare a chi un lavoro non ce l’ha o l’ha perso o rischia di perderlo a causa di questa pandemia e ci permettiamo il lusso, se così possiamo definirlo, di dare qualche miliardo alle chiese e finanziare giornali come l’Avvenire che, mi chiedo, non so quanti italiani, me compreso, hanno mai letto o leggono?

A proposito di Libero….il suo direttore, un certo Feltri, ha recentemente definito i meridionali “inferiori ai cittadini del nord Italia”. Gli stessi meridionali, peraltro, che con i contributi di cui sopra hanno contribuito a pagargli lo stipendio.A queste espressioni razziste da italiano, prima che siciliano che con i cittadini del nord e del centro lavora e convive da 40 anni, rispondo con le parole che lo scrittore siciliano Giuseppe Tomasi di Lampedusa trasse dallo stemma della sua famiglia e che fa pronunciare al Principe Fabrizio Salina nel suo Gattopardo: “Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene…”

Quanto alle riaperture delle Chiese, saggia e apprezzabile la posizione del Papa che, sconfessando i suoi Vescovi, ha invitato alla prudenza ed al rispetto delle regole imposte dal Governo Italiano. Con un bene placet anche per Renzi, Salvini, Meloni ed altri che, per fini politici, stanno cavalcando in modo meschino e subdolo questa protesta dei Vescovi a difesa della libertà di culto che non mi pare sia mai stata soppressa.

Una canzone che ancora oggi mi capita di ascoltare durante le messe - perché sono un credente contrariamente a quanto chi legge possa pensare - e che cantavo da ragazzo più di 40 anni fa quando frequentavo il mio gruppo parrocchiale, recita che Dov’è Carità e Amore, lì c’è Dio.

E allora mi chiedo: ha senso fare assemblare decine e decine di persone in una Chiesa, col rischio di farle ammalare e propagare il contagio? È plausibile e cristianamente giustificabile fare questo, mettere egoisticamente a rischio la propria vita e quella degli altri, per trovare quel Dio che un credente sa già di avere, dentro di sé ed ovunque fuori di sè?

Uno Stato che ha a cuore la salute e l'incolumità dei propri cittadini non può permetterlo, ed infatti non lo ha permesso.

Dobbiamo tenere distinta la Religione dallo Stato, del quale non possiamo mettere in dubbio la sua laicità, come i padri Costituenti l’hanno voluto. E questo soprattutto ai giorni nostri, dove le società assumono sempre più quei caratteri multi-etnici, multi-razziali e multi-religiosi.

Uno Stato non laico, dove è la religione a dettare le regole della convivenza civile, non è mai democratico ma dittatoriale. Gli esempi si sprecano, la storia insegna e anche oggi basta guardarsi intorno per vedere che è proprio così.

E sono “laici” i valori di Libertà, Uguaglianza, Fratellanza, Solidarietà e Tolleranza.

Valori Universali in quanto attengono all’Uomo in quanto tale, all’Umanità intera, a prescindere dalla razza e dal credo politico e religioso che ognuno professa o nel quale si riconosce.

Lo Stato è per tutti, ed abbiamo il dovere di uniformarci alle sue leggi.

Le religioni no, qualunque esse siano, attengono alle nostre coscienze individuali.

Troppi morti nella storia dell’umanità, e ancora oggi, in nome di questo o quell’altro Dio. Basta!

Bear.

 

 
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Non esiste un diritto a fare politica.

Post n°17 pubblicato il 22 Dicembre 2017 da bearandbecky

Già. Fare politica non è un diritto ma, tuttalpiù, un dovere che ciascuno di noi può, o non può, avvertire, per rendere un servizio al paese.

Mi riferisco alla decisione di Renzi di candidare la Boschi alle prossime elezioni politiche nonostante la bufera politica che La vede coinvolta a causa del Suo interessamento, ormai palese, per Banca Etruria dove il padre ricopriva la carica di Vice Presidente. Un interessamento che sarebbe andato oltre le prerogative e compiti istituzionali del Suo Dicastero, tant’è che sono in molti che l’accusano di conflitto di interesse e la invitano a delle dimissioni che anch’io reputo doverose, se non altro per non ledere l’immagine del partito al quale appartiene.

Al contrario, Renzi la difende e la ricandida alle prossime elezioni come se non candidarla, appunto, andasse a ledere un di Lei “diritto” a sedere in Parlamento.

Un ennesimo errore di Renzi, , come tanti ne ha già commessi in passato, fino a spaccare il suo partito (ma era poi suo?) e perdere le prossime politiche, perché ne sono certo le perderà.

E poi non si fa politica per “passione”, come spesse volte sento dire. Semplicemente perché ciò porta alla politica che diventa un mestiere, al pari di qualsiasi altro, per tutta la vita.

E il nostro panorama politico è pieno di “passionari”, anche pluriprocessati e pluricondannati con sentenze passate anche in giudicato; uomini e donne che si “sacrificano a scendere in politica” per il bene dell’Italia e degli Italiani che la abitano. Un posto in Paradiso non glielo leva certo nessuno, a questa benevola e altruista casta di politicanti a vita.

Quello della Boschi e di chi la difende, pertanto, è solo l’ennesimo esempio di un fare politico che con la vera “politica”, intesa come service al Paese, non ha nulla a che fare. Un fare scorretto che ha fin qui accomunato qualsiasi schieramento politico, di destra, sinistra, centro, centrodestra, centrosinistra e…. chi più ne ha più ne metta.

Il politico che immagino dovrebbe:

  • Essere una persona onesta e per bene. Vuol dire, per prima cosa, non avere mai subito condanne penali né avere procedimenti penali in corso, da dimostrare con relative certificazioni. Chi ha subito già una condanna in primo o secondo grado, non è a mio avviso un “presunto innocente” fino a che non si pronuncia la Cassazione. Tutt’altro. E’ già un “presunto” colpevole, e pertanto, non candidabile fino a che non si è eventualmente concluso il terzo grado di giudizio.

  • Possedere conoscenze e professionalità da mettere a disposizione del Paese. Eccessivo, pertanto, il numero dei parlamentari e le due Camere, posto che le proposte di legge vengono discusse e perfezionate nella ristretta cerchia delle Commissioni Parlamentari, lasciando alle Aule il compito pressochè “formale” di ratificare quanto già è stato deciso e condiviso. Renzi ha sbagliato a personalizzare il referendum per l’abolizione del Senato, cosa questa che mi vedeva pienamente d’accordo e per la quale mi sono espresso con favore. Con quel “se perdo vado a casa”, il boy scout toscano ha mostrato il fianco a tutti i suoi avversari politici, anche interni al PD come abbiamo visto, che alla fine hanno fatto fronte comune per mandarlo a casa davvero, mettendo in piedi una pesante e pressante campagna elettorale che ha convinto, ahimè, la maggior parte degli italiani andati alle urne a difendere il bicameralismo.

  • Smettere di fare politica e tornare al proprio lavoro dopo non più di due mandati. E questo lo  scrivevo già 8 anni fa, come si può ben vedere. Ci vorrebbe una legge dello Stato, in tal senso, e mi trovo per una volta d’accordo con i 5 Stelle che la vogliono proporre.

  • Non godere di benefici fiscali e previdenziali (vitalizi) diversi da quelli dei comuni cittadini. 

E questi miei convincimenti  li esprimevo già nel mio post n. 3 del 5 luglio 2009, al quale rimando, dove tra l’altro scrivevo: “ Vorrei la politica degli Onesti, dove ciascuno possa davvero candidarsi a rappresentare il Paese, sia nelle Amministrazioni Locali che in Parlamento, a patto di possedere una spiccata e, soprattutto "certificata" Onorabilità, oltre che conoscenze e capacità professionali adeguate, acquisite con lo studio ed il lavoro, da mettere a disposizione della collettività. Dove non c'è questo, il Paese come il nostro in cui i rappresentanti del popolo sono scelti nelle segreterie dei partiti beh, in un paese così, non c'è Democrazia ma oligarchia, se non, di fatto, dittatura.

Vorrei un "fare" politico, da parte dei nostri governanti, da considerare come un Service al Paese e non un mestiere a vita; perchè il "politicante di mestiere", in primis chi è cresciuto nelle stanze delle segreterie di partito, fa politica inevitabilmente anche per sè, se non "quasi esclusivamente" per sè. Ecco perchè i nostri politici, sia a livello locale che centrale, non dovrebbero essere eletti per più di 2 mandati consecutivi, come per i Presidenti americani o come già avviene per i nostri Sindaci. E chi fa il sindaco, o l'assessore o il consigliere per 2 mandati non deve poi essere ricandidato per le Provinciali, e le Regionali ed il Parlamento. No: dopo 2 mandati, in qualsiasi amministrazione, centrale o periferica, si torna a casa a fare il proprio lavoro, alla propria famiglia, ai propri figli e affetti, trascurati sì ma per un Fine superiore, lasciando ad altri l'Onore e l'onere di Servire la Colletività.

Vorrei un'Italia in cui i Partiti vivessero del consenso della loro base, che li finanzia. Al bando, quindi, finanziamento pubblico ai partiti ed ai loro giornali.”

Bear.

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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segue da: Dentro il PD: il diavolo e l’acqua santa!

Post n°16 pubblicato il 07 Dicembre 2017 da bearandbecky

Riprendo a scrivere dopo 4 anni e mezzo.

E riprendo proprio da lì dove avevo lasciato, dal mio ultimo post.

Ebbene, dagli ultimi eventi mi sembra proprio che si possa dire che i "comunisti" si sono accorti che il partito se lo sono fatto sfilare di mano e non è rimasta loro alcuna alternativa se non fondare un partito nuovo con a capo Grasso, il nostro Presidente del Senato e, in quanto tale, seconda carica dello Stato.

Figura certo autorevole, anche per i trascorsi di magistrato anti mafia. Non poteva trovarsi di meglio.

La spaccatura a sinistra è però così forte che alle prossime elezioni Berlusconi, ancora lui da quel 1994, avrà strada libera per fare sedere i suoi - perchè lui non può - al Governo.

Dubito che i 5 stelle possano mai andare al governo nel nostro paese. I poteri forti, non solo italiani, non lo permetteranno mai.

Sono una mina vagante, purtroppo per loro e per chi li vota, contro interessi molto molto forti, noti e non noti.

E non bastano certo i toni rassicuranti e gli incontri di Di Maio con gli hedge found, ossia grossi organismi finanziari, portatori di interessi e speculatori per professione e vocazione.. Purtroppo è così.

E poi non hanno, o non hanno ancora, una classe dirigente degna di questo nome.

L'onestà non basta per fare politica. Ci vogliono conoscenze e professionalità, nei vari campi e settori della P.A, acquisite con lo studio ed il lavoro.

Da questo punto di vista, una figura come Di Maio a candidato premier per i pentastellati, un ragazzino senza arte nè parte come, ahimè, mi pare lo abbia definito Berlusconi, fa sorridere da una parte ma preoccupa dall'altra.

Il serbatoio enorme di voti che i 5 stelle sanno attrarre, per la discontinuità e sete di giustizia sociale che comunque sanno proporre soprattutto alle classi meno abbienti, sbatte contro il muro di gomma della impreparazione di chi si candida a rappresentarli. Impreparazione non  solo politica, che è la meno (l'esperienza si fa sul campo) ma anche e soprattutto professionale, delle conoscenze acquisite e da mettere in campo per (meglio) amministrare la res pubblica.

Ignoranti, insomma, a parte pochi, nel significato etimologico - e non certo offensivo, di cui mi guarderei bene - del termine.

Se qualcuno mi invita a salire a bordo, auto o aereo per parafrasare, e mi propone di portarmi da qualche parte, sono due le domande che mi pongo:

- questa meta mi interessa, la condivido?

- chi guida, autista o pilota, ha le conoscenze e professionalità per condurmi lì dove mi propone di andare in tutta sicurezza?

Perchè,vedete, ad un autista o pilota "onesto" ma che non sa guidare o pilotare, ne preferisco altri, che magari sono un pò "traffichini", fanno qualche cresta per i loro interessi, ma che sanno guidare e pilotare e condurmi alla meta, senza rischi di incidenti.

Possiamo anche non condividere tutto questo, fare gli idealisti, ma è così che purtroppo ha senpre girato il mondo e che continuerà a girare. Statene certi.

Cosa diversa è allontanare dalla guida queste persone quando scoperte e metterle in galera quando se ne ravvisano gli estremi. Senza sconti per nessuno e con pene certe. Questo si.

Ma rimane pur sempre il fatto che autisti e piloti, ai quali affidiamo le nostre vite e quelle dei nostri figli, devono comunque essere sempre scelti tra chi ha conoscenze e professionalità acquisite.

Bear.

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Dentro il PD: il diavolo e l’acqua santa!

Post n°15 pubblicato il 28 Aprile 2013 da bearandbecky

Stavo girellando sulla rete in cerca di ultime novità librarie e mi ritrovo davanti quel Peppino e Don Camillo del simpatico Guareschi.  Mi colpiscono due righe scritte da Guido Conti: “Questa favola vera vuol essere un po’ la storia degli ultimi vent’anni di vita politica italiana.”

In tivvù scorrono le immagini del neonato governo Letta e rifletto…………

Penso che la favola del Guareschi possa essere associata alla favola del PD, dove i Peppone e Don Camillo sono rispettivamente la componente laica, ex PCI da una parte e, dall’altra, i cattolici, ex DC, ex Margherita……insomma……..ex.

La componente minoritaria, cattolica, ha preso il sopravvento su quella storica, maggioritaria, di sinistra.

Ma che significa? che gli ex cattolici e dc di una volta sono diventati comunisti, laici se non atei?

Balle!!!

Torno indietro con la mente, al 1992, quando di anni ne avevo 35.

DC e PSI disintegrati dalla tempesta giudiziaria, mani pulite.

Ne escono indenni i “comunisti”, per dirla alla Berlusconi.

E questi che fanno? Riescono a perdere le elezioni nel 94, con Occhetto che si dimette e Berlusconi che brinda al suo primo governo.

Credo che questa sia stata la prima molla della paura per la sinistra, la paura di non farcela mai da sola, nemmeno quando è più forte ed ha la vittoria già in tasca.

Il dopo lo conosciamo….la sinistra s’è messa in casa i cattolici, in buona parte transfughi della scomparsa DC,  il PD è sorto e due volte è arrivata al governo con Prodi…….DC anche lui.

Quello, il peccato originale…………quelle di oggi, tragedie politicamente parlando, le leggiamo sulle facce e dai discorsi di quella componente di sinistra del PD, quella delle vecchie e storiche sezioni, smarrita, spersa, quasi senza identità.

Avevo pronosticato Prodi Presidente della Repubblica; non potevo immaginare che proprio i”suoi” lo avrebbero affossato.  Cavolo, hanno scaricato il loro vecchio leader, fatto fare una figura di m...a Bersani costringendolo a rinunciare all’incarico di formare il Governo ed a dimettersi da segretario del PD….cosa ci può essere di peggio?

La  carica dei “ 101” dissidenti……o pusillanimi traditori, perché all’unanimità la sera prima si erano schierati con Prodi for president…….

Chi sono?  Nessuno lo sa…...Bersaniani? mah……Renziani o D’Alemiani?   Altro mah…….Lettiani?....ennesimo mah!

Se il colpevole è sempre colui che ci guadagna, però……..basterà mettere insieme i tasselli e comporre il puzzle….basta aspettare....ma non tanto però....

"Niente per caso"....è il titolo di uno dei libri di Richard Bach.....li ho letti tutti, è il mio autore preferito.

Già, niente per caso: è stato appena varato il nuovo Governo di Enrico Letta, un altro democristiano del PD ( ma vah?) e rinata, ufficialmente, la nuova DC, tanti sono i cattolici nel Governo.

Nel PD come centro-sinistra ha prevalso alla fine “il centro”: i “pochi”  hanno fatto fuori i “tanti”.

La “sinistra del PD” è diventata solo un serbatoio di voti per i “cattolici del PD”, Renzi in primis ma non solo….. Sono certo che i “comunisti” se ne stanno rendendo conto…….perchè se metti insieme il diavolo e l’acqua santa……

Bear.

 
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Due, tre cose su Monti e….il Monte.

Post n°14 pubblicato il 11 Febbraio 2013 da bearandbecky

La “salita” in campo di Monti ammetto che mi aveva inizialmente spiazzato, davvero stupito.

Mi chiedevo, infatti, come mai uno che, in men che non si dica, si ritrova senatore a vita e successivamente Presidente del Consiglio, rinuncia poi alla carica suprema di Capo dello Stato per buttarsi nell’agone politico. Persino Bersani lo ha detto e ripetuto mille volte, sia pure tra le righe, definendolo una “risorsa importante per il Paese” ma con funzioni  “super partes” : il termine, questo, che per eccellenza viene attribuito al Presidente della Repubblica.

Chi avrebbe potuto sbarrargli la strada, se la sinistra per prima lo candidava a tale ruolo? Non certo la Chiesa ed i cattolici, di cui Monti oggi è valida espressione se non unico, vero portavoce (ma a bassa voce però), vista la poca ed irrisoria credibilità di cui Casini, alfiere storico, oggi gode.

I conti non mi quadravano fino a che non mi sono chiesto ancora una volta: chi ci guadagna da questa cosa apparentemente” insensata? Già, cui prodest?

Penso di esserci arrivato ma alzando il livello di osservazione.

Mi sono detto, alla fine, che la chiesa non stava rinunciando ad avere, con Monti, la poltrona sicura del Quirinale semplicemente perché questa poltrona sa di averla già!

 E chi potrebbe essere il prossimo candidato “sicuro”, perché gradito alla sinistra ed alla chiesa, che potrebbe salire le scale Quirinale al posto di Monti?

Beh, solo UNO di cui in questa campagna politica, stranamente direi ma non a caso, non si sente nemmeno parlare, per non “bruciarlo”:

ROMANO PRODI

Ossia, il CATTOLICO che per due volte ha portato il centro sinistra al governo in Italia battendo Berlusconi.

Solo così il tutto mi sembra abbia una logica.

Questo, e solo questo, mi spiega perché Prodi non sta facendo campagna elettorale a favore del centro-sinistra: sparito nel nulla, niente tv, o giornali, interviste….niente di niente. O almeno io non l’ho visto.

Questo, e solo questo, mi spiega perché Monti, più autorevole, ha preso il “testimone” dalle mani di Casini a tutela della causa, ma chiamateli pure interessi, di madre romana chiesa.

Questo, e solo questo, mi spiega perché lo stesso Monti parla di superamento delle vecchie logiche partitiche di destra e  sinistra a favore di un grosso schieramento, che non chiama centrista ma che di fatto lo è se lui stesso esclude i due estremi, che faccia le riforme strutturali di cui, a suo dire, il paese ha bisogno. Basta che non nuociano alla chiesa, però, ovviamente. Anzi…

Quanto alla chiesa, beh, direi che ha semplicemente cambiato cavallo, o cavaliere se vi pare, con Monti al posto di Casini,  e senza rimetterci nulla, non certo la poltrona al Quirinale.

E se mi sbagliassi e non dovesse andare Prodi al Quirinale, beh, certamente sarà un cattolico, ne sono più che certo; se non altro per la “regola non scritta” dell’alternanza, che vuole al Quirinale ora laici ora cattolici.

La perdita della Sicilia, da sempre vera roccaforte cattolica in Italia, deve averli preoccupati e non poco. Sono al governo dell’Isola, adesso, è vero, ma il governatore adesso è Crocetta, espressione del centro sinistra bersaniano e per giunta “gay”… dove io non ci trovo nulla di strano, ci mancherebbe, ma vi immaginate loro?

MA IN QUESTO PRECISO ISTANTE, IN TV, DICONO CHE IL PAPA HA ANNUNCIATO LE SUE DIMISSIONI PER MOTIVI DI SALUTE E CHE RESTERA’ IN VATICANO FINO AL 28 FEBBRAIO PROSSIMO. PER QUELLA DATA UN NUOVO CONCLAVE ELEGGERA’ IL NUOVO PONTEFICE.

Una intervista, su RAI 3, mi colpisce e condivido: quella di una donna che dice: non credo che le dimissioni del Papa dipendano da motivi di salute.

In effetti, anche se più volte si era parlato di questa possibilità, non vedo come non si possa non dare un significato anche politico a questa decisione manifestata in piena campagna elettorale.

Non appaiono infatti così gravi le sue condizioni di salute;  o comunque non tali, per sua fortuna, da giustificare una decisione così improvvisa in questo momento.

E allora perché proprio ora?

Sarei un ingenuo se non mi venisse da pensare ad un’onda emotiva che non potrà non influenzare le coscienze di quanti si recheranno alle urne fra due settimane. A vantaggio di chi, è facile immaginarlo.

 

Quanto al MONTE….dei Paschi, ovviamente.

Al di là degli aspetti giudiziari e dell’accertamento delle eventuali responsabilità,  due soli spunti di riflessione da quello che si sente o si legge…sempre per cercare di capirci qualcosa:

1)      Che, alla fine dei giochi, rischia di essere nazionalizzata la banca più “rossa” in Italia;

2)      Che a capo del Banco di Santander che ha ceduto Antonveneta a BMPS, realizzando una forte plusvalenza e senza alcuna due diligence da parte dei “senesi”, c’era Emilio Botin, personaggio di primo piano dell’Opus Dei.

Coincidenze?

 

Bear.

 

 
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