Fermata in corsia...

Post N° 3

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08/12/05

Abbandono

Accadde un giorno di settembre.

Era una bella giornata nonostante già ci fosse l'affacciarsi quasi impercettibile di una frescura autunnale.

Ero fuori dal portone, uno di quei portoni quasi antichi, massicci, che appena si sgretolano un attimo chiamano gli operai per riverniciarlo nuovo. Cercavo il campanello nella folla di campanelli. Quella via, quella casa, quella lunga lista di nomi mi era familiare.

Quante volte mi ero fermata li sotto ad aspettare, e quante volte ho percorso quella via vicino al tribunale sempre trafficata, viva. Ma in quel preciso momento, ciò che avevo intorno era sconosciuto, quasi impersonale.

Con l'animo paralizzato dall'ansia trovai il suo nome appoggiai il dito su qul bottoncino color oro e suonai. Ecco quella voce. Non era più calda e avvolgente come un tempo ma fredda, distaccata, quasi indifferente.

Mi sembrava di aver ricevuto una pugnalata in pieno petto. Iniziai a salire le scale. Quei muri erano impregnati delle nostre risate, era come se le sentissi ancora vive e vicine.

Arrivai all'odiata porta. Dannatissima serratura ogni volta che si apriva faceva un baccano terribile ma infondo amavo ogni particolare anche se non l'ammettevo per paura, di cosa poi ancora non lo so.

Finalmente lo vidi. Bello come il sole ma comunque impassibile. Il suo sguardo però era sempre un libro aperto per me. Non ci fu più bisogno di parole, era tutto palesemente chiaro. Il nostro viaggio terminava li nello stesso modo in cui era iniziato.

Un dolore acuto al cuore mi tagliò il respirò e la voce mi moriva in gola in un urlo strozzato. Mi sentivo svuotata, completamente persa, stremata dalle forze.

Così mi catapultai fuori in strada per cercare aria, scappai in macchina e tornai a casa senza mai guardare indietro.

V.