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Caro Don Enrico, seguo con molta attenzione le tue riflessioni di parroco ormai in pensione, ma con una grande voglia di esserci a condividere la tua esperienza di pastore, maturata sul campo.
C'è tanta amarezza in ciò che constati ma anche la gioioisa speranza di chi ha creduto nel Vangelo ed ha speso la sua vita per testimoniarlo tra il Popolo di Dio cghe è nella città di Roma: "ma io sono felice di aver conosciuto nella mia vita che c'è 'Uno' che ha potuto indicare il punto di salvezza. La Verità."
Solo alcune sottolineature sulla tua riflessione ricca di spunti.
La Santa Sede ha diffuso oggi un documento, NORMAE DE GRAVIORIBUS DELICTIS, redatto dalla Congregazione per la dottrina della fede e composto di 31 articoli, con cui ha sostituito l’istruzione DELICATA GRAVIORA emanata nel 2001. Le nuove norme costituiscono la risposta del Vaticano alle critiche, provenute da più parti, di aver preso sottogamba il fenomeno dei preti pedofili. Il testo disciplina comunque tutti i delitti considerati più gravi, non solo gli abusi sessuali (per es. l’ordinazione delle donne): l’apostasia, in quanto delitto contro la fede, viene prima (art. 2) della pedofilia (art. 6), definito “delitto contro il costume”. Il documento velocizza l’iter da seguire e allunga i termini di prescrizione per tutti i delitti; viene altresì introdotto il delitto di pedopornografia. Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Sede, ha precisato in una nota che “trattandosi di norme interne all’ordinamento canonico, di competenza cioè della Chiesa, non trattano l’argomento della denuncia alle autorità civili”.
Fatico a credere che questa sia la giusta terapia per un male che ha radici profonde. Il prosimo provvedimento sarà il ripristino della LAPIDAZIONE?
Leggo che il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, durante una visita in Cile ha dichiarato che “è stato dimostrato da molti psicologi e psichiatri che non c’è legame tra celibato e pedofilia”: al contrario, “studi” non meglio precisati evidenzierebbero la correlazione “tra pedofilia e omosessualità”. Forte è stasta la reazione alle sue parole.
Se veramente interessa far luce sul problema, oggi che i mezzi di comunicazione sono celerisimi, forse la cosa migliore sarebbe che una delle tante UNIVERSITA'CATTOLICHE predisponesse in modo scientifico un'indagine conoscitiva tra il clero sui problemi dell'AFFETTIVITA' , suddiviso per nazioni, senza aspettare le denunce delle vittime e su quelle elaborare le percentuali. Non andrebbe dimenticando che ci sono anche dei colpevoli, vittime a loro volta di abusi subiti.
Una signora anziana al supermercato l'altro giorno mi ha detto: "il problema c'è sempre stato, solo che non si osava parlarne".
Tu che sei specialista in materia, cosa significa nel Vangelo di Giovanni: "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Gv 8,32)?
Vedo che la risposta l'ha già data Gesù: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. Gli risposero: “Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?”. Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato”. (Gv 8,31-34)
Come dici tu, quando Cristo Gesù non è più semplicemente un’idea astratta, ma diventa la mia vita, allora si sperimenta la libertà cristiana.
Tutti sappiamo che la vita non diventa più facile. Al cuore di tale appartenenza a Cristo, in una relazione personale con lui nella fede e nell’amore, vengono alla luce esigenze fino a quel momento insospettate, che creano nuovi legami, tali però da non rendere schiavi, ma piuttosto da dilatare il cuore e far correre con gioioso ardimento.
Noi ci diciamo cristiani, come i Giudei si dicevano figli di Abramo, perché siamo fedeli a certe osservanze. Ma forse ciò non basta a fare di noi dei figli di Dio, né dei figli della Chiesa. Essere figli significa innanzitutto essere liberi. Solo Gesù, il Figlio, ci rivela che cosa è la vera libertà: una totale rinunzia a se stessi per affermare l’Altro, gli altri.
Il peccato è, invece, esattamente l’opposto: fa riferire tutto a “sé” e mettere il proprio “io” al centro dell’universo. È questa la schiavitù di cui parla Gesù?
Si può essere schiavi e volerlo rimanere pur avendo sempre sulle labbra le parole “libertà” e “liberazione”. Proprio per questo non ci si può liberare da soli, ma bisogna essere liberati. Ciò può avvenire aprendo il cuore alla Parola – presenza di Cristo in noi – e alla sua potenza di salvezza. Essa saprà convertirci strappandoci dall’idolatria di noi stessi per guidarci alla libertà dell’amore.
Perché non riprendi l'argomento, visto che abbiamo tanto bisogno di affogare nella verità per trovare la libertà?
Cerco di non dimenticare mai che "nei peccati della Chiesa" ci sono anche i miei peccati e che devo battere il mio petto, non quello del vicino di banco.
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Inviato da: angeloglobulirossi
il 17/07/2010 alle 19:57
Inviato da: angeloglobulirossi
il 17/07/2010 alle 10:16
Inviato da: angeloglobulirossi
il 15/06/2010 alle 19:33
Inviato da: donenrico.ghezzi
il 14/06/2010 alle 07:32
Inviato da: angeloglobulirossi
il 13/06/2010 alle 09:54