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« Sergio Cofferatila giornata della memoria »

LE FOIBE:UNA VERGOGNA SCONOSCIUTA

Post n°59 pubblicato il 12 Febbraio 2006 da carinci

LE FOIBE:UNA VERGOGNA SCONOSCIUTA
 

L’11 febbraio 2004 la Camera dei Deputati ha approvato quasi all’unanimità (contrari Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani) la proposta di legge che istituisce per il 10 febbraio il “Giorno del ricordo” per le vittime delle foibe e per i protagonisti dell’esodo giuliano,ma…
Finita la seconda guerra mondiale, dal luglio all’ottobre del 1946 si tenne a Parigi la conferenza di pace, l’Italia vi partecipò da sconfitta, non si tenne minimante conto del ruolo della Resistenza e dell’antifascismo e dovette subire le decisioni prese dai vincitori; la questione più spinosa riguardava la ridefinizione dei confini nazionali, con l’Alto-Adige conteso fra Italia e Austria e la Venezia Giulia,l’Istria e la Dalmazia fra Italia e Yugoslavia; le decisioni  furono quelle di lasciare all’Italia l’Alto-Adige e di consegnare alla Nazione di Tito la quasi totalità della Venezia Giulia,l’Istria(con la città di Pola) e la Dalmazia(con Fiume e Zara),il trattato di pace fu firmato a Parigi il 10 febbraio 1947.  Circa 300.000 Italiani “assegnati” alla Yugoslavia decisero di espatriare,ma la loro odissea era solo all’inizio,a Venezia i profughi furono insultati dai portuali,a Bologna un convoglio ferroviario fu respinto alla stazione,inoltre il PCI,assai più vicino a Tito che ai vertici politici italiani,aveva fatto credere ai propri militanti(e non solo) che i profughi fossero fascisti in fuga.
La campagna annessionistica di Tito era cominciata già dal 1943 e fu proprio nel periodo 43-45 che la sua ferocia raggiunse i massimi livelli,la repressione tito-comunista colpì non solo fascisti e collaborazionisti ma anche italiani antifascisti il cui solo torto era quello di opporsi alle mire annessionistiche di Tito.Il metodo più pratico per sbarazzarsi degli avversari era gettarli nelle foibe,caverne non molto larghe e profonde centinaia di metri. Per risparmiare tempo e pallottole i titini legavano i prigionieri gli uni agli altri, poi sparavano a quelli della prima fila che trascinavano con sé nella foiba gli altri sventurati compagni ancora vivi.
Con la Legge N. 92 del 30 marzo 2004 la Repubblica Italiana ha istituito il "Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale" e ha concesso "un riconoscimento ai congiunti degli infoibati".
Scopo del riconoscimento del Giorno del Ricordo è quello di "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale" (articolo 1, comma 1).
La terribile pagina di storia a cui fa riferimento il Giorno del Ricordo è quella che interessò i territori dell'Istria a partire dall'autunno del '43, subito dopo l'armistizio, fino al 1947, dove furono rastrellate, deportate e uccise migliaia di persone, per lo più italiani, dai partigiani dell'esercito di Tito.
L'inizio dell'eccidio risale al '43, subito dopo l'armistizio, nell'Istria abbandonata dai soldati italiani e non ancora controllata dai tedeschi, quando i partigiani slavi gettarono nelle foibe (fosse rocciose profonde fino a 200 metri) centinaia di cittadini italiani considerati "nemici del popolo".
Ma fu nel 1945, durante i quaranta giorni dell'occupazione jugoslava, dall'ingresso di Tito il 1 maggio fino all'arrivo delle truppe anglo - americane a metà giugno, che la carneficina delle foibe raggiunse l'apice dell'orrore.
Lo sterminio fu condotto senza distinzioni politiche, razziali ed economiche, seguendo le direttive di Tito che ordinava di eliminare i fautori del nazionalismo. Furono arrestati fascisti, anti-fascisti e partigiani, cattolici ed ebrei, uomini, donne, vecchi e bambini, industriali, agricoltori, pescatori, poliziotti e carabinieri, militari e civili, secondo un disegno che prevedeva l'epurazione attraverso torture, fucilazioni e infoibamenti.
La persecuzione, soprattutto in quella "terra di nessuno" vicina al confine sottoposta all'amministrazione jugoslava, la violenza e l'efferatezza delle esecuzioni, precedute spesso da processi sommari, torture e linciaggi, determinarono l'esodo che nel dopoguerra allontanò quasi tutta la popolazione italiana dall'Istria.
Ancora oggi, dopo circa sessant'anni, non ci sono cifre ufficiali relative ai deportati, agli italiani uccisi durante la prigionia e, soprattutto, agli infoibati scomparsi nell'autunno del '43 e nella primavera del '45. Non sono, però, gli zeri in più o in meno a ridurre la portata di questa tragedia, di cui è importante conoscere le cause e le dinamiche per evitare che in futuro qualunque essere umano si possa ritrovare protagonista, vittima o carnefice, di una storia di persecuzione.
Il 10 febbraio è un giorno per ricordare, per raccontare, per capire e condividere la memoria dopo anni di silenzio.
E' un giorno, un altro giorno per non dimenticare. Per urlare il nostro no alle dimenticanze della storia, ai vuoti nei libri, alla menzogna.
Per gridare il nostro si alla verità, quella verità che, in termini di cifre, dopo 60 anni, ancora ci viene negata.
Per imparare a costruire una storia giusta e trasparente, per rendere onore agli infoibati, uomini e donne qualunque, bambini, fascisti e antifascisti. Carabinieri, cattolici ed ebrei. Ricchi industriali e poveri lavoratori della terra.
Per imparare ed educarci alla convivenza civile, per evitare che qualunque essere umano possa ritrovarsi oggi, nel 2006, vittima o carnefice.
PAOLO CARINCI  vorrei che il mio nome fosse pubblicato

 
 
 
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