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La storia di Francesca, che al principe preferì le borse.

Post n°330 pubblicato il 05 Febbraio 2014 da djchi
 

 

 

 

Ci sono luoghi che non ci meritano. Ci sono persone che non ci meritano. Ci sono luoghi che non meritiamo. Ci sono persone che non abbiamo saputo meritare. Ci sono luoghi che rimpiangiamo. Ci sono persone il cui valore lo abbiamo capito troppo tardi. Ci sono persone che capiranno il nostro, troppo tardi. E allora impariamo a viaggiare attraverso i luoghi e le persone e anche solo in noi stessi per imparare a scegliere il luogo che ci merita o che dobbiamo imparare a meritarci; a capire quanto valiamo e a valorizzare le persone che sanno

valorizzarci e non quelle che non meritano neppure una sola delle nostre lacrime.

 

Ho incontrato Francesca per caso, o meglio, non esiste mai un caso ai miei incontri, scritti da tempo, nel tempo. Avevo già sentito parlare di lei, come accade quando si ha del valore o si crea valore. Di lei mi ha colpito la solarità e quella luce negli occhi che oggi raramente si trova, si vede. E poi la sua infinita classe che solo poche donne hanno o che solo poche donne sanno portare con elegante femminilità.

Francesca è toscana e vive da trent’anni in Senegal. Arrivò con il marito, imprenditore, che già anni addietro aveva visto in questo paese la promessa di un commercio prosperoso. Erano gli anni di Senghor, della pulizia, dell’ordine, della cultura. Fu difficile però per Francesca accettare di dover partire, lontano da casa e dagli affetti, per seguire il marito. Il Senegal è già difficile se lo si sceglie, non sceglierlo può diventare una vera sfida di vita. Arrivò con tre figli piccoli e tanta voglia di fare.

Spinta da alcuni amici italiani appassionati di moda, Francesca decise di cominciare a creare collane, visto l’enorme offerta che i mercatini sparsi di Dakar offrivano in termini di pietre, perle, fili colorati. Cominciò vendendo collane agli amici e, con i primi soldi raccimolati, decise di produrre una borsa.

E’ nata così la sua fiorente impresa, “Francesca, maroquinerie de luxe”. Borse, cinture, scarpe, accessori in pelle di un valore pregiato e dai dettagli che non lasciano nulla al caso. Ah il caso.

La storia di Francesca sembra quasi un piccolo miracolo. Un piccolo miracolo perché si erge fiera a dimostrazione di come tanti stereotipi legati all’Africa possano crollare di fronte al lavoro e alla ricerca della qualità.

Impossibile per tanti pensare che in Senegal sia possibile produrre un prodotto di lusso capace non solo di eguagliare quello che il mercato internazionale offre ma, addirittura,  di superarlo. Molti gli stilisti di fama mondiale che sono passati nel negozio di Francesca, proprio a Dakar. La qualità paga, sempre e, soprattutto, ovunque.

Ma la qualità richiede un enorme lavoro, precisione e cura. Al bando l’approssimazione e il “grawul” tipico senegalese che può essere riassunto con un'alzata di spalle e un “non è poi così grave”. Per diventare l’eccellenza il dettaglio conta, eccome.

Non si è mai scoraggiata, Francesca, nonostante le difficoltà di gestione, l’essere straniera, il doversi battere contro un sistema spesso basato sull’assenteismo e la svogliatezza.

Qualità, produzione interna, esportazione, tematiche oggi centrali nel discorso sull’imprenditoria e lo sviluppo in Senegal.

Ma la storia di Francesca non ci insegna solo questo. Uno dei problemi di questo paese è la mancata ricerca di professionalismo e, come accade purtroppo anche in Italia, l’assoluta mancanza di meritocrazia che, unita ad un’incapacità di gestione delle risorse umane, frena il buon andamento delle piccole e medie imprese. In molte, troppe sopravvivono e arrancano con il destino già segnato dal fallimento.

Francesca ha deciso invece di valorizzare i suoi dipendenti, gratificandoli con un salario alto ed insegnando loro, nel tempo e con pazienza,  a specializzarsi, ognuno, in un ambito ben preciso. Il risultato? L’impresa conta una quindicina di operai specializzati che lavorano con lei da più di vent’anni.

“Dopo aver costruito la mia casa, oggi sto aiutando a pagare quella di mio cugino” mi ha raccontato uno dei suoi dipendenti durante una mia intervista televisiva.

“L’uomo è il rimedio dell’uomo” cita uno dei proverbi wolof più conosciuti ed effettivamente è proprio così.

E’ con piacere che mi ritrovo a parlare con Francesca, ore. La sua è davvero una visione completa di un paese e di una società che io non ho ancora davvero colto, spesso per colpa di una profonda contradditorietà che ne conferisce però il fascino maggiore. In tanti vorrebbero emigrare qui. In tanti vi emigrano. In molti attraversano una fase di euforia che si trasforma ben presto in scoraggiamento e disillusione, visto la durezza della realtà e, quasi tutti, dopo un’esperienza di qualche anno, partono arresi. In pochi sopravvivono all’esperienza senegalese. Sono affascinata da queste persone e dalla loro capacità di resistenza e adattamento.

Guardo Francesca e la luce dei suoi occhi, forse è proprio questo il segreto, la bontà d’animo e la genuinità dell’azione che spesso a noi manca, soffocati dall’interesse personale e dalla voglia di riuscire.

Francesca si è data tempo ed ha giocato la carta dell’umiltà, quella che manca tra le svariate che arrogantemente penso di avere. Alla provocazione ha sempre risposto con un sorriso e, ad ogni fuga e piccolo torto, ha sempre riaperto la porta e accolto.

Forza, perdono e accoglienza.

Che la storia di Francesca possa insegnarcelo davvero.

 

Non esiste società perfetta ma nulla è dato, nulla è statico. Cambiare se stessi implica il cambiamento di chi ci sta attorno, è l'energia che si muove e che smuove. Ad ognuno di noi scegliere quale energia diffondere. E il cambiamento impone un'analisi profonda di se. Possiamo pensare di cambiare fregandocene del luogo in cui viviamo? No. La felicità nostra è indivisibile dal miglioramento dell'altro e dalla sua realizzazione. Fino a quando non capiremo che siamo tutti connessi e che la distruzione dell'altro implicha la nostra sofferenza, nulla mai potrà cambiare

(Chiara Barison)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


FOTO di: MAURA PAZZI

per contattare Francesca: http://francescadkr.com/


 

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Al il 06/02/14 alle 16:54 via WEB
si però i finanziamenti? la storia alla paperon de paperoni per me poco regge
 
 
djchi
djchi il 06/02/14 alle 19:12 via WEB
Non ho capito Al...
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Chanel il 06/02/14 alle 18:45 via WEB
Bellissima storia! e grande Francesca, una vera ispirazione per tutte noi!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Daniele Piras il 28/02/14 alle 22:23 via WEB
Ciao Chiara, sono un giovane video maker che lavora con ragazzi senegalesi, facendo documentari, prima a Barcellona e ora in Sardegna. Mi piacerebbe comunicare con te, come ti posso contattare?
 
djchi
djchi il 04/03/14 alle 09:55 via WEB
Ciao! Scrivimi pure a: windchiara@libero.it
 
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