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Post n°88 pubblicato il 07 Agosto 2009 da lugio5
Lungo una terra di frontiera in cui si incrociano silenzi intensi e vitalità sommerse, scorre il Tagliamento, il "Re dei fiumi alpini". Spina dorsale di una regione che è stata snodo e crocevia nella storia d'Europa, il fiume è il protagonista di un racconto che indaga la forza della natura e le sue possibilità di resistenza, la quotidianità degli uomini e delle donne,e le loro forme di ostinazione,perchè "l'acqua è provvista di memoria". Il sito del film http://www.filmrumorebianco.com/
Post n°86 pubblicato il 24 Marzo 2007 da lugio5
2 marzo 2007
Post n°85 pubblicato il 10 Gennaio 2007 da lugio5
Tag: News PodZinger, il motore di ricerca di termini testuali presenti all'interno di contenuti audio-video, offre da ora una nuova possibilità ai propri utenti: rovistare nell'immenso database di video su YouTube per individuare quei contenuti che citano i termini desiderati.
Post n°84 pubblicato il 03 Gennaio 2007 da lugio5
Tag: News La mitica leggenda delle anguane sarà oggetto nella prossima primavera di uno speciale che andrà in onda su Rai Tre, all'interno del programma Geo & Geo, l'appuntamento in diretta con la natura, i popoli, la scienza e gli animali condotto da Sveva Sagramola dagli studi di via Teulada in Roma. Il documentario su "Il bus da lis anguanis", realizzato in Val Colvera lo scorso novembre, avrà lo scopo di far conoscere e raccontare la storia delle ninfe d'acqua. La gustosa anticipazione viene direttamente dagli studenti della scuola primaria Alighieri di Maniago, che sul loro mensile Tangram hanno dedicato un articolo alla vicenda. Tutto è iniziato quando la maestra Giuliana Massaro è stata contattata dalla Capital Video di Roma, incaricata di produrre per Rai Tre una serie documentari dal titolo "Paesaggi del mistero", per organizzare le riprese. «Si doveva trovare - raccontano gli alunni- chi avrebbe accompagnato la troupe e gli esperti durante il filmato. Il 1. novembre la troupe con il regista viene accompagnata dalla Guardia Forestale di Maniago e dal gruppo del Soccorso Alpino in Val Colvera. Con loro ci sono anche il gruppo musicale Le Anguane e il narratore maniaghese di storie Aldo Tomè». Le anguane, dette anche in altre zone del Friuli agane, sono esseri mitici nati con i piedi al rovescio che di volta in volta sono identificabili come streghe, fate, sirene o ninfe che abitano nelle immediate vicinanze dell'acqua. «Vivono nelle grotte presso i torrenti e i fiumi. Le anguane del 'bus' sono esseri mostruosi - proseguono gli alunni - come narrano le leggende e dalle forme vagamente femminili». Il documentario, che potrà essere visto a primavera durante una puntata del programma Geo & Geo in cui si parlerà di miti e leggende di tre regioni, Piemonte, Valle d'Aosta e Friuli costituirà certamente una ghiotta occasione per Maniago e l'intera Val Colvera per far conoscere a tutta Italia le proprie bellezze e tradizioni. In particolare farà conoscere Il "buco delle anguane", che si trova sulla riva sinistra del torrente Colvera, «una caverna profonda, alta 15 metri, sul fianco del monte San Lorenzo, abitata in epoche successive così come testimoniano i ritrovamenti, utilizzata in passato anche come rifugio da disertori, fuggiaschi, vagabondi e partigiani». Dal Gazzettino Mercoledì, 3 Gennaio 2007
Post n°83 pubblicato il 19 Dicembre 2006 da lugio5
Tag: Registi TSI 2, martedì 19 dicembre ore 21.00 DOC D.O.C./Nati nel bordello Quando Zana Briski, fotografa e giornalista, incontra i figli delle prostitute del quartiere a luci rosse di Calcutta rimane incantata dalla loro curiosità e scioccata dalla promiscuità in cui sono costretti a vivere. Decide così di insegnare loro ad usare la macchina fotografica. Osservando la realtà attraverso l'obiettivo scoprono il mondo al di fuori del bordelli. Questo intenso documentario ha vinto il Premio Oscar nel 2005 e l'anno precedente il Sundance Film Festival. Il mondo salvato (e fotografato) dai ragazzini In Born into Brothels, i registi Zana Briski e Ross Kauffman narrano l’incredibile trasformazione dei bambini che hanno conosciuto nel quartiere a luci rosse di Nuova Delhi. Zana Briski, fotografa professionista, regala ai bambini una macchina fotografica e impartisce lezioni, insegnando loro ad apprezzare la bellezza e la dignità della loro espressività, rendendo la fotografia un mezzo di emancipazione. Come è nato questo progetto? Nel 1998 ho iniziato a vivere con le prostitute in uno squallido quartiere a luci rosse di Calcutta. Quando ero andata per la prima volta in India nel 1995, non avevo idea di ciò che avrei trovato. Ho iniziato a viaggiare e a fotografare la difficile realtà della vita delle donne – infanticidi femminili, spose bambine, morti naturali e vedovanza. Non avevo intenzione di fotografare le prostitute sino a quando un amico mi ha portato in un quartiere a luci rosse di Calcutta. Dal momento in cui ho messo piede in quel dedalo di viuzze, ho capito che questa era la ragione per cui ero venuta in India. Sapevo che volevo vivere con le donne, per poter capire veramente le loro vita. Ci è voluto molto tempo prima di riuscire a conquistare la fiducia delle donne. Mentre attendevano i clienti, aspettavo con loro. Ho passato ore ed ore seduta, scherzando, giocando, sperimentando il tedio e le emozioni che provano queste donne sentendosi intrappolate in un mondo dal quale è impossibile fuggire, obbligate a vedere il loro affetto per poter vivere e prendersi cura dei loro figli. Sono stati i bambini ad accettarmi immediatamente. Non capivano bene cosa ci facessi lì, ma erano affascinati da me e dalla mia macchina fotografica. Ho lasciato che la usassero e gli ho mostrato come scattare le foto. Ho pensato che sarebbe stato molto interessante osservare questo mondo attraverso i loro occhi. È stato allora che ho deciso di insegnar loro fotografia. Per lei è stato un po' come passare la fiaccola olimpica... E'stato tutto molto casuale...Nel mio viaggio successivo tornando dagli Usa ho portato dieci macchine fotografiche automatiche e ho selezionato un gruppo di bambini che mostravano una grande voglia di imparare. Non sapevo assolutamente che cosa stessi facendo, ma ai bambini piaceva e cominciò a ripetersi ogni settimana. E i risultati sono stati straordinari. Ho messo da parte la mia macchina fotografica e ho iniziato a lavorare con i bambini a tempo pieno. Mi rendevo conto che qui c’era qualcosa di importante da documentare così ho portato una videocamera e ho iniziato a riprendere i bambini nel bordello, nelle strade e durante le gite per le lezioni di fotografia. In realtà io non avevo mai usato una videocamera prima di allora. Ho invitato Ross Kauffman a Calcutta per venire a girare un film con me. Non voleva venire, così gli ho mandato alcune cassette in visione, sapendo bene che si sarebbe innamorato di questi bambini, così come era accaduto a me. Lei ha poi ha dato vita ad un'organizzazione vera e propria... Dopo la vittoria dell'Oscar mi sono resa conto di quanto la gente si sentisse spinta ad aiutare i bambini e fosse volenterosa nel donare qualcosa. Così insieme ad altre persone abbiamo fondato Kids with camera che ha iniziato dei progetti come quello di Calcutta in altre realtà del mondo quali Gerusalemme, il Cairo e Haiti. I ragazzi sanno che possono trovare da noi, in ogni momento un appoggio: grazie alla vendita delle loro fotografie c'e' un fondo per i loro studi, per le loro spese mediche e per qualunque cosa di cui abbiano bisogno. L'anno prossimo intanto altri due di loro probabilmente verranno a studiare in America. Cosa la ha spinta verso tutto questo? E' successo per caso, ma - credo - anche e soprattutto perché io sono così: quando lavoro non riesco a sentirmi separata come osservatrice dall'oggetto della mia osservazione. Credo che per me fosse essenziale presentare il punto di vista dei bambini sulle loro vite. Vivo profondamente quello che sentono le persone con cui lavoro. Provo immediatamente un profondo senso di empatia. Ecco due link : Zana Briski Il sito ufficiale
Post n°82 pubblicato il 16 Dicembre 2006 da lugio5
Tag: Libri
Post n°81 pubblicato il 14 Dicembre 2006 da lugio5
Tag: Libri Un paese abbandonato, silenzioso, fermato in un'istantanea scattata il giorno 9 ottobre 1963, quando il fianco del monte precipitò nell'invaso del Vajont. Eppure quelle case, quelle cucine, quelle stalle sono ancora abitate. È una popolazione di fantasmi quella che Corona suscita ripercorrendo, casa per casa, le strade che un tempo risuonavano di voci, del rumore degli strumenti di lavoro, della vita di ogni giorno. Book
Post n°80 pubblicato il 07 Dicembre 2006 da lugio5
E anche stavolta San Nicolò l'ha combinata grossa: non solo ha distribuito i doni a tutti i bimbi del "borgo dei presepi" ma ha pure rispettato una sua abitudine "dispettosa" che si ripete da oltre 60 anni solo a Poffabro. Solamente qui, infatti, la notte del cinque dicembre si anima di "folletti dispettosi": nulla a che vedere con i Batebandons di Montereale Valcellina (o Batibidons di Fratta), quando i bambini si radunano per strada con coperchi e barattoli da percuotere, in un rumoroso annuncio dell'arrivo del santo più amato dai bambini. A Poffabro il "santo" e i suoi numerosi aiutanti fanno ben altro: trasportano infatti nottetempo un'infinità di oggetti, che per "magia" si ritrovano al mattino sulla fontana della piazzetta principale. Al mattino del sei la fontana è trasformata in una composizione artistica con giocattoli, ombrelli colorati e aperti, gerle, secchi, vasi di fiori, attrezzi da giardino, bambole, tappeti e addirittura cancelli di case private, cucce per cani, motociclette: tutto riunito intorno alla fontana. La composizione "misteriosa" non è che il mucchio di regali che il santo patrono fa al paese, per accontentare i più piccini ma anche gli adulti. La tradizione originalissima di Poffabro viene rispettata in pieno anche con temperature polari - e non è certo il caso di questa edizione - soprattutto perché implica una vera "sfida": quella tra gli abitanti più anziani, che hanno cura di nascondere qualsiasi oggetto dimori nei propri cortili già alcuni giorni prima della notte del 5 dicembre, e quella dei giovani, sempre intenzionati a farla franca, prendendo tutto a prestito rigorosamente in maniera anonima. Da qualche anno, poi, San Nicolò e i suoi fidi aiutanti lasciano anche sulla soglia delle abitazioni "trafugate" un piccolo dono preparato dagli aiutanti del patrono: nonostante la gentilezza, immancabilmente, il mattino del 6 c'è chi si alza prestissimo per recarsi in piazza a recuperare in fretta il maltolto, pur di non ammettere davanti all'intero paese di essere stato raggirato. Il perdurare della tradizione dal Dopoguerra ad oggi si basa proprio su questo: organizzare il dispetto per benino rimane certamente la parte più divertente del gioco. Anna Vallerugo
Post n°79 pubblicato il 02 Dicembre 2006 da lugio5
ll montaggio cinematografico permette di dare un senso narrativo (o drammatico) al racconto filmico tramite l'accostamento di due o più inquadrature. "The great train robbery": film western;Ecco una definizione "canonica" di quello che si intende per montaggio cinematografico. Lo scopo principale è, dunque, quello di "dare senso". Citiamo a questo proposito il noto "esperimento Kulesov". Siamo agli inizi degli anni '20, e Kulesov decise di costruire una specie di "teorema": inquadrò, in primo piano, il volto di Mozzuchin (un noto attore dell'epoca), poi riprese un piatto di minestra, un bambino allegro e, infine, una donna morta (come si vede questi tre elementi sono, visivamente e concettualmente, molto distanti tra loro). Non restava che accostare l'inquadratura del volto dell'attore alle tre riprese girate per "creare senso", e così fece Kulesov. Sebbene l'espressione dell'attore rimanesse identica, essa sembrava assumere connotazioni differenti a seconda che venisse accostata al piatto di minestra (fame), al bambino allegro (paternità, affetto) oppure alla donna morta (lutto, dolore). Il montaggio cinematografico assume significati diversi in relazione alle tecniche con le quali si esplicita. Queste ultime hanno fatto sì che assumesse una sua precisa consapevolezza estetica, permettendogli di esplicitarsi al meglio parallelamente al progresso tecnologico. Prima dell'avvento del sonoro era l'immagine ad assumere su di sè tutte le potenzialità comunicative, era l'unica "forza creativa della realtà filmica" (Pudovkin), non c'erano altri elementi in gioco. Con l'introduzione del suono si vennero a delineare nuovi campi d'azione, nuovi orizzonti espressivi. Il senso del racconto filmico veniva influenzato non solo dalle immagini, come era stato fino ad allora, ma anche dalle parole (ecco farsi strada l'importanza della dizione, pressochè sconosciuta agli attori del primo cinema muto), della musica (che venne a creare nuove tensioni drammatiche) e dai rumori di fondo (che conferivano maggiore realismo alla rappresentazione). Prima di avventurarsi in dissertazioni teoriche intorno ai primordi del montaggio occorre tenere ben presente che, ai primordi del cinema, era l'immagine sola ad essere veicolo della comunicazione filmica. Certo, c'era l'accompagnamento al pianoforte, ma non era direttamente collegato alle immagini sullo schermo e, anche se avesse voluto esserlo, probabilmente non avrebbe potuto (troppe erano le variabili ingioco non direttamente controllabili meccanicamente: dalla variabilità della velocità di scorrimento del nastro - a manovella, quindi mai perfettamente identica in diverse proiezioni - alla rumorosità degli apparecchi, dalla socialità aperta e rumorosa del pubblico alla conseguente interazione tra i singoli componenti di esso). Tra gli ultimi anni del 1800 e i primi del 1900 i fratelli Lumiere partorivano i loro film. Si trattava di pellicole generalmente corte (non superavano i 31 metri, per una durata totale di un minuto scarso) e prive di qualsiasi forma di montaggio. Si limitavano a riprendere un soggetto qualsiasi, continuando a girare fino a qiando non avevano terminato la pallicola. Tra i loro film ricordiamo "La colazione del bebè" (Le dèjeuner du bèbè, 1895), "L'arrivo di un treno alla stazione di Ciotat" (L'arrivèe d'un train à la Ciotat, 1896), "Una nave salpa dal porto" (,????). Lo scopo principale di queste pellicole era solo quello di registrare il movimento, poco importava il soggetto della rappresentazione. Il primo esempio di una precisa volntà narrativa si ha nel 1897 con "L'innaffiatore annaffiato" (Arroseur et arrosè), dove si può individuare una trama ben precisa: 1 - un giardiniere innaffia un giardino; 2 - un ragazzino mette il piede sulla canna interrompendo il getto d'acqua; 3 - il giardiniere osserva l'estremità della canna; 4 - il ragazzino toglie il piede; 5- l'acqua spruzza in faccia al giardiniere; 6 - il giardiniere da un ceffone aol ragazzino. "L'innaffiatore innaffiato" [1897], di Louis Lumiere. Ne "L'innaffiatore innaffiato" non si limita a riprendere una situazione reale, ma si esplicita una precisa, seppur semplice, volontà narrativa. Interessante notare anche l'assenza di didascalie, non era necessario, tutto si capiva da sè, grazie alla sola forza delle immagini. Un importante passo in avanti per la teoria del montaggio cinematografico è insito nell'opera di George Melies. Le sue pellicole erano più lunghe di quelle dei fratelli Lumiere (circa 128 metri) e narravano non un solo episodio, ma una vera e propria storia costituita da più episodi. Melies veniva dal teatro e preferiva girare in studio, non all'aperto come i fratelli Lumiere. Inoltre la sua messinscena era fortemente fantastica e anti-naturalistica. Le sue storie parlavano di fantastici viaggi verso la luna ("Viaggio sulla luna", Voyage dans la Lune - 1902 -), si intrecciano con elementi di magia bianca e magia nera ("I 400 scherzi del diavolo", Les 400 farces du diable - 1906 -, in cui la parte di mefistofele è interpretata dallo stesso Melies). Viaggio sulla luna [1902], di George Melies. Tra gli altri suoi film ricordiamo "La conquête du Pôle", "Les illusions fantaisistes", "Les hallucinations du Baron d" (1909),,"Il palazzo delle Mille e una notte"(1905). Nel 1902 Edwin S. Porter realizzò "The life of an american fireman". Per questa pellicola il cineasta decise di avvalersi di materiale documentaristico precedentemente girato. Questa era una vera e propria novità: partire da una certa ripresa che, se considerata nella sua unicità, non ha alcun senso narrativo, per poi accostarla con altre, in modo da formare un senso. In questo modo un evento di lunga durata viene "compresso" in pochi minuti e in un unico rullo, senza che ci siano situazioni di continuità: vengono considerati solo gli elementi utili allo svolgersi del racconto, in relazione al contributo che essi danno allo sviluppo logico della narrazione. Porter, pur non usando ancora un'ampia varietà di piani (ogni scena è ripresa in campo medio), aveva dimostrato che l'unità minima del racconto filmico è l'inquadratura: nasce il cinema narrativo. Il film racconta una vera e propria "storia", quella della madre e di un bambino avvolti dalle fiamme che saranno salvati da un coraggioso pompiere. Nel successivo "L'assalto al treno postale"(The great train robbery, 1903) non privilegia più la successione logica degli avvenimenti, ma la libertà di movimento dell'azione. Perfezionando il concetto di continuità dell'azione riuscì a dimostrare che era possibile sviluppare la narrazione con il solo mezzo filmico. L'intreccio è molto semplice: 1 - l'arrivo dei banditi alla stazione in cui farà fermata il treno; 2 - la rapina; 3 - la fuga dei malviventi; 4 - l'allarme e l'inseguimento dei banditi; 5 - la cattura dei malviventi. La rappresentazione non è altro che un mero pretesto per organizzare spazialmente la vicenda, una sorta di esperimento sul carattere dinamico di "personaggi inseguiti" (i banditi) e "personaggi inseguitori" (gli immancabili tutori della legge). Porter, insomma, ha realizzato una sorta di "film-tipo", anticipando ed influenzando quelle che saranno le tendenze cinematografiche degli anni successivi; le sue pellicole, infatti, possono essere considerate come veri e propri "prototipi". "Life of an american fireman": film realistico-drammatico, di suspance; "The capture of yegg bank burglas": film gangster; "The ex-convict": dramma sociale. David Wark Griffith, nacque nel 1875; figlio di un alto ufficiale sudista si dedicò al cinema dopo aver fatto diversi mestieri (giornalista, pompiere, operaio e attore). Il suo è un cinema chiaramente di consumo, ma allo stesso tempo formalmente elaborato e tecnicamente nuovo. Griffith elaborò, ampliandole e perfezionandole dal punto di vista visivo e narratologico, le semplici sceneggiature di Porter, tenendo sempre in massima considerazione la tensione drammatica
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