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Post n°239 pubblicato il 05 Marzo 2017 da Lutero_Pagano

"Forse non lo sai ma pure questo è amore "


Sono certo che quella sera la cena sarà stata leggera, sobria, particolarmente frugale.  Uguali a quelle delle altre sere invece saranno stati i soliti, consumati, rituali. Avrà chiuso il gas, poi il consueto controllo a porte e finestre,  le medicine da prendere, infine quelle da far prendere alla sua bambina,  tetraplegica grave che da 44 anni segue con un amore che non conosce declino.
La notte invece l'avrà passata insonne.  È sempre insonne la notte che precede un giorno importante.
Cosi come si usa tra i vecchi, avrà scorso infinite volte la lista dei preparativi.
Dimenticava forse qualcosa?
Il conto in banca, la disdetta delle varie utenze, le ultime bollette pagate, il conto alla farmacia e quello al supermercato. Sì, tutto sistemato. Le lettere ai pochi parenti.  Fatte anche quelle e adesso che moglie e figlia, nel letto grande,  dormono profondamente, quelle lettere vanno sistemate ben visibili sul mobile all'ingresso. Le troveranno senza alcuna difficoltà. Infine,  ma senza fare rumore,  un veloce controllo al vecchio fucile da caccia.  Un filo di lubrificante, un controllo al meccanismo, tutto in regola.  Certo sarà sembrato strano in armeria l'acquisto di quattro cartucce. A dire il vero ne sarebbero bastate 3,  ma si sa, a volte qualcuna può essere difettosa.


Questa, nella mia fantasia,  la ricostruzione dell'ultima sera del signor Magnolfi,  pensionato ottantacinquenne di Firenze che, già gravato dagli acciacchi suoi, della moglie e della figlia, grave disabile,  prima di fare ciò che poi inesorabilmente fece, avrà fatto amare riflessioni sul futuro prossimo a venire.  Chi si sarebbe preso cura della figlia nel momento in cui lui e la moglie sarebbero venuti a mancare?
Loro, con tutto il cuore le avevano consacrato il loro tempo, le loro energie, il loro amore.  Ma dopo? Quale destino di disamore avrebbe incontrato la figlia quando loro, non ci sarebbero più stati?
Loro che accettando sorridenti il triste destino della figlia, a lei avevano dedicato una vita.
Come lasciare immutato questo ritratto? Come evitare tutto il male che presto o tardi sarebbe toccato,  per forza di cose,  all'anello più debole di questa eroica catena,  la figlia?
Cosi, paradossalmente, lo sterminio che seguì, incarna un duplice significato. Un folle e profondo atto d'amore, da un lato e una deflagrante denuncia sociale. È triste ammettere che oggi, la nostra evoluta società, non dispone di alcuna tutela, valida e confortevole per gli infermi gravi che perdendo la loro famiglia rimangono soli.
Mi ha molto colpito, da parte del signor Magnolfi, la delicatezza con cui fece tutto ciò .  La volontà di arrecare il minimo disturbo agli altri, la cura con cui tutto fu preparato perché si evitasse qualsiasi imprevisto, l'orario in cui lo fece, che non fosse turbato il sonno dei vicini, la strategica mossa, prima di disintegrarsi, di chiamare un parente pregandolo di mandare lì un'ambulanza per un malore improvviso.
Cosi, quando tutto fu pronto, accertatosi che moglie e figlia, dormissero ancora,  premette due volte il grilletto. Mi chiedo con quale ordine. Poi, da buon padre di famiglia si avvicinò a loro e consumò la terza cartuccia sul proprio cranio.
Ho bisogno di credere che esista una dimensione, una realtà, un angolo di cielo, dove questa famiglia sia ancora insieme. 
Condannare il gesto sarebbe scontato, quindi inutile. La tragedia è ormai consumata,  possiamo solo cogliere ciò che può averla animata evitando l'inopportuno giudizio morale.

 
 
 
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