Creato da Pitagora_Stonato il 12/07/2010

EREMO MISANTROPO

se non avete nulla da aggiungere astenetevi. Grazie

 

Messaggi di Agosto 2014

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Post n°881 pubblicato il 29 Agosto 2014 da Pitagora_Stonato
 
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La verità è disposizione all'ignoto.

 
 
 

Red Hot Chili Peppers - Under The Bridge

Post n°880 pubblicato il 29 Agosto 2014 da Pitagora_Stonato
 

 

 
 
 

American Authors - Best Day Of My Life

Post n°879 pubblicato il 29 Agosto 2014 da Pitagora_Stonato
 

 

 
 
 

2 -Non puoi giudicare un libro dalla copertina

Post n°878 pubblicato il 28 Agosto 2014 da Pitagora_Stonato
 


Lo diceva anche il dottor Frank-N-Furter, il «dolce travestito» del Rocky Horror Picture Show: «Don't judge a book by its cover». E invece, altroché se possiamo giudicare. Siamo in presenza di un caso particolare di un luogo comune più generale che abbiamo confutato nelle scorse pagine, quello secondo cui «l'abito non fa il monaco». La veste editoriale è una miniera di informazioni, ed è rarissimo che in questo il nostro fiuto ci tradisca. Per parte mia, evito accuratamente, per esempio, i libri di ottocento pagine con il titolo a rilievo in oro e magari la sagoma di un gabbiano stagliata contro un cielo al tramonto; oppure i romanzi che hanno in quarta di copertina la foto di qualche signora americana dentona dai capelli cotonatissimi (di cui si spiega, nel risvolto, che dirige una scuola di scrittura creativa nel Wyoming). O i libri freschi di stampa che esibiscono una fascetta dove è scritto, a caratteri cubitali, «nove edizioni in due giorni», se non addirittura «un grande classico». L'intuito non tradisce mai, o quasi. Se non mi credete, fate un esperimento: lanciatevi in una corsa  forsennata in una grande libreria, un po' come i tre ragazzi di   Bande à part tra le sale del Louvre. Con la coda dell'occhio, sarete in grado di capire infallibilmente dov'è che vale la pena fare una sosta. 


Da " I turbamenti di un giovane bibliomane" Guido Vitiello

 

 

 

 
 
 

uso corretto dell'occhiolino, esempio:

Post n°877 pubblicato il 27 Agosto 2014 da Pitagora_Stonato

 

 

Quelli che...

 

Con un poco di mal celata superiorità: "a me non importa molto di chi passa sul blog" 

 

e poi si installano l'Analitics!  ;)

 
 
 

La fiera del superflo

Post n°876 pubblicato il 27 Agosto 2014 da Pitagora_Stonato
 

 

 

 

 

Occhiolino

 

Vocabolario on line

 

occhiolino s. m. – Dim. di occhio, comune solo nella locuz. fare l’o., strizzare l’occhio in segno d’intesa o con intenzione maliziosa, ammiccare. Meno com.,far l’o. a qualche cosa, guardarla con desiderio, o desiderare di averla, di acquistarla: dicevano che ci andava per far l’o. alla casa del nespolo (Verga)

 

Da

Dizionario Treccani on- line

 

 

... non mi ci abitueró mai.. capisco il mio limite.

 
 
 

Hypocrite lecteur, — mon semblable, — mon frère!

Post n°875 pubblicato il 27 Agosto 2014 da Pitagora_Stonato
 

 

 

Au Lecteur

La sottise, l'erreur, le péché, la lésine,
Occupent nos esprits et travaillent nos corps,
Et nous alimentons nos aimables remords,
Comme les mendiants nourrissent leur vermine.

Nos péchés sont têtus, nos repentirs sont lâches;
Nous nous faisons payer grassement nos aveux,
Et nous rentrons gaiement dans le chemin bourbeux,
Croyant par de vils pleurs laver toutes nos taches.

Sur l'oreiller du mal c'est Satan Trismégiste
Qui berce longuement notre esprit enchanté,
Et le riche métal de notre volonté
Est tout vaporisé par ce savant chimiste.

C'est le Diable qui tient les fils qui nous remuent!
Aux objets répugnants nous trouvons des appas;
Chaque jour vers l'Enfer nous descendons d'un pas,
Sans horreur, à travers des ténèbres qui puent.

Ainsi qu'un débauché pauvre qui baise et mange
Le sein martyrisé d'une antique catin,
Nous volons au passage un plaisir clandestin
Que nous pressons bien fort comme une vieille orange.

Serré, fourmillant, comme un million d'helminthes,
Dans nos cerveaux ribote un peuple de Démons,
Et, quand nous respirons, la Mort dans nos poumons
Descend, fleuve invisible, avec de sourdes plaintes.

Si le viol, le poison, le poignard, l'incendie,
N'ont pas encor brodé de leurs plaisants dessins
Le canevas banal de nos piteux destins,
C'est que notre âme, hélas! n'est pas assez hardie.

Mais parmi les chacals, les panthères, les lices,
Les singes, les scorpions, les vautours, les serpents,
Les monstres glapissants, hurlants, grognants, rampants,
Dans la ménagerie infâme de nos vices,

II en est un plus laid, plus méchant, plus immonde!
Quoiqu'il ne pousse ni grands gestes ni grands cris,
Il ferait volontiers de la terre un débris
Et dans un bâillement avalerait le monde;

C'est l'Ennui! L'oeil chargé d'un pleur involontaire,
II rêve d'échafauds en fumant son houka.
Tu le connais, lecteur, ce monstre délicat,
— Hypocrite lecteur, — mon semblable, — mon frère!

Charles Baudelaire

 

 

(Al lettore.

L'errore, la stoltezza, i laidi trascorsi
ci attanagliano l'anima, crucciando i nostri petti;
noi sottoliniamo i nostri amabili rimorsi
come i pezzenti nutrono i loro immondi insetti.

Son tenaci i peccati e vili pentimenti;
ci confessiamo chiedendo una mercede abietta,
poi sulla via melmosa ritorniamo contenti,
credendoci detersi da qualche lacrimetta.

Satana Trimegisto, accanto all'origliere
del peccato, ci culla rapiti lungamente,
e il metallo del nostro indomito volere
fonde, appena lo tocca quel chimico sapiente.

I fili ci muovono, il Diavolo le tiene!
Ci avvincono le cose ripugnanti e bestiali;
senza orrore ogni giorno, fra le tenebre oscene,
ci avviciniam d'un passo alle porte infernali.

Come un vizioso povero che bacia e succhia il seno
vizzo e martirizzato d'una sordida trecca,
noi rubiamo passando il piacere terreno
e lo spremiam rabbiosi come un arancia secca.

Entro il nostro cervello, come un groppo di vermi,
un popolo di dèmoni gozzoviglia crudele
e, quando respiriamo, entro i polmoni infermi
precipita la Morte con sue cupe querele.

Se lo stupro, l'incendio, il veleno, il pugnale
non hanno ricamato con perizia squisita
dei nostri giorni grigi l'orditura banale,
gli è che l'anima nostra non è abbastanza ardita!

Ma fra i lupi, le iene, i falchi e le pantere,
le scimmie, i sciacalli, gli scorpioni, i serpenti
che urlano e grugniscono, giostrando in turpi schiere
entro il serraglio infame dei nostri traviamenti,

uno ve n'è, più laido, più maligno ed immondo!
Sebbene non accenni un gesto ne un bisbiglio,
vedrebbe volentieri crollare l'interno mondo
e inghiottirebbe il globo con un grande sbadiglio:

é la Noia! Con l'occhio di lacrime appannato
fuma e sogna la forca nel suo tardo cervello.
Tu, lettor, conosci quel mostro delicato,
ipocrita lettore, mio pari, mio fratello!)



 
 
 

Il viaggio d'inverno - Amélie Nothomb

Post n°874 pubblicato il 26 Agosto 2014 da Pitagora_Stonato
 

 

 

 

Ho scelto, un volo in partenza dall'aeroporto di Roissy-Charles-de-Gaulle invece che da Orly. Una decisione motivata da ottime ragioni: l'aeroporto di Roissy è più bello e accogliente, le destinazioni sono tante e remote, i negozi del duty free offrono una maggiore scelta. Ma la ragione principale è che nei bagni di Orly ci sono le addette alla sorveglianza delle toilette.

Il problema non è tirar fuori qualche soldo. Si trova sempre una moneta in fondo a una tasca. Quello che non sopporto è incontrare la persona che dovrà ripulire le mie tracce. È umiliante per lei e per me. Non credo di esagerare affermando di essere una persona sensibile.

E oggi rischio di andare spesso in bagno. È la prima volta che mi accingo a far esplodere un aereo. Ed è anche l'ultima, perché sarò a bordo. Ho riflettuto un bel po' su soluzioni per me più vantaggiose, ma non ne ho trovate. Se sei un cittadino qualsiasi, un gesto del genere comporta necessariamente il suicidio. Altrimenti devi appartenere a una rete organizzata, cosa che non mi si confà.

Non sono fatto per collaborare. Non ho spirito di squadra. Non ho niente contro la razza umana, ho una predisposizione per l'amicizia e per l'amore, ma riesco a concepire soltanto l'azione solitaria. Come fai a portare a termine grandi imprese se hai qualcuno tra i piedi? Ci sono occasioni in cui bisogna contare solo su sé stessi.

Non si può essere definiti puntuali quando si arriva tropposto. Io appartengo a questa categoria: ho una tale paura di arrivare in ritardo che ho immancabilmente un considerevole anticipo. Oggi polverizzo ogni mio record: al momento di presentarmi al check-in sono le otto e trenta. La signorina mi propone            un posto sull'aereo precedente. Rifiuto.           

Cinque ore di attesa non saranno troppe dato che ho con me questo taccuino e questa penna. Io che fino ai quarant'anni ero riuscito a evitare il disonore della scrittura, scopro che l'attività criminale porta con sé la necessità di scrivere. Poco male visto che i miei scarabocchi esploderanno insieme a me nel disastro aereo. Non mi ridurrò a proporre la lettura del mio manoscritto a un editore, sollecitandone l'opinione con aria fintamente distaccata.       

Al controllo ho fatto scattare il bip. Per la prima volta ho riso. Come previsto, mani maschili mi hanno palpato dalla testa ai piedi. La mia ilarità è apparsa loro sospetta, e ho dichiarato che soffrivo il solletico. Quando hanno passato al setaccio il contenuto della mia sacca, mi sono morso l'interno delle guance per non ridere. Non avevo ancora con me il materiale che avrei usato per commettere il crimine. Poi l'ho acquistato in uno dei negozi duty free.

Adesso sono le nove e trenta. Ho quattro ore davanti a me per appagare questa curiosa necessità: scrivere quello che non avrà il tempo di essere letto. Si dice che prima di morire si veda sfilare tutta la propria vita in un secondo. Presto scoprirò se è vero. Questa prospettiva mi alletta, per niente al mondo vorrei perdermi il best of della mia storia. Se scrivo forse è per predisporre il lavoro del montatore che selezionerà le immagini: per ricordargli i momenti migliori e suggerirgli di sfumare quelli che sono stati meno importanti.

Se scrivo è anche per paura che questo folgorante film non esista. Non è escluso che sia tutta una fregatura e che uno muoia stupidamente, senza vedere un bel niente. L'idea di annullarmi senza questa trance riassuntiva mi dispiacerebbe. Per precauzione, farò in modo che sia la scrittura a offrirmi le immagini.

Mi viene in mente mia nipote Alicia, quattordici anni. Quella ragazzina è piazzata davanti a MTV da quando è nata. Le ho detto che se morirà, vedrà sfilare un video che comincia con i Take That per finire con i Coldplay. Ha sorriso. La madre mi ha chiesto perché aggredissi sua figlia. Se punzecchiare un'adolescente equivale ad aggredirla, non oso immaginare quale verbo impiegherà mia cognata quando conoscerà il mio ruolo nella vicenda del Boeing 747.

Non posso fare a meno di pensarci. Gli attentati esistono solo per i commenti del giorno dopo e per i media, pettegolezzi su scala planetaria. Non si dirotta un aereo per il piacere di farlo, ma per conquistarsi la prima pagina. Eliminate i media e tutti i terroristi si ritroveranno disoccupati. Campa cavallo.

Penso che dalle due, diciamo due e mezza, visti i perenni ritardi, i miei addetti stampa si chiameranno CNN, AFP, ecc. La faccia di mia cognata stasera davanti al tiggì delle otto. "Te l'avevo detto io che tuo fratello era matto!" Ne vado abbastanza fiero. Grazie a me, per la prima volta in vita sua Alicia guarderà un canale diverso da MTV. Ma non me la perdoneranno lo stesso.

Gustarmi fin da ora il piacere di immaginare la scena non ha nulla di assurdo: non sarò presente per assaporare l'indignazione che avrò provocato. Per valutare da vivi una reputazione postuma, non c'è niente di meglio che anticiparla per iscritto.

 

 
 
 

La persecuzione del bambino - le origini della violenza - Alice Miller

Post n°873 pubblicato il 26 Agosto 2014 da Pitagora_Stonato
 

(il) perfetto adattamento alle norme della società, dunque a quei comportamenti che si definiscono di "sana normalità", cela in sè il rischio che un simile individuo si presti ad essere usato per molti scopi. In questo caso non si verifica una perdita di autonomia, dato che tale autonomia non c'è mai stata, ma un sovvertimento dei valori che, presi singolarmente, non hanno la minima importanza per l'individuo in questione finché al vertice dell'intero sisema di valori regni il principio dell'obbedienza. Si è rimasti allo stato dell'idealizzazione dei genitori autoritari, che può facilmente essere trasferita a un capo politico oppure a un'ideologia. Dal momento che i genitori autoritari hanno sempre ragione, non è necessario starsi a rompere la testa ogni volta per decidere se quello che voglio sia giusto o meno.

 

 


Ci procura anche un piacere segreto del tutto particolare vedere che la gente intorno non si accorge di quello che in realà le sa succedendo.

A.H. Cit in Raushninng 1938 p.139

 


 
 
 

dunque...

Post n°872 pubblicato il 24 Agosto 2014 da Pitagora_Stonato

" fa più il destino o la volontà? " L.L.

 
 
 

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