Blog
Un blog creato da marematico il 16/03/2005

Piazza Nettuno

Contenitore di idee, ricordi, opinioni, poesie...

 
 

V-DAY

 

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

Cartman72concettina.francullomarematicoelisaxpaoloalessandra.orecchiatoldo83Fajrdanko1075mattina_glassatapsiche.17yres.17jokycbstefyvasco
 

LINK PREFERITI

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

 

« CORPO DI DONNA di Pablo NerudaAl mare (o quasi) »

Dal sito di Legambiente

Post n°11 pubblicato il 21 Luglio 2006 da marematico
 

Legislazione  

GLI IMPIANTI

In Italia la quasi totalità dei rifiuti solidi urbani viene smaltita in discarica. Le destinazioni alternative sono l’incenerimento (con o senza recupero di energie; nel primo caso il processo prende il nome edulcorato di termorecupero) e il riciclaggio.

LA DISCARICA

La discarica è un deposito definitivo di rifiuti ed è la forma più antica e “spontanea”di smaltimento. In base alla normativa vigente, tutte le discariche devono rispondere a precisi requisiti, essere autorizzate dalle autorità competenti (comune, attraverso il piano regolatore e la licenza d’ uso del suolo, e regione, attraverso il piano regionale dei rifiuti; entrambi questi strumenti devono verificare la compatibilità delle discariche con determinati vincoli di carattere idrogeologico, paesaggistico e sanitario) Le discariche predisposte per accogliere i rifiuti solidi urbani e i rifiuti speciali assimilabili agli urbani sono classificati come discariche di prima categoria. Gran parte delle discariche esistenti in Italia, anche quelle utilizzate normalmente dai servizi di nettezza urbana pubblici o convenzionati, non sono però a norma. Una discarica “a norma”, costruita secondo le più moderne tecnologie. Si presenta come un accumulo il sistematico di strati sovrapposti di rifiuti fortemente compressi, dello spessore di uno o due metri e divisi da uno strato di terra dello spessore di quaranta centimetri. La formazione di questi strati viene chiamata - ironia della terminologia moderna - “coltivazione” della discarica. La compressione viene fatta passando ripetutamente sui rifiuti appena depositati con un pesante mezzo cingolato e poi accumulandovi sopra il peso degli strati superiori. La discarica dovrebbe essere collocata in un sito geologicamente adatto: cioè, il più isolato possibile dalla falda possibilmente su un terreno impermeabile, in altre parole argilloso. La maggior parte delle discariche è localizzata in cave dimesse, in modo da colmare con i rifiuti il buco creato dai prelievi del materiale originario. Non tutte le discariche vengono però costruite in cave d’argilla; anzi la maggioranza di fatto insiste su cave di ghiaia, in altre parole su suoli altamente permeabili e a diretto contatto con la falda. Per isolare la falda dai rifiuti che la potrebbero contaminare si predispone allora l’impermeabilizzazione artificiale della discarica. Questo si fa stendendo uno o due strati di telo impermeabile (geotessuto) sul fondo della cava, e saldando termicamente i bordi contigui delle diverse pezze di geotessuto, nella speranza che esso resista (ma quanto?) all’usura del tempo. Il fondo della discarica viene predisposto in modo da incanalare i fluidi che in esso si formano, attraverso il passaggio delle acque meteoriche e i normali processi di putrefazione dei materiali organici, verso uno o più pozzetti di raccolta. I liquidi che così si formano, denominati “percolato”e altamente tossici, devono essere periodicamente raccolti per tutto il tempo in cui la discarica viene “coltivata”, e per un numero indeterminato di anni (da venti a trenta, ma anche più) dopo la sua chiusura definitiva, trasportati in un impianto di trattamento, essiccati e poi “smaltiti “ come rifiuti tossici in un impianto di categoria superiore.

GAS, ANIMALI E PROFUMI

Oltre al percolato, la discarica emette anche gas (una miscela composta per metà da anidride carbonica e per l’altra metà da metano, più altri elementi in traccia, spesso molto tossici.) Se non viene captato ed eliminato in forme adeguate, questo gas - vera e propria flautolenza del corpo sociale- può dar luogo a processi di combustione spontanea e anche ad esplosioni sotterranee negli strati inferiori ed è comunque la principale fonte di cattivi odori e di inquinamento dell’aria nelle zone circostanti. Per questo, nel corpo della discarica, a mano a mano che essa cresce, vengono inserite delle tubazioni che fungono da sfiatatoi del gas che in essa si forma, Queste tubazioni collegate in rete convogliano i gas raccolti verso una torcia dove bruciano a cielo aperto. Depurato dalla sua anidride carbonica, il gas che fuoriesce dalle discariche è un ottimo combustibile e potrebbe essere immesso nella rete metanifera o utilizzato per alimentare un impianto di generazione di energia elettrica o di vapore. Tuttavia questo recupero energetico viene raramente effettuato in Italia,-a mia conoscenza mai,- in parte per problemi burocratici e di tariffazione (gli stessi che hanno impedito alcuni anni fa di immettere in rete l’ energia in esubero prodotta dai privati) in parte perché la costruzione di un impianto di generazione -che diventa economico solo se realizzato come cogenerazione di elettricità e di calore- richiede che in prossimità alla discarica ci sia un utilizzatore di calore. Mentre le discariche vengono in genere localizzate il più lontano possibile dal consorzio umano,ma non dal consorzio vini. Infine, per impedire che la discarica sia infestata da ratti,insetti e parassiti, si cospargono abbondantemente i suoi stati con massicce dosi di veleni e pesticidi, che contribuiscono a peggiorare notevolmente la qualità del percolato che si forma. Ma una civiltà insaziabile come la nostra non poteva fermarsi alla disinfestazione: un reportage dagli Stati Uniti ci informa che il pattume che si accumula nella discarica di Beverly Hills,per prevenire i cattivi odori viene ampiamente cosparso con una doccia di profumo al limone o alla vaniglia. Per capire quali sensazioni possano procurare i miasmi di una discarica possiamo affidarci alla sensibilità perversa di Alexandre Surin

L’ immondizia non è - come si crede- un fetore compatto, indifferenziato e globalmente spiacevole. E’ un testo negromantico infinitamente complesso che le mie narici non riescono mai a decifrare del tutto. Esse mi enumerano il caucciù bruciacchiato del vecchio pneumatico. Il tanfo fulliginoso di un barile di aringhe, le gravi emanazioni di una bracciata di lillà appassiti, il dolciastro insipido del sorcio crepato e l’acidulo della sua orina, l’odore da vecchia cantina normanna di un carico di mele inacidite, la grassa esalazione di una pelle di vacca che battaglioni di moschelle sollevano in ondate peristaltiche, e tutto rimescolato dal vento, attraversato da stridori ammoniacali e da zaffate di muschio orientale. Come annoiarsi se tanta ricchezza si sciorina per noi, come essere così grossolani da respingerla in blocco Perché maleodorante?( Tournier, 1979, pp 67 68 )

LA CARAMELLA

Prima di chiudere una discarica, l’accumulo successivo degli strati di rifiuti viene portato di parecchi metri sopra il piano campagna, sia per sfruttare a fondo il sito, sia perché una volta chiusa, la discarica tende a “sgonfiarsi”; a mano a mano che i materiali in essa contenuti si gassificano, si mineralizzano la sua superficie si abbassa nel corso degli anni. La chiusura di una discarica una volta avveniva mediante ricopertura con uno stato di suolo fertile, per poi piantarvi sopra alberi e prati, e trasformarla in un parco, o costruirvi degli impianti sportivi. (vedi alla voce Fantecolo). Ma la captazione dei gas che si formano non è mai completata, così essi soffocano le radici della vegetazione. Perciò, anche ricorrendo a varietà arboree particolarmente resistenti, il “rinverdimento” di una discarica non assumerà mai l’aspetto di quei bei parchi che i progettisti fanno intravedere al momento in cui se ne decide la localizzazione. Ne uscirà invece sempre un paesaggio un po’ brullo e un po’ maleodorante. Per ovviare a quest’inconveniente, la moderna tecnologia ha adottato la tecnica di chiudere ermeticamente le discariche sature, stendendo un altro strato di geotessuto, ben saldato a quelli che ne costituiscono il fondo e lasciando aperti solo gli sfiatatoi degli impianti di captazione dei gas. In questo modo, ovviamente, si rallentano ulteriormente tutti i processi di fermentazione e di mineralizzazione dei rifiuti interrati, lasciando in eredità ai posteri una specie di caramella elegantemente confezionata, della dimensione di alcuni ettari .

GLI INCENERITORI

Gli inceneritori sono dei forni dove i rifiuti vengono bruciati, con l’ obiettivo di ridurne il volume, disperdendone una parte nell’ atmosfera, sotto forma di fumi; dopodiché è ancora una volta la discarica a dover accogliere i rifiuti residui, cioè le scorie. Esistono diversi modelli e svariate “generazioni” di inceneritori: forni a griglia, atamburo rotante. A letto fluido, con o senza recupero di energia con o senza camera di postcombustione; con o senza produzione di energia elettrica o a cogenerazione (energia elettrica e vapore), con o senza preselezione meccanica dei rifiuti. I rifiuti solidi urbani tal quali- così come vengono raccolti- hanno un potere calorifico inferiore (Pci) basso ma sufficiente ad alimentare il processo di combustione. Questo potere calorifico è dovuto alla presenza di grandi quantità di carta e di plastica, mentre la frazione organica putrescibile (cioè, soprattutto i residui alimentari), a causa dell’elevato tenore di umidità, tende ad abbassarne notevolmente il potere calorifico. Ciò significa che, se attraverso un sistema di preselezione o di raccolta differenziata, si sottraesse ai rifiuti urbani una quota consistente della frazione cellulosica (carta e carbone) o polimerica (plastica), il materiale residuo non basterebbe più ad alimentare la combustione e il processo di incenerimento potrebbe avvenire solo con l’aggiunta di combustibile tradizionale. Per questo i fautori della termodistruzione sono spesso i peggiori nemici di ogni forma di raccolta differenziata dei rifiuti. Gli impianti di incenerimento degli Rsu producono emissioni aeriformi composte principalmente da vapor acqueo e anidride carbonica, con una notevole presenza di particolato, ossidi di azoto e di zolfo (responsabili delle cosiddette piogge acide) e di composti clorurati, tra cui la famigerata diossina, che le truppe statunitensi usavano per defoliare le foreste del Vietnam e che fuoriuscita in grandi quantità dall’impianto della Roche di Severo nel 1976. La comparsa della diossina nei fumi degli inceneritori è dovuta alla presenza tra i rifiuti di composti clorurati, metà circa dei quali sono da attribuire alle bottiglie in Pvc (polivinilclorulo) dell’acqua minerale non gassata. L’eliminazione di questi contenitori dai rifiuti -e dal mercato, come stato deciso in Belgio- dimezzerebbe l’incidenza del problema, ma non lo eliminerebbe. L’allarme per la diossina emessa dagli inceneritori - lanciato dall’ambientalista americano Barry Commoner all’indomani del disastro di Serveso - è stato ridimensionato da numerosi studi condotti in anni più recenti, ma non eliminato del tutto; non è completamente chiaro, infatti il processo attraverso cui si formano le diossine, che secondo alcuni esperti, non compaiono alle rilevazioni effettuate sui fumi alla bocca del camino, ma potrebbero formarsi successivamente, dato che nei fumi sono presenti tutti i loro precursori. Gli inceneritori di Rsu dell’ultima generazione sono dotati, oltre che di turbine per la produzione di energia elettrica, anche di impianti complessi per l’abbattimento delle emissioni (filtri a manica e filtri elettrostatici per il articolato; docce di soluzioni basiche per assorbire e neutralizzare le componenti acide. Questi impianti sono a loro volta fonte di nuovi rifiuti, da smaltire in discariche di seconda categoria B). Dal lato opposto del forno, al suo ingresso, troviamo invece una grande fossa dove vengono scaricati rifiuti in arrivo, una gru che li solleva e li trasferisce all’impianto di alimentazione e, tra questo e il forno, un insieme di apparecchiature sempre più complesse per preparare, selezionare e omogeneizzare il rifiuto: lame per aprire i sacchi, magneti per estrarne i materiali ferrosi, vagli per trattenere gli oggetti di maggiori dimensioni, martelli e macine per frantumare e triturare i rifiuti, tamburi rotanti per mescolarli e omogeneizzarli, in modo che la temperatura del forno non abbia a subire sbalzi.

RIFIUTI CHE NON VERRANNO MAI SMALTITI

Un sito dove confinare definitivamente le scorie nucleari non è stato trovato nemmeno negli Stati Uniti - che peraltro ne hanno accumulato una quantità migliaia di volte superiore alla nostra. Mentre si discetta sulle soluzioni più fantascientifiche- seppellirle in miniere di sale (la soluzione più caldeggiata) ad alcuni chilometri di profondità, infestarle in siluri in grado di perforare i fondali oceanici e di infossarsi per alcune decine o centinaia di metri, spedirle nello spazio interstellare con dei razzi ( che sarebbe la soluzione più igienica, se non fosse per l’alta probabilità che la spedizione fallisca e che qualche razzo, con il suo micidiale contenuto, ci ricada sulla testa ) l’esito più probabile appare sempre di più quello sovietico, cioè il semplice accumulo delle scorie là dove esse si trovano, in attesa del momento in cui la loro gestione diventi troppo complessa o troppo costosa per poterci solo pensare. D’altronde, a tutt’oggi, di tutte le centrali nucleari dimesse, l’unica che ha subito un processo completo di decommissioning, cioè di definitiva messa in sicurezza, è un impianto statunitense sperimentale da 20.000 watt, cioè poco più di un giocattolo in confronto a quelli attuali che hanno potenze di migliaia di megawatt. Tutti gli altri sono ancora in attesa di una soluzione, che sarà solo quella di aspettare: perché in realtà le centrali dimesse sono già oggi delle discariche definitive di scorie radioattive, che come tutte le discariche hanno solo bisogno di qualcuno che faccia loro la guardia ( stando li a prendere radiazioni), cosi’ che gli altri membri della società, come per qualsiasi altro rifiuto, possano continuare ad ignorare il problema.

CIMITERI RADIOATTIVI

Il fatto che non esistano sistemi per smaltire le scorie nucleari non significa però che non esistano siti che corrispondono a vere e proprie discariche a cielo aperto di questi materiali.Buona parte del deserto del Nevada è stato trasformato in un immenso cimitero radioattivo dagli esperimenti che i militari vi hanno condotto negli anni cinquanta in superficie, e poi ancora, da quelli sotterranei degli anni successivi, tanto che ora si pensa di utilizzarlo come deposito in cui concentrare tutte le scorie prodotte negli Stati Uniti: non esiste infatti nessun uso alternativo a cui quelle regioni possono essere adibite e anche la popolazione che le abita è già stata rovinata- per generazioni a venire-e non ha , per cosi dire , più nulla da perdere.

Lungo la “Frontiera della bomba” oggi non c’è più niente di vivo.Deserto doppio. Vedo, dal finestrino ben chiuso della mia macchina, la carcassa di un vecchio carro armato bianco, calcinato dall’esplosione. Rottami di autobus, macchine, tronconi sbriciolati di ponti in cemento armato, pezzi di rotaia divelti, usati per misurare l’effetto bomba, tutti coperti da quella polvere candida e finissima che viaggia per centinaia, per migliaia di chilometri. A volte ricadeva fitta come neve sui villaggi e i bambini correvano fuori a tuffarvisi dentro, ridendo e respirando. La notte vomitavano, la mattina apparivano le prime piaghe e i capelli cominciavano a cadere 48 ore dopo. Le madri pregavano per loro. Prima perché guarissero. Poi, perché morissero in fretta. (Zucconi, 1993)

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/Geoidea/trackback.php?msg=1437481

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Nessun commento
 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963