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« XXI Domenica del Tempo O...XXIII Domenica del Tempo... »

XXII Domenica del Tempo Ordinario anno A

Post n°169 pubblicato il 03 Settembre 2017 da IMMAGINIRCFO

Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 16,21-27

Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro Lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio Te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma Egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a Me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell’Uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi Angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta

Corrispondenza nell'"Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta

Volume 5 - Capitolo 346 (30 novembre 1945)

Gesù deve avere lasciato la città di Cesarea di Filippo alle prime luci del mattino, perché ora essa è già lontana coi suoi monti e la pianura è di nuovo intorno a Gesù, che si dirige ver­so il lago di Meron per poi andare verso quello di Genezaret. Sono con Lui gli apostoli e tutti i discepoli che erano a Cesarea. Ma che una carovana così numerosa sia per la via non fa stupo­re a nessuno, perché altre carovane si incontrano già, dirette a Gerusalemme, di israeliti o proseliti che vengono da tutti i luo­ghi della Diaspora e che desiderano sostare per qualche tempo nella Città Santa per sentire i rabbi e respirare a lungo l'aria del Tempio.

Gesù ha ascoltato parlare gli Apostoli e dice: «Avete detto tutti bene. Benissimo ha detto Simon Pietro. Maria si ama perché è "Maria". Vi ho detto, andando a Cesarea, che solo coloro che uniranno fede perfetta ad amore perfetto giungeranno a sapere il vero significato delle parole: "Gesù, il Cristo, il Verbo, il Figlio di Dio e il Figlio dell'Uomo".

Ma ora vi dico che c'è un altro nome denso di significati. Ed è quello di mia Madre. Solo coloro che uniranno perfetta fede a perfetto amore giungeranno a sapere il vero significato del nome "Maria", della Madre del Fi­glio di Dio.

E il vero significato comincerà ad apparire chiaro ai veri credenti e ai veri amorosi in un'ora tremenda di strazio, quando la Genitrice sarà suppliziata col suo Nato, quando la Redentrice redimerà col Redentore, agli occhi di tutto il mondo e per tutti i secoli dei secoli».

«Quando?» chiede Bartolomeo, mentre si sono fermati sulle sponde di un grosso ruscello nel quale bevono molti discepoli.

Gesù offre e benedice il cibo e tutti si danno a mangiare al­legramente.

I discepoli, come tanti girasoli, guardano tutti in direzione di Gesù, che è seduto al centro della fila dei suoi Apostoli.

Il pasto è presto finito, condito di serenità e di acqua pura. Ma, posto che Gesù resta seduto, nessuno si muove. Anzi i di­scepoli si spostano per venire più vicino, per sentire ciò che di­ce Gesù, che gli Apostoli interrogano. E interrogano ancora su quanto ha detto prima di sua Madre.

«Sì. Perché essermi Madre per la carne sarebbe già grande cosa. Pensate che è ricordata Anna di Elcana come madre di Samuele. Ma egli non era che un profeta. Eppure la madre è ri­cordata per averlo generato. Perciò ricordata, e con lodi altis­sime, lo sarebbe Maria per avere dato al mondo Gesù il Salva­tore. Ma sarebbe poco, rispetto al tanto che Dio esige da Lei per completare la misura richiesta per la redenzione del mon­do.

Maria non deluderà il desiderio di Dio. Non Lo ha mai delu­so. Dalle richieste di amore totale a quelle di sacrificio totale, Ella si è data e si darà. E quando avrà consumato il massimo sacrificio, con Me, per Me, e per il mondo, allora i veri fedeli e i veri amorosi capiranno il vero significato del suo Nome.

E nei secoli dei secoli, ad ogni vero fedele, ad ogni vero amoroso, sarà concesso di saperlo. Il Nome della Grande Madre, della Santa Nutrice, che allatterà nei secoli dei secoli i pueri di Cri­sto col suo pianto per crescerli alla Vita dei Cieli».

«Pianto, Signore? Deve piangere tua Madre?», chiede l'Isca­riota.

«Ogni madre piange. E la mia piangerà più di ogni altra».

«Ma perché? Io ho fatto piangere la mia qualche volta, per­ché non sono sempre un buon figlio. Ma Tu! Tu non dai mai dolore a tua Madre».

«No. Io non le do infatti dolore come Figlio suo. Ma gliene darò tanto come Redentore. Due saranno quelli che faranno piangere di un pianto senza fine la Madre mia: Io per salvare l'Umanità, e l'Umanità col suo continuo peccare. Ogni uomo vissuto, vivente, o che vivrà, costa lacrime a Maria».

«Ma perché?», chiede stupito Giacomo di Zebedeo.

«Perché ogni uomo costa torture a Me per redimerlo».

«Ma come puoi dire questo di quelli già morti o non ancora nati? Ti faranno soffrire quelli viventi, gli scribi, i farisei, i sadducei, con le loro accuse, le loro gelosie, le loro malignità. Ma non più di così», asserisce sicuro Bartolomeo.

«Giovanni Battista fu anche ucciso... e non è il solo profeta che Israele abbia ucciso e il solo sacerdote, del Volere eterno, ucciso perché inviso ai disubbidienti a Dio».

«Ma Tu sei da più di un profeta e dello stesso Battista, tuo Precursore. Tu sei il Verbo di Dio. La mano d'Israele non si al­zerà su di Te», dice Giuda Taddeo.

«Lo credi, fratello? Sei in errore», gli risponde Gesù.

«No. Non può essere! Non può avvenire! Dio non lo permet­terà! Sarebbe un avvilire per sempre il suo Cristo!».

Giuda Taddeo è tanto agitato che si alza in piedi. Anche Gesù lo imita e lo guarda fisso nel volto impallidito, negli occhi sinceri.

Dice lentamente: «Eppure sarà», e abbassa il braccio destro, che aveva alto, come se giurasse.

Tutti si alzano e si stringono più ancora intorno a Lui -una corona di visi addolorati ma più ancora increduli- e mormorii vanno per il gruppo:

«Certo... se così fosse... il Taddeo avrebbe ragione».

«Quello che avvenne del Battista è male. Ma ha esaltato l'uomo, eroico fino alla fine. Se ciò avvenisse al Cristo sarebbe uno sminuirlo».

«Cristo può essere perseguitato, ma non avvilito».

«L'unzione di Dio è su di Lui».

«Chi potrebbe più credere se ti vedessero in balìa degli uo­mini?».

«Noi non lo permetteremo».

L'unico che tace è Giacomo di Alfeo.

Suo fratello lo investe: «Tu non parli? Non ti muovi? Non senti? Difendi il Cristo con­tro Se stesso!». Giacomo, per tutta risposta, si porta le mani al viso e si scosta alquanto, piangendo.

«É uno stolto!», senten­zia suo fratello.

«Forse meno di quanto lo credi», gli risponde Ermasteo. E continua: «Ieri, spiegando la profezia, il Maestro ha parlato di un corpo disfatto che si reintegra e di uno che da sé si resusci­ta. Io penso che uno non può risorgere se prima non è morto».

«Ma può essere morto di morte naturale, di vecchiaia. Ed è già molto ciò per il Cristo!», ribatte il Taddeo e molti gli danno ragione.

«Sì, ma allora non sarebbe un segno dato a questa genera­zione che è molto più vecchia di Lui», osserva Simone Zelote.

«Già. Ma non è detto che parli di Se stesso», ribatte il Tad­deo, ostinato nel suo amore e nel suo rispetto.

«Nessuno che non sia il Figlio di Dio può da Se stesso risu­scitarsi, così come nessuno che non sia il Figlio di Dio può es­sere nato come Egli è nato. Io lo dico. Io che ho visto la sua gloria natale», dice Isacco con sicura testimonianza.

Gesù, con le braccia conserte, li ha ascoltati parlare guardandoli a turno. Ora fa Lui cenno di parlare e dice:

«Il Figlio dell’Uomo sarà dato in mano degli uomini perché Egli è il Fi­glio di Dio ma è anche il Redentore dell’uomo. E non c’è reden­zione senza sofferenza. La mia sofferenza sarà del Corpo, della Carne e del Sangue, per riparare i peccati della carne e del san­gue. Sarà morale per riparare ai peccati della mente e delle passioni.

Sarà spirituale per riparare alle colpe dello spirito. Completa sarà. Perciò all’ora fissata Io sarò preso, in Gerusa­lemme, e dopo molto avere già sofferto per colpa degli Anziani e dei Sommi Sacerdoti, degli scribi e dei farisei, sarò condan­nato a morte infamante. E Dio lascerà fare perché così deve es­sere, essendo Io l’Agnello di espiazione per i peccati di tutto il mondo.

E in un mare di angoscia, condivisa da mia Madre e da poche altre persone, morirò sul patibolo, e tre giorni dopo, per mio solo volere divino, risusciterò a vita eterna e gloriosa come Uomo e tornerò ad essere Dio in Cielo col Padre e con lo Spirito. Ma prima dovrò patire ogni obbrobrio ed avere il Cuore tra­fitto dalla Menzogna e dall’Odio».

Un coro di grida scandalizzate si leva per l’aria tiepida e profumata di primavera. Pietro, con un viso sgomento, e scandalizzato lui pure, prende Gesù per un braccio e Lo tira un poco da parte dicendo­gli piano all’orecchio:

«Ohibò, Signore! Non dire questo. Non sta bene. Tu vedi? Essi si scandalizzano. Tu decadi dal loro concetto. Per nessuna cosa al mondo Tu devi permettere que­sto; ma già una simile cosa non ti avverrà mai. Perché dunque prospettarla come vera? Tu devi salire sempre più nel concetto degli uomini, se ti vuoi affermare, e devi terminare magari con un ultimo miracolo, quale quello di incenerire i tuoi nemici. Ma mai avvilirti a renderti uguale ad un malfattore punito».

E Pietro pare un maestro o un padre afflitto che rimproveri, amorevolmente affannato, un figlio che ha detto una stoltezza.

Gesù, che era un poco curvo per ascoltare il bisbiglio di Pie­tro, si alza severo, con dei raggi negli occhi, ma raggi di corruc­cio, e grida forte, che tutti sentano e la lezione serva per tutti:

«Va' lontano da Me, tu che in questo momento sei un satana che mi consigli a venir meno all'ubbidienza del Padre mio! Per questo Io sono venuto! Non per gli onori! Tu, col consigliarmi alla superbia, alla disubbidienza e al rigore senza carità, tenti sedurmi al Male.

Va'! Mi sei scandalo! Tu non capisci che la grandezza sta non negli onori ma nel sacrificio e che nulla è apparire un verme agli uomini se Dio ci giudica Angeli? Tu, uo­mo stolto, non capisci ciò che è grandezza di Dio e ragione di Dio e vedi, giudichi, senti, parli, con quel che è dell'uomo».

Il povero Pietro resta annichilito sotto il rimprovero severo; si scansa mortificato e piange...

E non è il pianto gioioso di po­chi giorni prima. Ma un pianto desolato di chi capisce di avere peccato e di avere addolorato chi ama.

E Gesù lo lascia piangere. Si scalza, rialza le vesti e passa a guado il ruscello. Gli altri Lo imitano in silenzio. Nessuno osa dire una parola. In coda a tutti è il povero Pietro, invano con­solato da Isacco e dallo Zelote. Andrea si volge più di una volta a guardarlo e poi mormora qualcosa a Giovanni, che è tutto afflitto. Ma Giovanni scuote il capo con cenni di diniego. Allora Andrea si decide. Corre avan­ti. Raggiunge Gesù. Chiama piano, con apparente tremore:

«Maestro! Maestro!...».

Gesù lo lascia chiamare più volte. Infine si volge severo e chiede:

«Che vuoi?».

«Maestro, mio fratello è afflitto... piange...».

«Se lo è meritato».

«È vero, Signore. Ma egli è sempre un uomo... Non può sempre parlare bene».

«Infatti oggi ha parlato molto male», risponde Gesù.

Ma è già meno severo e una scintilla di sorriso gli molce l'occhio di­vino. Andrea si rinfranca e aumenta la sua perorazione a pro del fratello.

«Ma Tu sei giusto e sai che amore di Te lo fece erra­re...».

«L'amore deve essere luce, non tenebre. Egli lo ha fatto te­nebre e se ne e fasciato lo spirito».

« È vero, Signore. Ma le fasce si possono levare quando si voglia. Non è come avere lo spirito stesso tenebroso. Le fasce sono l'esterno. Lo spirito è l'interno, il nucleo vivo... L'interno di mio fratello è buono».

«Si levi allora le fasce che vi ha messo».

«Certamente che lo farà, Signore! Lo sta già facendo. Volgiti a guardarlo come è sfigurato dal pianto che Tu non consoli. Perché severo così con lui?».

«Perché egli ha il dovere di essere "il primo" così come Io gli ho dato l'onore di esserlo. Chi molto riceve molto deve da­re...».

«Oh! Signore! É vero, sì. Ma non ti ricordi di Maria di Laz­zaro? Di Giovanni di Endor? Di Aglae? Della Bella di Corozim? Di Levi? A questi Tu hai tutto dato… ed essi non ti avevano da­to ancora che l’intenzione di redimersi… Signore!… Tu mi hai ascoltato per la Bella di Corozim e per Aglae… Non mi ascolte­resti per il tuo e mio Simone, che peccò per amore di Te?».

Gesù abbassa gli occhi sul mite che si fa audace e pressante in favore del fratello come lo fu, silenziosamente, per Aglae e la Bella di Corozim, e il suo viso splende di luce:

«Va’ a chia­marmi tuo fratello», dice, «e portamelo qui».

«Oh! grazie, mio Signore! Vado…», e corre via, lesto come una rondine.

«Vieni, Simone. Il Maestro non è più in collera con te. Vie­ni, ché te lo vuole dire».

«No, no. Io mi vergogno… Da troppo poco tempo mi ha rimproverato… Deve volermi per rimproverarmi ancora…».

«Come Lo conosci male! Su, vieni! Ti pare che io ti porterei ad un’altra sofferenza? Se non fossi certo che ti attende là una gioia, non insisterei. Vieni».

«Ma che gli dirò mai?», dice Pietro avviandosi un poco re­calcitrante, frenato dalla sua umanità, spronato dal suo spirito che non può stare senza la condiscendenza di Gesù e senza il suo amore. «Che gli dirò?», continua a chiedere.

«Ma nulla! Mostragli il tuo volto e basterà», lo rincuora il fratello.

Tutti i discepoli, man mano che i due li sorpassano, guarda­no i due fratelli e sorridono, comprendendo ciò che avviene. Gesù è raggiunto. Ma Pietro si arresta all'ultimo momento. Andrea non fa storie. Con una energica spinta, uso quelle che dà alla barca per spingerla al largo, lo butta avanti. Gesù si ferma... Pietro alza il viso... Gesù abbassa il viso... Si guardano... Due lacrimoni rotolano giù per le guance arrossate di Pietro...

«Qui, grande bambino irriflessivo, che ti faccia da padre asciugando questo pianto», dice Gesù e alza la mano, sulla quale è ancora ben visibile il segno della sassata di Giscala, e asciuga con le sue dita quelle due lacrime.

«Oh! Signore! Mi hai perdonato?», chiede Pietro tremebon­do, afferrando la mano di Gesù fra le sue e guardandolo con due occhi di cane fedele che vuole farsi perdonare dal padrone inquieto.

«Non ti ho mai colpito di condanna...».

«Ma prima...».

«Ti ho amato. E amore non permettere che in te prendano radice deviazioni di sentimento e di sapienza. Devi essere il primo in tutto, Simon Pietro».

«Allora... allora Tu mi vuoi bene ancora? Tu mi vuoi anco­ra? Non che io voglia il primo posto, sai? Mi basta anche l'ulti­mo, ma essere con Te, al tuo servizio... e morirci al tuo servizio, Signore, mio Dio!».

Gesù gli passa il braccio sulle spalle e se lo stringe al fianco. Allora Simone, che non ha mai lasciato andare l'altra mano di Gesù, la copre di baci... felice. E mormora: «Quanto ho sof­ferto!... Grazie, Gesù».

«Ringrazia tuo fratello, piuttosto. E sappi in futuro portare il tuo peso con giustizia ed eroismo. Attendiamo gli altri. Dove sono?».

Sono fermi dove erano quando Pietro aveva raggiunto Ge­sù, per lasciare libero il Maestro di parlare al suo apostolo mortificato.

Gesù accenna loro di venire avanti. E con loro so­no un branchetto di contadini che avevano lasciato di lavorare nei campi per venire ad interrogare i discepoli.

Gesù, tenendo sempre la mano sulla spalla di Pietro, dice:

«Da quanto è avvenuto voi avete compreso che è cosa seve­ra essere al mio servizio. L'ho dato a lui il rimprovero. Ma era per tutti. Perché gli stessi pensieri erano nella maggioranza dei cuori, o ben formati o solo in seme. Così Io ve li ho stroncati, e chi ancora li coltiva mostra di non capire la mia Dottrina, la mia Missione, la mia Persona. Io sono venuto per essere Via, Verità e Vita. Vi do la Verità con ciò che insegno. Vi spiano la Via col mio sacrificio, ve la traccio, ve la indico. Ma la Vita ve la do con la mia Morte.

E ri­cordate che chiunque risponde alla mia chiamata e si mette nelle mie file per cooperare alla redenzione del mondo deve es­sere pronto a morire per dare ad altri la Vita. Perciò chiunque voglia venire dietro a Me deve essere pronto a rinnegare se stesso, il vecchio se stesso con le sue passioni, tendenze, usi, tradizioni, pensieri, e seguirmi col suo nuovo se stesso.

Prenda ognuno la sua croce come Io la prenderò. La prenda se anche gli sembra troppo infamante. Lasci che il peso della sua croce stritoli il suo se stesso umano per liberare il se stesso spirituale, al quale la croce non fa orrore ma anzi è oggetto di appoggio e di venerazione perché lo spirito sa e ricorda. E con la sua croce mi segua.

Lo attenderà alla fine della via la morte ignominiosa come Me attende? Non importa. Non si affligga, ma anzi giubili, perché l'ignominia della Terra si muterà in grande gloria in Cielo, mentre sarà disonore l'essere vili di fronte agli eroismi spirituali. Voi sempre dite di volermi seguire fino alla morte. Seguitemi allora, e vi condurrò al Regno per una via aspra ma santa e gloriosa, al termine della quale conquisterete la Vita senza mutazione in eterno. Questo sarà "vivere".

Seguire, invece, le vie del mondo e della carne è morire.

Di modo che se uno vorrà salvare la sua vita sulla Terra la perderà, mentre colui che perderà la vita sulla Terra per causa mia e per amore al mio Vangelo la salverà. Ma considerate: che gioverà all'uomo guadagnare tutto il mondo se poi perde la sua anima?

E ancora guardatevi bene, ora e in futuro, di vergognarvi delle mie parole e delle mie azioni. Anche questo sarebbe "mo­rire". Perché chi si vergognerà di Me e delle mie parole in mez­zo alla generazione stolta, adultera e peccatrice, di cui ho par­lato, e sperando averne protezione e vantaggio la adulerà rin­negando Me e la mia Dottrina e gettando le perle avute nelle go­le immonde dei porci e dei cani per averne in compenso escre­menti al posto di monete, sarà giudicato dal Figlio dell'Uomo quando verrà nella gloria del Padre suo e cogli Angeli e i Santi a giudicare il mondo.

Egli allora si vergognerà di questi adulteri e fornicatori, di questi vili e di questi usurai e li caccerà dal suo Regno, perché non c'è posto nella Gerusalemme celeste per gli adulteri, i vili, i fornicatori, bestemmiatori e ladri. E in verità vi dico che ci sono alcuni dei presenti fra i miei discepoli e disce­pole che non gusteranno la morte prima di avere veduto il Regno di Dio fondarsi, col suo Re incoronato e unto».
Riprendono ad andare parlando animatamente, mentre il so­le cala lentamente nel cielo...

Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta

 
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apungi1950
apungi1950 il 08/09/17 alle 21:10 via WEB
Ciao .Parla loro con tenerezza. Lascia che ci sia gentilezza sul tuo volto, nei tuoi occhi, nel tuo sorriso, nel calore del nostro saluto. Abbi sempre un sorriso allegro. Non dare solo le tue cure, ma dai anche il tuo cuore.(Madre Teresa).Felice serata e un Buon fine settimana un caro saluto.Antonio..Clicca
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SEQUENZA

[Sion, loda il Salvatore,
la tua guida, il tuo pastore
con inni e cantici.
-Impegna tutto il tuo fervore:
egli supera ogni lode,
non vi è canto che sia degno.
-Pane vivo, che dà vita:
questo è tema del tuo canto,
oggetto della lode.
-Veramente fu donato
agli apostoli riuniti
in fraterna e sacra cena.
-Lode piena e risonante,
gioia nobile e serena
sgorghi oggi dallo spirito.
-Questa è la festa solenne
nella quale celebriamo
la prima sacra cena.
-È il banchetto del nuovo Re,
nuova Pasqua, nuova legge;
e l'antico è giunto a termine.
-Cede al nuovo il rito antico,
la realtà disperde l'ombra:
luce, non più tenebra.
-Cristo lascia in sua memoria
ciò che ha fatto nella cena:
noi lo rinnoviamo.
-Obbedienti al suo comando,
consacriamo il pane e il vino,
ostia di salvezza.
-È certezza a noi cristiani:
si trasforma il pane in carne,
si fa sangue il vino.
-Tu non vedi, non comprendi,
ma la fede ti conferma,
oltre la natura.
-È un segno ciò che appare:
nasconde nel mistero
realtà sublimi.
-Mangi carne, bevi sangue;
ma rimane Cristo intero
in ciascuna specie.
-Chi ne mangia non lo spezza,
né separa, né divide:
intatto lo riceve.
-Siano uno, siano mille,
ugualmente lo ricevono:
mai è consumato.
-Vanno i buoni, vanno gli empi;
ma diversa ne è la sorte:
vita o morte provoca.
-Vita ai buoni, morte agli empi:
nella stessa comunione
ben diverso è l’esito!
-Quando spezzi il sacramento
non temere, ma ricorda:
Cristo è tanto in ogni parte,
quanto nell’intero.
-È diviso solo il segno
non si tocca la sostanza;
nulla è diminuito
della sua persona.]
-Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev’essere gettato.
-Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell'agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri.
-Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.
-Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi.

 
 

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