DENTRO O FUORI

Post n°15 pubblicato il 17 Settembre 2006 da motorhomer

 

 Laddove prima essere in e out (per usare appunto termini edonistici provenienti dalla patria dell’estetismo- edonismo attuali, il mondo anglosassone) era legato solo al quantum di potenza che si esprimeva (in epoche più barbariche), in seguito anche al quoziente intellettivo e virtù artistica (in epoche antiche e poi rinascimentale , nei tempi più recenti) ora invece è richiesto all’uomo a dover essere un’ oggetto di massa, e bruciarsi subito perché di giorno in giorno si suppone che questa decida di cambiare idea. Non si è mai assistito a così tanti veri ( e presunti ) cambi umorali della massa, la quale fino a non tanto tempo fa non era neppure tenuta ad esprimere opinioni su cosa dovesse esser bello o meno, ma evidentemente la democrazia ha sfondato anche nel campo artistico-culturale. La tv ha dato il colpo di grazia a ogni forma di eccellenza intesa come alta virtù, in quanto adesso un semplice tipo che si rinchiude in una casa , solo perché visto da mezzo paese (o più?) riscuote immediatamente successo (certo è vero che si tratta di di una notorietà effimera, in quanto un semplice trampolino di lancio per il mondo della moda, spot, cinema anche se di serie b, ecc ., che difficilmente va oltre). E’ certo in ogni caso che ormai la volgarità abbia preso il sopravvento,  ed al tempo stesso causa ed effetto della società, dal momento che spettacolo e società si rispecchiano e influenzano a vicenda
 
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LA VERGOGNA UCCIDE

Post n°14 pubblicato il 17 Luglio 2006 da motorhomer

Ci si suicida facilmente per vergogna. Essa è ciò di cui l’uomo ha maggior timore , certamente accade molto più raramente che ci si suicidi per paura ( la quale può invece essere uno stimolo a fronteggiare le avversità ).

Allo stesso modo si uccide per onore  - e non necessariamente questa azione è accompagnata dall’ odio, si può anzi provare lo stesso ammirazione per l’avversario- mentre per paura ci si difende.

Ne ferisce più la penna della spada.

Il metodo migliore per tenere in scacco l’umanità è proprio la vergogna, anche in questo caso più potente della natura. Chiunque non si beve tutto ciò che tv e giornali propagandano, il più delle volte tace per non esser tacciato di estremismo, cospirazionismo o paranoia. Passando poi a tematiche più frivole, anche le persone nella loro vita quotidiana sono portate ad attaccare o raccontare balle allo scopo di evitare un supposto marchio infamante (vedi l’ uomo che non “saprebbe dimostrare la sua virilità”, in primis).

Le intercettazioni telefoniche che più si temono sono quelle riguardanti le doppie vite private , che mettono in discussione la fedeltà coniugale totale in favore di conoscenze e frequentazioni di veline da sistemare e professioniste, ben più forse di presunte ruberie e losche manovre finanziarie-sportive. Poi, come si sa, il falso perbenismo della massa cela degli applausi misti a risentimento (ovviamente) , soprattutto da parte degli uomini. Al contrario della donna che crede di non dover dimostrare a nessuno, né altre donne né uomini, di essere una che sa come godere e far godere (ed è giusto che sia così, in quanto non è lecito pensare che la sua natura e bisogno sessuale sia identico a quello degli uomini) , tra uomini c’è invece una competizione spietata perché il presunto saperci fare colle donne è sinonimo di virilità. Ammesso che siano vere queste imprese , la realtà- per chi la osserva- testimonia esattamente il contrario, ossia che per rimorchiare è migliore un’abilità da mercante in fiera o da Actor’s studio, entrambi cose che per quel che mi riguarda poco e nulla hanno a che vedere colla virilità. (Certo, se si incontrano due persone di alto rango, può benissimo esserci una vera e propria seduzione, in quanto pur non dovendo necessariamente l’ uomo mostrare il proprio esser maschio, non è neppure tacciabile di esser solo un volgare teatrino e anzi il soggetto dimostra evidenti doti psicologiche).

Tornando al discorso della vergogna, essa sembra esser passata da una concezione legata all’ onore (in primis tra i guerrieri e i nobili, e tra i popoli rurali) ad una legata alla propria immagine, edonismo puro. Passo quindi al prossimo capitolo.

 

 

 
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SOLIDARIETA’ DERESPONSABILIZZANTE

Post n°13 pubblicato il 06 Luglio 2006 da motorhomer

Mi domando se una persona sia mediamente disposta ad elargire soldi (anche piccole somme) a chicchessia, soprattutto se sconosciuti. Mi spiace, ma io temo proprio di no. Dato che si decreta essere la solidarietà essere un valore certo, si deve trovare il modo di far sì che essa divenga ancora più certa (come si usa fare coll’amore). Qual è il miglior sistema? Il deresponsabilizzare da delle azioni così nobili e indiscutibili, quali appunto il baraccone dell’amore –che va sempre più a pezzi, nonostante siano pochi quelli che cercano di darle il colpo di grazia- e la sua amica, la solidarietà. Per il primo è sufficiente la funzione della tv e romanzetti, che parlano di sentimenti e si rivolgono alle donne alle quali non importa proprio un bel niente e che preferiscono solo fantasticarne da esterne, così non dovranno mettersi in gioco.

Allo stesso modo, la solidarietà imposta appare anche, se proprio non gradita, almeno tollerata proprio perché ci ha consentito di non prendere una decisione.

In fondo, vale lo stesso persino per le punizioni. Una punizione ci è meno sgradita se riteniamo di non avere in ciò una responsabilità diretta, ma ci è data invece senza una valida giustificazione. E’ come una liberazione…è più frequente incontrare chi si infuria perchè  licenziato senza giusta causa, o il tifoso il quale assiste alla ennesima cessione del suo giocatore preferito? Questi si è senz’altro sentito parte della squadra, un dodicesimo giocatore, mentre con tutta probabilità ha sentito come totalmente estranea la ditta per la quale finora ha lavorato, fossero stati anche dieci anni. Si sente quindi responsabile –nel suo processo mentale- e avente diritto di spiegazioni, a differenza che nell’altro caso?

Amore e solidarietà, il grande gioco continua…se si dice che esse sono solo due colossali travisamenti ci si sentirà dire di essere pessimisti e disfattisti, nonostanche il fatto che se si chieda allora una risposta chiara in merito, si avranno dieci risposte una diversa dall’altra e magari spesso anche in aperto contrasto. D’ altronde sono due buone scuse per il consumismo e la politica, e devono quindi lavorare incessantemente previo lavaggio del cervello. Ma resta il fatto dietro ciò si persegue un piccolo interesse privato –perché anche la persona più generosa e altruista deve trovare una motivazione personale- perché anche la persona più dotata di abnegazione può da un momento all’altro chiudere la baracca se ha perso il minimo interesse. Questo interesse non significa guadagno personale o notorietà, ma semplicemente piacere. 

Ma, è tuttavia evidente che si può provare una sorta di piacere immenso soprattutto nell’ affrontare compiti difficili perché appaganti ,e  forse persino il termine piacere è fuori luogo…opterei per una “prova di forza”, “mettersi in gioco contro un ostacolo” piuttosto. Ma anch’esso è sinonimo di piacere alla fine, me ne rendo ben conto…è solo un mero esercizio stilistico. Però, si badi bene, non è dato quindi da situazioni rilassanti e semplici, ma da prove di forza che hanno solleticato il loro interesse.

Ciò serve a spiegare come i condottieri e presunti affamati di potere in realtà perseguino uno scontro contro forze ostili, resistenze, perchè è una sfida contro una forza che sentono come superiore e l’abbattere tale ostacolo è una vittoria, molto semplice; il resto è solo edonismo e criteri femminilizzanti e filmografici, che degradano un uomo d’azione a un semplice business-man o uomo di spettacolo.

Ma al giorno d’oggi conta appunto l’istrionismo e pura sensazione suscitata da questi, alla stregua dei ballerini.

Nota: Ci si renda conto come  questa solidarietà “collettiva” abbia le stesse dinamiche di una forma di violenza volta contro popoli, nemici interni, colpevoli generici ecc. : singolarmente poche persone credo avrebbero il coraggio d’ infliggere punizioni di vaste proporzioni, forse persino di far del male a un singolo uomo; ma a questo pensa lo stato, che de-responsabilizza chiunque, e anche una guerra diventa solo una mera statistica. Chi è preposto a uccidere perde la sua individualità, all’interno di una macchina di vaste proporzioni quale appunto lo stato.

(Per chi volesse approfondire queste tematiche, rimando alle opere di Friedrich Nietzsche, soprattutto “La genealogia della morale”).

 

 

 

 
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L’ ESTETISMO ATTUALE

Post n°12 pubblicato il 28 Giugno 2006 da motorhomer

Tutto viene così misurato in termini estetici. La vita assume una valenza solo estetica -piacere o non piacere, la vita diventa solo edonismo- e tutto quello che non appare divertente e alternativo, sia essa persona od oggetto, diventa detestabile o comunque ritenuto noioso e inutile dalla maggioranza.(ovviamente prima si devono ascoltare i dettami della moda, perché è proibito avere un’idea personale.)

Un dittatore è giudicato più spregevole rispetto al semplice politicante maneggione e dalla mano lesta, principalmente perché non vuole apparire molto simpatico o piacente –non è certo nel suo interesse apparire un padre o zio per tutti- e non tanto perché sia un probabile assassino. Il teatralismo mediatico richiede anche di essere sfuggenti, in modo da poter appartenere un po’ a tutti, dalla casalinga e operaio fino all’industriale. Laddove fino a non tanto tempo fa valeva la forza dell’autorità, adesso invece si ha bisogno del consenso legato all’estetica e seduzione da quattro soldi, anche perché certo non si fa leva sulle persone che rielaborano ciò che hanno visto e sentito, perchè ne hanno il tempo e la capacità, ma principalmente chi si fa abbagliare o convincere da una semplice frase ad effetto.

A questo punto io mi chiedo, davanti a quella che io chiamo una contronatura, chi è al giorno d’oggi il vero conservatore e chi l’ “alternativo”. Ecco perché dico che oggi tutto è teatro. Persino le persone più serie che hanno grandi responsabilità sono costrette a mostrarsi accattivanti e scintillanti come rockstar e modelli.

Inoltre, ricollegandomi ancora alla diversità, rilevo come a differenza dei tempi precedenti il presunto- a torto o ragione- diverso avesse sempre una carica negativa in tutto e per tutto (gli aristocratici erano certo diversi dalla massa, ma per loro giammai sarebbe stato usata tale definizione). Al giorno d’oggi invece questi ha una funzione scenica e persino necessaria. La sua esistenza viene urlata al globo intero affinchè si possa dipendere da lui e dalla sua prossima moda.

Rilevo inoltre come ciò sia non solo un placebo per prolungare una finzione di vita, o narcosi perenne, ma anche un modo per riempire il vuoto dato dal non riuscire a capirsi tramite il semplice linguaggio. Laddove predomina un eccesso di estetica frivola e superficiale proprio nel suo estremismo kitsch, si può star certi come dietro la facciata non vi sia niente.

MORTE DELL ‘ INDIVIDUALITA’ MASCHILE

Si guardi cosa è l’uomo odierno medio. Ma soprattutto, ci si domandi se è un uomo. Usa la webcam quando si presenta in  internet e implora le ragazze di osservarlo, per strada si veste- se così si può definire- secondo la moda televisiva da talk show che tratta di disagio giovanile e provetti Tony Manero in erba, esce la sera col sano proposito di correre dietro a ogni ragazza che vede passare , e con faccia da schiaffi si sforza di fare battute pietose col proposito di richiamare l’attenzione.(Nota: e questo sarebbe corteggiamento?).  A 40 anni la musica non cambia e una bella maglietta fumettistica o da finto bullo può ancora essere la sua divisa.

 Ma ciò è maschio? Realmente una donna può gradire questo? (Una donna non rai-zzata , mediaset-tizzata, dj-izzata, almeno, in sintesi, una donna non modernizzata).   Non sto dicendo che sia divinizzabile il cavaliere medievale, per quanto mi sembri senz’altro assai più simile al concetto di uomo, rispetto a questo pupone odierno e modernista; ma, ripeto, come si fa a dire che questi è un uomo? (si badi bene come non usi il termine "maschio"). Qualcuno ricorda com’era l’uomo rinascimentale, se non è considerato interessante il prototipo del cavaliere medievale? O al limite , volendo osservare solo l’uomo più recente, il trentenne degli anni ’50 che già portava spesso i baffoni, ed era una persona completa?

Certo, erano ben altri tempi, sono d’accordo. Lungi da me l’ invocare una società identica a quella della metà del secolo scorso; io mi riferisco solo al fatto che quel sistema potesse essere rigidamente conservatore e perciò abbisognante di correttivi, ma non si può sensatamente asserire che questo sistema, pur colle sue storture, sia migliore; a meno che non si abbia la mente ottenebrata.

A breve, credo che l’uomo interessato alla pornografia sposterà il suo interesse  alla letteratura erotica, perché la sua progressiva femminilizzazione farà sì che il suo interesse sessuale non sia più di tipo visivo (com’è per ogni uomo) ,ma prevalentemente di tipo mentale (com’è per la donna, per la quale l’ atmosfera di contorno è spesso imprescindibile) . E perciò, abbisognante di esser stimolato attraverso letture “intriganti”.

Se gli antichi romani avessero potuto predire il futuro e vedere l’odierna porcheria, avrebbero senz’altro pensato come un tale scempio fosse una reale apocalisse , e invocato i loro antichi dei per fermare  questo incubo. Ma la situazione ha retto, bene o male, per duemila anni; sono le ultime due generazioni a presentarci il nuovo uomo modernista, sempre più apatico, introspettivo (una delle differenze tra sfera maschile e quella femminile, è che la seconda presente un ben maggiore interesse per la propria interiorità, il proprio mondo) , femmineo, sfiduciato, e uomo-massa al massimo grado.  (Per di più, ci stiamo avvicinando a un nuovo feudalesimo tipicamente medievale, in una sorta di regresso ammantato di tecnologia).

 
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IL CAOS E IL TEATRALISMO COME STILE DI VITA

Post n°11 pubblicato il 25 Giugno 2006 da motorhomer

Come dicevo precedentemente, il modernismo attuale, epoca di piena decadenza e confusione, ha generato una massa informe che pur nella sua molteplicità collettiva è poco più di un niente. Ma soprattutto essa, sobillata a dovere, muove guerra a tutto ciò che è forma- pensiero e non caos informe, non volontà, volontà negativa. Di per sé infatti la semplice assenza di  volontà creatrice non mira generalmente a nuocere (a essa manca persino una simile intenzione); essa deve venire istigata da qualcuno che al contrario mira a un ben preciso scopo: frantumare la società in tante scheggie impazzite , un caos molteplice e informe, un aborto, appunto un qualcosa - perché chiamarla società è davvero pretenzioso- privo di un capo e una coda.

Il motto divide et impera è certo il movente principale.

. Per servirmi di un’espressione usata in tempi recenti, stiamo assistendo ad un relativismo che si traduce in dittatura, e che paralizza prima, e distrugge poi dopo, la società (pardon, quel che ne resta). Queste persone si incontrano e non interagiscono, come in una Babele i linguaggi usati sono molti e non si trova neppure il corrispettivo per ogni singola parola.

Una volta distrutta l’identità del soggetto e la sua anima , trova allora terreno fertile l’automatismo del quale parlavo all’ inizio. Questo per insediarsi ha ovviamente bisogno di una non-volontà e simili, un contenitore vuoto che ha smarrito la direzione.

L’individuo è contento della sua piccolezza alienante, se è corredata appunto da un po’ di scena e certezza indotta dall’esterno. Tuttavia qui è in meccanismo un processo pericoloso in cui la causa e l’effetto si confondono tra loro. Allo stesso modo in cui un tossico ha bisogno della droga per placare il suo bisogno, però al contempo questa distrugge la sua salute, lo stesso fa chi va in cerca di emozioni e vie d’uscita –così crede- dal suo anonimato. Ma senza rendersi conto che è proprio l’alienazione in cui vive (sua e/o di chi lo circonda) ad essere nefasta.

 

 

 

 
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