Creato da donenrico.ghezzi il 10/06/2010
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« La giornata sacerdotaledialogo »

riflessioni

Post n°2 pubblicato il 10 Giugno 2010 da donenrico.ghezzi

 

In questi giorni a Roma, si stanno celebrando le conclusioni dell'anno sacerdotale. L'intento abbastanza evidente, visto il raduno   di alcune migliaia di preti (si parla di diecimila) è di porre anche un riparo alle vicende dolorose degli ultimi tempi, sulla pedofilia dei preti. Io credo che questa sia la solita forma di voler mostrare i muscoli della propria potenza, cercando di diffondere sicurezza agli stessi preti e ai crisitani offesi  dai nostri peccati. Io dubito di queste 'celebrazioni': non porteranno nessuna purificazione nè possibilità di ripararsi per il futuro. Il santo curato d'Ars, che si vuole ricordare, assieme a tanti preti straordinari da don Mazzolari a don Milani, da don Guanella a don Orione fino a don Gnocchi, o ai più recenti don Luigi e al compianto don Picchi, non erano soliti presentarsi con 'celebrazioni' o manifestazioni: vivevano invece con passione e zelo carismatico la loro vocazione che si tramutava in 'amore e carità'. E' questa la vera dimensione formativa che oggi manca nei nostri  seminari e nei    centri di formazione. Chi riesce oggi, dagli uomini del vertice della chiesa, trasmettere la 'sequela' a Gesù e al vangelo? Dove sono la povertà della chiesa, l'entusiasmo per il 'popolo di Dio, per i poveri e gli ultimi? Quale motivazione guida i giovani (scarsissimi) a intraprende la via al sacerdozio o alla vita religiosa?

 
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Commenti al Post:
angeloglobulirossi
angeloglobulirossi il 13/06/10 alle 07:41 via WEB
Sì, ma attenzione! Diecimila sacerdoti che recitano il MEA CULPA e si battono il petto con il successore dell'Apostolo Pietro, prima di salire l'altare di Dio, diecimila presbiteri che invocano lo Spirito Santo sulla Materia perché diventi Corpo e Sangue del Signore...non è un gesto formale, una prova di potenza...è il MEMORIALE. Un ripetersi della Pentecoste..., la prosecuzione del Vaticano II..., di quel tempo che abbiamo vissuto con trepidazione e speranza. Hai citato don Primo Mazzolari. Così scriveva commentando il passo 24 di Luca: “Voglio bene ai Due di Emmaus, che, confessando se stessi, m'aiutano a sopportare la povertà della mia anima nei confronti della speranza. ...Una speranza che finisce e la strada che continua! Non conosco nulla di più pauroso. ...Se una povera speranza può avviarci verso la vera speranza vuol dire che in ogni speranza si nasconde la Speranza. ...Dio è l'Eterno e noi pretendiamo di costringerlo ad agire nel tempo con i nostri criteri effimeri, mentre il tempo che si fa storia gli obbedisce secondo un ritmo dell'eternità. La speranza è un credito fatto a Dio oltre ciò che l'uomo riesce a vedere e capire. La beatitudine incomincia, dove finisce il vedere: - Beato chi rederà senza aver visto- . ...Quante volte il Papa nella sua umanità sensibile e passionata al pari della nostra sarebbe tentato di volgere piuttosto a destra che a sinistra, risparmiarsi questa o quella prova. Ma la strada è già segnata. Il Pastore precede: il Pastore segue. La speranza più alta è nella fedeltà più piena, - Tu, sequere me - ”. Continua a provocarci, Don Enrico!
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