Creato da Pitagora_Stonato il 12/07/2010

EREMO MISANTROPO

se non avete nulla da aggiungere astenetevi. Grazie

 

Messaggi del 09/02/2015

Gnanca na busia

Post n°1072 pubblicato il 09 Febbraio 2015 da Pitagora_Stonato
 

 

Prefazione da “Gnanca na busia” di Clelia Marchi

Clelia Marchi arrivò a Pieve S. Stefano un giorno d'inverno del 1986, col suo lenzuolo sotto il braccio. Era venuta in treno fino ad Arezzo. Era scesa dalla corriera, con l'aria compunta e festosa delle donne già avanti negli anni, che hanno trascorso una vita intiera senza mai uscire dal perimetro del loro comune di nascita. Un viso bello, incorniciato da una capigliatura canuta e ben pettinata, le trecce attorcigliate, gli occhi sfavillanti. Portava l'età indefinita di una capofamiglia contadina vestita bene per una cerimonia. Con lei venivano il sindaco di quel paese della provincia mantovana, Remo Verona, e Rosanna Mai, assessore alla cultura. E anche qualche parente o amico.

Lidia Beduschi, una studiosa di linguistica, aveva propiziato quella visita. A lei si era rivolto il Sindaco per valorizzare gli scritti di Clelia, quella contadina che aveva fatto soltanto la seconda elementare e poi, da adulta, aveva scritto la propria vita con un pennarello su un lenzuolo a due piazze. La sua vita, Clelia l'aveva scritta in un italiano effettivamente elementare, e anche in dialetto un po' in prosa e un po' in poesia. Alla fine aveva firmato il tutto con il nome del proprio marito sopra al suo, come aveva sempre fatto nei documenti dell'anagrafe famigliare.

Suo marito era morto in un incidente stradale.

Quando Clelia Marchi arrivò col lenzuolo a Pieve S.Stefano, l'Archivio Diaristico Nazionale era nato appena da due anni. Questa nuova istituzione si proponeva di raccogliere in una sede pubblica, e quindi protetta, ogni corposo elemento di scrittura popolare autobiografica: diari, memorie, epistolari che di solito vengono lasciati in qualche cassetto o in fondo a una cassa, in cantina o in granaio, a morire di morte naturale, col tempo e con i topi, e l'umidità.

Grazie a un concorso, da due anni questi scritti affluivano copiosamente all'Archivio di Pieve. Anche la Beduschi aveva portato qui un suo diario. Frequentando l'Archivio di Pieve, capolinea di tante opere neglette della coscienza popolare, Lidia aveva intuito che era il posto giusto per conservare quel lenzuolo “graffito” con mano ostinata e leggera da una contadina della Bassa Padana: un documento che conoscevano in pochi e che costituiva una preziosa testimonianza del bisogno di molte persone di lasciare una traccia scritta di sé. A Pieve, quell'oggetto di memoria avrebbe trovato la sede adatta per raggiungere lo stato di soggetto: tra gli  altri diari non si sarebbe trovato chiuso in un museo, ma immerso in un vivaio della memoria.

Nel salone consigliare di Pieve, quel giorno, ci furono i discorsi dei due sindaci: Albano Bragagni si ri volgeva a Remo Verona, per ringraziarlo del dono, che veniva a conferire all'Archivio Diaristico il suggello di una sorta di riconoscimento della sua originalità. Poi parlò anche Clelia, raccontando come le era venuta l'idea di scrivere la propria autobiografia su un lenzuolo.

Suo marito era morto da poco; lei di notte non trovava pace. Per combattere l'insonnia si era messa a scrivere. Fabbricava da sé i suoi libroni di ricordi con un cartoncino spesso, rilegandoli all'uncinetto con lane colorate, e li riempiva di una memoria mista, di sé e del suo paese, fotografie e ritagli di giornali, documenti di una vita dallo spessore infinito. Tanto che a un certo punto libri e carta non bastarono più; e una sera, per continuare a seguire l'urgenza impellente di scrivere, Clelia aprì l'armadio e ne trasse fuori uno dei lenzuoli a due piazze, della sua dote, che ormai «non avrebbe più consumato col marito». (…)

 

 
 
 

AREA PERSONALE

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

IN LETTURA

 

 

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Febbraio 2015 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28  
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963