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Post n°19 pubblicato il 01 Dicembre 2010 da ronin53

Il Consiglio Comunale di Taranto ha approvato un ordine del giorno che solidarizza con gli studenti impegnati nelle manifestazioni contro la riforma universitaria del Ministro Gelmini e ha espresso una condanna ferma agli episodi di violenza e aggressione subita dagli stessi durante la loro protesta sul Ponte Girevole, ma dal documento approvato,  non compare il nome di chi ha perpetrato tale violenza. Il nome “scomodo” è quello di Gian Carlo Cito. E’ infatti lui l’autore dell’aggressione fisica e verbale nei confronti delle studentesse e degli studenti tarantini davanti a decine di testimoni. La condanna all’episodio c’è, ma quella all’autore no. Un’azione senza protagonista. Eppure prima della discussione dell’ordine del giorno, sette consiglieri comunali in accordo con gli studenti, buona parte del consiglio e gli assessori Mario Pennuzzi, Paolo Ciocia e Sebastiano Romeo, hanno scritto e sottoscritto un documento che recita: “Il Consiglio comunale deplora l’episodio di violenza avvenuto oggi e perpetrato ai danni degli studentida parte dell’On. G.Cito in quanto l’uso della violenza non è in alcun modo accettabile come espressione di opinioni politiche differenti o contrastanti da quelle espresse in una manifestazione democratica”. Il nome di Cito per motivi presumibilmente di convenienza o opportunità,  non compare più. Tra obiezioni legittime e rischio di caduta della maggioranza di centrosinistra senza il “silenzio assenso” dei consiglieri dell’ex sindaco (dal passato neofascista e pregiudicato per concorso esterno in associazione mafiosa), meglio non far nomi. La Giunta Stefàno e la maggioranza che lo sostiene, confermerebbero dunque di essere sotto scacco e bisognosi di “accordarsi”.

 ''Inaccettabile e insensata''. Il segretario generale della Uil Puglia, Aldo Pugliese, definisce così la decisione del Governatore, Nichi Vendola, e dell'assessore all'Ambiente della Regione, Lorenzo Nicastro, di accogliere nelle discariche tarantine di Vergine, Ecolevante e Italcave oltre 50mila tonnellate di rifiuti campani. ''Facciamo nostro l'appello dei Sindaci del tarantino e la loro sensazione di tradimento da parte delle Istituzioni regionali. Inaccettabile è infatti - afferma il sindacalista - la scelta del Presidente Vendola, quanto insensate sono le dichiarazioni dell'Assessore all'Ambiente, che oltre a penalizzare ulteriormente la provincia jonica, nega, con le sue dichiarazioni, un'emergenza ambientale a Taranto, dimenticando colpevolmente che l'Organizzazione Mondiale della Sanita' ha bollato la medesima provincia come 'zona ad elevato rischio ambientale'". Per l'ennesima volta - prosegue Pugliese - ci vediamo costretti a rammentare al Governatore che quando si parla di Puglia ci si riferisce a sei province, non solo a Taranto e al suo territorio, che negli ultimi anni, a causa del persistente silenzio-assenso delle Istituzioni regionali, ha gia' dato 'asilo' a piu' di 50mila tonnellate di rifiuti provenienti da Napoli".

Il mercato cinese delle contraffazioni tenta di colpire ancora. Crocevia di questo traffico, ancora una volta, è il porto di Taranto dove è stato sequestrato un carico di 126 ciclomotori marchiati «Honda» tutti abilmente taroccati. La merce che viaggiava all’interno di un container proveniente da Shanghai e diretto a Tunisi, ha un valore commerciale di circa duecentomila euro. A scoprirlo sono stati i militari della Guardia di finanza e gli uomini delle Dogane che hanno fatto bene a non fidarsi della bolla d’accompagnamento secondo cui il carico avrebbe dovuto contenere attrezzature da sub. E’ stato poi l’occhio dello scanner sotto cui è stato fatto passare il container e smascherare l’inganno. In effetti, anziché maschere e pinne le fiamme gialle hanno tirato fuori 126 scooter modello «Forza» della famosa casa auto motoristica Honda. I ciclomotori contraffatti erano stati così fedelmente riprodotti da rendere necessaria una perizia per certificare il falso. Sono stati i tecnici della casa giapponese a confermare che i marchi punzonati sui telai e sulle carene non erano originali. L’arrivo di questa merce nei moto saloni avrebbe falsato il lecito mercato. Il prodotto sequestrato ieri, hanno spiegato i militari della Finanza autori del blitz, non è di manifattura spicciola ma è opera di vere e proprie industrie di un certo livello. L’operazione anticontraffazione è stata presentata nel corso di una conferenza stampa tenuta nei locali dello scalo tarantino alla presenza dei vertici dell’Agenzia delle dogane, della Finanza e del procuratore capo della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio. Presente anche il generale Franco Patroni, comandante regionale della Guardia di Finanza, il quale si è complimentato con i suoi uomini per l’ottimo risultato ottenuto. «Affrontiamo il fenomeno delle merci contraffatte – ha detto l’alto ufficiale – utilizzando tecniche investigative raffinate in grado di individuare i traffici illeciti in un contesto di attività sicuramente lecite». Ad ascoltare il generale c’era il colonnello Nicola Altiero, comandante provinciale della Finanza di Taranto. «I copiatori cinesi - ha detto il colonnello - si muovono oramai in ogni settore. Contro questa continua aggressione affiniamo la nostra preparazione che poi mettiamo in campo con controlli serrati e sempre più precisi». Il procuratore Sebastio ha parlato «di pericolosità per i consumatori di tale merce contraffatta»,  ma anche del rischio che tali traffici possano «attrarre l’interesse di organizzazioni malavitose anche di stampo mafioso». Nello scalo tarantino sono state messe a segno ben 131 operazioni con il sequestro di oltre due milioni di pezzi contraffatti.

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