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Messaggi di Giugno 2015
Post n°180 pubblicato il 03 Giugno 2015 da EdMax
Lettera all'etere (luminifero o spento che sia) Caro il mio etere, come devo chiamarti? Già, non sei ancora uscito del tutto dalla scena. C'è sempre qualcuno che non può fare a meno di te. Ma che cosa sei in realtà? Quante identità hai cambiato? All'inizio ti facevi chiamare quintessenza, visto che all'epoca il tuo ruolo al di sopra delle quattro parti calzava a pennello. Ma poi? Dicono che saresti imponderabile. Difficile non identificarti col Supremo... E ora dove sei, visto che Michelson e Morley ti hanno fatto fuori? Sei ritornato, eh! Hai cambiato identità. Niente quintessenze, niente luce, nessun etere. Semplicemente buio. Folle. Oscuro. Come la materia... Ci rivediamo presto (credo!). |
Post n°181 pubblicato il 03 Giugno 2015 da EdMax
(da http://bcn.boulder.co.us/~neal/poetry/twinkle.html) Twinkle Twinkle little star,
Now we know that you went bust Twinkle, twinkle little star
... Jane Taylor wrote the first 3 verses in 1806, but the familiar tune currently playing is Wolfgang Mozart's piano variation of an 18th Century French folksong, "Ah! Vous dirai-je, Maman".
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Post n°182 pubblicato il 03 Giugno 2015 da EdMax
Acquisto di un libro a scatola chiusa, senza conoscerne il contenuto. Perché? Risposta 1) Oh, conosco il nome dell'autore, che ha scritto altri libri che ho tanto apprezzato. Perché non acquistare pure questo? Domanda 1) Quanti libri hai smesso di leggere dopo alcune pagine? Sei fortunato, poiché il problema è di natura statistica: se uno non legge alcun libro e un altro ne legge due, allora ne leggono uno a testa! Trilussa docet! |
Post n°183 pubblicato il 10 Giugno 2015 da EdMax
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Post n°184 pubblicato il 17 Giugno 2015 da EdMax
«Ormai avevo perso anche quella confusa nozione del mio segno, e riuscivo a concepire solo frammenti di segni intercambiabili tra loro, cioè segni interni al segno, e ogni cambiamento di questi segni all'interno del segno cambiava il segno in un segno completamente diverso, ossia m'ero bell'e dimenticato di come il mio segno fosse e non c'era verso di farmelo tornare in mente» (Italo Calvino, Un segno nello spazio)
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Post n°185 pubblicato il 17 Giugno 2015 da EdMax
«Le radiazioni del Sole stavano bruciando gli involucri dei pianeti, fatti d'elio e idrogeno: in cielo, là dov'erano i nostri zii, vorticavano globi infuocati che si trascinavano dietro lunghe barbe d'oro e turchese, come stella cometa la sua coda. Ritornò il buio. Credevamo ormai che tutto ciò che poteva accadere fosse accaduto, e - Ora sì che è la fine, - disse la nonna, - date retta ai vecchi -. Invece la Terra aveva appena dato uno dei suoi soliti giri. Era la notte. Tutto stava solo cominciando.» Italo Calvino, Sul far del giorno
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Post n°186 pubblicato il 25 Giugno 2015 da EdMax
Brevissima (e infima) biografia di Einstein La prima cosa che mi viene in mente è la tua linguaccia, che viene stampata perfino sulle magliette, sotto una capigliatura folle che ha creato il mito dello scienziato pazzoide. Dubito che tra Berna, Berlino, Princeton e tutti i luoghi che hai visitato non ci fosse un parrucchiere. Ma tant'è! Poi mi vengono in mente i fiumi di inchiostro che sono stati versati per far comprendere agli altri le tue idee. Eppure, qualcuno sostiene che le questioni che hai affrontato sono di una semplicità sconcertante... In quell'anno mirabile avevi ventisei anni, e all'ufficio brevetti di Berna eri impegnato a scomporre e ricomporre le stravaganti idee che stravaganti inventori speravano di brevettare. Quell'anno, era il 1905, avevi dato il meglio di te stesso. I tuoi pensieri scintillavano, come quei granelli di polline che schizzavano qua e là, in un moto browniano che neppure Robert Brown era riuscito a comprendere. Poi quell'articolo sui quanti di luce e sull'effetto fotoelettrico... A proposito, te lo aspettavi il Nobel? Infine la perla rara senza Nobel, l'articolo "Sulla elettrodinamica dei corpi in movimento". Cioè, la teoria della relatività ristretta. Doveva essere un anno speciale... Dunque, secondo la tua visione ristretta del 1905, limitata a un caso particolare, il caso "speciale" del moto uniforme, le leggi della fisica erano sempre le stesse e la velocità della luce era una costante di natura. Sapevi già che era necessario estendere la tua visione a tutte le circostanze fisiche. Infatti, nel decennio successivo, tra vicende personali, politiche e filosofiche, cercavi di intrappolare anche il moto accelerato per eccellenza, la gravità. E allora, viaggiavi con la mente, andavi via con i tuoi"gedanken esperiments", che ricordavano tanto Galileo quanto la stiva della sua nave immaginaria. Da un principio di relatività a una teoria della relatività generale. Dal classico al relativistico. Circa tre secoli di paradossi... Se cavalcavo un raggio di luce, cioè se viaggiavo alla velocità della luce, potevo percorrere lo spaziotempo in uno spaziotempo sufficiente per tornare indietro e prepararmi agli eventi spaziotemporali. E, rallentando il raggio di luce con potenti redini relativistici, potevo incontrare Einstein. In un istante imponderabile, ero lì che discutevo con Albert della sua idea dei quanti di luce, quell'idea che lui stesso si rifiutava di accettare; gli raccontavo dello strascico ottocentesco fatto di cause ed effetti, di riduzionismo e di dualismi; gli chiedevo della sua visione deterministica e della nuova visione probabilistica che il nuovo secolo portava con sé; gli ricordavo gli esperimenti mentali di Galileo nella stiva di quella nave infestata da insetti e pesciolini; ponevo la questione se veramente Dio gioca a dadi o meno; lo portavo, inesorabilmente, sul suo errore più grande, la costante cosmologica, così oscura quanto la materia e l'energia. Ecco, questo avrei voluto chiedere a Albert Einstein. |