"Forse non lo sai ma pure questo è amore "
Sono certo che quella sera la cena sarà stata leggera, sobria, particolarmente frugale. Uguali a quelle delle altre sere invece saranno stati i soliti, consumati, rituali. Avrà chiuso il gas, poi il consueto controllo a porte e finestre, le medicine da prendere, infine quelle da far prendere alla sua bambina, tetraplegica grave che da 44 anni segue con un amore che non conosce declino.
La notte invece l'avrà passata insonne. È sempre insonne la notte che precede un giorno importante.
Cosi come si usa tra i vecchi, avrà scorso infinite volte la lista dei preparativi.
Dimenticava forse qualcosa?
Il conto in banca, la disdetta delle varie utenze, le ultime bollette pagate, il conto alla farmacia e quello al supermercato. Sì, tutto sistemato. Le lettere ai pochi parenti. Fatte anche quelle e adesso che moglie e figlia, nel letto grande, dormono profondamente, quelle lettere vanno sistemate ben visibili sul mobile all'ingresso. Le troveranno senza alcuna difficoltà. Infine, ma senza fare rumore, un veloce controllo al vecchio fucile da caccia. Un filo di lubrificante, un controllo al meccanismo, tutto in regola. Certo sarà sembrato strano in armeria l'acquisto di quattro cartucce. A dire il vero ne sarebbero bastate 3, ma si sa, a volte qualcuna può essere difettosa.
Questa, nella mia fantasia, la ricostruzione dell'ultima sera del signor Magnolfi, pensionato ottantacinquenne di Firenze che, già gravato dagli acciacchi suoi, della moglie e della figlia, grave disabile, prima di fare ciò che poi inesorabilmente fece, avrà fatto amare riflessioni sul futuro prossimo a venire. Chi si sarebbe preso cura della figlia nel momento in cui lui e la moglie sarebbero venuti a mancare?
Loro, con tutto il cuore le avevano consacrato il loro tempo, le loro energie, il loro amore. Ma dopo? Quale destino di disamore avrebbe incontrato la figlia quando loro, non ci sarebbero più stati?
Loro che accettando sorridenti il triste destino della figlia, a lei avevano dedicato una vita.
Come lasciare immutato questo ritratto? Come evitare tutto il male che presto o tardi sarebbe toccato, per forza di cose, all'anello più debole di questa eroica catena, la figlia?
Cosi, paradossalmente, lo sterminio che seguì, incarna un duplice significato. Un folle e profondo atto d'amore, da un lato e una deflagrante denuncia sociale. È triste ammettere che oggi, la nostra evoluta società, non dispone di alcuna tutela, valida e confortevole per gli infermi gravi che perdendo la loro famiglia rimangono soli.
Mi ha molto colpito, da parte del signor Magnolfi, la delicatezza con cui fece tutto ciò . La volontà di arrecare il minimo disturbo agli altri, la cura con cui tutto fu preparato perché si evitasse qualsiasi imprevisto, l'orario in cui lo fece, che non fosse turbato il sonno dei vicini, la strategica mossa, prima di disintegrarsi, di chiamare un parente pregandolo di mandare lì un'ambulanza per un malore improvviso.
Cosi, quando tutto fu pronto, accertatosi che moglie e figlia, dormissero ancora, premette due volte il grilletto. Mi chiedo con quale ordine. Poi, da buon padre di famiglia si avvicinò a loro e consumò la terza cartuccia sul proprio cranio.
Ho bisogno di credere che esista una dimensione, una realtà, un angolo di cielo, dove questa famiglia sia ancora insieme.
Condannare il gesto sarebbe scontato, quindi inutile. La tragedia è ormai consumata, possiamo solo cogliere ciò che può averla animata evitando l'inopportuno giudizio morale.
Parlare di strutture che seguono “in vita” questi casi non è fantascienza. In Svezia, già da un ventennio, esiste un supporto impeccabile per casi del genere.
Di certo non siamo di fronte a un criminale che ha commesso un omicidio per un suo tornaconto, né a un pazzo che ha ucciso per odio o per disprezzo.
Una società che ha a cuore i suoi componenti, tanto per civiltà, quanto per umanità, deve mettere in atto strategie che evitino il verificarsi di simili sconfitte.
Al pari di tanti altri traguardi sociali, siamo decisamente inadeguati di fronte a situazioni simili.
Di certo non siamo di fronte a un criminale che ha commesso un omicidio per un suo tornaconto, né a un pazzo che ha ucciso per odio o per disprezzo.
Una società che ha a cuore i suoi componenti, tanto per civiltà, quanto per umanità, deve mettere in atto strategie che evitino il verificarsi di simili sconfitte.
Al pari di tanti altri traguardi sociali, siamo decisamente inadeguati di fronte a situazioni simili.
Io, Lutero, mi domandavo, al di la' delle evidenti mancanze dello stato e delle strutture, la madre di questa ragazza disabile, avra' mai fatto una ecografia??
Mi scuso, per il mio pensiero " forte", ma leggendo la storia, le difficolta' il timore, il dolore anche, e' quello che mi e'sorto e non vuole neanche essere un giudizio, semplicemente una domanda: "perche'?"
A sottrarsi dal giudizio umano c’ha già pensato lui eliminandosi.
Da ciò che ha lasciato scritto, mi sembra chiaro che il suo gesto, certamente folle e disperato, fosse volto ad evitare successivo dolore e abbandono alla figlia disabile.
Trovo ingeneroso, al cospetto di una tragedia, il tuo ergerti a giudice di un dramma familiare pietoso che nessuno sta definendo giusto o ammissibile. Di fronte alle motivazioni che hanno indotto il folle gesto c’è da annichilire tutti, c’è una società intera che dovrebbe rivedere tanti concetti, tanta organizzazione da sopperire la mancante umanità con strumenti sociali che funzionino.
La tua definizione di “omicidio” e la colpa morale che gli attribuisci è niente di più che un pleonasmo verso una vittima di una situazione talmente dolorosa da annientarsi lui stesso oltre alla sua famiglia.
Non riesco a vedere in quale modo si possa “fare passare” un messaggio di approvazione di un gesto simile.
Così non poni le basi per uno scambio di idee ma solo per una tornata di inutile polemica.
Difendi la tua idea senza vedere esclusioni o discriminazioni che non ci sono. Soprattutto senza vedere squadre di avversari.
Al pari di quella famosa bottiglia piena (o vuota) a metà, forse sarebbe più conveniente per tutti, almeno quando non ci siano profonde differenze, conservare i sorrisi piuttosto che i ringhi.
I suicidi a causa della disoccupazione, i tempi di attesa sulla sanità e altri fatti riguardanti essi, sono un chiaro segnale di "indifferenza" e di "impotenza"da parte del cittadino, ma soprattutto dell'essere umano defraudato da quei diritti che in passato erano stati discussi e regolarizzati.
Personalmente, credo che ci voglia molto amore per gesti di questo tipo, quanto quello che sembra ci sia stato durante la vita. Dentro un gesto simile c'è sicuramente una denuncia, della forte disperazione, dell'amore e anche una fragilità importante dovuta alla età, che spesso costringe a vedere la "morte" e a non farci cogliere impreparati da essa.
Torna dopo, vediamo che ti posso rimediare.
Riposino in Pace il signor Magnolfi, sua Moglie e Sua Figlia.
Riposino in quell’agognato cantuccio posto in qualche dove del Cielo, capace di accogliere Anime, Essenze altre e “Ricordi” nelle persone che sanno e/o vogliono farli propri.
Riposi ivi l’intera “Famiglia Magnolfi”!
Il post di Lutero ci invita a una profonda riflessione sul messaggio che l’omicida/suicida, sig., Magnolfi, ha voluto infliggere a ciascuno di noi, singoli astanti o partecipi della comunicazione e, ancora più intensamente, alla “nostra” società e allo Stato che la gestisce. Così come, in questo periodo, la gestisce! Comunità non conforme alle reali esigenze e alle potenzialità inespresse e mal considerate. Da ricordare, a questo proposito, la condivisione della drammatica vita della figlia attuata, in quale modo, con il contributo di un’importante comunità cristiana. Ciò nonostante tale collaborazione non è stata decisiva nell’epilogo della drammatica vicenda.
”Forse non lo sai ma pure questo è amore " !
Questo è il messaggio che l’autore del post, generosamente, assume come il sofferto “sentire” del Magnolfi. Magari immaginandolo scritto nella lettera lasciata sul mobile posto nella casa. Esso, generato dalla acclarata fragilità dell’umana natura, può rappresentare un cappio alla gola per ciascun attento destinatario. Se è disposto a riceverlo ovvero a schivarlo, immaginandosi capace di poter trarsi fuori.
A questo “suo” sentire noi lettori siamo chiamati a rispondere, volendolo. Mi è impossibile immaginare il sig. Magnolfi “ intenzionato a commettere un duplice, efferato, assassinio al solo fine egoistico. E dopo condirlo con il suicidio. Suicidio che tecnicamente poteva anche non avvenire o restarne solo un tentativo. Credo che anche a questa sempre possibile evenienza il Magnolfi avrà riflettuto attentamente.
Alla domanda di Lutero e al messaggio di Magnolfi non so rispondere; e non rispondo. Ma su l’una e l’altro continuo a riflettere per trarne le dovute conseguenze durante il corso del quotidiano vivere. E’ questa, credo, la risposta a me confacente. Anche se non trasparente; anche se avvolta nel parziale silenzio. Personalmente credo molto nel linguaggio che “il silenzio” pone a nostra disposizione. Linguaggio personalizzabile al massimo. Linguaggio creatosi non tanto nella nostra mente, ma che sappia sgorgare dall’intimo e abbia radici in ciò che tanti riconoscono come “anima/o”.
P.S. Questo commento è dovuto a Lutero anche in risposta al suo commento a questo suo contributo lasciato nel mio blog quasi un anno fa e che per mia scelta lasciai senza risposta diretta.
Risposi indirettamente con il post successivo. Il post richiamava una ermetica riflessione su alcune problematiche della depressione.
Ringrazio gli autori del Blog per l’ospitalità. Un saluto, M@.
p.s. Nulla mi è dovuto...A suo tempo, il post successivo a quello citato, l’avevo letto e interpretato come risposta al mio commento. Tu adesso me ne dai conferma :-)
Ciò con la piena consapevolezza che anche la pratica della "compassione umana" non sempre genera effetti positivi. L'eventuale presupposto riconosciuto sbagliato nulla toglie al presumibile "gesto di amore" posto in atto in sincera buona fede.
Sabrina aveva un suo mondo che, forse, è restato troppo alla finestra anziché scendere in piazza ed avvolgerla a se con al sua voglia di vivere.
Un saluto, M@
Anzi, a che ci sei, vedi se riesci tu a catturarlo che gliela facciamo pagare per bene.