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« Vincenzo Cardarelli ... ..._____________ IDEAL... »

.LA PAROLA ®

Post n°34 pubblicato il 06 Novembre 2005 da AMARC0RD
Foto di AMARC0RD

Per poter definire rapporti interpersonali, rapporti nati dalla sola parola, dal solo scritto, o da entrambi, è necessario POSSEDERE la parola, è necessario saper collimare il significato con il significante, comprendere ciò che effettivamente esprime l'altro.

L'assenza di questi due requisiti, induce all'errore come ben sapeva Platone: "Salirò la torre più alta della Giustizia o della Seduzione ingannevole, affinchè li ..... mi perda e passi la mia vita".

Quando Nietzsche, avverte che; "non è possibile cambiare il modo di pensare se prima non ci liberiamo di quella "servetta" che è la grammatica" s'è reso conto che: la grammatica organizza la frase facendo ruotare predicato e complemento intorno a un soggetto.

Come recita l'etimologia sia greca (upo-keimenon), sia latina (sub-jectum), è "ciò che sta sotto" a quell'azione che il verbo descrive, a questo punto le "cose" non parlano più di sè ma delle intenzioni del soggetto che in esse si descrive.

La verità non ha intenzione.

Lo scritto, è inaudito, ossia, NON udito, vi sono solamente una serie di segni convenzionali inducenti all'errore, e l'errore più comune, è quello d'interpretare i segni altrui come se fossero l'insieme di pensieri e sensazioni nostre, in noi, ciò che ci fa comunemente dire: sono le mie parole, quelle nate dal mio sentire, dai miei pensieri.

IL passo sucessivo è quello d'iconocizzare l'autore sia dello scritto che della parola, quest'icona autocostruita, è durissima da infrangere, è come infrangere se stessi, difatti, NOI; non soffriamo per le cose del mondo, ma per le nostre credenze, e si crede in ciò che è in noi, solitamente in noi c'è ........ l'idealizzato ........

Oggi, nella società delle mansioni, l'idealizzato si svela per ciò che effettivamente è, una cosa.

Infrangere ciò che pare immenso, infinito, è ancora più semplice, basti pensare a quanti autori ci hanno affascinato di volta in volta, quanti UDITI ci hanno affascinato, non è altro che il fascino della conferma con parte del nostro idealizzato.

Mentendo a noi stessi, dimentichiamo che l'essere non è solo quell'estrapolato che tanto ci colpisce, estrapolato che coincide con un altro estrapolato, quello dell'idealizzato.

Pigramente scegliamo di credere alla menzogna della somma degli estrapolati, dimenticandoci l'immensità dell'essere.

Ciò che è più duro da infrangere è; la mansione idealizzata, quella cosa che prescinde dall'essere, quel pensiero figlio della società delle mansioni che fa "credere" di sentirsi realizzati, completi, POSSEDENDO quelle determinata mansione attraverso il possesso dell'altro.

Si possiede la mansione di genitore, si possiede la mansione di compagno-a, la mansione d'amicizia, scordandoci l'essere che svolge la mansione, scordandoci di chiederci, di sentire come le piacerebbe svolgerla, lasciando che la mansione lo possieda crediamo di possedere l'essere.

Se ci si avvede che; questa sorta di trasformazione in cosa dell'essere è una costruzione logico semantica che s'incunea nel pensiero fin nel suo divenire, si comprende perchè si crede invece di pensare e sentire l'altro in ciò che effettivamente è, non in relazione di conferma o smentita con il proprio idealizzato, ma per conoscere, sentendo l'altro.

Questa conoscenza non è data a chi pigramente s'affida al chiuso di sè, credendo d'accogliere l'altro, ha già trasformato in cosa l'amico-a, il compagno-a, la prole e quant'altro, autoproclamandosi "cosa" a sua volta fungibile di altre "cose" .............



E' bello sognare i sogni delle "cose", delle funzioni, delle mansioni fungibili .....

E' bellissimo sognare consapevolmente, l'unica modo che ci è dato per saper e poter realizzare i sogni ....... "moi©"


 écute ....

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