Creato da Pitagora_Stonato il 12/07/2010

EREMO MISANTROPO

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« Se niente importa. Perch...Blondie - One Way or Another »

In difesa della cinofagia

 

 

 

Nonostante negli Stati Uniti sia perfettamente legale in quarantaquattro stati su cinquanta, mangiare «il migliore amico dell'uomo » è un tabù come lo è mangiare il proprio migliore amico umano. Neppure il carnivoro più entusiasta mangia i cani. Il cuoco da teleschermo Gordon Ramsay può dare grandi prove di machísmo verso gli animali quando pubblicizza qualche prodotto che vuole vendere, ma non vedrete mai un cagnolino fare capolino da una delle sue pentole. E per quanto una volta abbia detto che fulminerebbe i suoi figli se diventassero vegetariani, mi chiedo come reagirebbe se buttassero nell'acqua bollente il bastardino di casa.

I cani sono meravigliosi e, per molti versi, unici. Ma sono straordinariamente ordinari nelle loro capacità intellettuali ed esperienziali. I maiali sono altrettanto intelligenti e sensibili in tutto e per tutto, secondo ogni ragionevole definizione dei termini. Non possono saltare nel bagagliaio di una Volvo, ma sono capaci di riportare oggetti, correre e giocare, fare i dispetti e ricambiare affetto. Allora perché non ottengono di accoccolarsi accanto al fuoco? Perché non possono, perlomeno, evitare di essere arrostiti sul fuoco?

Il nostro tabù sulla cinofagia dice qualcosa sui cani e molto su di noi.

I francesi, che amano i cani, a volte mangiano i cavalli. Gli spagnoli, che amano i cavalli, qualche volta mangiano le mucche.

Gli indiani, che amano le mucche, qualche volta mangiano i cani.

Seppure scritte in un contesto molto diverso, le parole di George Orwell nella Fattoria degli animali in questo caso sono emblematiche: « Tutti gli animali sono eguali ma alcuni animali sono più eguali degli altri » L'enfasi protettiva non è una legge di natura; dipende dalle storie che raccontiamo sulla natura.

Allora chi ha ragione? Che motivo potrebbe esserci per escludere i cani dal menu? Il carnivoro selettivo suggerisce:

Non mangiare gli animali da compagnia. Ma in tutti i posti dove vengono mangiati, i cani non sono animali da compagnia. E che dire dei nostri vicini che,non hanno animali da compagnia? Avremmo il diritto di obiettare se mangiassero cane per cena?

D'accordo, allora:

Non mangiare animali con capacità mentali ragguardevoli. Se con « capacità mentali ragguardevoli » designiamo le qualità del cane, buon per lui. Ma una definizione di questo tipo includerebbe anche il maiale, la mucca, il pollo e molte specie di animali marini. Ed escluderebbe gli esseri umani con-gravi danni cerebrali.

Quindi:

Ci sono buone ragioni per cui tabù eterni - non giocare con i tuoi escrementi, non baciare tua sorella, non mangiare i tuoi compagni — sono tabù. In termini evoluzionistici, sono cose che ci fanno male. Ma mangiare carne di cane non è stato e non è un tabù in molti luoghi e non è un male per noi in nessun modo. Cucinata a dovere, non comporta rischi maggiori per la salute di qualunque altra carne e un pasto così nutriente non suscita molte obiezioni nella componente fisica dei nostri geni egoisti.

Oltretutto la cinofagia ha precedenti nobili. Esistono tombe affrescate del IV secolo che raffigurano la macellazione di cani insieme ad altri animali da mangiare. Era un costume così consolidato da pervadere anche il linguaggio: l'ideogramma sino-coreano per « vero e giusto » (yeon) si traduce alla lettera « come la carne di cane cotta è deliziosa ». Ippocrate lodò la carne di cane in quanto cibo corroborante. I romani non disdegnavano i cuccioli lattanti di cane, gli indiani dakota apprezzavano il fegato di cane e fino a non molto tempo fa gli hawaiani mangiavano cervello e sangue di cane. Lo xoloitzcuintle (o cane nudo messicano) era l'animale più mangiato dagli aztechi. Il capitano Cook mangiò carne di cane." Roald Amundsen, com'è noto, mangiò i suoi cani da slitta. (Certo, era affamatissimo.) Nelle Filippine i cani vengono mangiati ancora oggi per scacciare la sfortuna; in Cina e in Corea per ragioni terapeutiche, in Nigeria per potenziare la libido; e in molti altri luoghi dei cinque continenti perché ha un buon sapore. Per secoli i cinesi hanno allevato specie selezionate di cani per l'alimentazione umana, come il chow chow, e in molti paesi europei sono ancora in vigore leggi sull'esame post mortem dei cani destinati al consumo alimentare.

Certo, che una cosa sia stata fatta all'incirca sempre e ovunque non è una buona ragione per continuare a farla. Ma a differenza della carne prodotta dagli animali d'allevamento, che richiede di far nascere e crescere quegli animali, i cani in pratica implorano di essere mangiati. Dai tre ai quattro milioni di cani e gatti sono eutanasizzati ogni anno, per un totale di migliaia di tonnellate di carne che oggi come oggi viene buttata via.19 Anche solo lo smaltimento dei cani soppressi è un enorme problema ecologico ed economico. Sarebbe demenziale strappare gli animali dalle loro case, ma mangiare quelli randagi, quelli scappati, quelli non abbastanza carini da accogliere e quelli non abbastanza beneducati da tenere sarebbe un modo per prendere molti piccioni con una fava e mangiarseli anche.

In un certo senso lo stiamo già facendo. Attraverso un processo industriale di trasformazione chiamato rendering, che permette di riciclare proteine animali inadatte all'alimentazione umana facendone mangimi per il bestiame e per gli animali domestici, i cani morti inutili sono trasformati in elementi produttivi della catena alimentare. In America, milioni di cani e gatti soppressi ogni anno nei centri per animali diventano cibo per il nostro cibo. (I cani e i gatti eutanasizzati sono quasi il doppio di quelli adottati ogni anno.) Quindi si tratta solo di eliminare questo passaggio inefficiente e bizzarro.

Non è necessario rinunciare alle nostre buone maniere.

Non li faremmo soffrire più del necessario. Anche se è diffusa la credenza che l'adrenalina migliori il gusto della carne di cane — da cui i metodi tradizionali di macellazione: impiccarli bollirli vivi, picchiarli a morte — possiamo essere tutti d'accordo che, se ci disponiamo a mangiarli, dovremmo ucciderli in modo rapido e indolore, giusto? Per esempio il metodo tradizionale hawaiano di tappare il naso del cane — per conservarne il sangue - dev'essere visto (socialmente, se non legalmente) come un sistema inaccettabile. Forse potremmo includere i cani nello Humane Methods of Slaughter Act. Una legge che non dice nulla su come trattare gli animali nel corso della loro vita e non è soggetta ad alcuna supervisione o controllo di rilievo sulla sua applicazione, ma di certo possiamo confidare che l'industria si « autoregoli », come facciamo con le altre specie che mangiamo.

Pochi si rendono davvero conto di quanto sia colossale l'impresa di nutrire miliardi di onnivori che pretendono di avere una porzione di carne insieme alle loro patate. L'uso inefficiente dei cani — già disponibili in aree molto densamente popolate (prendete nota, promotori del cibo locale) — dovrebbe far arrossire qualunque buon ecologista. Si potrebbe sostenere che i vari gruppi « animalisti » siano gli ipocriti peggiori: spendono enormi quantità di denaro e di energie nell'inutile tentativo di ridurre il numero di cani indesiderati, mentre al tempo stesso propagandano l'irresponsabile tabù del cane per cena. Se permettessimo ai cani di fare i cani e di figliare senza interferenze, creeremmo una provvista di carne locale e sostenibile con una bassa spesa energetica da far vergognare anche l'allevamento brado più efficiente. Per chi ha una sensibilità ecologista è ora di ammettere che il cane è un cibo realistico per l'ambientalista realista.

Non è ora di lasciar perdere i sentimentalismi? I cani sono un cibo sano, abbondante, facile da cucinare e gustoso, e mangiarli è di gran lunga più ragionevole che passare per tutto il complicato processo che li trasforma in proteine per farli diventare cibo per altre specie che diventano il nostro cibo.

(…)

Un piccolo trucco da astronomo della domenica: se hai difficoltà a vedere qualcosa, discosta un po' lo sguardo. Le parti dell'occhio più sensibili alla luce (quelle di cui ci serviamo per vedere gli oggetti in penombra) sono alla periferia della regione che usiamo normalmente per mettere a fuoco.

Mangiare gli animali ha un che di invisibile. Pensare ai cani, rispetto agli animali che mangiamo, è un modo per guardare di sbieco e rendere visibile l'invisibile.

 

da "Se niente importa. Perché mangiamo animali?" Jonathan Safran Foer

 

 
 
 
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