In estrema sintesi, «La ciociara» - la commedia che Annibale Ruccello trasse dall'omonimo romanzo di Moravia - si fonda sull'avvenuta mutazione antropologica per cui Cesira e sua figlia Rosetta, strappate dal consumismo ai valori autentici della loro cultura originaria, non possono più riconoscere il proprio passato. Non a caso, infatti, Ruccello riprende le due donne nel 1955, mentre stanno litigando sull'acquisto della macchina preteso da Rosetta.
Ebbene, Roberta Torre - regista dell'allestimento della commedia in locandina al Bellini - illustra tale processo involutivo con intelligenza e precisione insieme. Basterebbe por mente alla sequenza finale. Mentre scoppia fragoroso il ritornello di «Sentimento» cantato da Patty Pravo, compare il fantasma di Michele, il giovane intellettuale ammazzato dai tedeschi in ritirata. Lascia cadere le pagine dei suoi scritti in perfetta sintonia con lo sfarfallare delle foglie morte proiettato sul velatino che chiude il boccascena; e solo per un momento Cesira lo guarda: gira subito la testa dall'altra parte, abbassandola sul petto un attimo prima di piombare nel buio con Rosetta.
Lo sfarfallare di foglie morte costituisce, dunque, la sottolineatura simbolica dell'idea forte che sorregge l'allestimento: per l'appunto quella del transito, del passaggio da una condizione a un'altra. E al riguardo la Torre mette in campo la non meno rilevante invenzione di una Concetta, l'avida e cinica contadina che ospita Cesira e Rosetta a Fondi, configurata come un'esatta replicante del «Caron dimonio» dantesco: poiché, come quello, nel traghettare le anime nell'aldilà, «batte col remo qualunque s'adagia», così Concetta (e sempre in chiave simbolica) sospinge col suo bastone le due sfollate verso la perdizione.
Acquista così una piena evidenza, la lucidissima denuncia che Ruccello affida a Michele: «Vedi, Cesira, Rosetta tua non è stata cambiata dai marocchini, dalla violenza, dalla guerra. È tutto intorno che è cambiato. Mi dispiace, Cesira, ma è l'inizio di un'orrenda rivoluzione, una rivoluzione invisibile che corroderà inesorabilmente e impercettibilmente prima gli animi e poi i corpi stessi. Ha inizio adesso un processo di omologazione...».
In linea con tutto questo la bella prova degl'interpreti: primi fra tutti, s'intende, Donatella Finocchiaro (Cesira), Daniele Russo (Michele), Martina Galletta (Rosetta) e Dalia Frediani (Concetta). Molti e convinti gli applausi.
Enrico Fiore
(«Il Mattino», 21 febbraio 2012)
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