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ECONOMIA MONETARIA
L'economia monetaria è il ramo dell'economia che studia le determinanti della domanda e dell'offerta di moneta e le loro conseguenze sull'economia reale.
La necessità di regolare gli scambi senza ricorrere al baratto, impraticabile in sistemi economici complessi, costringe l'umanità ad adottare come mezzo di scambio nelle attività commerciali uno strumento facile da produrre, trasferire, misurare e conservare, il denaro appunto, che è pertanto un mezzo di scambio e funziona come unità di conto e come strumento di risparmio.
La funzione di mezzo di scambio del denaro è frutto della specializzazione delle attività produttive che rende impossibile il baratto e rende necessario il reperimento di risorse per finanziare l'attività produttiva. L'adozione di unità di conto, d'altra parte, permette di sistematizzare le valutazioni economiche all'interno di una struttura sociale. La disponibilità di strumenti di tesaurizzazione, infine, permette di svincolare i tempi della domanda e dell'offerta di beni e servizi in funzione delle caratteristiche anche temporali degli stessi.
In un economia monetaria dove c’ è un bene, la moneta, universalmente accettato negli scambi, le transazioni sono veloci e poco costose.
MACROECONOMIA
La macroeconomia studia un sistema economico nel suo complesso, essa cioè si occupa delle variabili economicheaggregate e delle loro interdipendenze. A differenza della microeconomia, che punta a spiegare i comportamenti dei singoli operatori economici, la macroeconomia considera le interazioni tra macro-variabili, ciascuna delle quali è il risultato della somma di singoli comportamenti individuali.
La macroeconomia studia quindi variabili come la domanda complessiva di un paese domanda aggregata , l'offerta complessiva offerta aggregata , il prodotto interno loro, il consumo, l'investimento, le esportazioni , l'inflazione, la disocupazione, le aspettative degli operatori, la politica monetaria della banca centrale , la politica fiscale del governo.
Le interazioni tra le diverse variabili macroeconomiche sono studiate nel loro contributo alla determinazione di un qeuilibrio economico (di breve periodo, di medio periodo e di lungo periodo). Il fine è anche quello di prevedere gli scenari futuri (attraverso la raccolta e l'elaborazione dei dati), in modo che la politica possa intervenire per modificare, ove necessario, i trend (le tendenze) e perseguire taluni fini quali l'aumento dell'occupazione o delle esportazioni o il controllo dell'inflazione.
ECONOMIA = OICOS-NOMOS
Con il termine economia si intende quella scienza legata alle attività produttive e quindi finanziarie di uno Stato.
La sua Origine è remota, è risale alla comparsa dell’uomo sulla terra. Il termine va etimologicamente spiegato con due parole greche :oicos- nomos ( casa e legge). Economia è quindi sempre stata intesa come una conduzione saggia di una piccola azienda quale è la famiglia. Dalla famiglia si passa al Comune, alla Provincia, alla Regione, allo Stato… al Mondo : la dinamica è sempre la stessa : una saggia amministrazione evita crisi che possono essere temporanee se corrette con tempestività, altrimenti esse saranno fallimentari.
MICROECONOMIA
La microeconomia è quella branca della teoria economica che studia il comportamento dei singoli agenti economici, come i consumatori, i lavoratori, gli investitori, i proprietari terrieri, le imprese: individui o entità che giocano un qualche ruolo nel funzionamento delle nostre economie. Essa si pone l'obiettivo di spiegare come e perché questi soggetti assumano delle decisioni di tipo economico.
Un altro tema importante della microeconomia riguarda il modo in cui gli agenti economici interagiscono tra di loro per formare unità più ampie come i mercati e le industrie. Grazie allo studio del comportamento delle singole imprese e dei consumatori e della loro interazione, la microeconomia ci rivela come operano e si evolvono i settori industriali e i mercati, perché sono diversi l'uno dall'altro e come possono essere influenzati dalle politiche economiche e dalle condizioni economiche generali.
ECONOMIA FINANZIARIA
L'economia finanziaria è una branca della teoria economica e della finanza dedicata allo studio dei mercati finanziarie del comportamento degli agenti economici che vi operano. L'economia finanziaria si occupa di problemi quali:
- La determinazione dei prezzi delle attività finanziarie:azioni, opzioni, obbligazioni , tassi di cambio, etc.
- Gli effetti delle scelte di finanziamento da parte delle imprese, in particolare delle decisioni concernenti la struttura del capitale , ossia la scelta tra emissione di debito e di nuove azioni;
- Le scelte di portafogliodegli individui;
- Il ruolo dell'informazioninei mercati finanziari.
ECONOMIA POLITICA
L'economia politica è la disciplina sociale che studia l'economia in senso positivo (come essa è), con lo scopo di rappresentare compiutamente, con l'ausilio di modelli matematici ove necessario, le costanti presenti nel comportamento economico di individui e istituzioni pubbliche e private.
Essa quindi studia il modo di comportarsi dei soggetti economici e si distingue pertanto dalla politica economica(la disciplina speculare) la quale cerca invece di formulare proposte di cambiamento della situazione economica esistente (le politiche per la gestione o il governo dell'economia).
Le definizioni precedenti non riescono comunque a dar conto dei vari aspetti dell'economia politica, per cui essa è anche definita dal suo sviluppo storico.
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Post n°3198 pubblicato il 01 Dicembre 2011 da Tonino.Salvitti
Post n°45 pubblicato il 13 Novembre 2007 da Tonino.Salvitti
BRUXELLES, 12 novembre (Reuters) - A parere del ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa è ormai "diffusa" la sensazione che per quanto riguarda l'Italia il rischio è quello di un peggioramento delle stima di crescita. "La sensazione è che andiamo verso un periodo in cui il rischio è quello di un peggioramento delle stime di crescita", dice al termine dell'Eurogruppo, precisando comunque che le ultime stime della Commissione europea sono sostanzialmente in linea con quelle del governo e non impongono dunque "particolari revisioni". N.B. L'affermazione del Dott. Padoa Schioppa è " LINEARE e VERITIERA ", profeta dell'acuirsi della crisi,scatenata non da supposizioni ma da DATI...
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Post n°3197 pubblicato il 26 Novembre 2011 da Tonino.Salvitti
PAGINA 1
Crisi/ NYT, "banche preparano piani emergenza per crollo euro" Sabato, 26 novembre 2011 - 10:20:00
CRISI: NYT, BANCHE PREPARANO PIANI EMERGENZA PER CROLLO EURO - Le "banche preparano un piano di emergenza per il crollo dell'euro". È lo scenario descritto in un editoriale di The New York Times. Al crescente coro di osservatori che teme che il crollo dell'eurozona sia a portata di mano, Angela Merkel ha però risposto in modo deciso: è uno scenario che non potrà mai verificarsi. Ma alcune banche "non ne sono più così sicure" si legge nell'editoriale. "In particolare perchè la crisi del debito sovrano ha minacciato di investire la stessa Germania questa settimana, quando gli investitori hanno iniziato a mettere in dubbio il rango di principale pilastro della stabilità europea del Paese". "Venerdì, Standard & Poor's ha ridimensionato il rating del Belgio da AA+ ad AA, evidenziandone l'impossibilità di ridurre in tempi rapidi il fardello del debito. Le agenzie di rating hanno inoltre avvertito che la Francia potrebbe perdere il suo rating AAA se le proporzioni della crisi aumentassero. Giovedì erano inoltre stati abbassati i rating di Portogallo e Ungheria, accostati a spazzatura. Mentre i leader europei sostengono che non ci sia ancora bisogno di approntare un piano B, alcune delle principali banche mondiali, ed i loro supervisori, stanno predisponendo proprio questo". sottolinea duramente il NYT. "Non possiamo essere, e non lo siamo, compiacenti su questo fronte", ha affermato Andrew Bailey, funzionario dell'Autorità dei Servizi Finanziari della Gran Bretagna. "Non dobbiamo ignorare la prospettiva di un allontanamento disordinato di alcuni Paesi dall'eurozona" ha concluso. In sostanza stando alle rivelazioni del NYT, le maggiori banche al mondo si preparano a quello che, fino a poco fa, sembrava impensabile: la disintegrazione dell'area euro. Si sottolinea che molti istituti di credito, quali Merrill Lynch, Barclays Capital e Nomura hanno pubblicato decine di rapporti in settimana nei quali esaminano la possibilità di una disintegrazione dell'area euro. Nel Regno Unito, Royal Bank of Scotland mette a punto piani di emergenza nel caso in cui l'impensabile diventi realtà. Negli Stati Uniti le autorità di regolamentazione spingono le banche, fra le quali Citigroup, a ridurre la loro esposizione verso l'area euro
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Post n°3196 pubblicato il 26 Novembre 2011 da Tonino.Salvitti
PAGINA 2 Crisi/ NYT, "banche preparano piani emergenza per crollo euro" Sabato, 26 novembre 2011 - 10:20:00
L'Italia rischia il fallimento dopo che i rendimenti dei titoli di Stato hanno toccato il massimo dall'introduzione dell'euro? "Non credo che rischi il fallimento, ma il pericolo è che vadano buche le prossime aste dei Bot. E questo comporterebbe che non ci sono più soldi per pagare le pensioni e gli stipendi pubblici", risponde ad Affaritaliani.it il senatore Massimo Garavaglia, responsabile economico della Lega Nord. "Spero che non accada ma il rischio c'è. La situazione è molto complicata e non è che alzando l'Iva di altri due punti si risolve il problema. Mi auguro che Monti abbia nel cassetto un piano B perché da quello che si vede l'euro è messo molto male...". "Vorrei che la risposta la dessero quelli che pensavano che i tassi alti derivavano da Berlusconi e al cui volere il Parlamento si è piegato. Ho sempre detto che non c'entrava nulla la figura del Cavaliere. I mercati giudicano i fatti. Mi dispiace di essere stato ancora una volta Cassandra", risponde ad Affaritaliani.it Guido Crosetto, deputato del Pdl ed esperto di economia e finanza alla domanda se l'Italia rischia il default. "Questo governo non è attaccabile perché è nuovo, il problema è la credibilità dell'Italia e la sua capacità di fare cose serie. La situazione è indipendente da Monti. Probabilmente serve una riflessione più seria e non basta neanche Padre Pio come presidente del Consiglio. L'Italia non vale l'8% di interessi se la Germania vale il 2 e la Francia il 3. La speculazione fa il suo lavoro e c'è bisogno di strumenti per contrastarla, sia interni che esterni". E infine la domanda: che cosa dovrebbe fare il governo Monti? "Iniziare a pensare a quelle casseforti che erano pubbliche e che dovrebbero essere pubbliche ma che sono considerate private da troppo tempo. Ce ne sono due grandi in Italia che hanno oltre 400 miliardi di euro. Soldi che sono del popolo e dei cittadini e non delle poche decine di persone che le gestiscono in questo momento. E non parlo di società partecipate dallo Stato".
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Post n°3195 pubblicato il 26 Novembre 2011 da Tonino.Salvitti
Post n°83 pubblicato il 23 Novembre 2007 da Tonino.Salvitti Per comprendere gli avvenimenti economici-finanziari di questi ultimi giorni, che stanno coinvolgendo le maggiori piazze finanziarie del pianeta, bisogna tener presente quanto segue : ( La guerra delle valute ) Una guerra in cui vince chi ha la moneta che perde di più. Intanto ,fra i due litiganti; il terzo gode. Il terzo in questo caso, è la Cina. Con la svalutazione di fatto del biglietto verde attuata in questi anni, le economie dei paesi dell’Unione Europea e del Giappone vengono messe a dura prova. Se poi, alla minor competitività delle loro esportazioni, si somma il raddoppio del prezzo del petrolio ed il vertiginoso aumento delle materie prime, ben si comprende come le due aree economiche tradizionalmente concorrenti con quella americana registrano tassi di sviluppo da paesi al limite della stagnazione. Oggi la Cina è il vero motore dell’Economia mondiale con uno sviluppo impetuoso. Danneggiarlo significherebbe danneggiare tutti ed in primis gli stessi USA che hanno buona parte del loro debito pubblico finanziato dal reinvestimento dal surplus commerciale cinese. In pratica senza i capitali cinesi, la politica del doppio deficit attuata dall’amministrazione BUSH non sarebbe attuabile. La caduta del dollaro non è un episodio casuale determinato da fattori esterni, ma un risultato di un preciso progetto politico ( anno 1997 - REPUBBLICANI). Il progetto è volto ad effettuare l’assoluta supremazia morale,politica,economica e militare degli USA sul mondo intero. Per quanto riguarda infine la politica energetica,risulta chiaro il rifiuto a favorire lo sviluppo di fonti energetiche alternative preferendo invece acquisire il controllo, anche militare, delle residue riserve petrolifere del pianeta. Il progetto prevedeva un Grande Medioriente con capitale BAGDAD sia per la posizione geografica -strategica sia perché le riserve petrolifere dell’Iraq sono seconde solo a quelle dell’ARABIA ESAUDITA. Novembre 2000 BUSH viene eletto “ Presidente degli Stati Uniti, gennaio 2001 si insedia alla Casa Bianca , i Repubblicani iniziano ad attuare il programma…. La grande svalutazione del dollaro in questi anni dell’amministrazione BUSH, si inserisce nella posizione dichiaratamente antieuropeista dei neicons americani. La irrealistica quotazione dell’Euro nei confronti del dollaro non è quindi dovuta ad una fase di irrazionalità dei mercati, bensì ad un preciso progetto politico: una guerra economica per mettere in difficoltà l’Unione Europea. Nel campo economico, la svalutazione del dollaro serve infatti a mettere in serie difficoltà economie concorrenti, viste dai Repubblicani come serie antagoniste al loro progetto: in primo luogo quella Europea. Il fatto che l’economia dell’Unione Europea sia sviluppata da paesi democratici,amici ed alleati, non li commuove. Frenare la crescita politica,economica e militare dell’Unione Europea, è uno dei loro obiettivi programmatici. In questa vera e propria guerra economica dichiarata dall’amministrazione americana, l’Unione Europea si trova disarmata dal momento che alla BCE (BANCA CENTRALE EUROPEA ) non sono stati attribuiti altri compiti di politica monetaria che il mero controllo dell’inflazione nel mercato interno. La costruzione di una vera politica economica comune è stata boicottata da alcuni governi europei, amici dei neocons americani. Un insieme di circostanze ha favorito la grande svalutazione del dollaro e l’ascesa dell’Euro verso quotazioni irreali, frenando la crescita dell’economia europea proprio nel periodo di un tempo nel quale l’economia mondiale viveva una fase di forte progresso. Figuriamoci, ci fosse stata una recessione !!! In Europa si sperava che il ribassare del dollaro, pur sfavorendo le esportazioni di prodotti europei, avrebbe portato dei benefici al mercato interno grazie al minor costo delle materie prime che , come si sa, sono quotate in dollari. Invece le materie prime sono aumentate a tal punto che al posto di benefici si contano i danni. Alcuni speravano che, a seguito della guerra all’Iraq, almeno il costo del petrolio sarebbe diminuito. Al contrario, in questi anni turbolenti, è raddoppiato : procurando ulteriori difficoltà ai paesi non produttori e profitti crescenti alle compagnie petrolifere. Per concludere : Il costo della guerra in Iraq, l’amministrazione BUSH, l’ha scaricata sull’EUROPA . BENEFICIO PER POCHI, MALESSERE PER MOLTISSIMI !!! |
Post n°3194 pubblicato il 26 Novembre 2011 da Tonino.Salvitti
BARROSO : " NON C'E' ANCORA LA SOLUZIONE". RISPOSTA :
PER LA RIPRESA ECONOMICA, LA SOLUZIONE E' LA CERTEZZA : CERTEZZA DI LAVORARE ; CERTEZZA DI ANDARE IN PENSIONE DOPO UNA VITA DI ONESTO E DURO LAVORO ; CERTEZZA DI POTER CONTARE SU UNA MADRE PATRIA CHE TRATTA I FIGLI CON EQUITA' : CHI HA PIU' CONTRIBUISCA DI PIU'. CERTEZZA DI POTER ARRIVARE ALLA FINE DEL MESE CON TRANQUILLITA'; CERTEZZA DI POTER MANDARE I PROPRI FIGLI A SCUOLA; CERTEZZA DI POTER CONTARE SU UNA ISTRUZIONE UGUALE PER TUTTI; CERTEZZA DI POTER CONTARE SU UNA SANITA' FUNZIONANTE; CERTEZZA DI POTER CONTARE SU UNO STATO AL SERVIZIO DEL CITTADINO; CERTEZZA NEL RISPETTO DELLE LEGGI; CERTEZZA NELLA LIBERTA' DI PENSIERO;
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Post n°3193 pubblicato il 26 Novembre 2011 da Tonino.Salvitti
Dottrina Brežnev LA NORMALIZZAZIONE : IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO "REHN" stralcio articolo dal giornale "REPUBBLICA " Prima di vedere il presidente del Consiglio, Rehn è stato ascoltato in Commissioni bilancio e affari europei di Camera e Senato. "Ho sempre amato la cultura italiana, da ragazzo leggevo i libri di Guareschi e mi piace pensare che sia Don Camillo che Peppone sosterrebbero oggi il governo Monti...", ha esordito con un battuta il commissario ). "L'Italia - ha aggiunto tornando serio - ha davanti sfide formidabili, anche per le debolezze antiche. Oltre al consolidamento di bilancio, sono necessarie ambiziose misure per rilanciare la crescita, garantendo l'equità sociale". |
Post n°3192 pubblicato il 25 Novembre 2011 da Tonino.Salvitti
Lo Stato in primis deve tutelare i lavoratori che hanno prodotto ricchezza per la Nazione. Fatta la suddetta premessa , lo STATO DOVREBBE : Tagliare LE PENSIONI SOCIALI a tutte quelle persone che hanno lavorato a nero ... Tagliare LE PENSIONI DI REVERSIBILITA' risalente alla I° guerra mondiale e controllare se esistono pensioni per la guerra di Abissinia e di Spagna. lO STATO dovrebbe controllare e monitorare le tantissime forme pensionistiche esistenti nel nostro sistema assistenziale. DULCIS IN FUNDO , si dovrebbero momitorare le pensioni elargite mensilmente a persone che invece potrebbero essere decedute da anni. Con suddetti suggerimenti le spese per le pensioni rientrerebbero nell'arco di alcuni mesi, nella norma. P.S. MONITORARE SE ESISTONO ANCORA PENSIONI DI REVERSIBILITA' PER LA SPEDIZIONE DEI MILLE!!!... |
Post n°3191 pubblicato il 25 Novembre 2011 da Tonino.Salvitti
Se nel passato i filosofi, i poeti e gli intellettuali si interrogavano sul mistero della vita, del destino terreno ed ultra-terreno dell'uomo, oggi sono gli Economisti, i politici e gli esponenti del Mondo della Finanza ad interrogarsi sul MISTERO delle PENSIONI. Gli uomini , ogni giorno, scommettono su come andrà a finire... |
Post n°3188 pubblicato il 17 Novembre 2011 da Tonino.Salvitti
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Post n°3187 pubblicato il 15 Novembre 2011 da Tonino.Salvitti
Per l’economista DAVID RICARDO ( 1772—1823) il compito principale dell’Economia politica è lo studio delle leggi che regolano la DISTRIBUZIONE tra capitalisti, proprietari terrieri e lavoratori.
Smith e Ricardo sono definiti economisti classici e considerano l’economia politica come la scienza che studia le caratteristiche di un sistema sociale dal punto di vista della :
1) PRODUZIONE;
2) DISTRIBUZIONE;
3) IMPIEGO DEL REDDITO.
Nota bene: i salari servono all’acquisto dei beni consumo, le rendite servono ad acquistare i beni di lusso, i profitti servono ad acquistare nuovi mezzi di produzione |
Post n°3186 pubblicato il 14 Novembre 2011 da Tonino.Salvitti
Dalla Dottrina Brežnev Alla Dottrina BCE anno 2011 La Bce chiede all’Italia liberalizzazioni, flessibilità del lavoro, misure sulle pensioni e addirittura la riduzione dei salari nel pubblico impiego. Si mira a indebolire lo stato sociale, a ridurre il tenore di vita della gente. Siamo allo scontro politico tra cittadini e banchieri, tra Repubblica e Oligarchia. Tra finanza a servizio dell’economia reale e finanza sovrana. Il premio Nobel Paul Krugman scrive sul Sole24Ore che “raramente, nel corso degli eventi umani, così tante persone si sono impegnate così tanto per fare così tanti danni”. Krugman accusa la Bce di sposare con entusiasmo la dottrina dell’austerità: |
Post n°3185 pubblicato il 10 Novembre 2011 da Tonino.Salvitti
Apologia sull'Onestà nel Paese dell'Illecito di " Italo Calvino " Post n°3138 pubblicato il 30 Agosto 2011 da Tonino.Salvitti
"Questo testo e’ apparso per la prima volta su ’la Repubblica’ il 15 marzo 1980, ma appare negli appunti dell’archivio Calvino con il titolo ’La coscienza a posto’. E’ stato ripubblicato in Romanzi e racconti (Meridiani Mondadori, 1994, vol. 3, pp. 290-293) come ’La coscienza a posto (Apologo sull’onesta’ nel paese dei corrotti)’. Ringraziamo Ester Singer Calvino per averci permesso di riproporlo". ("Lo straniero", n. 72 del giugno 2006) C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, ne’ che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti piu’ o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perche’ quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si e’ piu’ capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente, cioe’ chiedendoli a chi li aveva in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori, in genere gia’ aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo di una sua autonomia. Nel finanziarsi per via illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, perche’ per la propria morale interna, cio’ che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito, anzi benemerito, in quanto ogni gruppo identificava il proprio potere col bene comune; l’illegalita’ formale, quindi, non escludeva una superiore legalita’ sostanziale. Vero e’ che in ogni transazione illecita a favore di entita’ collettive e’ usanza che una quota parte resti in mano di singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di procacciamento e mediazione: quindi l’illecito che, per la morale interna del gruppo era lecito, portava con se’ una frangia di illecito anche per quella morale. Ma a guardar bene, il privato che si trovava ad intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva, era sicuro di aver fatto agire il proprio tornaconto individuale in favore del tornaconto collettivo, cioe’ poteva, senza ipocrisia, convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita. Il paese aveva nello stesso tempo anche un dispendioso bilancio ufficiale, alimentato dalle imposte su ogni attivita’ lecita e finanziava lecitamente tutti coloro che lecitamente o illecitamente riuscivano a farsi finanziare. Poiche’ in quel paese nessuno era disposto non diciamo a fare bancarotta, ma neppure a rimetterci di suo (e non si vede in nome di che cosa si sarebbe potuto pretendere che qualcuno ci rimettesse), la finanza pubblica serviva ad integrare lecitamente in nome del bene comune i disavanzi delle attivita’ che sempre in nome del bene comune si erano distinte per via illecita. La riscossione delle tasse, che in altre epoche e civilta’ poteva ambire di far leva sul dovere civico, qui ritornava alla sua schietta sostanza di atto di forza (cosi’ come in certe localita’ all’esazione da parte dello Stato si aggiungeva quella di organizzazioni gangsteristiche o mafiose), atto di forza cui il contribuente sottostava per evitare guai maggiori, pur provando anziche’ il sollievo del dovere compiuto, la sensazione sgradevole di una complicita’ passiva con la cattiva amministrazione della cosa pubblica e con il privilegio delle attivita’ illecite, normalmente esentate da ogni imposta. * Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva di applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino ad allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziche’ di soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse di un regolamento di conti di un centro di potere contro un altro centro di potere. Cosi’ che era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle guerre tra interessi illeciti oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e di interessi illeciti come tutti gli altri. Naturalmente, una tale situazione era propizia anche per le associazioni a delinquere di tipo tradizionale, che coi sequestri di persona e gli svaligiamenti di banche si inserivano come un elemento di imprevedibilita’ nella giostra dei miliardi, facendone deviare il flusso verso percorsi sotterranei, da cui prima o poi certo riemergevano in mille forme inaspettate di finanza lecita o illecita. In opposizione al sistema guadagnavano terreno le organizzazioni del terrore che usavano quegli stessi metodi di finanziamento della tradizione fuorilegge e con un ben dosato stillicidio d’ammazzamenti distribuiti tra tutte le categorie di cittadini illustri e oscuri si proponevano come l’unica alternativa globale del sistema. Ma il loro effetto sul sistema era quello di rafforzarlo fino a diventarne il puntello indispensabile e ne confermavano la convinzione di essere il migliore sistema possibile e di non dover cambiare in nulla. Cosi’ tutte le forme di illecito, da quelle piu’ sornione a quelle piu’ feroci, si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilita’ e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto. Avrebbero potuto, dunque, dirsi unanimemente felici gli abitanti di quel paese se non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti. * Erano, costoro, onesti, non per qualche speciale ragione (non potevano richiamarsi a grandi principi, ne’ patriottici, ne’ sociali, ne’ religiosi, che non avevano piu’ corso); erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso, insomma non potevano farci niente se erano cosi’, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno al lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione di altra persone. In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto, gli onesti erano i soli a farsi sempre gli scrupoli, a chiedersi ogni momento che cosa avrebbero dovuto fare. Sapevano che fare la morale agli altri, indignarsi, predicare la virtu’ sono cose che riscuotono troppo facilmente l’approvazione di tutti, in buona o in mala fede. Il potere non lo trovavano abbastanza interessante per sognarlo per se’ (o almeno quel potere che interessava agli altri), non si facevano illusioni che in altri paesi non ci fossero le stesse magagne, anche se tenute piu’ nascoste; in una societa’ migliore non speravano perche’ sapevano che il peggio e’ sempre piu’ probabile. Dovevano rassegnarsi all’estinzione? No, la loro consolazione era pensare che, cosi’ come in margine a tutte le societa’ durate millenni s’era perpetuata una controsocieta’ di malandrini, tagliaborse, ladruncoli e gabbamondo, una controsocieta’ che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare "la" societa’, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della societa’ dominante ed affermare il proprio modo di esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di se’ (almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera, allegra e vitale, cosi’ la controsocieta’ degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversita’, di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa di essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno piu’ dire, di qualcosa che non e’ stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’e’. |
Post n°3184 pubblicato il 10 Novembre 2011 da Tonino.Salvitti
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Post n°3183 pubblicato il 10 Novembre 2011 da Tonino.Salvitti
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Post n°3182 pubblicato il 10 Novembre 2011 da Tonino.Salvitti
Crisi/ Corsa al Btp Day. Sì di parlamentari e banche Martedì, 8 novembre 2011 - 09:27:58 L'appello di Giuliano Melani, che venerdi' ha comprato una pagina del Corriere della Sera per chiedere agli italiani di investire su titoli di Stato, ha fatto breccia tra parlamentari, amministratori locali, industriali e banche. Ieri sia Italo Bocchino (Fli) sia Stefano Graziano (Pd) che Sergio Divina (Lega) hanno annunciato di avere acquistato Btp e sollecitato i loro colleghi a fare altrettanto. "E' un momento molto delicato per l'Italia e noi parlamentari per primi dobbiamo dimostrare di avere fiducia nei confronti della nostra grande economia", ha spiegato Bocchino che proprio ieri ha investito 20mila euro in Btp. "Se tutti i deputati e i senatori facessero altrettanto, potremmo acquistare nelle prossime ore 20 milioni di Buoni del Tesoro e dare l'esempio agli italiani che hanno i loro risparmi investiti diversamente, invitandoli a credere nei nostri titoli di stato", ha aggiunto in una nota. Sulla stessa linea Graziano. "Questa mattina sono stato in banca per investire in titoli di stato italiani", ha annunciato, "ho comprato 5mila euro di Btp decennali" e "invito anche tutti gli altri parlamentari e tutta la classe politica, imprenditoriale e professionale a ogni livello a fare la propria parte acquistando personalmente titoli di stato". Per il deputato campano, "e' un'occasione per la classe dirigente di dare un esempio al Paese, sperando che molti italiani facciano lo stesso, ognuno nelle sue possibilita'. Sarebbe un grande segnale, per i mercati, per l'Europa e per noi stessi". "Egregio Presidente - scrive il senatore del Carroccio Sergio Divina in una lettera al presidente del Senato - Le comunico che, a far data dal corrente mese, La autorizzo a provvedere affinche' la mia indennita'parlamentare mi sia liquidata al 50% con titoli di Stato". Come aveva promesso nel suo appello, ovviamente anche Melani si è presentato alla sua banca per acquistare 20.000 euro di Btp. Con lui c'era anche l'assessore all'urbanistica di Quarrata, Luca Gaggioli, che ha seguito l'esempio acquistando 5mila euro in titoli di Stato. È stato il primo politico ad allinearsi. Giorgio Stracquadanio, uno dei sei frondisti del Pdl, ha raddoppiato la posta acquistando 40.000 euro di bond. Massimo Calearo, consigliere per l'export del premier, fa sapere di aver aver fatto la sua parte ma non precisa la cifra e invita tutti gli imprenditori veneti a fare lo stesso. Favorevoli all'iniziativa si sono dette anche le cooperative riunite un Alleanza delle Cooperative, Andrea Riello e Gianni Zonin. Adesioni anche dal governatore del Veneto Luca Zaia, da Innocenzo Cipolletta e dal senatore Pd, Paolo Giaretta, da Riccardo Illy e da Massimo Cacciari. E soprattutto hanno detto sì le banche. Prima Mps, poi Intesa Sanpaolo e infine anche UniCredit hanno detto sì a un Btp-Day: un'intera giornata in cui rinunceranno alle commissioni nei confronti di chi vorrà acquistare titoli di Stato. PER POI GRIDARE : |
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