Creato da seconda_stella_a_dex il 05/01/2006
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Post N° 80

Post n°80 pubblicato il 02 Maggio 2006 da quotidiana_mente

 Le aveva augurato sogni felici, ma fu lui che passò tutta la notte a sognare. Sognò che la sua caravella procedeva in alto mare, con le tre vele triangolari gloriosamente spiegate, facendosi strada sulle onde, mentre lui manovrava la ruota del timone e l’equipaggio riposava all’ombra. Non capiva come potevano trovarsi lì quei marinai che nel porto e in città si erano rifiutati di imbarcarsi con lui per andare alla ricerca dell’isola sconosciuta, probabilmente si erano pentiti della volgare ironia con cui l’avevano trattato. Vedeva bestiole qua e là in coperta, anatre, conigli, galline, i soliti animali domestici, che becchettavano il granturco o masticavano le foglie di cavolo che un marinaio lanciava loro, non ricordava quando li aveva portati sulla barca, comunque era naturale che si trovassero lì, immaginiamo che l’isola sconosciuta sia, come lo è stata tante volte nel passato, un’isola deserta, è sempre meglio andare sul sicuro, sappiamo tutti che aprire uno sportello della conigliera e afferrare un coniglio per le orecchie è stato sempre più facile che inseguirlo per monti e valli. Dal fondo della stiva arriva adesso un coro di nitriti di cavalli, di muggiti di buoi, di ragli d’asino, le voci dei nobili animali necessari al lavoro pesante, ma come ci sono arrivati, come possono trovarsi su una caravella dove a stento può starci l’equipaggio umano, e all’improvviso il vento girò, la vela principale sbatté e ondeggiò, e dietro c’era quello che prima non si vedeva, un gruppo di donne che, pur senza contarle, s’indovinava fossero quanti erano i marinai, tutte intente alle loro faccende di donne, non è ancora il momento che si occupino d’altro, è chiaro che può essere soltanto un sogno, nella vite reale non s’è mai visto un viaggio così. L’uomo al timone ha cercato con gli occhi la donna delle pulizie e non l’ha vista, Forse è nella cabina a prua, ha pensato, ma è stato un pensiero finto, perché lo sa bene, lui, quantunque non sappia come a fa saperlo, che all’ultimo momento non è voluta venire, è balzata sul molo dicendo, Addio, addio, giacché non avete occhi che per l’isola sconosciuta io me ne vado, e non era vero, ancora adesso i suoi la stanno cercando e non la trovano. In quel momento il cielo si rannuvolò e cominciò a piovere, e, dopo la pioggia, iniziarono a germogliare le piante dagli innumerevoli sacchi di terra allineati lungo la murata, sono lì non perché si sospetti che non vi sia terra abbastanza nell’isola sconosciuta, ma perché così si guadagna tempo, il giorno in cui ci arriveremo dovremo soltanto trapiantare gli alberi da frutto, seminare i chicchi delle piccole messi che poi matureranno, abbellire le aiuole con i fiori che sbocceranno da queste gemme. L’uomo al timone domanda ai marinai che riposano in coperta se per caso hanno avvistato qualche isola disabitata, e loro rispondono che non hanno visto un bel niente, ma che stanno pensando di sbarcare sulla prima terra popolata che compaia loro davanti, purché vi sia un porto dove attraccare, un’osteria dove bere e un letto dove risposare, perché qui non si può, con tutta questa gente ammucchiata. E l’isola sconosciuta, domandò l’uomo al timone, L’isola sconosciuta è qualcosa che non esiste, non è che un’idea della vostra mente, i geografi del re sono andati a controllare sulle carte geografiche e hanno dichiarato che isole da conoscere non ce ne sono più da un sacco di tempo, Dovevate restare in città, invece di venire a ostacolarmi la navigazione, Eravamo in certa di un posto migliore dove vivere e abbiamo deciso di approfittare del vostro viaggio, Non siete dei marinai, Non lo siamo mai stati, Da solo, non sarò in grado di governare la barca, Avreste dovuto pensarci prima di chiederla al re, il mare non insegna a navigare. Allora l’uomo al timone vide una terra in lontananza e volle passarci davanti, fare finta che fosse il miraggio di un’altra terra, un’immagine giunta dall’altro capo del mondo attraverso lo spazio, ma gli uomini che non erano mai stati dei marinai protestarono, dissero che volevano sbarcare proprio lì, Questa è un’isola della carta, urlarono, vi ammezzeremo se non ci porterete fin là. Allora, da sola, la caravella volse la prua in direzione della terra, entrò nel porto e andò ad accostare al molo, Potete andarvene, disse l’uomo al timone, e subito sbarcarono, prima le donne, poi gli uomini, ma non da soli, si portarono via le anatre, i conigli e le galline, si portarono via i buoi, gli asini e i cavalli, e perfino i gabbiani, uno dopo l’altro, spiccarono il volo e se ne andarano via trasportando nel becco i loro piccoli, un’impresa che non era mai stata compiuta, ma c’è pur sempre una prima volta. L’uomo al timone assistette alla grande fuga in silenzio, non fece niente per trattenere coloro che abbandonavano, almeno gli avevano lasciato le piante, il grano e i fiori, con i rampicanti che si avviticchiavano all’albero maestro e pendevano dalla murata come festoni. Nella confusione della partenza si erano rotti e rovesciati i sacchi di terra, sicché la coperta era diventata una specie di campo arato e seminato, ci vorrebbe soltanto un po’ di pioggia perché sia una buona annata agricola. Da quando il viaggio verso l’isola sconosciuta è cominciato non si è ancora visto l’uomo al timone mangiare, dev’essere perché sta sognando, sta solo sognando, e se nel sogno gli venisse voglia di un pezzo di pane o di una mela, sarebbe pura invenzione, niente di più. Le radici degli alberi stanno già penetrando nell’ossatura dell’imbarcazione, fra poco non serviranno più queste vele issate, basterà che il vento soffi fra le cime degli alberi e porti la caravella verso la meta. E’ una foresta che naviga e si mantiene in equilibrio sopra le onde, una foresta dove, senza sapere come, hanno cominciato a cantare gli uccelli, dovevano essere lì, nascosti e all’improvviso hanno deciso di uscire allo scoperto, forse perché le messi sono ormai mature e bisogna mieterle. L’uomo, allora, bloccò la ruota del timone e scese nel campo con la falce in mano, e fu solo dopo aver tagliato le prime spine che vide un’ombra accanto alla propria ombra. Si svegliò abbracciato alla donna delle pulizie, mentre lei lo abbracciava, confusi i corpi, confuse le cabine, non si sa se a babordo o a tribordo. Poi, poco dopo il sorgere del sole, l’uomo e la donna andarono a dipingere sulla prua dell’imbarcazione, da un lato e dall’altro, a lettere bianche, il nome che ancora bisognava dare alla caravella. Verso mezzogiorno, con la marea, L’Isola Sconosciuta prese infine il mare, alla ricerca di se stessa.

  Fine


Grazie per la pazienza, grazie per l'ospitalità.

Commenti al Post:
seconda_stella_a_dex
seconda_stella_a_dex il 02/05/06 alle 20:25 via WEB
ohhhhhhh.........sono sorpresa......bel finale.....e com'è vero alla ricerca di se stessa.....ci riuscirà?.....Grazie,è stato un piacere leggerti e spero che continuerai a scrivere........ciao...Helena
 
 
quotidiana_mente
quotidiana_mente il 03/05/06 alle 09:19 via WEB
:) Certo che tornerò, finché la tua ospitalità lo permetterà. Mi dispiace per questo post un po' lungo ma non riuscivo a tagliarlo. Grazie, davvero, Stella. E.. tornerò ed è una minaccia ;) Buona giornata
 
seconda_stella_a_dex
seconda_stella_a_dex il 04/05/06 alle 20:45 via WEB
ciaoooooooo........:)
 
lottergs
lottergs il 25/03/09 alle 04:33 via WEB
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