"Ciao, come ti chiami?"
"Andrea"
Nel letto, è un pensiero ricorrente. Forse un bisogno umano, quello di trovare un'anima simile o, se non si riesce, inventarsene una, seppur flebile e fugace come brezza. Un'inconsistente essenza a metà via tra il sogno e la realtà, il cui unico scopo sia porci quella stessa domanda, come un'ossessione rassicurante. E' un parto di madre solitudine e un giorno forse andrà via dal mio cuore, per far posto ad altri nascituri. Ma quanti di essi verranno alla luce, quanti verranno abortiti, è un mistero che non dipende da me. Io son solo il custode della mia identità e per vegliarla devo imprimerla in un'immagine, da affidare a quelle vite fragili come specchi...
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il 23/03/2008 alle 11:33
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